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Continua il dibattito sul Venezuela



Testo ricevuto da Silvia Consolini <venezuela@tierranuestra.net>

[Nota della redazione di PeaceLink News: la situazione del Venezuela e' 
complicatissima, e questo testo lo dimostra. Come se non bastasse, qui in 
Italia la distanza aumenta la difficolta' di capire le luci e le ombre di 
quella terra. Invitiamo tutti i lettori del sito e di questo bollettino a 
segnalarci articoli e approfindimenti che permettano di aggiungere 
informazioni utili alla visione delle cose riportata in questo articolo.]

LA VERITA' SU PDVSA [1]


Parole di Luis Pacheco, ex direttore di Pianificazione Corporativa e membro 
dell' Associazione Civile "Gente del Petroleo".

Quale e' la verita' su PDVSA quando, come afferma il proverbio, "la prima 
vittima della guerra e' la verita'"? Se c'e' qualcosa che tutti ed ognuno 
dei lavoratori di PDVSA capisce e' che colui che rischia tutta la sua vita 
ed il bene della propria famiglia per cercare che, attraverso un processo 
elettorale, si risolva l'attuale crisi politica del paese, non puo' essere 
e non deve essere etichettato come "golpista".

La nostra coscienza ed i nostri principi oltre al nostro comportamento 
completamente legato alla legge, sono la miglior difesa a questa calunnia. 
La nostra verita' e' che abbiamo dedicato la nostra vita lavorativa alla 
costruzione di un paese migliore e che oggi, come cittadini, vogliamo a 
continuare a costruire un futuro migliore. La nostra difesa e' quella di 
domandare e domandare di nuovo: come mai un governo e' disposto ad 
assistere alla distruzione della struttura economica della nazione che 
aspira a governare? In onore di un progetto politico di esclusione che la 
maggior parte della popolazione esige di sottomettere al voto?

Siamo stati molto ingenui a pensare che esercitare il nostro diritto civile 
era una cosa che non avrebbe avuto nessun costo. Alcuni di noi invece hanno 
gia' iniziato a pagare un alto prezzo per l'esercizio dei propri diritti ed 
altri sicuramente li seguiranno. Ma il prezzo piu' caro che tutti abbiamo 
iniziato a pagare e' la diffamazione che il governo ed i suoi alleati 
stanno seminando su PDVSA ed i suoi lavoratori. Come puo' osservarsi nei 
mezzi di comunicazione controllati dal governo ( tv, stampa, internet) 
PDVSA ed i suoi lavoratori sono diventati il centro di un progetto di 
diffamazione senza precedenti nella storia venezuelana. La prima cosa che 
si osserva in questo progetto e' il paradosso di un governo (anche se 
governo non e' un sostantivo adatto da applicare cosi' facilmente alla 
fazione politica che attualmente ostenta e abusa del potere in Venezuela) 
che insiste nel distruggere l'istituzione che genera piu' del 50% 
dell'ingresso fiscale, piu' del 70% delle entrate in dollari e del 20% del PIL.

Ci sono in realta' due progetti di origine diverso e con interessi diversi 
ma temporaneamente alleati nell'infamia. Da una parte c'e' il proposito di 
definire i lavoratori petroliferi "GOLPISTAS, SABOTATORI e DELINQUENTI" [2] 
solo perche' hanno avuto il coraggio di esercitare il proprio diritto di 
dissentire e di aderire al "PARO CIVICO" (sciopero generale) [3]. Questo 
progetto ha origine nell'Esecutivo Nazionale e nelle proprie voci del 
presidente Chavez, del ministro dell' Energie Ramirez e dell'attuale 
presidente di PDVSA Rodriguez Araque (ex-presidente dell'Opec ). Il fine 
immediato e' disarmare la legittimita' etica della decisione dei lavoratori 
petroliferi di aderire allo sciopero.
Dall'altra parte c' e' il proposito di definire il GOLPE PETROLIFERO che 
non e' altro che la continuazione della Leggenda nera che ci perseguita 
dall'inizio dell'era petrolifera. Si accusa i lavoratori petroliferi di 
proteggere interessi internazionali e di conseguenza oscuri. Basandosi poi 
su quest'infondata premessa si preparano una serie di argomenti per 
attaccare gli investimenti stranieri, la presenza di capitale privato, i 
costi, l'operato per conto di terzi, la vendita del crudo al mercato 
nordamericano e cioe' tutto cio' che ha fatto di PDVSA, a misure oggettive, 
un'industria di classe mondiale. Proprio coloro che fanno queste 
affermazioni diffamatorie hanno costruito la loro vita intorno al fatto 
importante di ignorare l'evento storico della nazionalizzazione del 
petrolio in Venezuela e i ventisei anni di sviluppo dell'industria 
petrolifera nazionale.
Quest'ultimo progetto e' il piu' nocivo a lungo termine in quanto ha basi 
ideologiche e che (anche se apparentemente e' in sintonia con l'attuale 
governo) quando si analizza in dettaglio, attacca la politica petrolifera 
ufficiale con la stessa veemenza. L'attuale ministro dell'energia (Rafael 
Ramirez) ed in particolare l'attuale presidente di PDVSA (Alí Rodriguez 
Araque) sono anche nella mira ideologica, e l'attuale alleanza e' soltanto 
una tregua di convenienza. Cio' che unisce i due gruppi per il momento e' 
il voler trasformare il petrolio venezuelano che e' di tutti i cittadini, 
in un'arma politica di pochi. Da una parte per finanziare il clientelismo 
che avevano promesso di eliminare e dall'altra come ambizione politica.

