[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

La nonviolenza e' in cammino. 359



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO



Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it



Numero 359 del 19 settembre 2002



Sommario di questo numero:

1. Farid Adly, obiezione di coscienza contro le impronte digitali

2. Comboniani: la pace e' nelle nostre mani. Noi proponiamo

3. Una intervista a Francuccio Gesualdi

4. "Femmis", fermiamo le pietre dell'ipocrisia

5. Seminario della Rete Lilliput sulla nonviolenza il 27-29 settembre

6. Associazioni pacifiste israeliane e palestinesi

7. Marina Forti, le parole di Johannesburg

8. Franca Ongaro Basaglia, la presunzione e l'imprevedibile

9. Elias Canetti, un attimo

10. Letture: AA. VV., Lexicon. Dizionario dei teologi

11. Letture: Angela Ales Bello, Edith Stein

12. Letture: Catherine Clement, Gandhi. "Grande anima" della liberta'

13. Letture: Michael Hardt, Antonio Negri, Impero

14. Riletture: Bernard Crick, George Orwell

15. Riletture: Edoarda Masi, cento trame di capolavori della letteratura cinese

16. Riletture: Simone Petrement, La vita di Simone Weil

17. Riletture: Robert Scholes, Robert Kellogg, La natura della narrativa

18. La "Carta" del Movimento Nonviolento

19. Per saperne di piu'



1. DIGNITA'. FARID ADLY: OBIEZIONE DI COSCIENZA CONTRO LE IMPRONTE DIGITALI

[L'autore di questa limpida e coraggiosa lettera aperta al Presidente della
Repubblica, Farid Adly, direttore dell'agenzia di stampa "Anbamed. Notizie
dal Mediterraneo", e' un illustre giornalista che vive in Italia da 36 anni
e che ha dei meriti grandi: per la sua attivita' di informazione onesta, di
difesa intransigente dei diritti umani, di promozione della cultura e della
solidarieta', di affermazione della civile convivenza e della pace. Se
l'Italia fosse un paese decente Farid Adly verrebbe insignito di onori, e
lo stato italiano gli esprimerebbe la pubblica gratitudine; invece una
legge del governo in carica vorrebbe imporgli l'umiliazione di strappargli
le impronte digitali, di imbrattargli le mani, di trattarlo alla stregua di
un malfattore.

E Farid Adly si oppone, e noi che godiamo ancora di tanti privilegi
dobbiamo essergli vicino, a lui come alle innumerevoli sorelle e agli
innumerevoli fratelli che stanno subendo la ferocia dei razzisti al potere
in Italia. E dobbiamo fare quanto in nostro potere perche' questa legge sia
abrogata, perche' cada il governo della ferocia, perche' nel nostro paese
sia rispettata la dignita' umana di tutti gli esseri umani, perche' cessi
la strage degli innocenti in corso.

Per contattare Farid Adly, esprimergli solidarieta', promuovere incontri e
iniziative, si possono utilizzare i seguenti recapiti: via Nettuno 1, 98070
Acquedolci (Me), tel. 0941730053, fax: 0941730114, cell. 3398599708,
e-mail: anbamed@katamail.com]

Signor Presidente della Repubblica,

oggi 10 settembre 2002 entra in vigore la legge 30 luglio 2002, n. 189
"Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo", meglio
conosciuta come legge Bossi-Fini.

E' una legge discriminatoria e xenofoba, che non fa onore all'Italia.

Molti stranieri, durante il mese di luglio, hanno sperato che Lei non la
firmasse.

Cosi' non e' stato. Lei l'ha firmata il 30 di quel mese, dando via all'iter
per la sua applicazione. I nostri appelli non l'hanno convinta.

In questa legge trovo odioso, signor Presidente, l'imposizione della presa
delle impronte digitali a tutti gli immigrati presso i commissariati di
polizia, per una forma di schedatura criminale (art. 5, comma 2-bis).
Questa pratica mi offende e offende centinaia di migliaia di onesti
lavoratori, che sono venuti in Italia per guadagnarsi il pane quotidiano.
Ad una parte politica, questa legge serve per dare l'immagine di sicurezza
all'opinione pubblica. E' giusto garantire sicurezza ai cittadini; ma non
una parvenza di sicurezza di carta e per di piu' immaginaria.

Questa legge, signor Presidente, creera' piu' clandestini. Probabilmente e'
quello che serve a quei politici dalla demagogia straboccante. Molti
"leader" hanno fatto la loro fortuna politica sparando slogan razzisti e
xenofobi e, adesso, hanno bisogno dei clandestini per continuare ad avere
una legittimita' politica. I clandestini non potranno mai scioperare, non
chiederanno aumenti salariali, non alzeranno mai la testa e serviranno per
ricattare i lavoratori italiani che lavorano in nero. Prendere le impronte
digitali agli stranieri rafforza nell'opinione pubblica l'idea "immigrati
uguale criminalita'". Anche Lei sa che e' un'equazione falsa e pretestuosa.

All'Italia non serve una legge simile.

L'immagine dell'Italia ne sara' offuscata, paragonabile ad un regime
militarista sudamericano. Una tale discriminazione tra cittadini italiani e
soggiornanti stranieri sara' sottoposta all'attenzione degli organismi
internazionali, dell'ONU e della stessa UE, che operano contro il razzismo
e la xenofobia. Si e' detto che le impronte verranno prese a tutti gli
italiani sulla nuova carta di identita'. Ma non e' la stessa cosa, signor
Presidente. Agli stranieri si impone una schedatura criminale presso le
questure, ai cittadini italiani si chiede di apporre un'impronta sul
documento, una sorta di firma per l'identificazione legale.

