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IN PARLAMENTO SI PARLA DI CECENIA
- Subject: IN PARLAMENTO SI PARLA DI CECENIA
- From: Carlo Gubitosa <c.gubitosa@peacelink.it>
- Date: Wed, 21 Jan 2004 19:36:03 +0100
15/01/2004 | Posizione del Governo italiano in riferimento alla situazione
in Cecenia sotto il profilo dei diritti umani e delle liberta' fondamentali
(n. 2-00997)
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Camera dei Deputati: Seduta del 15 Gennaio 2004
Presidente. L'onorevole Boato ha facolta' di illustrare l'interpellanza
Filippo Mancuso n. 2-00997 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti
sezione 4), di cui e' cofirmatario.
Marco Boato. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo,
onorevoli colleghi, anche a nome del primo firmatario, il collega Filippo
Mancuso, e dell'altro cofirmatario, il collega Pisicchio, vorrei illustrare
questa interpellanza che riguarda la singolare situazione in cui si e'
venuto a trovare il nostro paese in relazione alle drammatiche e tragiche
vicende della Cecenia dopo l'altrettanto singolare - ahime' - conferenza
stampa del nostro Presidente del Consiglio Berlusconi, tenutasi
congiuntamente con il Presidente della Federazione russa Putin e svoltasi
il 6 novembre 2003, con riferimento alla situazione della Cecenia. Signor
rappresentante del Governo, nella nostra interpellanza io ed i colleghi
(l'onorevole Mancuso si scusa di non essere presente, essendo per lui
impossibile partecipare ai lavori dell'aula questa mattina) saremo potuti
partire, nelle premesse, dalla citazione dell'amplissima documentazione che
esiste, a livello del Parlamento europeo e del Consiglio d'Europa in
relazione alla tragica situazione di violazione dei diritti umani in
Cecenia, ad esempio. Avremmo potuto citare anche la recente risoluzione del
Parlamento europeo, che e' molto molto rigorosa nel condannare qualunque
forma di terrorismo (e ed essa ci associamo pienamente) e, al tempo stesso,
rigorosissima nel condannare la violazione sistematica dei diritti umani da
parte della Federazione russa in Cecenia. Signor rappresentante del
Governo, avremmo potuto citare l'amplissima documentazione che in questi
anni ci ha fornito il partito radicale transnazionale, in particolare
attraverso le iniziative di Olivier Dupuis, che sono conosciute in tutta
Europa e, ormai, anche in tutto il mondo in relazione alla Cecenia.
Avremmo potuto riferire anche le piccole denunce che giungono da una cella
del carcere di Pisa riguardo alla drammatica situazione in Cecenia e che
sistematicamente vengono fatte conoscere attraverso gli scritti e le parole
del detenuto Adriano Sofri, che in Cecenia e' piu' volte intervenuto
proprio per tentare di far rispettare i diritti umani e che della Cecenia,
anche dalla sua cella nel carcere di Pisa, da sette anni, continua in modo
appassionato ad interessarsi. Tuttavia, non abbiamo fatto nulla di tutto
questo. Mi farebbe piacere poter interloquire con il rappresentante del
Governo, per evitare di ridurre tutto ad un rito inutile (ed io non tengo
ai riti, tantomeno a quelli inutili). Mi permetta di continuare un dialogo
che e' stato aperto con lei ieri in quest'aula. So che c'e' un foglio di
carta scritto che lei dovra' leggere...
Cosimo Ventucci, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il
Parlamento.Ma e' personale...
Marco Boato.... ma, almeno, ponete in essere la messa in scena di credere a
cio' che stiamo facendo! Io ci credo. Non abbiamo citato nulla di tutto
cio' che ho poco fa sinteticamente evocato. Nella nostra interpellanza, che
abbiamo presentato il 2 dicembre scorso (e che, pur essendo urgente, a
causa anche della legge finanziaria e della pausa natalizia, viene svolta
con un po' di ritardo) siamo partiti dal contenuto di un'interrogazione a
risposta in Commissione affari esteri di un collega della Casa delle
liberta', ossia del centrodestra (cui, peraltro, appartiene anche il primo
firmatario di questa interpellanza). Io appartengo al centrosinistra, ma
sul tema dei diritti umani riteniamo che vi debba essere un'assoluta
trasversalita' in Parlamento e non solo. Come dicevo, siamo partiti dal
contenuto di un'interrogazione, presentata il 13 ottobre 2003, del collega
Gennaro Malgieri, che appartiene alla Casa delle liberta', che e' un
esponente di Alleanza nazionale e che e' anche il direttore dell'organo di
Alleanza nazionale Il Secolo d'Italia. In tale interrogazione il collega
Malgieri afferma, fra l'altro, testualmente che dal 1994, quando sono
iniziate le ostilita' tra l'esercito russo e gli indipendentisti, in
Cecenia sono morti 200 mila civili e circa 300 mila sono stati costretti
alla fuga verso i campi profughi ceceni o della vicina Ingushetsia.
