dal Corriere del Giorno di sabato



Discariche Ilva, Fitto dice sì

L'ordinanza del ministro dell'Ambiente, Willer Bordon, sulle discariche Ilva
subisce in pochi giorni due apparenti sconfessioni. La prima ad opera del
Tar, che ne ha sospeso l'efficacia; l'altra da parte del commissario
delegato Raffaele Fitto che ha autorizzato in via provvisoria l'esercizio
dei tre impianti.
Quest'ultimo intervento viene definito "grave" dal consigliere regionale dei
Ds, Luciano Mineo, che si rivolge allo stesso Fitto e al procuratore della
Repubblica, Nicola Petrucci. Scrive che la decisione "dimostra l'esistenza
di una evidente subalternità nei confronti della grande industria che opera
nel territorio jonico". In sostanza quanto stabilito da Fitto appare
incomprensibile e non si sa sulla scorta di quali dati abbia potuto
concedere l'esercizio provvisorio.
Mineo ricorda che l'ordinanza del ministro Bordon era derivata dalle
ispezioni all'Ilva compiute dal comitato ispettivo, costituito da esperti
della commissione tecnico-scientifica del ministero, dell'Agenzia nazionale
per l'ambiente (Anpa), e del Nucleo ecologico dei Carabinieri (Noe). I
sopralluoghi avevano messo in evidenza le carenze degli impianti. In
particolare, per la discarica "Nuove vasche" i sopralluoghi avevano
evidenziato che "le diverse tipologie di rifiuti sembrano depositate alla
rinfusa; inoltre, come confermato dal responsabile della sicurezza
ambientale dell'Ilva, sono conferite in discarica anche tipologie di rifiuto
diverse da quelle dichiarate a suo tempo nella richiesta di autorizzazione,
tra le quali amianto". Gli ispettori, pertanto, concludevano che "sarebbe
necessario, per questa come per le altre due discariche gestite dall'Ilva,
che i competenti organi di controllo provvedessero a un esame tecnico
approfondito della situazione, al fine di verificare il rispetto delle
vigenti norme tecniche in materia di gestione delle discariche nonchè delle
prescrizioni dell'autorizzazione.
la relazione del comitato ispettivo prendeva in considerazione inoltre le
altre due discariche, "Due Mari" e "Ex cava Cementir" e sottolineava che
"non è stato possibile, a causa della frammentarietà della documentazione
esibita nel corso del sopralluogo effettuato, ricostruire il quadro completo
d'attività al fine di verificare il rispetto delle condizioni e dei
requisiti. In particolare diverse attività sembrano configurarsi in concreto
come uno stoccaggio di rifiuti dei quali non è stato possibile accertare
l'effettiva e oggettiva destinazione al recupero e che non rispetta le
prescrizioni del decreto ministeriale quanto a caratteristiche
impiantistiche, quantità massime di rifiuti e tempo massimo per la messa in
riserva".
Mineo fa presente che proprio sulla scorta di questa ampia relazione il
ministro Bordon ha disposto l'ordinanza in base alla quale le tre discariche
possono continuare a lavorare se sussistono tutte le condizioni per una
nuova autorizzazione e dopo gli interventi di messa in sicurezza preliminari
alla bonifica in caso di inquinamento accertato.
Tra l'altro, ai primi di questo mese, il ministero dell'Ambiente ha
effettuato un prelievo in superficie e con carotaggio di campioni delle tre
discariche. Le analisi sono in corso a Taranto e a Roma. I risultati ancora
non si conoscono e, proprio da qui, nasce la domanda di Mineo: "sulla base
di quali motivazioni e di quali novità è stata rilasciata all'Ilva
l'autorizzazione all'esercizio delle discariche, dal momento che l'ordinanza
del ministero prevedeva che l'Ilva dovesse mettersi in regola entro il 10
aprile e che non sono ancora disponibili i risultati delle analisi dei
materiali smaltiti nelle discariche?".