Agli stranieri, le impronte digitali si prendono gia', in applicazione
delle leggi vigenti, per i clandestini, per chi compie reati e per chi e'
senza documenti di identita'. Non c'e' nessuna giustificazione di sicurezza
che impone la presa delle impronte digitali a tutti gli stranieri
richiedenti il permesso di soggiorno. Se la mia identita' e' certa da
documenti comprovati da dichiarazioni delle autorita' consolari del mio
governo a che cosa serve prendere le mie impronte digitali, visto che non
ho compiuto nessun crimine? E' una punizione gratuita contro chi proviene
da un paese povero del Sud del mondo. I ministri, che hanno redatto il
testo di legge, hanno capito che non sarebbe stato possibile chiedere le
impronte ad un militare statunitense soggiornante in Italia oppure ad un
ricco cittadino svizzero o giapponese; nella versione originale, infatti,
non hanno utilizzato il termine "stranieri dei paesi extra UE", ma "non
appartenenti ai paesi OCSE". Ecco una doppia discriminazione che rasenta il
razzismo. "Tu straniero bianco e ricco, non ti prendo le impronte; voi
neri, gialli, olivastri e poveri, avanti, le dieci dita nell'inchiostro!".
No, una discriminazione cosi' non e' ammissibile.

Ma non conviene all'Italia anche per altre ragioni, economiche soprattutto.
Pensi, per esempio, alle complicazioni che incontrera' il lavoro italiano
all'estero. Se la vostra polizia prendesse le impronte digitali ai
diplomatici sauditi o agli uomini d'affari sudafricani, anche quegli Stati,
in rispetto del principio di reciprocita', farebbero altrettanto con i
lavoratori e gli uomini d'affari italiani che operano da loro.

Per tutte queste ragioni, signor Presidente, io non ci sto.

Sono 36 anni che vivo in Italia, sono sposato con una cittadina italiana ed
ho figli italiani, e non ho mai vissuto un giorno senza permesso di
soggiorno. Io, oggi, dichiaro l'obiezione di coscienza. Non daro'
spontaneamente le mie impronte digitali quando presentero' la richiesta di
rinnovo del permesso di soggiorno. Saro' catalogato, allora, come
clandestino ed i poliziotti dovranno venire ad arrestarmi con la forza per
prendere le mie impronte digitali o per espellermi dal territorio italiano.

So di molti altri stranieri che hanno deciso di fare altrettanto.

In questo modo avrete tolto molti agenti al loro lavoro di lotta contro il
crimine, per perseguitare onesti cittadini e non avrete fatto, sicuramente,
un bene per il vostro paese e per la sicurezza dei cittadini.

Cordialmente,

Farid Adly

direttore "Anbamed, notizie dal Mediterraneo"



2. DOCUMENTI. COMBONIANI: LA PACE E' NELLE NOSTRE MANI. NOI PROPONIAMO

[Il testo seguente e' una dichiarazione che il Superiore Provinciale dei
Comboniani ha fatto alla conclusione della Carovana della Pace che ha
attraversato dieci citta' di tutta la penisola ed e' terminata a Bologna
domenica 15 settembre. Ringraziamo padre Ottavio Raimondo della Editrice
Missionaria Italiana (EMI, per contatti: sermis@emi.it) per avercela
inviata]

La Carovana della Pace 2002 riprende e rilancia i temi delle ingiustizie e
dei divari lungo l'asse Nord-Sud del mondo, temi gia' denunciati dal
Giubileo degli Oppressi 2000 che si era concluso con un forte appello dal
titolo "Noi ci impegniamo".

Quegli impegni, per molte associazioni ecclesiali e laiche, sono stati una
vera pista per costruire la pace tramite la difesa della dignita'
dell'uomo, la denuncia delle ingiustizie, la promozione della nonviolenza
attiva, la proposta di una vita sobria, la costituzione di piccole
comunita' alternative...

Purtroppo in questi due anni non si e' arrestata una deriva politica e
sociale che vede una crescente corsa alle armi (specialmente dopo l'11
settembre), la militarizzazione dell'economia, la frammentazione delle
comunita' e l'isolamento delle persone. Una deriva che il sistema dei mass
media - dedicato in gran parte ad intrattenere il consumatore piu' che a
informare il cittadino - tenta, e spesso riesce, a mascherare.

Le migliaia di persone e le tante esperienze territoriali di base che
questa Carovana della Pace ha incontrato, sono qui a dirci che in giro c'e'
voglia e bisogno di mettersi in gioco per cambiare questo stato di cose.
Per questo, raccogliendo le sollecitazioni delle diverse realta' locali
incontrate, facciamo delle proposte orientative.

*

1) Superare la logica della guerra e del nemico.

Dinanzi ad una logica di guerra ormai imperante, denunciamo che le guerre
programmate hanno solo una finalita' economica, funzionale ai potenti della
Terra.

Percio':

- Proponiamo di riflettere per far emergere tutte le possibili forme di
resistenza - come l'obiezione di coscienza e l'obiezione fiscale - agli
interventi armati.

- Incoraggiamo gli enti locali a dedicare parte delle loro risorse alla
diffusione di una cultura di pace e di opposizione alla guerra.

- Chiediamo alla Conferenza Episcopale Italiana di solidalizzare con il
Papa nel dichiarare, in modo inequivocabile, che "con la guerra tutto e'
perduto". Riteniamo, infatti, che la comunita' cattolica e la stessa
societa' civile abbiano bisogno di una direttiva magisteriale chiara, che
condanni la guerra che sta per cominciare e la "logica di guerra" che la
dichiara inevitabile. Noi questo bisogno lo sentiamo.

- Proponiamo a tutte le componenti della societa' civile che aspirano ad un
mondo diverso di ritirare il proprio denaro dalle banche armate, colluse
con le fabbriche che lavorano per la guerra, e di indirizzarsi verso
realta' alternative di risparmio sociale.

- Proponiamo inoltre di boicottare tutti i prodotti delle aziende
compromesse con operazioni ingiuste e lo sfruttamento dei paesi poveri e
deboli.