Le organizzazioni non governative internazionali denunciano da anni la
mancanza di trasparenza da parte delle autorita' russe sulla reale entita'
delle operazioni militari e sulle vere condizioni in cui versa la stremata
popolazione civile, sia quella che tra mille stenti ha abbandonato la
propria casa sia quella costretta a riparare nei campi profughi. Le
autorita' russe non hanno offerto collaborazione nella ricerca degli autori
della morte del giornalista Antonio Russo, - che anch'io ricordo con
commozione ancora oggi e che e' stato assassinato proprio in relazione alle
sue indagini per Radio radicale in Cecenia - e del rapimento nel 2002 del
capo missione di Medici senza frontiere, Aryan Erkel. Si dice ancora
nell'interrogazione presentata dal collega Malgieri che il 5 ottobre si
sono svolte in Cecenia elezioni presidenziali non democratiche - tanto che
l'Osce ed il Consiglio d'Europa si sono rifiutati di inviare osservatori -
caratterizzate da un clima di intimazione che, alla pari di quelle del
2000, hanno visto in campo un unico candidato appoggiato da Mosca. La
mancata tutela dei diritti umani della popolazione civile deriva, oltre che
dalla crudelta' del conflitto in atto, anche dalla mancanza di qualunque
dialettica politica. Fin qui, in sintesi, abbiamo citato, proprio per
evitare qualunque strumentalizzazione politica, cio' che dice un autorevole
esponente del centrodestra, in relazione alla sistematica violazione dei
diritti umani e politici. Abbiamo anche citato, signor rappresentante del
Governo, nella nostra interpellanza urgente, cio' che, e ne diamo atto
positivamente, il successivo 28 ottobre 2003, il sottosegretario di Stato
per gli affari esteri, il collega Baccini, aveva risposto
all'interrogazione presentata dal collega Malgieri. In questa risposta del
28 ottobre, si dice testualmente, - mi limito a leggere rapidamente in
sintesi -, che la situazione in Cecenia, sotto il profilo della tutela dei
diritti umani e delle liberta' fondamentali, continua a formare oggetto di
costante attenzione da parte dell'Italia e degli altri partner comunitari.
Si dice inoltre che a seguito delle elezioni presidenziali cecene dello
scorso ottobre, la Presidenza italiana dell'Unione europea ha espresso, a
nome di tutti i partner, la sua preoccupazione per le condizioni in cui si
e' svolta la consultazione elettorale.
Si dice inoltre che "l'Unione europea ha manifestato in particolare
preoccupazione per le segnalazioni di costanti violazioni dei diritti umani
e ha chiesto alle autorita' russe di indagare e perseguire i responsabili.
Inoltre, "anche sul piano bilaterale, il Governo italiano ha reso noto alle
autorita' russe, in svariate occasioni ed a tutti i livelli, l'estrema
attenzione con cui seguiamo l'evolversi della situazione in Cecenia". Si
auspica poi il rispetto dei diritti umani e quant'altro. Si aggiunge che in
ambito comunitario e' stata accolta positivamente l'opportunita' offerta
dal Governo al signor Francis Deng - rappresentante speciale del segretario
generale delle Nazioni Unite per gli sfollati -, di visitare i campi
profughi dell'Ingushetsia, la cui situazione desta notevole preoccupazione.
