bombe su padre Kizito, la nostra protesta



Comunicato stampa di PeaceLink

Per il prossimo 15 maggio (ore 17 nell'Istituto Tecnico Industriale Righi a
Taranto in via Dante) abbiamo programmato un incontro con il missionario
padre Renato Kizito Sesana, impegnato nella difesa dei diritti umani in
Africa e in pericolose missioni di soccorso in cui mette a rischio la
propria vita per salvare quella degli altri.

Mentre stavamo preparando l'iniziativa, padre Kizito ci ha inviato per
posta elettronica una notizia drammatica. Il governo sudanese ha infatti
bombardato la zona dove egli stava portando a termine una missione di
soccorso umanitario. Il 16 aprile 2001 infatti l'aviazione governativa
sudanese ha bombardato la pista d'atterraggio di Kauda nel territorio dei
Monti Nuba del Sudan sganciando 14 bombe che hanno causato un morto e due
feriti gravi tra la popolazione civile e per poco non hanno distrutto due
velivoli utilizzati per trasportare aiuti umanitari. Padre Kizito stava
trasportando in aereo materiali educativi, sapone, sale, medicine e sementi.

Padre Kizito e' scampato alla morte.

Confermiamo tuttavia che il 15 maggio sara' ugualmente a Taranto a portarci
la sua preziosa testimonianza. Sara' un'occasione importante per sostenere
la causa per cui si batte per i poveri fino a mettere a repentaglio la
propria vita. 

Attualmente egli e' impegnato a denunciare (egli e' un giornalista, oltre
che missionario) le violazioni dei diritti umani del governo del Sudan e a
soccorrere le vittime della guerra li' in corso.

L'azione delle forze governative sudanesi mira ad interrompere l'invio di
aiuti umanitari nei Monti Nuba (nel sud del Sudan) attraverso la pista
d'atterraggio di Kauda, l'unica ancora in mano al movimento anti
governativo Sudan People Liberation Army (SPLA). 
Di seguito e' riportato il comunicato stampa redatto da Renato Kizito
Sesana (Presidente di Amani) e da Stephen Amin (Koinonia Community Project
Co-ordinator), entrambi presenti al momento dell'attacco. 

Ci ha scritto padre Kizito via e-mail dal Kenya: "Non siamo sorpresi che
Khartoum compia i suoi attacchi quando e dove vi e' un'alta presenza di
civili. Cio' che e' totalmente inaccettabile e' l'atteggiamento passivo
dell'ONU. A lungo le organizzazioni di soccorso, i gruppi impegnati per i
diritti umani e che chiese hanno fatto pressione per ottenere accesso alle
montagne Nuba per distribuire cibo e altri generi di soccorso. A dispetto
di questa campagna, l'ONU non ha avuto la capacità o la volonta' di
negoziare con il governo di Khartoum per mettere a punto un effettivo
accesso umanitario. Inoltre, quando avvengono incidenti come l'ultimo
bombardamento che si e' verificato, l'ONU non esprime mai una parola di
protesta. L'ONU deve chiedere al governo di Khartoum di fermare simili
azioni contro gli interventi umanitari e deve fare pressione perche' venga
assicurato l'accesso umanitario alle montagne Nuba".

Come PeaceLink chiediamo che i candidati in queste elezioni politiche
mettano nel loro programma anche la sicurezza per lo meno dei cittadini
italiani (padre Kizito e' nato a Lecco) impegnati nell'indispensabile opera
di soccorso in zone di guerra e di sofferenza. 
I missionari e i civili italiani operano assieme a cittadini di altre
nazioni dell'Europa e del mondo e anche a loro - non di meno - va garantita
la sicurezza.
Un'azione concreta che ogni candidato parlamentare puo' fare e' quella di
premere sul Ministero degli Esteri perche' richiami l'ONU ad attuare i suoi
inderogabili compiti istitutivi che contemplano lo svolgimento in
condizioni di sicurezza delle missioni umanitarie. E' paradossale che tanti
candidati parlamentari si vogliano accattivare i "voti cattolici" e poi non
facciano nulla per i missionari che mettono a rischio la loro vita. In
fondo lo scandalo non sta solo nella passivita' dell'ONU.

Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink


--- INFORMAZIONI DI BASE

- Chi è padre Kizito?
E' un missionario comboniano nato a Lecco nel 1943. Il suo nome è Renato
Sesana ma da quando vive in Africa lo chiamano "Kizito" (è il nome di un
martire africano). 

- Di cosa si occupa padre Kizito?
Il suo impegno è finalizzato alla difesa dei diritti umani, alla giustizia
sociale, all'aiuto ai bambini di strada, alla promozione di azioni di pace.
Per il suo impegno è stato insignito nel 1997 del Premio Raoul Follereau.