- Proponiamo che la comunita' cattolica, in dialogo con la societa' civile,
si impegni con maggior decisione per una legislazione sulla immigrazione
che sia rispettosa delle persone e delle famiglie immigrate, e non accetti
politiche discriminatorie nei confronti di nessuna persona che cerca
condizioni di vita piu' umane. Chiediamo a questa societa' civile di non
usare piu' la parola extracomunitario: serve a perpetuare logiche di
esclusione e a creare nemici.

- Proclamiamo forte la eguale dignita' di ogni essere umano di cui nessuno
puo' determinare il diritto di esserci o di non esserci.

- Richiamiamo alla memoria la Dichiarazione universale dei diritti umani.

*

2) Recuperare il senso della comunita'

Come popolo in cammino, in cerca di pace e giustizia, sentiamo la
necessita' di recuperare una spiritualita' profonda che ci riporti alle
radici del nostro essere, e motivi e illumini la nostra azione, perche' sia
azione di fratelli, figli dello stesso Padre. Una spiritualita' che si
sviluppa nelle comunita' e nei gruppi e conduce al recupero delle relazioni
tra le persone, con Dio e con l'ambiente.

Proponiamo, percio', che ognuno si ritagli nella giornata spazi di
silenzio, di preghiera e di riflessione sulla situazione del paese e del
mondo intero; che si costituiscano gruppi di spiritualita', riflessione e
convivialita' per migliorare i rapporti e ridare gioia e fiducia alle
persone.

Essere comunita' non e' un elemento accessorio, ma un carattere fondante di
una societa' civile organizzata che sappia ridare senso e progetto ai tanti
"dispersi" di oggi.

Proponiamo il dialogo come norma di comportamento con tutte le componenti
della societa' civile e con tutti i gruppi religiosi. No ai fondamentalismi
e agli arroccamenti sulle proprie verita'. No alle guerre di religione. Si'
al confronto, magari con l'aiuto di un saluto e di un sorriso.

Proponiamo a tutte le associazioni che vogliono costruire una societa'
fraterna e attenta agli ultimi, di incontrarsi, di condividere e di
mettersi in rete per denunciare con piu' efficacia le ingiustizie e farsi
sentire. Insieme si puo' di piu'.

*

3) Prendersi cura dell'informazione e della formazione

Il sistema dei mass media e' sempre piu' una macchina che serve a mantenere
l'opinione pubblica incatenata allo stile di vita e ai modelli di consumo
occidentali. La tivu', in particolare, fa piu' intrattenimento che
informazione. "Con questo tipo di televisione non puo' esserci nessuna
democrazia" (K. Popper).

Proponiamo, percio', ai singoli, alle famiglie e alle associazioni di
essere critici e dedicare tempo all'analisi e alla selezione dei mass
media, cosi' da poter scegliere con cognizione le fonti informative cui
attingere e da contrastare. Il digiuno televisivo, ad esempio, e' una delle
forme di lotta piu' efficaci.

Incoraggiamo le associazioni e i gruppi ad incalzare i media del loro
territorio, ad essere interlocutori delle redazioni dei giornali e delle
tivu'.

Chiediamo ai giornalisti di non lasciarsi fuorviare dalle logiche del
potere del denaro, ma di farsi invece guidare dalla ricerca della verita'.

Proponiamo che le scuole e le universita' siano luoghi di educazione alla
pace, e cioe' alla legalita', alla giustizia, alla capacita' di vivere
insieme nel rispetto delle differenze.

Chiediamo, percio', agli insegnanti e ai responsabili degli istituti
scolastici di riflettere sulle loro responsabilita' e di non lasciarsi
appiattire nei valori, accontentandosi semplicemente di servire il sistema
del momento.

*

Infine vogliamo ricordare:

- alla nostra Chiesa che Gesu' e' la vera pace e il suo vangelo non ammette
la guerra;

- a tutta la societa' che la strada da seguire e' quella della nonviolenza
impegnata, presente, attiva, lucida e informata.

Allora la fraternita' sara' piu' importante del guadagno.

Allora la pace non sara' piu' una utopia.



3. GLOBALIZZAZIONE. UNA INTERVISTA A FRANCUCCIO GESUALDI

[Francuccio Gesualdi, gia' allievo di don Milani a Barbiana, e'
responsabile del Centro Nuovo Modello di Sviluppo (per contatti:
coord@cnms.it). Questa intervista e' stata messa in rete dall'associazione
"Tatavasco" (per contatti: info@tatavasco.it), essa e' un estratto
dell'intervista pubblicata nel libro di D. Demichelis, A. Ferrari, R.
Masto, L. Scalettari, No global, gli inganni della globalizzazione sulla
poverta' sull'ambiente e sul debito, edito da Zelig. Approfondimenti sono
consultabili sul sito: www.tatavasco.it/boycott/frame.htm. Ringraziamo
l'infaticabile Daniele Barbieri (per contatti: hortybluett@libero.it) per
averci inviato il testo]

Domanda: Come potremmo definire il fenomeno che va sotto il nome di
globalizzazione?

Risposta: Il mondo e' stato trasformato in un unico grande mercato, perche'
questo fa comodo alle multinazionali. Hanno spinto per avere un mondo senza
barriere doganali, dove le merci possono girare liberamente: un mercato
aperto a livello mondiale. Questa dinamica ha trascinato con se' anche la
globalizzazione della produzione. Peccato che 35 anni di neocolonizzazione
hanno lasciato fuori dal mercato la maggior parte della popolazione
mondiale.

D.: Perche' una cosi' forte accelerazione della globalizzazione in questi
ultimi anni?