Sin qui abbiamo una fotografia recentissima, - siamo in ottobre -, data da
uno strumento di sindacato ispettivo presentato dal centrodestra, e da una
risposta piu' sfumata, diplomatica, come sempre succede, da parte del
rappresentante del Governo, che esprime preoccupazione e dimostra
attenzione nei confronti della violazione dei diritti umani, soffermandosi
anche sulle condizioni in cui si e' svolta la consultazione elettorale in
nome dell'Unione europea. Dopo questo, e siamo al 6 novembre, esattamente
otto giorni dopo la risposta del Governo in Commissione, si e' svolto il
vertice UE tra il Presidente Berlusconi e il presidente Putin a Roma:
ricordo che un giornalista di Le Monde, Laurent Zechini rivolse una domanda
sulla situazione interna della Cecenia. Per inciso, faccio presente che
anche in occasione dell'incontro del Presidente della Camera Casini con il
ministro russo Ivanov, tenutosi lo scorso anno in questo ramo del
Parlamento, ho rivolto, al ministro russo, nel corso del cordiale colloquio
che si e' svolto, una domanda sulla Cecenia.
Come sempre accade - ed e' giusto che accada - nessuno dimentica la
Cecenia. Il Presidente Berlusconi inopinatamente zittisce, addirittura con
un gesto della mano (abbiamo visto tutti le immagini televisive), il
Presidente Putin e, sostanzialmente, smentisce che vi sia qualunque
violazione dei diritti umani affermando che ci sono realta' che anche in
Italia come all'estero vengono spesso distorte dalla stampa e che si tratta
di una "piccola Repubblica cui e' stata data la possibilita' di fare
elezioni democratiche, democraticamente svolte". Il Presidente del
Consiglio Berlusconi, forse travolto dall'afflato umano dei suoi rapporti
con Putin - che tali rapporti siano buoni a me non crea nessun turbamento -
smentisce in pochi secondi la linea dell'Unione europea, della Commissione
europea, del Consiglio d'Europa, dell'Organizzazione delle Nazioni Uniti e
dello stesso Governo italiano in materia di violazione dei diritti umani e
politici in Cecenia. Ovviamente, tale situazione ha creato reazioni molto
pesanti il giorno dopo: tra gli altri, Il Corriere della Sera, la
Repubblica, Europa ed anche Il Giornale riportano le preoccupazioni e lo
sdegno registratisi a livello europeo. Lo stesso giorno 6 novembre vi e'
stata una smentita della Commissione europea rispetto alla posizione
espressa dal Presidente Berlusconi. Pochi giorni dopo, il 17 novembre, la
conferenza plenaria dei ministri degli affari esteri, con l'imbarazzo che
posso comprendere del ministro Frattini, ha denunciato come infondate le
dichiarazioni del Presidente Berlusconi sulla Cecenia. Il Parlamento
europeo ha votato una risoluzione con la quale si "deplorano le
dichiarazioni fatte dal Presidente di turno del Consiglio europeo alla fine
del vertice Unione europea-Russia, quando ha espresso il suo appoggio alla
posizione del Governo russo circa la situazione dei diritti umani in
Cecenia e lo stato della democrazia nella Federazione russa". Si tratta di
una piccola catastrofe politica e diplomatica dovuta, forse, all'impeto,
all'amicizia, alla solidarieta' umana ed ai rapporti familiari che, da
quanto si legge, si sono anche intrecciati. Tutto questo non e' negativo e
non lo denuncio affatto: si puo' essere amici, avere rapporti di
collaborazione, di fiducia, ospitare le figlie del Presidente Putin nella
propria residenza. Tutto cio' si puo' fare, ma si deve mantenere il rigore
nelle posizioni politiche e nel ruolo (che fino a pochi giorni fa l'Italia
aveva) di Presidente di turno dell'Unione europea, nonche' il rispetto
delle deliberazioni del Parlamento europeo e delle posizioni della
Commissione europea e del Consiglio europeo, che sono diametralmente
opposte a quelle manifestate in tale circostanza sulla Cecenia dal
Presidente Berlusconi. Ovviamente, non stiamo parlando di un fatto
irrilevante. Il collega Malgieri, che ho citato prima, ricorda le cifre
spaventose del massacro dei diritti umani in Cecenia: centinaia di migliaia
di profughi e centinaia di migliaia di assassinati. Si tratta di una
piccola popolazione certo attraversata anche da un fenomeno terroristico
che il Parlamento europeo condanna e che tutti noi condanniamo. Tuttavia,
e' una situazione terribile di massacro dei diritti umani, civili, politici
e della vita delle persone. Questo a noi francamente ha lasciato sconcertati.
