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News internazionali dai gesuiti
HEADLINES -- Notizie dall’apostolato sociale della Compagnia di Gesù -- 2003/11
…per scambiare notizie, condividere la spiritualità e favorire il lavoro in
rete…
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* India Prashant: lottare per la pace
* Messico PRODH e i diritti umani: “se ci infilzano non dovremmo sanguinare?”
* Indonesia Conferenza Episcopale: riconciliazione in tempo di violenza
* Colombia CINEP dalla morte alla vita….
* USA - “Osservatorio SOA”: “when the saints go marching in ...”
* Africa Hekima College: pace in tutta la terra
* Africa: Una speranza per i malati di Aids
* Sri Lanka: crisi nelle isole degli smeraldi
* Massacro dei Gesuiti: 14 anni dopo…
* Agenda
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Viviamo in tempi straordinari, pieni di ombre, ma anche di luci. Mentre la
globalizzazione apre a sfide importanti e difficili in tutto il globo con
nuovi problemi, gli sforzi a favore della giustizia devono cambiare ad un
tempo, strumenti e strategie. Lavorare insieme per uno sforzo comune è un
imperativo. Allo stesso tempo la globalizzazione permette anche nuove
possibilità di realizzare questo sforzo comune in termini concreti.
Individui, informazione e Istituzioni possono ora interagire insieme senza
barriera alcuna, né ti tempo né di spazio, come mai era possibile prima. La
Compagnia di Gesù ha risposto a tutto ciò con l’utilizzo della tecnologia e
con la creazione e la diffusione di networks. Questo numero presenta una
breve panoramica di quei networks che, attraverso le loro risposte alle
sfide odierne, sono un raggio di luce per la Compagnia di Gesù e per quanti
condividono il suo impegno. Un numero che è stato pertanto dedicato a tutti
quei Gesuiti, Istituzioni e Centri che lavorano per la pace, a favore dei
diritti umani e dei conflitti etnici in diverse parti del mondo, con la
speranza che altri giungeranno a conoscere quanto si sta già operando e che
ulteriori ponti potranno essere edificati. Crediamo che il focalizzarsi su
di un’area in cui stanno operando alcuni Centri dei Gesuiti e dei loro
collaboratori porterà l’attenzione al network che già esiste. Se altri, che
si trovano impegnati in settori simili, vorranno inviarci i loro indirizzi,
le loro opinioni, così come indicarci i punti su cui non si sentono essere
d’accordo, ci saranno di molto aiuto per ampliare la rete e diffonderla
maggiormente.
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* India Prashant: lottare per la pace
Prashant, che significa “la pace che pervade tutto”, è un Centro per la
difesa dei diritti umani, della giustizia e della pace che si trova in
Gujarat, uno Stato dal quale la pace e la giustizia, nel corso degli ultimi
anni, sembrano essere svanite. Il suo direttore, P. Cedric Prakash s.j., ha
sofferto molto per essere stato picchiato a sangue e percosso sul capo
durante le rpoteste. Muovendo i primi passi all’interno del centro per i
Servizi Sociali S. Saverio e dell’Ufficio della Provincia per uno Sviluppo
Sociale Integrato, Prashant è attualmente uno dei centri del Paese che
maggiormente si distingue per la difesa dei diritti umani, specialmente
dopo i disordini di Godhra. Essenzialmente un Centro di sostegno e di
networking, esso opera a tre livelli: risposta ai casi minori di abuso dei
diritti delle minoranze, servizio di documentazione e di rete. Una parte
della sua attività riguarda anche la pubblicazione di volantini sulla
responsabilità dei cittadini così come anche la lotta contro le leggi
draconiane che vanno a penalizzare principalmente i musulmani. “Mi sento
umile e piccolo” afferma questo Gesuita, che ha anche ricevuto il
riconoscimento “Kabir Puraskar” per la comune convivenza dalle mani del
Presidente dell’India e che ha anche dato la propria testimonianza innanzi
alla Commissione Americana per la Libertà Religiosa nell’anno 2002, “ma
sono felice che i media siano attenti alla nostra opinione in materia di
giustizia”. P. Cedric Prakash afferma che il centro Prashant mira a far
emergere le radici della violenza. Si tratta di qualcosa di endemico? Può
essere prevenuta? Va ben al di là della ricerca della sicurezza dei gruppi
oppressi e si impegna a individuare i colpevoli. La destra Hindu del
Governo del Gujarat osteggia continuamente P. Prakash e il centro Prashant;
numerose sono state le minacce di morte. Egli afferma di non aver mai
pensato che il lavoro del centro potesse avere così tante risonanze tanto a
livello nazionale che internazionale e aggiunge: “Siamo dei servitori della
missione di Cristo --- coloro che cercano di inaugurare una società più
giusta e umana---è tutto” [HL31101]
Direttore P. Prakash Cedric SJ: <sjprashant @icenet.net>
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* Messico PRODH e i diritti umani: “se ci infilzano non dovremmo sanguinare?”