R.: Perche' la scoperta di poter produrre ribassando i costi ha innescato
la corsa a cercare partner nel Sud del mondo. L'obiettivo e' avere a
disposizione manodopera a basso costo, e, diciamo cosi', avere fabbriche
dove non ci sono vincoli legislativi a tutela dei lavoratori. La formula
utilizzata e' quella del subappalto: le imprese occidentali non si
impegnano direttamente in quei Paesi, ma preferiscono trovare partner
locali che producano cio' che a loro serve. Finito il contratto, finito il
rapporto. Cosi' la multinazionale conserva la totale liberta' di azione. La
popolazione del Sud del mondo accetta di lavorare in qualsiasi condizione
per la poverta' in cui e' stata scaraventata.

D.: La sua valutazione del fenomeno e' completamente negativa?

R.: Si', il motivo che spinge le imprese a delocalizzare la produzione e'
unicamente la ricerca di costi di lavoro piu' bassi. Tanto e' vero che il
subappalto e' cominciato in paesi come la Corea del Sud e Taiwan, quando
c'erano regimi fortemente autoritari. Quando si e' rafforzato il movimento
sindacale, e' finita la convenienza e la produzione si e' spostata in Cina,
Indonesia o Thailandia. Le scarpe che mettiamo ai piedi sono spesso
prodotte da operai cinesi o indonesiani che a loro volta producono in
fabbriche di imprenditori coreani o di Hong Kong. Il famoso episodio che
coinvolse la Chicco, nel 1993, e' tipico: la fabbrica dove morirono 87
lavoratrici in Cina era di un padrone di Hong Kong che aveva con la Chicco
un contratto di appalto. Quella tragedia ha portato un recente accordo
della Chicco con il sindacato. Per l'azienda il problema era archiviato:
siamo stati noi, organizzando la campagna di sensibilizzazione, che abbiamo
spinto l'azienda a voler risolvere questa vicenda che le provocava un danno
d'immagine... con un accordo che la impegna al rispetto dei diritti umani e
sindacali fondamentali. Purtroppo le multinazionali continuano a ragionare
in termini di profitto, senza talvolta nemmeno guardare al valore della
vita. L'esito di questa storia, tuttavia, conferma che l'opinione pubblica
ha un grosso potere di pressione, anche solo spedendo qualche migliaio di
cartoline. Alle multinazionali tentiamo di imporre dei codici di
comportamento, anche nei confronti dei fornitori.

D.: L' accusa che muovono le imprese ai gruppi di pressione, e' di chiedere
la luna, per cui l'unico modo corretto di lavorare nel Sud del mondo
sarebbe quello del commercio equo e solidale.

R.: Io credo che, semplicemente, le aziende possano andare a produrre
all'estero a condizione che rispettino i fondamentali diritti dei
lavoratori e dell'ambiente. Non mi sembra che chiediamo la luna. La lotte
che conduciamo in Italia, e in collegamento con gruppi di altri Paesi,
puntano a ottenere questo. L'obiettivo non e' quello di indurre le imprese
che si comportano male a smettere di investire. In questo modo si provocano
danni terribili all'occupazione locale. Si deve correggere la condotta
sbagliata. Il controllo e' indubbiamente una questione delicata e
complessa, ma e' solo questione di volonta'.

D.: Su un mercato produttivo come questo, chi e' piu' corretto rischia di
essere penalizzato rispetto alla concorrenza. Come evitarlo?

R.: E' per questo che noi conduciamo la nostra lotta, ad esempio verso Nike
e Reebok, che sono i leader del loro settore. Iniziamo dalla testa. Se le
grandi aziende cambiano atteggiamento, diventa piu' facile indurre lo
stesso atteggiamento nelle piu' piccole perche' e' mutato il contesto di
tipo competitivo.

D.: Bastano le campagne di denuncia e pressione?

R.: Penso si debba lavorare in piu' direzioni. Occorre strappare alle
imprese maggiori impegni, ma anche tentare di ottenere legislazioni
nazionali nelle quali di impongano certe garanzie alle imprese che
importano dall'estero. Infine, bisogna pensare in grande: avere un progetto
alternativo a questo sistema economico, che sta dimostrando costantemente
di non essere in grado di salvaguardare la vita umana e l'ambiente. E' una
idea di globalizzazione che parte da presupposti diversi: le risorse della
Terra sono patrimonio dell' umanita', occorre un'entita' sovranazionale che
cominci a distribuirle in base ai bisogni. Oggi c'e' un miliardo e mezzo di
poveri assoluti, che non servono a nessuno. Mentre il Wto, l'Organizzazione
mondiale del Commercio, dice che occorre la liberalizzazione assoluta dei
mercati, noi diciamo che occorre partire dall'uomo e che il commercio deve
adeguarsi alle necessita' delle popolazioni.



4. APPELLI. "FEMMIS": FERMIAMO LE PIETRE DELL'IPOCRISIA

["Fermiamo le pietre dell'ipocrisia" e' una campagna lanciata da
www.femmis.org (Feminine missionary information service, il notiziario
telematico femminile delle Missionarie Comboniane) per salvare la vita di
Amina Lawal]

Fermiamo le pietre dell'ipocrisia.

Apprendiamo con stupore e sdegno la conferma della condanna a morte per
lapidazione emessa dalla corte d'appello islamica dello stato di Katsina
(Nigeria) nei confronti di Amina Lawal, accusata di adulterio.

Rifiutiamo categoricamente una sentenza che vede penalizzata brutalmente
ancora una volta la donna.

Ci appelliamo non solo alla solidarieta' femminile, ma chiamiamo in causa
gli uomini perche' si facciano protagonisti di una massiccia campagna
contro una sentenza misogina e crudele.

Consideriamo che una legge fatta da uomini per umiliare e relegare la donna
a colpevole, vittima e oggetto dell'assurda superiorita' maschile e' da
fermare.