Presidente. Onorevole Boato...
Marco Boato. Concludo l'illustrazione, signor Presidente. Ho usato, nella
fermezza dei contenuti, toni pacati perche' si tratta di una situazione che
ci ha perfino amareggiato. Il collega Mancuso fa parte del centrodestra ed
io faccio parte del centrosinistra, ma finche' il Presidente del Consiglio
ha un certo ruolo sul piano internazionale, egli rappresenta l'Italia. Il
fatto che l'Italia, in tale vicenda, sia stata cosi' male rappresentata ci
ha creato una grande sofferenza non solo rispetto a noi stessi, che sarebbe
poca cosa, ma rispetto alla violazione dei diritti umani in Cecenia che e'
stata con poche parole cancellata ed ignorata.
Presidente. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento,
senatore Ventucci, ha facolta' di rispondere.
Cosimo Ventucci, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento.
Ringrazio l'onorevole Boato per la chiarezza e la pacatezza della sua
puntuale illustrazione dell'interpellanza, a prima firma dell'onorevole
Filippo Mancuso.
Nel trattare il tema dell'atteggiamento dell'Italia di fronte al problema
ceceno, appare fondamentale sottolineare il principio della condivisione di
valori tra l'Unione europea e la Federazione russa. Lei, onorevole Boato,
mi scusera', ma generalmente i sottosegretari riferiscono sulla base degli
appunti preparati dai tecnici dei vari ministeri, dato che le interpellanze
e le interrogazioni sono di carattere tecnico. Con riferimento, invece, a
questa interpellanza, che riguarda principi fondamentali, l'appunto lo
abbiamo scritto noi, proprio per non creare altri equivoci, perche' cio'
sarebbe veramente deprecabile. Il nostro Governo ha sempre considerato
prioritaria la condivisione di tali valori per favorire un conseguente
avvicinamento dei comportamenti russi ai principi che nel resto d'Europa
sono radicati da secoli, ma che in tale grande paese sono stati
violentemente negati per generazioni. La nostra azione, pertanto, e' volta
al superamento della contraddizione esistente tra la natura europea della
Russia e il suo difficile passato e cerchiamo di conciliare i russi con la
propria storia e con l'Europa. In tal senso l'impegno del Presidente Putin
corrisponde al nostro e per questo motivo riteniamo che gli
incoraggiamenti, anche pubblici, accompagnati da un'azione di monitoraggio
e di consiglio, nel rispetto della sovranita', siano il modo migliore per
affermare quei principi, primo fra tutti la difesa e la promozione dei
diritti umani, che stanno a cuore a noi tutti e sono anzi un aspetto
qualificante dell'azione internazionale del nostro Governo. Riteniamo che
una tale azione debba compiersi con lungimiranza ed equilibrio, senza
ipocrisie o manicheismi. Occorre, quindi, che siano rimarcate le
inadeguatezze delle autorita' sotto il profilo dei diritti umani, ma
bisogna anche pubblicamente riconoscere i progressi compiuti, oltre che
denunciare le efferatezze del terrorismo; una piaga che, non dobbiamo mai
dimenticarlo, colpisce in primo luogo proprio i diritti umani, il diritto
alla vita dei civili innocenti che ne sono vittime, quelli alla liberta' e
allo sviluppo delle comunita' che devono poter crescere senza essere
condizionate dal terrore. Ebbene, il problema ceceno e' largamente
condizionato dal terrorismo, del quale sarebbe miope ignorare le
connessioni internazionali, che colpisce in primo luogo la popolazione
cecena, ma che ha mietuto numerosissime vittime anche a Mosca. Ne consegue
che la lotta al terrorismo internazionale e' oggi una priorita' assoluta
per l'Italia e la comunita' internazionale, poiche' si tratta di difendere
la nostra civilta' con i valori che essa incarna, tra i quali appunto
figura in primo luogo quello dei diritti umani e cio' e' profondamente
coerente con il nostro impegno e con i nostri obblighi europei. L'Italia
ha, purtroppo, una lunga storia di lotta al terrorismo e nella comunita'
internazionale abbiamo sempre sostenuto la necessita' di sviluppare tale
