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[comunicati_lilliput] La via del Cotone: Passaggio in Africa



Comunicato Stampa Rete Lilliput / Tradewatch

La via del Cotone: Passaggio in Africa
Con l'Assemblea nazionale di Mani Tese il 20 novembre al via la fase II
della Campagna italiana per il cotone, obiettivo l'Africa. Dall'Eritrea in
arrivo due tessitrici, vittime della guerra e del commercio internazionale,
e le loro mille sciarpe colorate: un nuovo progetto di commercio equo e
solidale

Mekete, campo profughi a ridosso della cittadina di Afabet in Eritrea. Dal
2000 in questa zona semi-arida hanno trovato rifugio oltre 25mila persone,
di cui 5.976 bambini con meno di 5 anni, durante la terza offensiva
sferrata dalle truppe etiopi contro il popolo eritreo. Da Mekete arrivano
in Italia per Natale mille sciarpine di cotone colorato, tessute nel
rispetto dei diritti e della dignità delle artigiane africane. Nate da un
progetto di Mani Tese, sviluppato per il commercio equo da ROBA dell'Altro
Mondo, le sciarpine, disponibili a breve nelle piazze di tutta Italia e
nelle botteghe del commercio equo e solidale, sono il simbolo della seconda
fase della Campagna "La via del cotone", centrata sulla lotta e le
richieste dei produttori di cotone africani. Quell'Africa che è riuscita a
fermare la deriva neoliberista della Wto a Cancun, mettendo al centro della
propria piattaforma proprio i diritti dei contadini. La campagna è promossa
da Tradewatch (http://tradewatch.splinder.com), l'osservatorio
sull'economia globale e il commercio internazionale nato dopo la  WTO di
Cancun per iniziativa di Rete Lilliput, Roba dell'Altro Mondo, Mani Tese,
Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Crocevia e Gruppo d'appoggio
italiano al movimento contadino in Africa occidentale, ed ha il sostegno di
Altreconomia e dell'Associazione botteghe del mondo.

Passaggio in Africa
E' passato più di un anno dal fallimento di Cancun e poco più di sei mesi
dal lancio della prima fase de "La via del cotone", una campagna di
sensibilizzazione lanciata da Tradewatch (http://tradewatch.splinder.com)
che ha diffuso contenuti (più di dodicimila libretti distribuiti),
organizzato iniziative, sostenuto sperimentazioni, come l'avvio del Tavolo
Nazionale sul Cotone Equo e Solidale che riunisce imprese,sindacati,
associazioni ambientaliste, realtà del biologico e organizzazioni del
commercio equo e solidale per promuovere progetti e nuove politiche per un
cotone ecosostenibile ed equosolidale. Oggi "La via del cotone: Passaggio
in Africa" studia il caso emblematico del "continente dimenticato"far
conoscere i problemi e gli interessi che si nascondono dietro la produzione
del cotone, per ribadire l'importanza dell'aiuto pubblico e delle reti di
economia alternativa dal basso a sostegno dell'agricoltura familiare,
biologica e di qualità, dicendo no ai sussidi che stracciano i prezzi sotto
i costi di produzione e strozzano i piccoli produttori nel Sud del mondo.

Tutti gli appuntamenti della Campagna
"La via del cotone: Passaggio in Africa" è la prima azione concreta sul
commercio internazionale in attesa della Global Week of Action (10-16
aprile 2005), la più grande mobilitazione globale sul commercio mondiale
mai organizzata. Promossa in parallelo rispetto alla nuova campagna sugli
EPAs (Economic Partnership Agreements, trattati bilaterali-capestro in
corso tra Unione Europea e Paesi dell'Africa, dei Caraibi del Pacifico),
"La via del cotone" vuole accendere i riflettori dell'opinione pubblica sui
negoziati commerciali internazionali che preparano il terreno per la nuova
ministeriale della Wto, convocata ad Hong Kong per il dicembre 2005 con il
compito di definire un pacchetto di nuove non-regole per la
liberalizzazione selvaggia dei mercati.
•       Il primo appuntamento organizzativo della fase II della campagna
"La via del cotone" è il 20-21 novembre a Scandicci, dove, in
collaborazione con la Regione Toscana, Mani Tese terrà nel suo nuovo centro
polivalente l'Assemblea dei soci che dovrà approvare il programma
associativo per il 2005.
•       La campagna verrà lanciata in tutta Italia da Tradewatch con la
voce delle stesse tessitrici di Mekete (nomi delle produttici) che saranno
il 10 dicembre a Roma, il 12 a Malnate (Mi), il 14 a Milano, il 15 a
Rimini, il 17 a Genova, dove si terrà l'evento ufficiale di lancio della
Campagna e il 20-21 dicembre a Bologna.
•       Per sostenere il progetto-simbolo della campagna mille scarpine
colorate saranno in vendita nelle piazze italiane e in molte botteghe del
mondo
•       Incontro formativo sulla Global Week of Action 2005 presso il
Centro S.I.eC.I. di Firenze per sabato 11 e domenica 12 dicembre 2004