Il nostro impegno per il riconoscimento dell'uguaglianza e dignita' della
donna passa non solo da prese di posizioni femminili, ma anche dalla
rottura del silenzio da parte degli uomini.

Chiediamo, per questo, l'adesione alla campagna "Fermiamo le pietre
dell'ipocrisia".

Uomini: questa volta tocca anche e soprattutto a voi. Fermate chi avra'
l'ipocrisia di scagliare la prima, la seconda e le altre pietre contro una
giovane donna nigeriana.

Se non vuoi essere responsabile della lapidazione di Amina, rompi il
silenzio che uccide.

Le redazioni Femmis/Raggio, tel. 0458302788 - 0458303149, sito: www.femmis.org

* Testo da inviare

Invia il testo che segue, per e.mail a nigerian.rome@iol.it oppure
embassy@nigerian.it all'Ambasciata Nigeriana in Italia e coinvolgi in
questa iniziativa il maggior numero di persone.

"A Sua Eccellenza Ambasciatore della Nigeria in Italia

Via Orazio 18, 00193 Roma

tel 066896231, fax 066832528

In forza del diritto alla vita di ogni persona e del suo potere
istituzionale, chiediamo il suo immediato intervento per fermare la
decisione di omicidio per lapidazione di Amina Lawal cittadina nigeriana.

Distinti saluti.

Firma e data"



5. INCONTRI: SEMINARIO DELLA RETE LILLIPUT SULLA NONVIOLENZA IL 27-29 SETTEMBRE

[Da Pasquale Pugliese (puglipas@interfree.it), del Movimento Nonviolento e
della Rete Lilliput, riceviamo e pubblichiamo il programma del seminario
nazionale sulla nonviolenza che si terra' a Ciampino (Roma) dal 27 al 29
settembre]

Seminario nazionale della Rete Lilliput - Gruppo di Lavoro Tematico
Nonviolenza e conflitti: "La nonviolenza: attivarsi per un mondo diverso.
Verso la costruzione dei Gruppi di Azione Nonviolenta".

Ciampino (Roma) 27, 28 e 29 settembre

* Venerdi 27: ore 21.00 tavola rotonda: "Riflessioni e pratiche di
nonviolenza per la costruzione di un mondo diverso". Partecipano: Lidia
Menapace, Monica Lanfranco (rivista Marea), Daniele Lugli (Movimento
Nonviolento), Tonio Dall'Olio (Pax Christi). Modera Roberta Ventura (nodo
lillipuziano di Roma).

* Sabato 28 mattina: ore 9.00 - 13.00 lavori assembleari, coordina
Massimiliano Pilati (referente GLT-NV); partecipano: Nanni Salio (Centro
Studi Sereno Regis), "Elementi fondamentali della politica di azione
nonviolenta"; Alberto L'Abate (Universita' di Firenze), "Esperienze di
nonviolenza nei movimenti italiani di cambiamento sociale"; Alberto
Castagnola (Tavolo Intercampagne), "Campagne per un'economia di giustizia e
prassi di nonviolenza attiva: un incontro possibile?". A seguire dibattito.

* Sabato 28 pomeriggio:

- ore 15.00 - 17.30 lavori assembleari, intervengono: Pasquale Pugliese
(referente GAN per il GLT-NV), "I Gruppi di Azione Nonviolenta: uno
strumento di azione diretta per la Rete"; Luciano Capitini (nodo e GAN di
Pesaro), "Lettura e analisi dei risultati del questionario somministrato ai
nodi". A seguire dibattito.

- Ore 17.45 - 20.00 lavori di gruppo:

- gruppo 1: "GAN: quale risorsa per le campagne lillipuziane?" coordina
Marco Forlani - Pace e dintorni;

- gruppo 2: "GAN: come attivare conflitti locali su questioni globali?"
coordina Giorgio Barazza - Gruppo Edap "Marilena Cardone";

- gruppo 3: "GAN: prima rete "di difesa popolare nonviolenta" delle
istituzioni democratiche?" coordina Roberto Tecchio;

- gruppo 4: "GAN: gruppi di appoggio ai Corpi Civili di Pace all'estero?"
coordina Lisa Clark - Beati Costruttori di Pace;

- gruppo 5: "GAN: quali percorsi di formazione?" coordina Enrico Euli -
formatore.

*

Domenica 29:

- ore 9.00 - 11.00: lavori di gruppo;

- ore 11.15: lavori assembleari, relazioni dei gruppi di lavoro;

- ore 12.30: intervento di Alex Zanotelli. Conclusioni.

*

Il seminario si svolgera' all'Ostello Casale dei Monaci che si trova a
Ciampino (Roma) in via Superga s.n.c.

Collegamenti da Roma:

- con l'auto: l'Ostello e' facilmente raggiungibile dal centro di Roma in
circa 20 minuti, percorrendo la via Appia Nuova (SS 7), uscita n. 23 del
Grande Raccordo Anulare (G.R.A.), immettersi in via dei Laghi (SS 217), poi
(superato il passaggio a livello) al Km 1,800 svoltare sulla destra in via
dell'Ospedaletto, e infine svoltare alla prima a sinistra per via Superga.

- con il treno: dalla stazione FS Roma Termini alla stazione FS di
Ciampino, con una frequenza media di 10/15 minuti (dalle 06.20 alle 00.10),
e con tempi di percorrenza di 12 minuti, attraverso la direttrici della
Ferrovia Metropolitana (FM4 e FM6) per le tratte verso Velletri, Albano
Laziale, Frascati e Frosinone-Cassino.

- con l'autobus: i servizi di bus collegano l'Ostello, sia alla stazione FS
di Ciampino con la Linea 1 dell' autolinea comunale Schiaffini; sia con la
stazione della Metropolitana Anagnina attraverso le linee per Marino,
Castel Gandolfo, Albano dell'autolinea regionale Co.Tra.L.(tel. 800431784).