impegno prioritario, senza tradire i nostri valori. Lo ha detto chiaramente
il Presidente del Consiglio intervenendo, a nome dell'Unione europea, nello
scorso settembre, all'Assemblea generale dell'ONU, quando ha sottolineato
come la fermezza nel liberare le attuali e le future generazioni dal virus
del terrorismo richieda anche il rispetto dei diritti umani, delle liberta'
fondamentali, dello Stato di diritto e del diritto umanitario e tale
impegno lo si traduce in fatti coerenti, come francamente ribadito in ogni
occasione di incontro con i russi. Una conoscenza della storia russa, della
difficile evoluzione di questo grande paese e delle cause e degli effetti
del terrorismo internazionale ci impongono comportamenti equilibrati. Per
questo motivo appare importante modulare gli incoraggiamenti ed i
riconoscimenti pubblici per i progressi effettivamente compiuti dalla
Russia di Putin, accompagnandoli ad esortazioni, anche franche, che si
possono rivolgere nel modo piu' efficace soprattutto nei colloqui
diplomatici; questo e' cio' che e' stato fatto a Roma nello scorso
novembre. Dovremmo considerare con equilibrio gli interessi diplomatici, ma
piu' in generale politici ed anche e soprattutto umani, che ci inducono ad
impegnare la Russia con una politica di franchezza e di amicizia. Sono,
infatti, evidenti le conseguenze per tutta l'Europa ed anche per gli
equilibri geostrategici mondiali di una crescita nella stabilita' del
gigante euroasiatico. In tale contesto assume un rilievo fondamentale il
cruciale fronte del Caucaso: lo sviluppo dell'instabilita' in quell'area
puo' contribuire alla crescita del terrorismo internazionale, che non puo'
trovare alcuna sorta di giustificazione, neanche indiretta, e puo' portare
instabilita' in tutta la Russia, con le gravi conseguenze, anche per i
diritti umani, che tali dinamiche dovrebbero averci insegnato dopo le
esperienze balcaniche degli anni novanta. Posso, quindi, confermare che
l'Italia e' fortemente impegnata nell'individuazione di una soluzione
negoziata della crisi cecena, che tale tema e' sistematicamente posto
all'ordine del giorno degli incontri bilaterali che si succedono a ritmo
cadenzato e che proprio il rapporto privilegiato che unisce le due capitali
ed i due presidenti, come lei ha sottolineato, ci autorizza a sollevare con
particolare autorevolezza l'argomento con gli interlocutori russi. Certo,
cosi' facendo, l'Italia e' sensibile, al tempo stesso, alle preoccupazioni
di sicurezza avanzate dal Governo di Mosca ed alla volonta' di contrastare
nella regione caucasica il fenomeno del terrorismo. Le elezioni
presidenziali che, nella primavera scorsa hanno condotto all'affermazione
del candidato filo-russo Kadyrov, possono essersi svolte in condizioni di
non perfetta regolarita', ma e' difficilmente sostenibile negare un chiaro
orientamento della popolazione cecena di fronte ad un risultato (circa l'80
per cento dei voti) ampiamente favorevole al candidato piu' che al
programma di autonomia previsto dal Governo di Mosca. Cio' testimonia se
non altro la volonta' della grande maggioranza della popolazione cecena di
ritrovare normali condizioni di vita. Il sempre maggior coinvolgimento
nell'amministrazione della regione di esponenti locali, rappresentanti di
tutte le espressioni politiche e con la sola esclusione di terroristi, e'
stata da noi frequentemente evidenziata agli interlocutori russi come
priorita' da perseguire. Va poi considerata l'indiscriminata attivita'
terroristica che colpisce ugualmente militari e civili. Il treno fatto
parzialmente deragliare qualche settimana fa in territorio russo da
un'azione di commando ceceno trasportava in massima parte operai e studenti
ed e' solo un esempio che, insieme alla talvolta eccessiva reazione russa,
deve creare l'occasione per portarci a riflettere sull'evoluzione del
concetto di giustizia che vieppiu' si fa razionale e meno tradizionale,
smettendo di legittimare la privilegiata supremazia dei forti per
incominciare a rivendicare la tutela dei deboli.