Passaggio in Africa - PRESS KIT
•       I Paesi Africani, avevano chiesto fin da Cancun che la questione
cotone venisse negoziata in un tavolo specifico, per affrontare nel
dettaglio tutti i gravi rischi che una non-regolazione di questo mercato
potrebbe provocare per la sopravvivenza delle loro povere economie locali?
Lo sapevate che la mina negoziale "cotone" - che minacciava il nuovo
accordo raggiunto in sede Wto a Ginevra nel luglio scorso, è stata
disinnescata con la pressione statunitense ed europea, in particolare su
Benin e Mali, con il ricatto di ridurre gli aiuti allo sviluppo, avallata
addirittura dal Presidente della commissione negoziale sull'agricoltura Tim
Grosser?
•       Come produzione lorda vendibile l'agricoltura familiare assicura il
75% di tutta la produzione agricola, e soddisfa oltre i due terzi della
domanda dei mercati interni. Lo sapevate che ad oggi solamente il 10% della
produzione agricola globale finisce sul mercato internazionale, e che il
vero obiettivo per cui la Wto vuole compiere il processo di
globalizzazione, è immettere nel "supermercato globale" quel 90% che
attualmente non ci va, provocando un abbassamento progressivo dei prezzi
pagati agli agricoltori?
•       Il cotone è la fonte maggiore di divisa estera per circa 12 milioni
di persone dei paesi produttori dell'Africa occidentale. Lo sapevate che
nel Burkina Faso il crollo dei prezzi ha messo sul lastrico più di un terzo
della popolazione totale di 11 milioni? Che nel Benin si è visto un
abbassamento del reddito dei coltivatori di cotone del 23,74%? Che nel Mali
3 milioni di persone (circa il 28% della popolazione) dipendono
direttamente dal cotone e la perdita dovuta al crollo dei prezzi del cotone
nel 2001 è stata dell'ordine di 87 milioni di euro?
•       La Cina, l'Australia, ad esempio, ma anche, in potenza, il Brasile,
imprevisto alleato di UE e USA nel nuovo accordo, hanno una capacità di
produzione del cotone altamente industrializzata e specializzata, hanno
condizioni climatiche sicuramente migliori del Sahel, hanno una capacità
immediata di penetrare i mercati internazionale più potente dei Paesi
subsahariani. Lo sapevate che l'Accordo di Ginevra del 1 agosto 2004 alla
WTO, e tutto il negoziato agricolo in ambito Wto, rischiano di estendere in
Africa la frontiera agricola del cotone, di mangiare ancora altre terre
dedicate alle coltivazioni alimentari ed all'approvvigionamento del mercato
interno, a fronte di guadagni ipotetici, molto modesti?
•       Nel 2002 risultavano essere 4,6 milioni gli ettari coltivati nel
mondo a cotone ogm, circa il 13% dell'intera area coltivata a cotone. Il
cotone ogm è stato selezionato per uccidere selettivamente alcuni insetti e
parassiti senza l'uso di pesticidi. Lo sapevate che gli agricoltori
statunitensi, i primi sperimentatori del cotone ogm, nel 2002 hanno perso
circa il 7,5% del loro raccolto ogm a causa dei vermi, nonostante l'uso di
insetticidi supplementari? E che, nonostante la sua larga inefficacia, i
coltivatori africani, a fronte a una richiesta internazionale di fibra da
ogm, potrebbero essere costretti a pagare alle multinazionali biotech oltre
60 dollari l'ettaro per la semente geneticamente modificata, cioè fino a 10
volte i costi della semente tradizionale?