L'attacco tecnico nel quale si basa il progetto del golpe petrolifero 
merita alcune considerazioni anche se e' necessario ammettere che la 
complessita' dei fatti fa si' che la calunnia sia piu' facile da montare 
che da smontare. Questo progetto tecnico, al di la' dell'uso di alcune 
cifre obiettive, conferisce credibilita' ai propri argomenti, di fronte a 
vari settori della popolazione, attraverso l'uso costante della bugia e 
della menzogna (Chavez ripete sempre che dire una menzogna 100 volte la fa 
diventare verita' n.d.r.). Smontare queste menzogne e'' un compito 
difficile in quanto l'avversario possiede poca o nessuna restrizione etica 
di falsare e confondere.

Ciononostante, esploriamo alcuni dei fatti reali circa PDVSA.

Paragonare la PDVSA del 1976 , subito dopo la sua nazionalizzazione, con 
quella globalizzata del 2000 e' un paragone necessario e altamente 
istruttivo soprattutto se da cio' si possono trarre lezioni per il futuro e 
non semplicemente se si usa come arma per giustificare la ricerca di 
presunti colpevoli di crimini immaginari. Questo progetto somiglia di piu' 
alla Santa Inquisizione che ad un lavoro accademico sulla presunzione di 
colpa senza il dovuto processo. La PDVSA del 1976, dopo la 
nazionalizzazione e come conseguenza del processo di "reversione" era un 
prodotto del suo tempo e della sua storia. Era un'industria con riserve 
provate molto limitate. Come risultato del " disinvestimento" delle 
multinazionali, aveva un apparato di attivi in pratica obsoleto e con una 
capacita' di produzione in declino. La PDVSA del 1976 era concentrata nella 
produzione ed esportazione del greggio a mercati controllati dalle 
multinazionali ed il suo operato si limitava al Venezuela. Le attivita' di 
esplorazione erano quasi inesistenti. Le raffinerie erano appena 
sufficienti alla richiesta del mercato interno. Quella PDVSA non aveva 
attivita' petrolchimiche, non produceva carbone e tanto meno orimulsion. Lo 
sfruttamento della fascia dell'Orinoco era una chimera. Essa aveva 
ovviamente dei costi piu' bassi, il costo del capitale era quasi nullo, i 
suoi attivi deprezzati e la sua attivita' era basicamente quella di 
"mungere" cio' che aveva ereditato. Era l'epitoma del modello di rendita 
con poco investimento e massimo rendimento fiscale (+80%). Argomentare che 
la PDVSA del 76 e' il modello da riacquistare non e' solo una menzogna ma 
anche un imbroglio. Mantenere la base dei costi di quella PDVSA post 
nazionalizzazione non solo era impossibile ma anche indesiderabile in 
quanto condannava a breve termine l'estinzione dell'industria e 
dell'economia nazionale.
La PDVSA del 2000 e´un "animale" completamente diverso da quello del 76 e 
come tutti i superstiti, prodotto di adattamenti necessari, per competere 
nel mercato energetico globale.