Lei, onorevole Boato, mi perdonera' il riferimento classico a Dike e
Themis, ma e' sempre piu' attuale, capovolgendosi continuamente il rapporto
di forza dall'uno all'altro di chi contende, ritenendo di essere nel
giusto. Per quanto specificatamente riguarda il vertice Unione
europea-Federazione russa, esso ha rappresentato uno degli appuntamenti
piu' rilevanti del semestre nel campo delle relazioni dell'Unione con i
paesi terzi, in ragione della valenza strategica del rapporto Unione
europea-Russia. La dichiarazione congiunta, finalizzata nel corso di un
laborioso negoziato tra la federazione russa, da una parte, e Presidenza,
Commissione e Segretariato dell'Unione europea, dall'altro, ed emessa a
conclusione del vertice, rappresenta il frutto di un delicato compromesso
tra le istanze di molti Stati membri, che volevano espliciti riferimenti a
tutte le questioni controverse, e la richiesta russa di avere una
dichiarazione molto snella che si limitasse ad evidenziare gli aspetti
positivi della collaborazione. Cio' che conta e' il rilievo prioritario che
in tale dichiarazione, cosi' come in quella adottata nel vertice bilaterale
svoltosi con la Russia negli stessi giorni, viene attribuito ai valori
comuni. Questo risultato, che rappresenta l'aggancio fondamentale della
Russia all'Europa, non va sottovalutato ed e' parte di un paziente lavoro
che l'Italia sta svolgendo da tempo ed i cui risultati vengono ormai
riconosciuti dai fatti in termini di progressivo e sostanziale
avvicinamento della Russia all'Europa lungo un percorso non facile. Tutte
le questioni previste all'ordine del giorno sono state affrontate nei
colloqui con il presidente Putin e cio' vale anche per quanto riguarda la
situazione in Cecenia, la questione della ratifica del protocollo di Kyoto,
il problema della Moldova e Transnistria e le implicazioni delle vicende
giudiziarie che hanno coinvolto la Yukos. In particolare, per quanto
riguarda la Cecenia, non solo la questione e' stata evocata, ma alla
discussione su questo punto e' stato dedicato ampio spazio. Lo stesso
presidente Putin nella conferenza stampa a Villa Madama ha pubblicamente
sottolineato come nel corso della riunione plenaria Unione europea-Russia
sia stato proprio il Presidente Berlusconi ad impegnarlo nel modo piu'
puntuale sul tema della Cecenia con "domande scomode e dubbi".
In effetti, proprio su richiesta della Presidenza dell'Unione europea,
Putin ha illustrato gli sforzi di Mosca per avviare un percorso di
ricostruzione politica ed istituzionale in Cecenia, attraverso i
referendum, l'amnistia e le elezioni ed ha invitato i rappresentanti
europei a visitare la regione. Da parte nostra, abbiamo manifestato
solidarieta' alla lotta contro il terrorismo ed il sostegno ad una riforma
costituzionale che coinvolga segmenti sempre piu' ampi della popolazione
cecena. Al tempo stesso, non abbiamo mancato di rilevare le nostre
perplessita' a fronte di situazioni elettorali apparse non in linea con gli
standard occidentali e abbiamo vivamente auspicato che, in parallelo con il
processo di riforma costituzionale, migliorino gli standard dei diritti
umani ed il rapporto fra la popolazione cecena e i suoi amministratori. In
particolare, abbiamo insistito sulla necessita' che gli aiuti umanitari
internazionali raggiungano le popolazioni destinatarie degli stessi e che
nessun rifugiato ceceno nelle regioni limitrofe sia forzato a ritornare in
Cecenia. Abbiamo rinnovato l'appello perche' si faccia tutto il possibile
per affrettare il rilascio del rappresentante dei Medici senza frontiere,
Aryan Erkel, rapito nel Caucaso nel agosto 2002, auspicando l'apertura di
un ufficio europeo per gli aiuti umanitari nell'area e il Presidente Putin
ha suggerito che esso fosse situato nella stessa Cecenia per la cui
sicurezza egli si faceva garante. L'incontro ha quindi permesso all'Unione
europea di confermare la convinzione che la sicurezza sia complementare
alla giustizia ed al rispetto dei diritti umani e che la partnership
strategica tra l'Unione europea e la Russia si basi sempre sulla
condivisione di valori quali la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti
umani, la liberta' di espressione. Vorrei aggiungere che, nell'ambito dello
Spazio comune di sicurezza esterna, la Dichiarazione comune sulla
cooperazione nel campo della gestione delle crisi costituisce un segnale
importante della volonta' dell'Unione europea e della Federazione russa di
lavorare insieme in un settore di vitale interesse per l'Europa. Credo che
anche questo vada registrato come un risultato positivo del vertice di
Roma, nel quadro della realizzazione dello Spazio comune di sicurezza
esterna, ed analoga cooperazione sara' approfondita, nel contesto degli
appositi organismi multilaterali, nel settore delle armi di distruzione di
massa. In conclusione, credo di poter affermare che il vertice di Roma
abbia costituito un momento non facile, ma importante, nel rafforzamento
del nostro rapporto complessivo con la Federazione russa, consentendo di
registrare progressi significativi e rappresentando un'occasione preziosa
per un proficuo ed approfondito scambio di vedute sui temi dell'attualita'
internazionale.