La decade tra il 1980 e il 1990 è stata uno dei capitoli più vergognosi
della storia del Messico circa la violazione dei diritti umani. In reazione
a tutto questo, un gruppo di Gesuiti decise, nel maggio del 1987, di far
fronte alla situazione fondando il Centro per i diritti umani “Miguel
Agustin Pro” (PRODH). Fin dalla sua nascita il Centro ha lavorato nel campo
dell’educazione ai diritti umani, che ha a sua volta condotto alla
creazione di varie organizzazioni locali. Il Centro offre assistenza legale
nei casi in cui si verifichi una violazione dei diritti umani e conduce
anche ricerche sistematiche e analitiche sulla situazione del Paese,
concentrandosi non soltanto su tematiche generali, ma anche su aspetti più
particolari, al fine di mostrare i dati raccolti a livello nazionali e
internazionali. “Ci siamo rivolti verso i diritti civili e politici”,
sostiene P. Cortez Moralez s.j., “e oggi sentiamo l’urgenza di volgere i
nostri sforzi ad ambiti riguardanti i diritti economici, sociali e
culturali”. PRODH è anche coinvolto nel processo di transizione verso la
democrazia ed in varie altre problematiche quali la tortura, la riparazione
e la prevenzione, così come anche nell’organizzazione di seminari
internazionali sui diritti umani. All’interno del contesto messicano, in
rapido cambiamento e nel quale la liberalizzazione e il capitalismo hanno
iniziato a far sentire il loro peso, si sono moltiplicate nuove forme di
violazioni dei diritti umani che domandano uno sviluppo di nuove modalità
di risposta. I diritti sociali e culturali delle popolazioni indigene sono
venuti meno, ma P. Cortex sottolinea: “Vorrei dire che i giovani si
mostrano molto interessati alle problematiche delle popolazioni indigene e
dei loro diritti... tutto ciò può aprire delle possibilità per il futuro”.
PRODH ha accolto anche le proteste circa l’imprigionamento di 20 Zapatisti
in vari corti internazionali e ha assicurato la loro liberazione. In
risposta ai questi cambiamenti, il Centro sta ora riorganizzando tutta la
sua attività, con uno sguardo a tematiche più globali, quali quelle che
sono emerse dall’Organizzazione per il Commercio Mondiale, ma sempre a
partire dalla prospettiva dei diritti umani, con un’attenzione ai contatti
con altri networks gestiti da Gesuiti o di altra appartenenza e con una
collaborazione con il Network Nazionale delle Organizzazioni Civili “Tutti
i Diritti per Tutti” [HL31102]
Direttore: P. E. Cortez Moralez SJ <prodh@sjsocial.org>; sito web
<www.sjsocial.org/PRODH/>
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* Indonesia Conferenza Episcopale: riconciliazione in tempo di violenza
Con il ritorno ad azioni di tipo militare nelle regioni del paese ricche di
legname, oro, petrolio e gas naturale ed una media di morti giornaliera che
va dalle 9 alle 11 vittime, in 42 diverse aree del paese, l’Indonesia
rischia di diventare teatro di un conflitto violento sempre più esteso.
Padre Ismartono SJ, già Segretario Generale della Commissione per il
dialogo religioso della Conferenza Episcopale Indonesiana e consigliere
presso il Concilio Pontificio, è stato nominato, dalla Conferenza
Episcopale stessa, coordinatore del Servizio per la Crisi e la
Riconciliazione: con questo ruolo visiterà le aree colpite dal conflitto,
incontrerà le autorità religiose locali, riferendone direttamente ai
Vescovi. Su un punto, in particolare Padre Ismartono ha le idee abbastanza
chiare: il conflitto in corso non è un conflitto di religioni, anche se i
simboli religiosi sono utilizzati per manipolare l’opinione pubblica. Ma da
chi? “Non sappiamo” dice il Padre “perché non siamo professionisti nel
campo dell’investigazione. Ma siamo certi che per i civili sia impossibile
organizzare questo tipo di azioni violente”. Interrogato sul ruolo della
Commissione risponde che la sua missione è quella di costruire ponti per il
dialogo con persone di altre fedi religiose, i musulmani in primis, che
sono la maggioranza. La Commissione, che fa riferimento a Nostra Aetate e
Unitatis Redintegratio, collabora con delle organizzazioni della società
civile, come la Conferenza Indonesiana per la pace e la religione e
l’Istituto per il Dialogo Interreligioso. L’obiettivo è quello di passare
da un atteggiamento di esclusione ad uno di inclusione, dall’inclusione al
pluralismo e dal pluralismo ad una integrazione aperta. “Questi diversi
modi di esprimere l’essere religiosi sono il nostro interesse principale”.
