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Comunicato stampa: Pax Christi: le Chiese invitino all ’obiezione di coscienza







Comunicato stampa

Pax Christi: le Chiese invitino all’obiezione di coscienza



10 marzo 2003 – 11,05



“Speriamo di non dover mai pervenire a quel momento che vedrebbe la 
coscienza e la fede contrapporsi alle decisioni dei propri governanti.” 
È il passo saliente che si ritrova nel documento diffuso questa mattina 
dalla sezione italiana di Pax Christi, movimento cattolico 
internazionale per la pace. E’ un chiaro invito all’obiezione di 
coscienza. Ancora di più: nel documento si chiede che l’invito venga 
rivolto dalle Chiese (nel senso dei suoi rappresentanti) e che lo 
destinino ai  militari e ai lavoratori che possono essere implicati in 
ruolo di supporto alle operazioni militari.

Tutto il documento è improntato alla speranza che si possa evitare il 
conflitto armato anche grazie alla diffusione che l’opposizione alla 
guerra sta conoscendo. “Nel digiuno e nella preghiera abbiamo 
ringraziato Dio di aver posto parole e gesti di profezia e di parresia 
(franchezza) nel cuore stesso della Chiesa, – prosegue il documento - 
sulle labbra del Pontefice (costruttore di ponti) e di tante donne e 
uomini che nel mondo si professano credenti. Anche l’incessante azione 
diplomatica della Santa Sede ci appare oggi come un segno grandioso di 
resistenza al male della guerra e di annuncio del Vangelo della pace”.

Di seguito il testo integrale.



Contatti: Tonio Dell’Olio 055-2020375



Non siamo né rassegnati, né pessimisti rispetto alla soluzione della 
crisi irachena e vogliamo gridarlo con la fierezza che nasce in noi 
dalla forza della speranza.

Troppo sbrigativamente i signori della guerra avevano pensato che la 
macchina del consenso e della propaganda avrebbe dato risultati certi e 
che non ci sarebbe stato spazio alcuno per le utopie dei costruttori di 
pace.

Quando lo scorso mese di agosto proponevamo l’Appello “Fermiamo la 
macchia della guerra” in cui chiedevamo ai vescovi italiani di unirsi 
alla nostra richiesta di pace rivolta al Governo e al Parlamento del 
nostro Paese, forse nemmeno noi contavamo su una tale diffusione della 
sensibilità a favore della pace.

Le tante prese di posizione di vescovi e di comunità cristiane, così 
come le bandiere dai balconi e le manifestazioni del 15 febbraio 
scorso, ci indicano con evidenza che la speranza della pace ha superato 
persino le nostre utopie, che il desiderio di pace ha contagiato di più 
del virus della guerra e che l’arcobaleno avvolge di colori milioni di 
persone. Questo conduce molti uomini delle istituzioni ad affermare 
che: “Non si può fare la guerra in queste condizioni!”. Siamo convinti 
che questo fremito di speranza che ora preoccupa l’amministrazione 
americana e quanti ne sostengono la volontà di dominio, domani potrà 
essere consapevolmente condiviso da questi come da coloro che tramano 
per seminare terrore e morte. La brezza della pace e non la tempesta 
della guerra piegherà la tirannia in tutte le sue espressioni di 
violenza. Nel digiuno e nella preghiera abbiamo ringraziato Dio di aver 
posto parole e gesti di profezia e di parresia (franchezza) nel cuore 
stesso della Chiesa, sulle labbra del Pontefice (costruttore di ponti) 
e di tante donne e uomini che nel mondo si professano credenti. Anche 
l’incessante azione diplomatica della Santa Sede ci appare oggi come un 
segno grandioso di resistenza al male della guerra e di annuncio del 
Vangelo della pace.

Se mai i passi della comunità internazionale dovessero raggiungere 
l’orlo del precipizio, chiediamo sin da ora che le Chiese non esitino 
ad invitare ad una corale obiezione di coscienza. A ogni donna e uomo 
di buona volontà venga autorevolmente rivolto l’appello a non offrire 
sostegno e collaborazione alla guerra con le armi o con il proprio 
lavoro. Guardiamo a questa scelta come all’estrema forma di resistenza 
di fronte alla guerra che è stata opportunamente definita “crimine 
organizzato”. Speriamo di non dover mai pervenire a quel momento che 
vedrebbe la coscienza e la fede contrapporsi alle decisioni dei propri 
governanti.

A quanti in questi mesi hanno organizzato e partecipato a forme di 
manifestazione e di protesta contro la violenza del terrorismo e della 
guerra, vogliamo far giungere il nostro incoraggiamento a continuare ad 
osare la pace. Conosciamo il prezzo della responsabilità personale che 
bisogna essere disposti a pagare, sappiamo quale sapore amaro hanno 
l’incomprensione, la strumentalizzazione e la derisione… ma a tutti 
chiediamo di continuare a far lievitare la speranza con questi gesti.

Sempre vi siano parole e segni capaci di dire NO alla guerra senza SE e 
senza MA con gli ideali e gli strumenti di una nonviolenza senza SE e 
senza MA.



Pax Christi Italia