Linea 1 (P.zza J. F. Kennedy/Stazione FS Ciampino; Via Superga/Ostello):

DA P.zza J. F. Kennedy: orari feriali: 06.35 - 07.40 - 09.10 - 10.30 -
11.50 - 13.10 - 14.30 - 15.50 - 17.10 - 18.30 - 20.05; orari festivi: 09.00
- 10.20 - 11.40 - 13.00 - 15.00 - 17.00.

DA Via Superga: orari feriali: 06.13 - 07.08 - 08.33 - 09.53 - 11.13 -
12.33 - 14.13 - 15.13 - 16.33 - 17.53 - 19.13; orari festivi: 08.32 - 09.42
- 11.02 - 12.22 - 14.32 - 16.17.

*

Per ulteriori informazioni: glt-nonviolenza@retelilliput.org o telefonare
al n. 3389463352



6. RIFERIMENTI. ASSOCIAZIONI PACIFISTE ISRAELIANE E PALESTINESI

[Questo elenco di associazioni pacifiste israeliane e palestinesi abbiamo
ripreso dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) che ha una
vasta e preziosa sezione di materiali e testimonianze di personalita' e
movimenti pacifisti e nonviolenti sulla e nella situazione mediorientale]

- Primo riferimento: www.nonviolenceinternational.net

- Center for Conflict Resolution and Reconciliation, Betlemme, diretto da
Noah Salameh, esponente della sezione palestinese dell'International
Fellowship of Reconciliation;

- Rapprocement Centre, Beit Sahour (Ghassan Andoni);

- Alternative Information Center, Gerusalemme (aicmail@alt-info.org ),
organizzazione mista palestinese-israeliana fondata da Jeff Halper e
Michail Warchawski, che diffonde informazioni, ricerche e analisi politiche
sulle societa' israeliana e palestinese e sul conflitto in corso, cercando
di promuovere una cooperazione "dal basso" tra i due popoli, basata sui
valori della giustizia sociale, della solidarieta' e del coinvolgimento
comunitario (www.alternativenews.org );

- Neve' Shalom / Wahat-as-Salam (Oasi di Pace), villaggio comunitario di
due popoli (israeliani e palestinesi), di tre religioni (ebrei, musulmani,
cristiani) e senza religione, fondato da Bruno Hussar, 99766 Doar-na
Shimshon; tel 00972-02-991.22.22, fax 00972-02-991.20.98;

- In Italia: Amici di Neve' Shalom / Wahat-as-Salam, c/o Mirella Sedini,
via Preda 2, 20141 Milano, tel/fax 02-76.00.56.33;

- Ta'ayush: Arab-Jewish Partnership;

- Coalition of Women for a Just Peace (raggruppamento di associazioni
pacifiste di donne ebree e palestinesi cittadine israeliane, tra cui Bat
shalom, Donne in nero, Machsom Watch, New profile...);
www.coalitionfwomen4peace.org; info@coalitionfwomen4peace.org

- Bat Shalom (donne israeliane e palestinesi); www.batshalom.org;
batshalom@netvision.net.il

Peace Child Israel (per educazione alla coesistenza Ebrei e Arabi)
pci@netvision.net.il

- Gush Shalom, associazione pacifista israeliana fondata da Uri Avnery,
www.gush-shalom.org; info@gush-shalom.org

- Yesh Gvul;

- Taay'ush (in arabo: Vivere insieme), giovani israeliani, ebrei ed arabi,
lavorano in maniera politica contro l'occupazione;

- www.btselem.org

- Dor Shalom (ONG israeliana) info@dorshalom.org.il

- Jewish-Arab-Email-Dialogue

- Parent's circle, associazione di genitori palestinesi e israeliani che
hanno perso dei figli nel corso del conflitto (www.parentscircle.israel.net
) (vedi seguente);

- Forum delle famiglie, (forse si tratta del Parent's circle, appena
indicato), associazione di genitori israeliani e palestinesi che hanno
perso dei figli in scontri armati. E' un gruppo di pressione in entrambe le
direzioni, per la pace e la riconciliazione. Vi hanno aderito finora 190
genitori israeliani e 140 genitori palestinesi. Ne descrive l'ampia
attivita' Bruno Segre nell'articolo Lacrime di pace, in Keshet, rivista di
vita e cultura ebraica, anno 1, n. 1, nov.-dic. 2001, pp. 59-62;
keshet@libero.it

- Phisicians for Human Rights (Medici per i diritti umani) spedisce medici
israeliani nei villaggi di tutta la Cisgiordania sottoposti al blocco per
mettere la loro assistenza sanitaria a disposizione degli abitanti
impossibilitati ad uscire dai posti di blocco militari. Fondata nel 1988,
associa 300 medici, con un nucleo di 40 (notizia tratta da Ha Keillah, La
Comunita', mensile ebraico torinese, febbraio 2002, p. 17);

- L'ultimo movimento nato in Israele si chiama "Settimo giorno" (lo Shabbat
ebraico, giorno di Dio dedicato al riposo dal lavoro e alla preghiera e
meditazione) e propugna il ritiro dai Territori (notizia tratta da Ha
Keillah, La Comunita', mensile ebraico torinese, aprile 2002, p. 6);

- www.holylandtrust.org "Holy Land Trust" e' un'organizzazione umanitaria
istituita nel 1996 e firmata dal Middle East Council of Churches (Consiglio
delle Chiese del Medio Oriente). Lo scopo dell'organizzazione e' quello di
rafforzare e migliorare le condizioni di vita dei bambini, delle famiglie e
delle comunita' in tutto il Medio Oriente. Questo scopo e' ottenuto
attraverso un'ampia varieta' di programmi di assistenza per lo sviluppo
delle comunita' locali e di programmi internazionali come "Journey of the
Magi" (il Viaggio dei Magi) e "Remember the Innocents" (Ricordo degli
Innocenti). E' in inglese, ma e' davvero molto molto interessante.