[HL31103]
P. Ismartono Ignatius SJ <ismartono@parokinet.org>
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* Colombia CINEP dalla morte alla vita….
La Colombia, danneggiata da 40 anni di guerra tra le forze paramilitari ed
i guerriglieri che combattono per ottenere la proprietà delle terre, è
dolorosamente indebolita dalle disparità sociali e dal narco-traffico.
Mentre il 60 per cento della popolazione languisce al di sotto del livello
di povertà, il mercato degli stupefacenti negli Stati Uniti assicura il
fiorire di questo traffico ed il denaro ottenuto da questo commercio di
morte va ad alimentare la guerra.
I negoziati portati avanti nel passato hanno ottenuto lo smantellamento di
alcune delle organizzazioni paramilitari, ma ora la nuova politica
governativa contro ciò che è definito “terrorismo” non ha fatto altro che
aumentare le spese per gli armamenti, di nuovo con il sostegno degli Stati
Uniti. Il Centro di Ricerca e di Istruzione Popolare (CINEP) lavora in
questo campo come meglio può. Offre assistenza umanitaria agli agricoltori
ed ai pescatori che sono emigrati al nord e che non possono, o non
vogliono, ritornare ai loro luoghi di origine. Questa assistenza si traduce
in accompagnamento psicologico, organizzazione di comunità di base,
progetti di produzione e relativa commercializzazione. Per sostenere la
prevenzione di conflitti regionali il CINEP crea piccole associazioni: di
contadini per organizzare l’opposizione all’espropriazione delle terre; di
donne per il miglioramento delle condizioni di vita familiare e di comunità
per il miglioramento delle condizioni di vita nelle diverse regioni. Offre
anche un programma di protezione per i leader sociali e per coloro che
lavorano per i diritti umani. Infine, il CINEP cerca di lavorare per la
soluzione dei conflitti regionali attraverso la ricerca delle loro cause e
degli sviluppi storici, ed attraverso la rivendicazione dei diritti umani e
sociali. [HL31104]
Direttore: PAlejandro Angulo SJ <alexangulo@yahoo.com>; sito web
<www.cinep.org.co>
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* USA: ‘Osservatorio SOA’: “when the saints go marching in ...”
Un gruppo di 600 studenti provenienti dalle Scuole e dalle Università dei
Gesuiti ed un centinaio di Gesuiti (tra cui il provinciale della
California) si sono uniti a 10.000 altre persone a Fort Benning, il 22
Novembre, per protestare contro la ‘Scuola d’America’, una base militare
che per molti anni ha addestrato coloro che sono stati i responsabili delle
violazioni dei diritti umani nell’America Latina durante le dittature
militari. Questa annuale protesta, in cui Frati e Suore domenicani si sono
uniti ai Gesuiti, è stata organizzata dall’‘Osservatorio SOA’, fondato da
un missionario di Maryknoll, P. Roy Bourgeois, un gruppo non violento che
vuole vedere chiusa questa scuola. Questo è un tipo di scuola che non
vogliamo. La data della marcia di protesta coincide con il massacro dei
Gesuiti in San Salvador. Questa non è la prima volta che i Gesuiti sono
stati coinvolti in simili azioni di pace. P. Danniel Berrigan SJ è stato il
primo, arrestato per aver protestato contro la Guerra del Vietnam; P.
Bichsel SJ fu imprigionato durante la manifestazione SOA, non una, ma ben
due volte, perché di fatto è entrato nella Scuola; P. John Dear SJ e P.
Stephen Kelly SJ sono stati arrestati durante altre dimostrazioni di pace.
E più recentemente, P. John Coleman SJ, avendo protestato con forza contro
la guerra in Iraq, è stato arrestato per aver ostruito l’accesso al Palazzo
Federale di Los Angeles. [HL31105]
Stephen J. Callahan <scallahan@mdsj.org>; P. John Coleman SJ
<jcoleman@lmu.edu>; P.