Che cosa propongono i produttori di cotone per uscire dalla crisi?
Furono proprio i contadini dell'Africa occidentale a denunciare per primi
la crisi del mercato del cotone. Già nel maggio 2000 i produttori di cotone
del Mali proclamarono uno sciopero, dimezzando la produzione di quell'anno,
per protestare fra l'altro contro il crollo dei prezzi.
altamente competitivo dovevano mettersi a coltivare altro.
ROPPA, la "Rete di organizzazione contadine e di produttori agricoli
dell'Africa occidentale" nata nel 2000 per federare le piattaforme
contadine di 10 paesi, ha un'idea chiarissima di come l'Africa potrebbe
uscire dalla crisi provocata dalle speculazioni internazionali sul cotone:
• Puntare sui prezzi rimunerativi. La via più sana per gestire il commercio
internazionale del cotone, come quello degli altri prodotti agricoli, è
quella di puntare su prezzi che coprano i costi di produzioni compreso il
lavoro dell'agricoltore. Tale soluzione richiede l'abbandono di sussidi che
portano a pratiche di "dumping" e meccanismi di regolamentazione, per
evitare un eccesso di offerta che spinga i prezzi verso il basso.
• Migliorare le performance delle imprese agricole familiari attraverso
l'accesso a tecnologie e sistemi di finanziamento. Stati uniti e UE stanno
promuovendo l'introduzione delle biotecnologie per, a loro dire, migliorare
la produttività e ridurre l'utilizzo di pesticidi. ROPPA, assieme a molti
esperti ed istituzioni di prestigio, mette in dubbio l'aumento di
produttività e fa notare che con i metodi di lotta integrata ai predatori
si ottiene una maggiore riduzione di pesticidi che non con gli Ogm.
Inoltre, sottolinea che l'utilizzo di sementi Ogm non farebbe altro che
accrescere la dipendenza della filiera dall'estero.

Che cosa possiamo fare? Comunicazione, Lobby, Filiere alternative
Il migliore modo di lottare contro gli abusi sofferti dai produttori di
cotone in Africa occidentale e per degli obiettivi condivisi è di farlo
insieme a loro, sostenendo le strategie delle organizzazioni contadine. Per
questo il "Gruppo italiano di appoggio al movimento contadino in Africa", e
la campagna "La via del cotone" hanno deciso di:
• Promuovere un'informazione corretta capace di rivedere l'immagine
dell'Africa che parla soltanto di disperazione e di passività. E'
importante far conoscere l'esistenza di organizzazioni sociali africane che
si battono con forza per difendere gli interessi degli strati più deboli
della popolazione a nome di una visione della società che possiamo
condividere e che la loro piattaforma ha molte similitudini con quella di
chi lotta per un'agricoltura biologica e di qualità in Europa.
• Elaborare delle strategie di lobby. Il prossimo appuntamento della WTO a
Hong Kong è dietro l'angolo. L'Unione europea sta negoziando un accordo di
partenariato economico con la CEDEAO, l'organizzazione intergovernativa
regionale che raggruppa gli stati dell'Africa occidentale, che rischia di
interdire la protezione dei mercati locali africani. Inoltre, sta
elaborando un importante programma di cooperazione diretto alla
ristrutturazione della filiera del cotone in Africa, finanziato con i soldi
dei contribuenti europei.
• Costruire delle alternative di sviluppo e di scambio sostenibile, equo e
solidale. A ROPPA preme scambiare esperienze con le organizzazioni agricole
italiane che difendono una agricoltura familiare legata al territorio e
attenta ai bisogni della società. ROPPA è interessato a costruire dei
rapporti di cooperazione economica con gli attori delle reti italiane per
fare nascere dei scambi di commercio equo e solidale che vadano nei due
sensi.


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