Presidente. L'onorevole Boato ha facolta' di replicare.
Marco Boato. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo,
colleghi, ho ascoltato con grandissima attenzione la risposta fornita dal
sottosegretario Ventucci e devo anche dare atto - lei sa che cerco sempre
di essere intellettualmente leale, oltre che politicamente, spero - che,
per fortuna, non si tratta di una risposta banale e rituale. Molte delle
considerazioni, delle analisi e delle prospettive indicate in tale risposta
sono da me - e penso anche dal collega Mancuso, nonostante sia un esponente
del centrodestra - condivise, in quanto si tratta di orientamenti di
politica internazionale che non appartengono all'uno o dall'altro
schieramento politico. Su queste tematiche siamo di fronte ad orientamenti
che, per fortuna, da molti anni, accomunano quasi tutti gli schieramenti
all'interno di questo Parlamento e anche all'interno del Parlamento
europeo. Quindi, da questo punto di vista - proprio perche' voglio essere
il piu' sereno e leale possibile -, mi ritengo soddisfatto di questo lato
generale contenuto nella risposta. Mi permetta, signor sottosegretario, di
non ritenermi invece soddisfatto per quanto riguarda l'occasione specifica
e drammatica contenuta nella nostra interpellanza. Oggi e' il 15 gennaio,
dunque da circa un mese e' ormai terminato il mandato di presidenza
italiana dell'Unione europea. Ci troviamo in un'aula non affollata, come
accade in questi casi e lo si sa; forse vi e' un po' di pubblicita'
esterna, ci sono i nostri resoconti, ma non credo che questo dibattito
possa avere chissa' quale risonanza nazionale ed internazionale. Proprio
per tale motivo, per il suo tramite (sebbene lei, sottosegretario Ventucci,
non sia responsabile di cio'), questa poteva essere l'occasione in cui il
Presidente del Consiglio dei ministri, o chi per lui, si scusasse in
qualche modo di fronte al Parlamento e, attraverso di esso, di fronte anche
all'Unione europea per un incidente politico, piu' che diplomatico.
Condivido tutto quello che il sottosegretario Ventucci ha poc'anzi detto
sull'opportunita' di instaurare rapporti d'amicizia, di solidarieta', di
stimolo, di cooperazione, di crescita e di tenere conto della storia
drammatica e tragica della Cecenia. Condivido, ripeto, pressoche' tutto
anche se, forse, avrei usato parole un po' piu' forti, tenuto conto che non
sono un sottosegretario di questo Governo ma un deputato dell'opposizione
che, come tale, puo' permettersi di farlo. Cio' che e' successo lo
sciagurato 6 novembre scorso - non mi riferisco, evidentemente, ai colloqui
formali e riservati - di fronte all'opinione pubblica internazionale e a
centinaia di giornalisti e' stato che, ad una domanda formulata da un
giornalista di Le Monde, il Presidente del Consiglio italiano (che in quel
momento era anche il Presidente del Consiglio europeo), anziche' lasciare
al Presidente della Federazione russa l'onere di dare conto (come chiedeva
il collega Malgieri in una sua interrogazione presentata pochi giorni
prima) della terribile situazione in Cecenia in ordine ai diritti umani e
della linea che la Federazione russa intende adottare o sta adottando, ha
deciso di rispondere lui stesso, ergendosi ad avvocato difensore e facendo
addirittura una battuta ironica sulla parcella, negando tutto e sostenendo
che si trattava di un'invenzione della stampa internazionale, cosi' come
avviene con la stampa italiana che falsifica e manipola le notizie.
