petrolio nel Golfo di Taranto? Lettera al Corriere del Giorno



Per C.Be. del Corriere del Giorno

Invio un mio intervento in merito all'articolo di oggi del Corriere del Giorno a p.13 "L'Eni ha domandato: posso trivellare?".
Cordialmente
Alessandro Marescotti

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Viviamo in una città infernale. Non è ancora finita l'emergenza cokeria che scoppiano due incendi, uno che devasta Lido Silvana e uno che azzera il Bosco delle Pianelle. Non si sono ancora spente le fiamme e non si sono placati i dubbi sull'efficienza della prevenzione che già un altro fronte di inquietudine attraversa questa città senza pace: la richiesta dell'Agip di trivellare il Mar Grande per cercare il petrolio. Annota il Corriere del Giorno: "Nessuna reazione si registra da parte degli enti locali, silenzio assoluto dal versante ambientalista ed ecologista che pur qualche sussulto potrebbero avercelo, tacciono le forze politiche neanche tanto incuriosite di sapere se la rada di mar Grande sarà "carotata" diventando come il Texas oppure no". Il Corriere ha ragione. Questa è una città in cui si è educati al "gioco del silenzio". Città militare abituata al "signorsì", città industriale ora abituata alla disciplina prussiana di Riva, Taranto è "caserma globale". Le associazioni ecologiste, pacifiste e di volontariato solidale sono a Taranto condannate ad un lavoro mastodontico di disobbedienza al silenzio e di chiamata a raccolta delle persone di buona volontà. Il silenzio di chi vuole un futuro diverso è solo momentaneo, dobbiamo riconoscere che i fronti di iniziativa sono troppi. Per ciò che riguarda la ricerca del petrolio nel mar Grande credo che l'opposizione al progetto debba essere supportata da un ragionamento critico complessivo e non da ragioni pregiudiziali. Non è anti-industrialismo osservare che la bilancia costi-benefici sembra evidenziare in questo progetto benefici per pochi e costi per tutti. I profitti privati non sono automaticamente benefici sociali e solo una mitica immagine dell'oro nero può far credere che l'intera città ne beneficerà. Non è così: l'intera città rischia di vedere scaricati sul mare, sull'ecosistema e sul paesaggio i costi di un'operazione che non arreca benefici ambientali e turistici sull'intera città. C'è da chiedersi: stiamo sognando un Lungomare liberato dalle fogne... le vogliamo sostituire con i pozzi di petrolio in bella vista per i turisti? Che senso ha valorizzare le Isole Cheradi se a poca distanza nascerà un impianto di trivellazione? Rischiamo di farci nuovamente scippare il futuro della città in cambio di illusiori arricchimenti di massa, come bambini moderni che credono a favole antiche. Bene ha fatto la Soprintendenza ai Beni Culturali a dire di no. Cominciamo anche noi tarantini a pronunciarlo più spesso il nostro "ragionato" signornò, o altrimenti Taranto sarà... "caserma globale".

Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink