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Solidarietà per le 5 INFERMIERE BULGARE CONDANNATE A MORTE- un caso scioccante
- Subject: Solidarietà per le 5 INFERMIERE BULGARE CONDANNATE A MORTE- un caso scioccante
- From: "Maria" <nefital@hotmail.com>(by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa@peacelink.it>)
- Date: Mon, 24 May 2004 14:21:40 +0100
Questa è una lettera che ha lo scopo di informare per un caso che ha
scosso, scioccato, scandalizzato tutti i bulgari. Questo e un caso di
ingiustizia che non vogliamo rimanere sconosciuto per il resto del mondo.
Speriamo che una ingiustizia sarà di meno nel mondo.
Sono accusate di aver volontariamente infettato con il virus dell’AIDS 400
bambini libici. La loro drammatica vicenda giudiziaria è iniziata con
l’arresto nel 1999. Di questi giorni la sentenza a morte.
Fonte: Osservatorio sui Balcani
LIBIA: 5 INFERMIERE BULGARE CONDANNATE A MORTE
12.05.2004 - Sofia
Cinque infermiere bulgare sono state condannate a morte da una corte libica
lo scorso 6 maggio. Christiana Valcheva, Valia Cherveniashka, Nasia Nenova,
Valentina Siropulo e Snezhana sono state ritenute colpevoli di aver
volontariamente infettato con il virus dell’AIDS circa 400 bambini libici.
Tra il personale bulgaro accusato solo Zdravko Georgiev, medico, si è visto
assegnare una pena di soli 4 anni ed è stato immediatamente rilasciato per
averli già scontati.
Il personale medico bulgaro lavorava in un ospedale infantile a Benghazi.
Il loro dramma è iniziato cinque anni fa. Furono infatti arrestati nel 1999
e non lasciarono mai le carceri libiche. In Bulgaria la loro vicenda era
già nota ma la condanna a morte ha scioccato i bulgari. Le autorità di
Sofia hanno immediatamente reso noto che faranno di tutto affinché i
difensori delle infermiere ricorrano in appello e possano vincere. “I
nostri concittadini sono innocenti e questa tesi è ampliamente suffragata
dalle prove emerse durante la fase processuale”, ha dichiarato Anton
Stankov, Ministro della giustizia bulgaro aggiungendo poi che il governo
bulgaro non accetterà che propri concittadini divengano ostaggi di Tripoli
per risolvere questioni interne alla Libia.
La tesi dei difensori delle infermiere è che questi ultimi avrebbero
confessato la propria colpevolezza sotto tortura. “La corte libica ha
affermato che non è di sua competenza valutare se le confessioni siano
state rilasciate o meno in seguito a torture, e questo è perlomeno
sorprendente”, ha aggiunto Stankov. Cerca nuovi spiragli il Presidente dal
Parlamento bulgaro Ognyan Gerdzhikov: “anche se in appello la condanna
fosse confermata il presidente libico Gheddafi potrebbe graziarli”.
Solomon Passy, Ministro degli esteri, ha preferito invece appellarsi
all’aiuto del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ed alla Comunità
internazionale. La stampa ha riportato che il Ministro degli esteri avrebbe
già avviato contatti con tutti i 15 membri del Consiglio ed avrebbe
iniziato a scrivere, assieme alla Gran Bretagna, una risoluzione che porti
ad alleviare le sanzioni internazionali contro la Libia per ingraziarsene i
favori.
Shock e paura
“Shock e paura” titola il quotidiano Troud lo scorso 8 maggio descrivendo
le forti reazioni in Bulgaria alla sentenza della corte libica. Sindaci,
politici e semplici cittadini stanno raccogliendo in tutto il Paese
sottoscrizioni in difesa delle 5 infermiere. “Sarei tentato di invitare
tutti i medici e le infermiere bulgare che lavorano in ospedali libici a
lasciare il paese” ha affermato Ventzilav Grozdev, a capo del sindacato
bulgaro dei medici “senza di loro il sistema sanitario libico crollerebbe
in meno di tre settimane. Gheddafi se lo merita”. Più duri i toni dei
manifestanti portati davanti all’ambasciata libica dai nazionalisti del
VMRO, partito che non è rappresentato in parlamento. Questi ultimi hanno
intonato slogan dal blando “I bulgari sono innocenti” o “Libertà per il
personale medico bulgaro” al più violento “Libici assassini”.