7. INFORMAZIONE. MARINA FORTI: LE PAROLE DI JOHANNESBURG

[Questo articolo di Marina Forti e' apparso sul quotidiano "Il manifesto"
del 10 settembre 2002]

Il Vertice di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile non sara' ricordato
come una pietra miliare nelle politiche globali per l'ambiente e lo
sviluppo. I veri temi di negoziato (o conflitto) politico, formale o dietro
le quinte, sono stati il commercio mondiale, i sussidi agricoli, gli aiuti
e investimenti. I cinque "temi chiave" all'ordine del giorno - acqua,
energia, agricoltura, biodiversita', salute - sembrano persi nella vaghezza
delle parole. A riflettori spenti dunque vale la pena di fare un piccolo
consuntivo delle decisioni prese dai circa 190 governi rappresentati a
Johannesburg.

* Acqua e igiene pubblica: e' l'unico caso in cui il "Piano d'azione"
afferma un impegno e una data precisa: dimezzare il numero di persone senza
accesso all'acqua potabile entro il 2015 (oggi le Nazioni Unite stimano che
circa 2 miliardi di persone al mondo non abbiano acqua potabile). E' un
puro impegno di principio (come quello di dimezzare il numero di persone
che hanno fame, preso alla Fao nel 1996 e reiterato nel giugno scorso senza
che sia cambiato molto nel frattempo). Il Piano d'azione non affronta il
problema della gestione delle fonti d'acqua. Fioccano invece le iniziative
volontarie: gli Stati Uniti hanno promesso 970 milioni di dollari in 3 anni
in progetti per l'acqua, l'Unione europea lancia un'iniziativa "Acqua per
la vita" in Africa e Asia, la Banca di Sviluppo Asiatico dara' 500 milioni
di dollari in crediti agevolati.

* Energia. E' forse il piu' grande buco nero del Vertice di Johannesburg.
Ci si aspettava un impegno preciso per la promozione di fonti d'energia
rinnovabili. Sul tavolo era la proposta (sostenuta dal'Unione Europea) di
introdurre una certa quota (il 10%) trarre d'energia primaria da fonti
rinnovabili entro il 2010: ma poi l'Europa ha ceduto al "fronte del
petrolio" guidato dagli Usa, il Piano d'azione contiene solo un vago
appello a fare di piu' - con una definizione di "rinnovabili" che chiama in
causa l'idroelettrico, cioe' le grandi dighe. Altrettanto vago e' l'appello
a eliminare, "dove appropriato", i sussidi energetici dannosi all'ambiente
(sui combustibili fossili). Fioccano invece le "iniziative volontarie".
L'azienda elettrica sudafricana Eskom ha annunciato partnerships (cioe'
investimenti) nei paesi vicini, sotto il grande ombrello della Nepad (Nuova
partnership per lo sviluppo dell'Africa, il progetto guidato dal Sudafrica
di convogliare investimenti diretti stranieri per modernizzare le
insfrastrutture africane).

* Salute. Anche qui c'e' una data: entro il 2020 bisognera' "minimizzare
gli effetti avversi" delle sostanze chimiche tossiche. Difficile spacciarlo
per un passo avanti: e' una formula molto piu' debole di trattati
internazionali gia' esistenti e in vigore sul controllo di sostanze
tossiche. L'Aids e' stato nominato molto, ma non ci sono impegni a rendere
accessibili i farmaci antiretrovirali. Gli Stati Uniti hanno promesso di
spendere 2,3 miliardi di dollari nel 2003 in progetti per la salute - parte
di quei soldi erano gia' stati promessi al Global Fund, quello varato
durante il G8 del luglio 2001 a Genova a mai davvero decollato.

* Agricoltura. Un altro buco nero. E' stato deciso che i progetti per
combattere la desertificazione e in genere per la sicurezza alimentare
saranno tra le priorita' del Gef, il Fondo globale per l'ambiente (gestito
dalla Banca Mondiale) che dopo il vertice della Terra del 1992 deve
finanziare progetti di "sviluppo sostenibile" (alla vigilia del vertice di
Johannesburg il Gef e' stato rifinanziato per 2,9 miliardi di dollari in
quattro anni).

* Biodiversita'. Solo dichiarazioni di principio: i governi si impegnano a
ridurre la perdita di biodiversita' "entro il 2010", ripristinare gli stock
di pesce entro il 2015, varare aree protette marine entro il 2012. Unica
consolazione: alla fine sono stati riaffermati il principio della
"responsabilita' comune e differenziate" degli stati e il "principio
precauzionale". La Dichiarazione politica parla anche di
"multilateralismo". C'e' chi dice che con i tempi che corrono nella
politica mondiale non si poteva sperare di piu'.



8. MAESTRE. FRANCA ONGARO BASAGLIA: LA PRESUNZIONE E L'IMPREVEDIBILE

[Da Franca Ongaro Basaglia, "Tutela, diritti e disuguaglianza dei bisogni",
in Maria Grazia Giannichedda, Franca Ongaro Basaglia (a cura di),
Psichiatria, tossicodipendenze, perizia, Angeli, Milano 1987, p. 44. Franca
Ongaro Basaglia, intellettuale di straordinario impegno civile, insieme al
marito Franco Basaglia  stata, ed  tuttora, tra i protagonisti del
movimento di psichiatria democratica Opere di Franca Ongaro Basaglia: tra i
suoi libri segnaliamo particolarmente: Salute/malattia, Einaudi; Manicomio
perchŽ?, Emme Edizioni; Una voce: riflessioni sulla donna, Il Saggiatore;
in collaborazione con Franco Basaglia ha scritto La maggioranza deviante,
Crimini di pace, Morire di classe, tutti presso Einaudi; ha collaborato
anche a Lâistituzione negata e Che cos⏠la psichiatria e a molti altri
volumi collettivi. Ha curato lâedizione degli Scritti di Franco Basaglia]

La presunzione, che ci proviene dal tipo di razionalita' su cui si fonda la
nostra cultura, di poter prevedere, prevenire e controllare tutto; mentre
esiste il dramma delle domande che la follia ci pone e alle quali non
abbiamo ancora trovato risposta; cosi' come dovrebbe esistere
l'accettazione del rischio dell'imprevedibile - presente in ogni individuo
e non solo nel malato o nel deviante - come primo momento di emancipazione
e di reciprocita' nel rapporto.