- In che cosa consiste la sua missione?
Accoglie a Nairobi (in Kenya) i bambini di strada ed è spesso presente in
Sudan per la difesa del popolo Nuba, accerchiato dal regime integralista
islamico di Khartum e vittima di uno strisciante genocidio.

- Quali specifiche iniziative promuove?
Padre Kizito presiede l'associazione Amani (in africano significa "pace")
che raccoglie aiuti per sostenere specifici progetti in Africa. E' anche
giornalista e promuove da Nairobi l'agenzia telematica di informazione
Africanews, realizzata da giornalisti africani. Padre Kizito è stato uno
dei primi missionari ad usare Internet per diffondere appelli umanitari
dall'Africa e informazioni giornalistiche di redazioni locali.

- Da quando è iniziata la collaborazione fra padre Kizito e PeaceLink?
Dal 1995. Un volontario di PeaceLink - Enrico Marcandalli - si e' recato
due volte a Nairobi per installare postazioni telematiche e addestrare alla
realizzazione di un sito Internet. Da allora le iniziative promosse hanno
realizzato un percorso di solidarieta' le cui tappe sono state raccontate
nel libro di PeaceLink "Apri una finestra sul mondo" (edizioni Multimage).
PeaceLink ha dedicato il premio giornalistico "Il Mosaico della
solidarieta'" (ritirato a Milano il 26/3/2001) a padre Kizito: "Questo
premio non sarebbe mai giunto se non avessimo conosciuto padre Kizito, un
missionario comboniano impegnato in Africa che - con il suo esempio - ci ha
dato il coraggio di osare di piu', di tentare sempre l'impossibile, di non
sentirci mai soddisfatti finche' c'e' qualcuno che soffre e che richiede il
nostro impegno".



--- IL COMUNICATO STAMPA GIUNTO DA NAIROBI

PRESS RELEASE

Khartoum bombs civilians and relief planes in Nuba Mountains

At 9 a.m. on April 16, 2001, a relief plane was on the ground and another
one was about to land on the Kauda airstrip in the Nuba Mountains, an area
controlled by the Sudan Peoples’ Liberation Army (SPLA). Hundreds of
civilians were gathered at the airstrip, either to bid farewell to their
visitors or to prepare to carry the goods that had come. Suddenly, an
Antonov bomber, the noise of which was masked by the plane about to take
off, arrived unnoticed by the large crowd and started dropping bombs. The
pilot of the approaching aircraft decided to abort the landing, and while
the Antonov was coming back, the plane on the ground took off in a hurry
with its passengers. 
The Antonov came back twice, dropping a total of about 14 bombs. Three
hours later, another aircraft was able to evacuate the remaining visitors,
which included the two writers of this release and officials of Italian
NGOs. The delegation’s aim was to visit Koinonia Educational Centre, a
centre that will provide education for 500 children and for 50 teachers
every year. The relief aircraft was carrying educational materials, soap,
salt, medicines, and seeds.
One person was killed and two injured in the attack, a surprisingly low
death toll considering the large crowd on the ground when the attack took
place.
Abdel Aziz Adam al-Hilu, the SPLA commander responsible for the rebel
troops on the ground, expressed the opinion that the attack was aimed at
destroying the military defence that the SPLA is stepping up around the
airstrip.
The Khartoum government’s bombing of an airstrip that is a vital link for
civilians and the SPLA has to be seen in the context of a genocidal war
against the Nuba and the idea of self-determination they stand for. We are
no longer surprised that Khartoum carries out military attacks when and
where civilian presence is very high.
What is totally unacceptable is the passive attitude of the United Nations.
For a long time, relief organisations, human rights groups, and churches
have been pushing to gain access to the Nuba Mountains to deliver food and
other relief supplies. In spite of this campaign, the United Nations has
not been able or willing to negotiate with the Khartoum government to set
up an effective humanitarian access. 
Moreover, when incidents such as this latest bombing take place, the United
Nations never gives a word of protest.
The United Nations must ask the Khartoum government to stop such military
actions against humanitarian intervention and must push for guaranteed
humanitarian access to the Nuba Mountains.
Fr. Renato Kizito Sesana, Comboni Missionary, President of Amani
Stephen Amin, Koinonia Community Project Co-ordinator
Nairobi, 17 April 2001
For more information contact Fr. Kizito: kizito at maf.or.ke, or
+254.2.571072, or +254.72.516836

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Per infomazioni: 
Amani Onlus
Via Gonin, 8 - 20147 - Milano - Italy
Tel +39 02 4121011 - Fax +39 02 48302707
www.peacelink.it/amani.html