La Bulgaria sulla questione è comunque in fermento. 715.000 bulgari hanno
sottoscritto la campagna “Un milione di lettere per i nostri compatrioti”
organizzata dall’Unione degli editori bulgari. 12 quotidiani nazionali
bulgari hanno allegato alle edizioni di questi giorni cartoline da inviare
al presidente USA ed alla Commissione europea dove si scrive che la
Bulgaria crede nell’innocenza dei propri concittadini in Libia. Il
presidente della sezione bulgara del Comitato di Helsinki, think tank che
si batte per la difesa dei diritti umani nel Paese, ha paragonato la corte
libica a quelle attive in Bulgaria prima del 1989, durante l’era comunista.
“La storia dei bulgari in Libia avrà un lieto fine solo se vi saranno forti
pressioni USA e dell’Unione europea”, ha aggiunto.
Forti reazioni internazionali
Le reazioni alla sentenza in Libia sono state vigorose sia nell’Unione
europea che negli USA. L’Unione europea ha già espresso la propria
preoccupazione. Richard Baucher, portavoce del Dipartimento di Stato USA ha
invece affermato come gli USA faranno pressione su Tripoli affinché
l’intera vicenda abbia un esito positivo. Anche l’ambasciata USA a Sofia ha
preso posizione e in un comunicato stampa ha definito la sentenza sbagliata
ed ingiusta. E’ scesa in campo anche Amnesty International che ha invocato
la cancellazione delle sentenze a morte che ha definito sconcertanti.
Colpevoli ed innocenti sul "Caso Libia"
La stampa locale in Bulgaria ha criticato le autorità bulgare al potere dal
1999 ad oggi per non essere state in grado di fare nulla che abbia potuto
evitare la drammatica sentenza dei giorni scorsi. In particolare si è
ricordata un’affermazione dell’ex premier Ivan Kostov il quale sulla
vicenda avrebbe affermato: “Nel caso i nostri concittadini fossero
colpevoli?”. Troud chiede invece le dimissioni del Ministro degli esteri
Salomon Passy pur affermando che la colpa maggiore sarebbe da attribuire a
chi lo ha preceduto: Nadezhda Mihailova. Troud sostiene come l’attuale
responsabile degli eteri continui a parlare di giusto processo sperando che
l’entrata della Bulgaria nella NATO basti a risolvere tutti i problemi.
“Occorre una vera e propria offensiva diplomatica per arrivare ad un lieto
fine” si ricorda dalle colonne del quotidiano “non sono sufficienti le
dichiarazioni di Colin Powel e Romano Prodi. Avranno effetti concreti solo
se la nostra diplomazia avvierà una martellante pressione diplomatica”.
Appare comunque come una beffa che la sentenza arrivi a solo una settimana
dalla visita del colonnello Gheddafi a Bruxelles dove è stato accolto con
un abbraccio da Romano Prodi, commenta il quotidiano Dnevnik.
Scenari
La stampa bulgara ha provato ad immaginare i differenti scenari sul “Caso
Libia”. Qualcuno sostiene che basterà una telefonata di Bush per far fare
un passo indietro al colonnello libico. Ma il portavoce del Ministero degli
esteri della Libia avverte: “Meglio che gli USA pensino ad indagare e fare
chiarezza sulle torture contro gli iracheni piuttosto che dare consigli e
fare pressioni su una corte indipendente in Libia”. Altri consigliano
invece la strada dell’Unione Europea o addirittura Mosca. Difficile infatti
per gli editorialisti del quotidiano Troud che Gheddafi possa temere le
reazioni USA, il suo nemico numero uno, meglio provare a raggiungerlo
tramite il Cremlino. Intanto però la posizione libica si è radicalizzata.
Il vice Ministro degli esteri libico, Hasun Ashaush, ha accusato la
Bulgaria di bio-terrorismo e di contaminazione di bambini con armi di
distruzioni di massa. Accuse negate con vigore da Sofia. Intanto l’altro
ieri un medico bulgaro e' stato accusato in Libia di aver curato male una
paziente, poi deceduta. Il dottor Anton Botev, che lavorava a Msalata (a
120 km da Tripoli), non e' riuscito a salvare la paziente, trasportata in
ospedale in stato di morte clinica. Interrogato prima come testimone, il
medico bulgaro e' poi stato “accusato di non aver curato la paziente in
modo adeguato”, ha affermato l' ambasciata bulgara in Libia, precisando che
egli non e' detenuto. Lo stesso giorno è stata avviata la procedura di
ricorso in appello presso la Corte suprema per le cinque infermiere bulgare
condannate a morte.
Autore: Tanya Mangalakova
http://www.bulgaria-italia.com/bg/news/news.asp?body=1213
http://www.osservatoriobalcani.org/
http://www.netinfo.bg/?tid=40&oid=532547