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bombe su padre Kizito, la nostra protesta
- Subject: bombe su padre Kizito, la nostra protesta
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Wed, 18 Apr 2001 11:43:01 +0200
Comunicato stampa di PeaceLink Per il prossimo 15 maggio (ore 17 nell'Istituto Tecnico Industriale Righi a Taranto in via Dante) abbiamo programmato un incontro con il missionario padre Renato Kizito Sesana, impegnato nella difesa dei diritti umani in Africa e in pericolose missioni di soccorso in cui mette a rischio la propria vita per salvare quella degli altri. Mentre stavamo preparando l'iniziativa, padre Kizito ci ha inviato per posta elettronica una notizia drammatica. Il governo sudanese ha infatti bombardato la zona dove egli stava portando a termine una missione di soccorso umanitario. Il 16 aprile 2001 infatti l'aviazione governativa sudanese ha bombardato la pista d'atterraggio di Kauda nel territorio dei Monti Nuba del Sudan sganciando 14 bombe che hanno causato un morto e due feriti gravi tra la popolazione civile e per poco non hanno distrutto due velivoli utilizzati per trasportare aiuti umanitari. Padre Kizito stava trasportando in aereo materiali educativi, sapone, sale, medicine e sementi. Padre Kizito e' scampato alla morte. Confermiamo tuttavia che il 15 maggio sara' ugualmente a Taranto a portarci la sua preziosa testimonianza. Sara' un'occasione importante per sostenere la causa per cui si batte per i poveri fino a mettere a repentaglio la propria vita. Attualmente egli e' impegnato a denunciare (egli e' un giornalista, oltre che missionario) le violazioni dei diritti umani del governo del Sudan e a soccorrere le vittime della guerra li' in corso. L'azione delle forze governative sudanesi mira ad interrompere l'invio di aiuti umanitari nei Monti Nuba (nel sud del Sudan) attraverso la pista d'atterraggio di Kauda, l'unica ancora in mano al movimento anti governativo Sudan People Liberation Army (SPLA). Di seguito e' riportato il comunicato stampa redatto da Renato Kizito Sesana (Presidente di Amani) e da Stephen Amin (Koinonia Community Project Co-ordinator), entrambi presenti al momento dell'attacco. Ci ha scritto padre Kizito via e-mail dal Kenya: "Non siamo sorpresi che Khartoum compia i suoi attacchi quando e dove vi e' un'alta presenza di civili. Cio' che e' totalmente inaccettabile e' l'atteggiamento passivo dell'ONU. A lungo le organizzazioni di soccorso, i gruppi impegnati per i diritti umani e che chiese hanno fatto pressione per ottenere accesso alle montagne Nuba per distribuire cibo e altri generi di soccorso. A dispetto di questa campagna, l'ONU non ha avuto la capacità o la volonta' di negoziare con il governo di Khartoum per mettere a punto un effettivo accesso umanitario. Inoltre, quando avvengono incidenti come l'ultimo bombardamento che si e' verificato, l'ONU non esprime mai una parola di protesta. L'ONU deve chiedere al governo di Khartoum di fermare simili azioni contro gli interventi umanitari e deve fare pressione perche' venga assicurato l'accesso umanitario alle montagne Nuba". Come PeaceLink chiediamo che i candidati in queste elezioni politiche mettano nel loro programma anche la sicurezza per lo meno dei cittadini italiani (padre Kizito e' nato a Lecco) impegnati nell'indispensabile opera di soccorso in zone di guerra e di sofferenza. I missionari e i civili italiani operano assieme a cittadini di altre nazioni dell'Europa e del mondo e anche a loro - non di meno - va garantita la sicurezza. Un'azione concreta che ogni candidato parlamentare puo' fare e' quella di premere sul Ministero degli Esteri perche' richiami l'ONU ad attuare i suoi inderogabili compiti istitutivi che contemplano lo svolgimento in condizioni di sicurezza delle missioni umanitarie. E' paradossale che tanti candidati parlamentari si vogliano accattivare i "voti cattolici" e poi non facciano nulla per i missionari che mettono a rischio la loro vita. In fondo lo scandalo non sta solo nella passivita' dell'ONU. Alessandro Marescotti presidente di PeaceLink --- INFORMAZIONI DI BASE - Chi è padre Kizito? E' un missionario comboniano nato a Lecco nel 1943. Il suo nome è Renato Sesana ma da quando vive in Africa lo chiamano "Kizito" (è il nome di un martire africano). - Di cosa si occupa padre Kizito? Il suo impegno è finalizzato alla difesa dei diritti umani, alla giustizia sociale, all'aiuto ai bambini di strada, alla promozione di azioni di pace. Per il suo impegno è stato insignito nel 1997 del Premio Raoul Follereau. - In che cosa consiste la sua missione? Accoglie a Nairobi (in Kenya) i bambini di strada ed è spesso