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Governance e pace
Governance e Pace
Articolo di Santi Greco per www.peacelink.it
Organizzata dalla Scuola di Formazione all'Impegno Sociale e Politico della
Diocesi di Noto, l'otto ottobre si e' tenuta una conferenza sul tema:
"Quale governance per garantire e mantenere la pace?". Relatore e' stato il
prof. Pierre Chalvidan, ordinario di Diritto Costituzionale all'Universita'
Paris XII e consulente della Comunita' Europea.
Ecco i punti salienti della sua relazione.
In primo luogo occorre distinguere tra due concetti di pacifismo: il
pacifismo assoluto e quello condizionato. Il primo e' utopico in quanto la
guerra continuera', come e' scritto nei Vangeli, fino al ritorno del
Cristo, ed e' inoltre un pacifismo che e' pronto a cedere davanti alla
guerra. D'altra parte, non e' possibile liberarsi da soli dalla violenza.
Invece il pacifismo condizionato e' quello di cui parla la Pacem in Terris,
in cui condizione perche' si abbia la Pace e' l'avvento della Giustizia.
Quindi, il modo migliore per governare la pace e' un ordine mondiale basato
sulla giustizia. Allora piu' che pacifisti bisognerebbe essere pacificatori.
Anche il concetto di guerra e' cambiato. Oggi questo termine e' usato non
solo per indicare la guerra armata, ma anche la guerra in campo economico o
quella in campo ideologico. Con l'avvento del terrorismo il concetto di
guerra ha superato i confini degli stati e ha compiuto un salto di
qualita'. La pace non e' piu' assenza di guerra, che e' la definizione
piu' semplice che di essa si puo' dare. Oggi la guerra non e' piu' un
problema tra stati o una faccenda tra militari, perche' stiamo abbandonando
il mondo costruito dagli stati e stiamo entrando in un altro ancora
difficile da definire. In questo nuovo mondo in cui gli stati contano poco,
in cui il modo di governare e' invecchiato, anche la Pacem in Terris
risulta superata. Infatti le organizzazioni che gli stati avevano messo in
piedi, prima fra tutte l'ONU, non sono capaci di comporre la pace. Da qui
le disillusioni che tutti sperimentiamo.
Per quanto riguarda la governance, questa puo' essere realizzata in modo
diverso. Si puo' voler introdurre il linguaggio economico nella gestione
del mondo oppure voler dare valore al ruolo della societa' civile o ancora
dare spazio alla ricerca, cioe' rifiutare la dimensione politica e trovare
nuove forme per regolare la guerra. Ma nessuno di questi usi della
governance porta ad un risultato positivo, perche' non si puo' applicare il
metodo privato (l'economia) nel pubblico, ne' pochi possono parlare a nome
di tutti (la societa' civile).
Occorre allora inventare nuovi metodi adatti alla fluidita' del mondo
contemporaneo. Un rapido excursus storico mostra come un tempo l'aspetto
religioso della vita riuscisse a governare tutto il resto. Cioe'
l'economia, la politica, la cultura, il sociale, facevano capo alla
religione. La storia moderna esce da questo tipo di organizzazione ed e' la
Cultura (Illuminismo) a governare tutto il resto. A questo segue il primato
della Politica, superata recentemente dalla sfera economica. Oggi anche
questa sfera e' contestata, per cui accade che ogni ambito (religione,
economia, politica, cultura) funziona per conto proprio. In pratica il
mondo risulta non strutturato, privo di unita'.
C'e' pero' un esempio in cui si e' riusciti a realizzare la confluenza tra
i vari ambiti: la Comunita' Europea. Gli stati europei sono riusciti a
mettere fuori dai loro confini la guerra. In che modo questo e' stato
possibile? L'Unione Europea ha avuto origine con l'unione economica, per
cui si potrebbe attribuire all'economia il ruolo di unificatrice. Ma
l'economia non riesce a garantire la pace. Nemmeno la politica e' utile
perche' dalla politica puo' nascere la pace ma anche la guerra. Kant
affermava che la cultura e' un importante fattore di pace, ma la cultura ha
portato anche al nazismo. Infine, un fattore aggregante potrebbero essere
le religioni, ma anche queste sono state causa di guerre. Allora da cosa e'
nata l'Unione Europea?
Si possono evidenziare due fattori, uno congiunturale ed uno strutturale.
Il fattore congiunturale e' rappresentato dalla catastrofe della seconda
guerra mondiale che ha sconvolto l'Europa. Il fattore strutturale e' invece
dato dall'influenza del cristianesimo nel mettere insieme economia,
politica, cultura e religione.
Partendo da questa esperienza, e' necessario investire nell'ambito
spirituale. Le religioni possono costruire la pace se ognuna ritrova la sua
essenza, liberandosi da tutti gli orpelli che le ricoprono. E' necessario
anche lavorare sulla sfera economica e culturale, per sviluppare una
cultura di pace, che non e' solo tolleranza: "tolleranza sulle persone si,
tolleranza sulle idee no".
Le risposte date finora, imperiale (USA), federale (UE), universale (ONU),
non hanno condotto alla pace. La soluzione potrebbe essere un'alleanza tra
gli stati democratici.