Vediamo alcune cifre:
o Riserve : 77 miliardi di barili ( aumento del 400% )
o Attivi : 57,5 milioni di $
o Produzione : 3,4 milioni di barili/giorno ( aumento del 40%)
o Capacita' di raffinazione : 3,3 milioni di barili/giorno, 50% oltremare ( 
aumento del 300% )
o Volumi venduti: 4,7 milioni di barili/giorno ( aumento dell'80%)
o Impiegati: 40.000 ( 27% in meno dell'anno 1991)
o Vendite per ogni impiegato : 1, 2 milioni di $ ( secondi al mondo )
o Contributi al fisco 1999-2002 : 49 miliardi di $ ( 39% in piu' rispetto 
al periodo 1995-1998)
o Imprese operanti in Venezuela : 55 contro solo una nel 1976


La PDVSA di oggi dista molto dall'essere una miniera sfruttata sino 
all'esaurimento, come quella che il paese ricevette dalle multinazionali, 
modello al quale si pretende ritornare per paragone. Il Venezuela oggi non 
e' solo un esportatore di greggio ma anche di prodotti terminati. 
Integrandosi al mercato finale ha inoltre garantito gran parte della 
richiesta del suo greggio pesante e di prodotti speciali. La petrolchimica 
ed il carbone sono stati aggiunti poi alla sua lista di prodotti dallo 
stesso stato, nell'intenzione di risanare industrie pubbliche gestite per 
anni inadeguatamente. Il gas naturale si presenta anche come una 
opportunita' per il futuro.

Pensiamo per un momento che cosa succederebbe se tornassimo alla PDVSA del 
76 ed al contributo fiscale che i " critici attuali " rimpiangono (80% 
delle entrate dell' esportazione). Da dove si potrebbe "attingere" per gli 
investimenti (circa 2.000 milioni di $ annuali) per compensare il crescente 
declino della produzione e per la crescita? Da dove verrebbero i fondi per 
l'esplorazione? O per gli investimenti necessari per una moderna 
raffineria? O per il sussidio dei circa 900 milioni di dollari per il 
mercato interno? E per gli investimenti per lo sviluppo del gas (10.000 
milioni di $) nei prossimi 6 anni? E per la compensazione dell'extra-costo 
della spesa di importazioni del Venezuela? E per la copertura della 
morosita' di industrie come CADAFE (energia elettrica), CVG (Corporación 
Venezolana de Guayana), le forze armate, o altri enti statali? Da dove si 
potrebbero finanziare i costi per coprire la mancanza di reintegrazione dei 
crediti fiscali?

In definitiva l'anno 1976 e' un anno che dobbiamo ricordare come un 
successo storico, ma la PDVSA del 76 e la sua struttura finanziaria sono un 
brutto ricordo del quale dobbiamo trarre lezione per non ripetere gli 
eccessi redditieri del passato.

I costi senza dubbio sono aumentati, l'inflazione, la sovra-valutazione 
della moneta locale, i contratti collettivi firmati per convenienza 
politica, l'esaurimento dei giacimenti, il greggio piu' pesante, i continui 
tira-molla della politica petrolifera (perdita di 500 milioni/barili/giorno 
di capacita' in 3 anni): tutto cio' si nasconde dietro la semplificazione 
di una menzogna interessata.

Si accusa la direzione petrolifera di voler privatizzare il petrolio.
Questa e' poi una accusa curiosa perche' viene fatta da un governo che ha 
messo in atto legislazioni (LOHG Legge organica d'idrocarburi e gas) che 
legalizzano la partecipazione privata del petrolio e del gas in condizioni 
molto piu' liberali della legge della nazionalizzazione dell'anno 1975. 
Legislazione tra l'altro che e' uno dei punti in cui oggi i due gruppi 
alleati contro PDVSA, divergono acerrimamente.

Tutto questo non vuole dire che cio' che PDVSA ha fatto negli ultimi 26 
anni ha avuto sempre risultati positivi. Non siamo che esseri umani 
comunque, e certamente saranno stati compiuti errori. Ci sono ad esempio 
trattative importanti che debbono essere "ripensate" o ristrutturate, ci 
sono costi da ridurre, mercati da conquistare o da abbandonare. Questo e' 
in fondo il ruolo di coloro ai quali tocca la responsabilita' della 
conduzione di una industria, ed e' il ruolo per il quale e' necessario il 
migliore talento della nazione.

