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Il procuratore capo della Repubblica ha incontrato ieri mattina gli studenti dell'istituto «Righi»
- Subject: Il procuratore capo della Repubblica ha incontrato ieri mattina gli studenti dell'istituto «Righi»
- From: "Giovanni Pugliese" <trestren at libero.it>
- Date: Sun, 18 Mar 2001 17:34:08 +0100
- Organization: Taras Communication
Il procuratore capo della Repubblica ha incontrato ieri mattina gli studenti dell'istituto «Righi» Petrucci: <Niente sconti sull'ambiente> Un plauso all'impegno della politica e della società civile contro l'inquinamento Il magistrato si rivolge ai sindacati: Non lasciate soli i lavoratori «Continueremo la nostra opera a tutela dell'ambiente, intervenendo lì dove le leggi ce lo consentono. Senza guardare in faccia nessuno». Il procuratore capo della Repubblica Aldo Petrucci "avvisa" nuovamente la comunità tarantina, reagendo così alla visione del drammatico "album" di fotografie, finito in Internet, e che mostra la difficile situazione vissuta dai lavoratori delle cokerie all'Ilva. Quell'album, frutto degli scatti clandestini di un operaio, è stato assemblato da Alessandro Marescotti, responsabile di Peacelink, ed è stato mostrato ieri a Petrucci durante l'incontro tra il magistrato e gli studenti dell'istituto Righi. Petrucci, ospite del preside Francesco Paolo Sebastio e dello stesso Marescotti, si doveva soffermare, nella chiacchierata con i giovani, sui temi della legalità. Inevitabilmente, il discorso è scivolato sui problemi dell'ambiente, della salute e della sicurezza sul lavoro. «Se un operaio si sente poco tutelato vuol dire che il sindacato non lo protegge». È racchiusa in queste parole la nuova frontiera della «rivolta civile» cui il magistrato fa riferimento, quando parla agli studenti dello stato d'animo che dovrebbe governare l'impegno di una comunità contro l'inquinamento. È la risposta che Petrucci offre alla denuncia di un ragazzo: «Mio padre, lavoratore dell'Ilva, ritiene che la sicurezza in fabbrica sia a rischio e non si sente "coperto" dai sindacati». «Non mi avventuro su terreni non miei - puntualizza Petrucci -, ma resto perplesso perché se, come sottolineano i mass media, è tangibile il distacco fra la città e la fabbrica, tuttavia non possiamo far finta di ignorare che questo è un problema di pertinenza della politica e del sindacato. Di un sindacato la cui grande forza deve essere, sempre e comunque, finalizzata alla tutela dei lavoratori». Alla porta della politica, Petrucci (insieme al procuratore aggiunto Franco Sebastio) bussò lo scorso dicembre con la famosa lettera in cui ammoniva: «Chi ha poteri d'intervento per battere il degrado ambientale intervenga, altrimenti sarà denunciato per omissione». Alla porta dei sindacati, il magistrato ha «suonato» ieri, cogliendo l'occasione offerta dall'istituto Righi. Solo spunti di riflessione, e il consueto garbo critico dell'uomo, che lascia al focolare domestico «e alle cene con gli amici», le dichiarazioni a titolo personale. Il principio secondo il quale la lotta all'inquinamento comincia nelle aziende, sui posti di lavoro, con la tutela della salute e della sicurezza dei dipendenti, si fa strada in quello che Petrucci ricorda essere: «Il risveglio delle coscienze» di questa città. Le coscienze civili e quelle politiche. E la coscienza sindacale, cui ora si fa appello e il cui ruolo resta determinante: «Non si possono lasciar soli gli operai così come non si poteva esaurire solo nei convegni lo sforzo di tutela dell'ambiente. Non è più tempo di convegni. È, semmai, il tempo per stilare un programma di interventi da realizzare subito. Interventi - conclude Petrucci - che puntino ad ottenere risultati significativi». Il procuratore della Repubblica lascia i ragazzi regalando due "perle". La prima, citando Tommaso Fiore e i formiconi: «Fiore era contro l'idea che i meridionali fossero sudditi rassegnati, pur nella loro laboriosità, a subire passivamente. A Taranto è successo proprio questo, e solo ora ci si è svegliati dall'apatia, comprendendo che anche la laboriosità non serve se non è sostenuta dal rispetto dell'ambiente». La seconda è pescata dall'armamentario delle istituzioni del diritto e va al cuore del problema, radicando il seme della riflessione: «L'esercizio del potere pubblico - chiosa Petrucci - deve assecondare le leggi, che consacrano la volontà della maggioranza». Fulvio Colucci