Sottosegretario Ventucci, crede che io, i colleghi Filippo Mancuso,
Pisicchio e chiunque altro in quest'Assemblea non siamo d'accordo sulla
lotta contro il terrorismo? Siamo totalmente d'accordo; lo siamo in Italia
e lo siamo anche rispetto alla Cecenia: ma quello spaventoso terrorismo,
che non ha giustificazioni, da che cosa nasce? Ho qui il testo integrale di
una risoluzione adottata poche settimane fa dal Parlamento europeo, nella
quale c'e' molto di quanto lei poc'anzi ha prospettato e che io, ripeto,
giudico condivisibile. Tuttavia, in questo documento non si usano le parole
che poco fa ho ascoltato nella sua risposta. Piu' precisamente, debbo
rilevare che, se da una parte si usano espressioni come lotta al terrorismo
come priorita' assoluta ed efferatezza del terrorismo, dall'altra, a
proposito della violazione dei diritti umani, relativamente a centinaia di
migliaia di persone assassinate e a centinaia di migliaia di profughi, lei
ha parlato, invece, di inadeguatezza sotto il profilo dei diritti umani.
Sottosegretario Ventucci, credo che lei comprenda lo "scompenso", perfino
linguistico, esistente, da una parte, nel condannare le efferatezze del
terrorismo, che tutti noi, insieme con lei condanniamo, e dall'altra,
quando si ha a che fare con la vita e la morte di centinaia di migliaia di
persone di un paese che ha una popolazione di circa due milioni di abitanti
(prima erano di piu', adesso sono molto meno), nel parlare d'inadeguatezza.
Questo e' quello che sconcerta! Riguardo a quest'aspetto, la citata
risoluzione del Parlamento europeo - che contiene molte delle cose dette
poc'anzi dal sottosegretario Ventucci in ordine al processo politico, alla
moralita' e ai segnali positivi che a volte emergono -, al punto 13, recita
(leggo testualmente): "Il Parlamento europeo ribadisce la propria
preoccupazione e la propria ferma condanna dinanzi alle persistenti e
ricorrenti violazioni di massa del diritto umanitario e dei diritti
dell'uomo commesse ai danni della popolazione civile dalle forze russe;
violazioni che costituiscono crimini di guerra e crimini contro l'umanita'
da indagare e perseguire cosi' come gli attacchi e le violazioni e i
rapimenti perpetrati da gruppi paramilitari e da guerriglieri". Nel
Parlamento europeo il partito popolare detiene la maggioranza, se non
sbaglio. Suppongo che tale risoluzione sia stata concordata e votata da
popolari, socialisti e verdi; si tratta di un documento di compromesso. Il
Parlamento europeo fa risuonare parole che, come chiunque comprende, sono
adeguate alla portata di quella tragedia, pur condannando con estrema
durezza il terrorismo. Non si puo' parlare di "efferatezza" a proposito del
terrorismo e di "inadeguatezza sotto il profilo dei diritti umani" a
proposito del genocidio di un popolo! Questo e' forse l'unico momento nel
quale mi sono permesso di alzare la voce, non contro il Governo, bensi'
contro la situazione cecena, non per dileggio o disprezzo, ma per passione
verso i diritti umani, i diritti civili, la vita e la morte delle persone.
Quella di oggi - concludo, signor Presidente, e ringrazio lei, il
sottosegretario e i colleghi per l'attenzione - poteva essere per il
Governo un'occasione nobile (seppure piccola dal punto di vista della
risonanza mediatica, che peraltro non cerco) per ammettere che c'e' stato
un incidente, per darne conto, a distanza di due mesi, al Parlamento, pur
ribadendo - e lei lo ha fatto - quella che e' una linea strategica europea,
comunitaria e italiana. Tale ammissione e' mancata, per cui, sotto questo
profilo, mi consenta di dichiarare pacatamente la mia e la nostra
insoddisfazione.