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* Africa Hekima College: pace in tutta la terra
Hekima Forum per la Pace, un progetto portato avanti da un gruppo di
scolastici di teologia nel Collegio Hekima (Nairobi), cerca di lavorare per
la pace in tutti i modi possibili, anche attraverso seminari, corsi di
studio, raccolta fondi. Gli scolastici hanno organizzato tre incontri
internazionali sulla pace, a cui è stato presente il rappresentante delle
Nazioni Unite in Kenya, e loro stessi hanno offerto corsi serali
all’interno del Collegio sul tema della pace con l’aiuto di professori
esterni in visita alla Facoltà. Inoltre gli stessi scolastici hanno
raccolto fondi durante l’emergenza della carestia in Kenya, per poi
distribuirli direttamente a coloro che ne sono stati colpiti, un’attività
che ha ricevuto un riconoscimento pubblico. I piani per il futuro includono
l’attivazione di una Facoltà serale presso l’Hekima, un “Istituto di Pace e
Studi Internazionali”, che offrirà un programma regolare di studi.
Nonostante il fatto che ogni tre anni si deve affrontare un ricambio
completo degli scolastici, il nuovo direttore del progetto è pieno di
speranza nel fatto che rappresenterà una significativa opportunità per i
Gesuiti dell’Africa. [HL31106]
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* Africa: Una speranza per i malati di Aids
Il primo dicembre, Giornata Mondiale dell’Aids, è stata pubblicata la
lettera “La nostra preghiera è piena di speranza”, con la quale 600 vescovi
africani si sono rivolti direttamente a tutti i malati di Aids e a tutti
coloro che si adoperano per loro. Nella lettera si traccia un piano di
azione per tutta la chiesa africana e le risorse della chiesa vengono messe
a disposizione di coloro che sono impegnati in questa lotta. L’azione si
realizzerà in diversi modi, dalla solidarietà alla collaborazione al
partenariato con la società civile, sia a livello nazionale che
internazionale. Lo scopo è di operare un cambiamento nelle mentalità,
adoperarsi per la difesa dei diritti dei malati, educare e stimolare
riflessioni teologiche con il fine ultimo di aumentare l’impegno a favore
di tutti coloro che sono infetti dal virus dell’HIV.
P. Peter Lwaminda, Segretario Generale del SECAM (Conferenza episcopale dei
Vescovi dell’Africa e del Madagascar) <secamsecr@internetghana.com>;
<http://www.sceam-secam.org>
Il Network dei Gesuiti africani per l’AIDS (AJAN) ha lo scopo di
accompagnare, coordinare e dare una risposta visibile da parte della
Compagnia di Gesù alla Chiesa Universale. L’AJAN organizza visite alle
Assistenze, valuta la situazione dell’HIV/AIDS e le diverse risposte dei
Gesuiti sul campo. In secondo luogo ha come obiettivo quello di facilitare
la comunicazione tra i Gesuiti coinvolti e tra i Gesuiti africani in
generale, e di metterli in collegamento con altri al di fuori della
Compagnia. L’AJAN si pone anche come obiettivo quello di formare Gesuiti e
cattolici, di stimolare una riflessione critica e teologica, di raccogliere
fondi e finanziare progetti. La prima assemblea dell’AJAN, a cui hanno
preso parte 27 partecipanti, si è tenuta a Nairobi alla fine di settembre.
[HL31107]
Coordinatore: P. Michael Czerny SJ <aids@jesuits.ca>; sito
web:<http://www.jesuitaids.net>
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* Sri Lanka: crisi nelle isole degli smeraldi.