Questi progetti diffamatori sono una specie di "autosuicidio" come direbbe 
colui che tanto fingono di disprezzare ma che tanto emulano (lo stesso 
Chavez, n.d.t.). Quando il governo ed i suoi collaboratori attaccano PDVSA 
ed i suoi lavoratori, omettono di ricordare che negli ultimi ventisei anni, 
il governo ed il presidente della repubblica hanno nominato tutti i 
consigli direttivi responsabili del managment industriale di PDVSA (cinque 
negli ultimi quattro anni) attraverso il ministero dell'energia. Il governo 
e' stato il responsabile della politica petrolifera del paese ed e' l'unico 
responsabile di fronte al paese come unico rappresentante di tutti gli 
investimenti e preventivi di spese di PDVSA in Venezuela come all'estero, 
in quanto unico azionista. Ci si potrebbe domandare che cosa stanno facendo 
questi funzionari pubblici che oggi dirigono il coro dei diffamatori? Oltre 
il ruolo di azionista , lo stato, attraverso il Seniat (organismo 
regolatore e recettore delle tasse ) , l'organismo che controlla le finanze 
(Contraloría General ), il ministero delle finanze, il ministero della 
pianificazione, l'assemblea nazionale (deputati) e vari altri organismi 
hanno sbarrato PDVSA con innumerevoli e anche a volte necessari meccanismi 
di controllo e di supervisione (spesso anche inefficienti ). Tenendo in 
conto, per di piu', le legislazioni LOH e LOHG, legislazioni di gare 
d'appalto, legislazioni della salvaguardia ed il resto della legislazione 
venezuelana, e' possibile affermare che PDVSA e' l'istituzione piu' 
controllata dello stato venezuelano.
Senza contare inoltre con la serie di controlli ai quali PDVSA e' 
sottoposta all'estero dagli organismi statali dei paesi dove ha effettuato 
investimenti come gli USA, la Germania, l'UK, ecc. Se il governo ammette di 
non poter controllare una industria come PDVSA come pretende amministrare 
una nazione all'alba del XXI secolo?

La soluzione che l'attuale governo oggi propone e la "pulizia" di PDVSA. 
Allora dobbiamo chiederci se questo non e' un eufemismo per trasformarla in 
una nuova CADAFE o in un nuovo Seguro Social (Fondo pensioni, sanita' , 
ecc) dove la politicizzazione ha distrutto la professionalita' dei suoi 
lavoratori a favore di un'utilita' servile alla fazione politica di turno. 
Per fare che il petrolio sia della gente ci vuole la gente del petrolio.

Cosi' vi dico: alziamo la testa e guardiamo avanti con ottimismo. Abbiamo 
un passato del quale sentirci orgogliosi e molto lavoro ancora per 
costruire il futuro, e la verita' ci assiste. Senza falsa modestia 
affrontiamo questi attacchi mossi dall'invidia e dall'ambizione.

Il 14 Dicembre del 1922 nelle vicinanze della cittadina di Cabimas, fece 
eruzione il pozzo "Los Barrosos Nr 2" che come sappiamo getto' petrolio per 
10 giorni e fu l'evento che stanzio' le basi al luogo preferenziale che il 
Venezuela occupa nel mondo petrolifero. Oggi, ottanta anni dopo, siamo 
testimoni e attori di un'altra eruzione... e anche questa cambiera' la 
storia del nostro paese.

Luis Pacheco


Note di traduzione:
[1] PDVSA: Petroleos de Venezuela, societa' proprieta' dello stato 
venezuelano. Nel 1975 il petrolio e' stato nazionalizzato, cio' comporta 
che da allora il Venezuela ha assoluta potesta' relativamente 
all'estrazione, la raffinazione ed il trasporto di idrocarburi in tutto il 
territorio nazionale.
[2] Giovedi' 20 febbraio '03: Il presidente della Cofindustria 
(Fedecamaras) e' arrestato sotto l'accusa di "tradimento alla nazione" per 
aver organizzato lo sciopero generale di protesta dei mesi scorsi. Si teme 
che nei prossimi giorni sia anche arrestato Carlos Ortega, il presidente 
della CTV (il piu' grande sindacato venezuelano).
[3] Dal 02 dicembre '02 al 02 febbraio '03 c'e' stato uno sciopero generale 
nel Venezuela. Ad appoggiare questa manifestazione sociale organizzazioni 
dei commercianti ed imprenditori, ma anche la CTV, il sindacato piu' 
importante del paese, cosi' come svariate organizzazioni politiche, civili, 
governative e non, e persino un gruppo di militari dichiaratisi in 
dissidenza civica. L'obiettivo: la richiesta di un processo elettorale al 
piu' presto possibile.