presente in Sudan per la difesa del popolo Nuba, accerchiato dal regime integralista islamico di Khartum e vittima di uno strisciante genocidio. - Quali specifiche iniziative promuove? Padre Kizito presiede l'associazione Amani (in africano significa "pace") che raccoglie aiuti per sostenere specifici progetti in Africa. E' anche giornalista e promuove da Nairobi l'agenzia telematica di informazione Africanews, realizzata da giornalisti africani. Padre Kizito è stato uno dei primi missionari ad usare Internet per diffondere appelli umanitari dall'Africa e informazioni giornalistiche di redazioni locali. - Da quando è iniziata la collaborazione fra padre Kizito e PeaceLink? Dal 1995. Un volontario di PeaceLink - Enrico Marcandalli - si e' recato due volte a Nairobi per installare postazioni telematiche e addestrare alla realizzazione di un sito Internet. Da allora le iniziative promosse hanno realizzato un percorso di solidarieta' le cui tappe sono state raccontate nel libro di PeaceLink "Apri una finestra sul mondo" (edizioni Multimage). PeaceLink ha dedicato il premio giornalistico "Il Mosaico della solidarieta'" (ritirato a Milano il 26/3/2001) a padre Kizito: "Questo premio non sarebbe mai giunto se non avessimo conosciuto padre Kizito, un missionario comboniano impegnato in Africa che - con il suo esempio - ci ha dato il coraggio di osare di piu', di tentare sempre l'impossibile, di non sentirci mai soddisfatti finche' c'e' qualcuno che soffre e che richiede il nostro impegno". --- IL COMUNICATO STAMPA GIUNTO DA NAIROBI PRESS RELEASE Khartoum bombs civilians and relief planes in Nuba Mountains At 9 a.m. on April 16, 2001, a relief plane was on the ground and another one was about to land on the Kauda airstrip in the Nuba Mountains, an area controlled by the Sudan Peoples’ Liberation Army (SPLA). Hundreds of civilians were gathered at the airstrip, either to bid farewell to their visitors or to prepare to carry the goods that had come. Suddenly, an Antonov bomber, the noise of which was masked by the plane about to take off, arrived unnoticed by the large crowd and started dropping bombs. The pilot of the approaching aircraft decided to abort the landing, and while the Antonov was coming back, the plane on the ground took off in a hurry with its passengers. The Antonov came back twice, dropping a total of about 14 bombs. Three hours later, another aircraft was able to evacuate the remaining visitors, which included the two writers of this release and officials of Italian NGOs. The delegation’s aim was to visit Koinonia Educational Centre, a centre that will provide education for 500 children and for 50 teachers every year. The relief aircraft was carrying educational materials, soap, salt, medicines, and seeds. One person was killed and two injured in the attack, a surprisingly low death toll considering the large crowd on the ground when the attack took place. Abdel Aziz Adam al-Hilu, the SPLA commander responsible for the rebel troops on the ground, expressed the opinion that the attack was aimed at destroying the military defence that the SPLA is stepping up around the airstrip. The Khartoum government’s bombing of an airstrip that is a vital link for civilians and the SPLA has to be seen in the context of a genocidal war against the Nuba and the idea of self-determination they stand for. We are no longer surprised that Khartoum carries out military attacks when and where civilian presence is very high. What is totally unacceptable is the passive attitude of the United Nations. For a long time, relief organisations, human rights groups, and churches have been pushing to gain access to the Nuba Mountains to deliver food and other relief supplies. In spite of this campaign, the United Nations has not been able or willing to negotiate with the Khartoum government to set up an effective humanitarian access. Moreover, when incidents such as this latest bombing take place, the United Nations never gives a word of protest. The United Nations must ask the Khartoum government to stop such military actions against humanitarian intervention and must push for guaranteed humanitarian access to the Nuba Mountains. Fr. Renato Kizito Sesana, Comboni Missionary, President of Amani Stephen Amin, Koinonia Community Project Co-ordinator Nairobi, 17 April 2001 For more information contact Fr. Kizito: kizito at maf.or.ke, or +254.2.571072, or +254.72.516836 ____________________________________ Per infomazioni: Amani Onlus Via Gonin, 8 - 20147 - Milano - Italy Tel +39 02 4121011 - Fax +39 02 48302707 www.peacelink.it/amani.html
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