Fino al 1978 il Presidente dello Sri Lanka era il capo formale dello Stato,
mentre il vero potere esecutivo era nelle mani del Primo Ministro, ma la
promulgazione della nuova Costituzione ha cambiato tutto. Ora il Presidente
vuole esercitare il suo potere e il Primo Ministro è deciso a mantenerlo. A
complicare seriamente la situazione è il memorandum di intesa firmato dal
Primo Ministro con i Tamil Tigers nel febbraio 2002, che ha siglato un
cessate il fuoco dopo gli ultimi tre decenni di violenze, che hanno
richiesto più di 60.000 vite umane, la migrazione di un milione di persone
e danni alla proprietà pubblica e privata. Il cessate il fuoco, raggiunto
dal Primo Ministro Wickramsinghe, ha portato una boccata di ossigeno ben
accolta in questa isola lacerata dai conflitti, una volta paradiso degli
smeraldi. Il Presidente Chandrika Kamaratunga ha ripetutamente affermato
negli ultimi giorni che vuole che il cessate il fuoco ed i negoziati per la
pace proseguano. È probabilmente sincera in questo, ma non sembra rendersi
conto che il prezzo che deve pagare, se vuole salvare il Paese, è di
lasciare al Primo Ministro il ruolo di leader. Il Direttore di un
quotidiano locale, il giorno dopo che è esplosa la crisi, ha detto al
sottoscritto che sta scrivendo, che solo Dio può aiutare a rompere la
situazione attuale di stallo. [HL31108]
P. Paul Caspersz SJ <satyoda@eureka.lk>
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* Massacro dei Gesuiti: 14 anni dopo…
Notte del 16 novembre 1989: dei soldati irrompono all’interno
dell’Università CentroAmericana e uccidono sei Gesuiti e due donne che
lavorano nell’Università. Sono morti perché lavoravano per la giustizia
sociale e perché avevano criticato le violazioni dei diritti umani durante
la guerra civile. Per commemorare quel giorno sono state organizzate una
serie di conferenze sul tema delle violenze politiche e sociali e sul
significato del martirio. Mostre, concerti e documentari hanno fatto luce
sulla vita e sulla morte dei martiri. È stato proiettato un video con
l’ultima intervista fatta un mese prima del massacro a tre dei Gesuiti che
morirono in quel giorno funesto, P. Ignacio Ellacuria SJ, P. Martin Baro SJ
e P. Segundo Montes SJ. Una processione di alcune centinaia di persone ha
attraversato le strade di San Salvador e l’Università e si è conclusa con
una veglia di preghiera. L’Arcivescovo della Città, Vescovo Fernando Sáenz
Lacalle, ha ricordato il massacro come “uno dei più terrificanti eventi di
quell’intero periodo di guerra” dal 1980 al 1992. Il crimine continua
restare impunito. Nove soldati sono stati accusati per il crimine, ma sette
sono stati assolti nel 1991, ed il Colonnello G.A. Benavídes e L.Y.
Mendoza, che furono trovati colpevoli e condannati ad una pena di 30 anni
reclusione, sono stati rilasciati grazie la legge di amnistia approvata nel
1993. Sono morti invano quei Gesuiti? Che cosa ci dicono i loro ideali,
oggi? In un mondo consegnato sempre più al consumismo, la loro
determinazione di vivere per i poveri, di morire veramente per loro, getta
un raggio di speranza sul fatto che uomini e donne possano ancora vivere
nell’imitazione di Cristo. Voci che non si spegneranno, anche in un tempo
di pericolo e che testimoniano che il loro lavoro continua ad essere
portato avanti e che ciò che essi hanno sostenuto, non si dimentica. [HL31109]
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* Agenda
4 - 7 dicembre 2003 Incontro annuale dell’IJND (Rete Internazionale dei
Gesuiti per lo Sviluppo) a Rio per riflettere su come dare risposta alla
missione della Compagnia; per maggiori informazioni P. Bernard Lestienne SJ
<blestienne@ccbnet.org.br>
9 11 dicembre 2003 Bruxelles: convegno del gruppo del JRS Europa
<http:\\www.jrseurope.org>
31 dicembre 2003 4 gennaio 2004. Barcellona, Spagna: “Les Deux Rives”.
Incontro dei Gesuiti europei che lavorano con i Musulmani. Coordinatore P.
Jaume Flaquer SJ <jflaquer@sjtar.org>.
16 21 gennaio 2004. Una delegazione di 1.349 persone (laici e Gesuiti)
parteciperà al Forum Sociale Mondiale a Bombay. Per maggiori informazioni e
per ricevere il bollettino SAPI, pubblicato dal Coordinatore per
l’Assistenza dell’Asia Meridionale in collaborazione con l’Istituto Sociale
Indiano (Nuova Delhi) contattare: Joe Xavier SJ (Coordinatore di
Assistenza), <jesa@jesuits.net, jesa@unv.ernet.in, joexavier@jesuits.net>,
o P. Prakash Louis SJ (Direttore ISI), <prakash@unv.ernet.in>.
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Se vuoi ricevere direttamente HEADLINES al tuo indirizzo di posta
elettronica, invia un messaggio a Francesco <sjs.headlines@sjcuria.org>,
comunicando il tuo nome completo, il tuo Paese e la lingua che preferisci.
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Direttore: Fernando Franco SJ
Redattore: Daniele Frigeri SJ
Redattore aggiunto: Suguna Ramanathan
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