9. MAESTRI. ELIAS CANETTI: UN ATTIMO

[Da Elias Canetti, La tortura delle mosche, Adelphi, Milano 1993, p. 158.
Elias Canetti  nato nel 1905 a Rustschuk (nel sud dellâimpero
austro-ungarico, oggi in Bulgaria); ha vissuto a Manchester, a Vienna, a
Zurigo, a Francoforte, Parigi, Londra, ed ha molto viaggiato. Nel 1981
ottiene il Premio Nobel per la letteratura. Eâ scomparso nel 1994. Per
lâintera sua vita ha denunciato la morte e il potere che uccide. Opere di
Elias Canetti: fondamentali sono lâampio trattato Massa e potere,
lâautobiografia in pi volumi, la raccolta di saggi La coscienza delle
parole. In italiano le opere di Canetti sono apparse presso diversi
editori, Adelphi ha in corso la pubblicazione delle opere complete;
unâedizione delle Opere in due volumi  apparsa presso Bompiani. Opere su
Elias Canetti: Matteo Galli, Invito alla lettura di Canetti, Mursia, Milano
1986]

Resta un attimo, dicono, e vanno a prendere il boia.



10. LETTURE. AA. VV.: LEXICON. DIZIONARIO DEI TEOLOGI

AA. VV., Lexicon. Dizionario dei teologi, Piemme, Casale Monferrato (Al)
1998, pp. 1.422, lire 120.000. Un utile strumento, 2.000 sintetici profili
di teologi cristiani e di pensatori di varie culture e tradizioni che hanno
contribuito alla formulazione e allo sviluppo dei concetti teologici. Molte
voci sono perspicue (altre purtroppo insoddisfacenti). E' nella natura di
questo genere di opere, per quanto ampie, di dar luogo a dimenticanze
sorprendenti. Qui mancano ad esempio figure la cui assenza spicca: da Aldo
Capitini a Sergio Quinzio, da Rosino Gibellini ad Adriana Zarri, da Enrico
Chiavacci a Giulio Girardi, per dire i primi che ci vengono in mente degli
italiani del nostro tempo; e molte teologhe femministe, e addirittura Lev
Tolstoj. In una seconda edizione (che auspicheremmo tempestiva ed
economicamente piu' accessibile) sara' possibile migliorare notevolmente
l'opera, che resta comunque meritoria.



11. LETTURE. ANGELA ALES BELLO: EDITH STEIN

Angela Ales Bello, Edith Stein, Piemme, Casale Monferrato (Al) 2000, pp.
156, euro 10,33. Un agile profilo della grande pensatrice assassinata ad
Auschwitz, scritto da una delle maggiori studiose del suo pensiero.



12. LETTURE. CATHERINE CLEMENT: GANDHI. "GRANDE ANIMA" DELLA LIBERTA'

Catherine Clement, Gandhi. "Grande anima" della liberta', Electa/Gallimard,
Trieste 1998, pp. 176, lire 22.000. Un agile profilo con ricchissimo
apparato iconografico.



13. LETTURE. MICHAEL HARDT, ANTONIO NEGRI: IMPERO

Michael Hardt, Antonio Negri, Impero, Rizzoli, Milano 2000, pp. 458, euro
20. Un libro di ricerca; le ipotesi che propone sono interessanti e
discutibili, e certe formulazioni sono piu' brillanti che persuasive. Ma
resta una utile lettura.



14. RILETTURE. BERNARD CRICK: GEORGE ORWELL

Bernard Crick, George Orwell, Il Mulino, Bologna 1991, pp. 758, lire
65.000. Monumentale, fondamentale biografia dell'autore di Omaggio alla
Catalogna e 1984.



15. RILETTURE. EDOARDA MASI: CENTO TRAME DI CAPOLAVORI DELLA LETTERATURA CINESE

Edoarda Masi, Cento trame di capolavori della letteratura cinese, Rizzoli,
Milano 1991, pp. 480. Il titolo non rende giustizia al libro, c'e' quello e
c'e' moltissimo altro; non e' solo una sorta di storia della cultura cinese
e una raccolta di saggi di grande penetrazione ermeneutica, ma e' anche una
miniera di occasioni di riflessione morale; l'acutezza, la passione, il
rigore dell'autrice sono del resto pressoche' proverbiali.



16. RILETTURE. SIMONE PETREMENT: LA VITA DI SIMONE WEIL

Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994, pp. XXIV +
688. La biografia di una delle figure fondamentali del Novecento, scritta
dall'amica di un'intera vita.



17. RILETTURE. ROBERT SCHOLES, ROBERT KELLOGG: LA NATURA DELLA NARRATIVA

Robert Scholes, Robert Kellogg, La natura della narrativa, Il Mulino,
Bologna 1970, 2000, pp. X + 416, euro 14,46. Una classica analisi della
tradizione narrativa occidentale, un'utile introduzione a un ineludibile
campo di riflessioni.



18. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova
il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dellâambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dellâuomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio,
l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.



19. PER SAPERNE DI PIU'

* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org
; per contatti, la e-mail : azionenonviolenta@sis.it

* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in
Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it
; angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it

* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info@peacelink.it



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO



Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it



Numero 359 del 19 settembre 2002