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sulle tecniche di manipolazione mediatica e sulla propaganda filostatunitense dei giornalisti italiani



Articolo di Marcello Faletra

"Che cazzo ci sta a fare quell'edificio li"!

Joe  (nel suo carrarmato) - "No! No! Dio mio ma li' non c'era quel palazzo!"
Bobby - Joe ma qui non ci sono palazzi, ci sono pattumiere da sgombrare!
B. - ma si, guarda qua...vedi non c'e' niente... niente.
J. - gia', ma allora  questa non e' la pianta di Bagdad... Ho Cristo e' 
Bassora!"
B. - beh, non ti preoccupare, vai avanti ci pensera'  il comando  ad 
aggiustare  le carte.
J. Si Bill ma qui c'e' scappato il morto cazzo,  un giornalista  cazzo , 
quelli che ci rompono i coglioni... che cazzo ci stava a fare 
quell'edificio li'?
B. Non dire stronzate lo sai che i giornalisti sono tutti con noi... se poi 
qualcuno  ci resta secco... e' il sacrificio  per la causa ... o no?
J. sara' un casino  convincere  questi pacifisti  di merda... come fai a 
fargli capire  che quando ho puntato  il cannone e ho sparato al 
quindicesimo  piano del Palestine Hotel di Bagdad per disintegrare  quel 
rompicoglioni di giornalista  spagnolo  del  Mundo  ho sbagliato  carta 
geografica..."
B. Joe non te la fare addosso ... c'e' l'hanno sempre detto: "quando fate 
fuori qualcuno  che  rompe dite che avete sbagliato...", l'errore e' umano, 
comprensibile,  non potranno  avercela  con te..."

Qualcosa del genere e' presumibile che sia avvenuto.  E' anche 
presumibile  che questi ventenni  marines che gurdano il mondo con un 
"sissignore" o con un "vai a farti fottere", presi alla gola da un lauto 
stipendio  sovraccarico  di indennizzi di guerra, non badano a distinzioni: 
bambini, vecchi, donne...giornalisti -  consenzienti  e non.  Un "errore" 
hanno subito detto i comandi  militari dopo che hanno bombardato  l'Hotel 
che ospita  i giornalisti,  militari che gli stessi giornalisti  presi di 
mira fino ad ora si sono premurati a chiamare "alleati" - ma di chi?  L'ONU 
politicamente non esiste piu'. Il diritto internazionale  e'  divenuto un 
tappetino dove Bush e i suoi "alleati" si puliscono  le scarpe;  la 
convenzione  di Ginevra sui prigiorieri  di guerra va a senso unico: 
guai  a mostrare un merines umiliato... gli altri? Non esistono, perche' 
ontologicamente "sprovvisti di democrazia". Perche' specar  fiato per i 
diritti  di TUTTI  gli  uomini   quando e' sufficiente  e piu' 
conveniente  riconoscere  il piu' forte.  Saddam e' un dittatore. Ormai lo 
sanno tutti, pure gli Eschimesi  che non hanno il televisore.  Mentre 
invece l'"amico americano", lui si che se ne intende! Modello high 
tech  per tutti gli alleati, che tradotto in termini spiccioli 
significa  alleati  delle  grandi lobby finanziarie che da quasi sette mesi 
litigano  fra loro per spartirsi la ricostruzione  dell'Iraq.  Mentre il 
"petrolio" non e' che una cattiveria dei pacifisti  "che vedono ovunque 
interessi di parte".
Riprendiamo i ritornelli: questa guerra e' per portare la "democrazia", 
dicono gli "alleati".
Questa guerra e' per distruggere le armi di distruzione di massa, dicono 
gli "alleati".
Questa guerra e' un 'guerra preventiva', dicono gli "alleati".
Questa guerra e' per portare  la civilta', dicono  gli "alleati".
Questa guerra e' per restituire al popolo iracheno la sua liberta', dicono 
gli "alleati"...
Insomma: se non si fa guerra a qualcuno sembra quasi che gli "alleati" non 
esistano, non hanno ragione di dichiararsi tali. La guerra e' divenuta la 
forma privilegiata dell'esistenza di una prelazione sui beni altrui. 
Inoltre la retorica dell'"alleato" tende sottilmente ad 
eliminare  qualsiasi  diversita', tende in altre parole ad una spietata 
logica binaria: o con me o contro di me. Apoteosi ontologica del potere 
economico  su ogni altra concezione  dei rapporti politici e 
geografici.  E' in tale contesto riduttivo  e ricattatorio della 
nozione  di alleanza che la visione  della pace viene ricondotta ad un 
aut-aut: la pace si opporrebbe al "bene universale perseguito  dagli 
americani".
Cio' che e' divenuto oppressivo e' il linguaggio della guerra, cioe' quella 
retorica che vorrebbe farci  credere che la pace la si ottiene con una 
buona dose di missili  lanciati  sui "cattivi", la "guerra preventiva", 
appunto.
Ma per questi specialisti dell'ontologia della guerra non c'e' possibilita' 
di concepire una pace senza opposizione - o con me o contro di me -, una 
pace senza contesto. Una pace come assoluto.