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Un giorno qualunque in Via Corelli
Via Corelli: Viaggio nei Lager di Stato
18 marzo 2002. Il muro fatto di silenzio, indifferenza e omerta'
istituzionale che nasconde alla vista dei milanesi il centro di permanenza
temporanea di Via Corelli e' stato rotto dall'ingresso di una delegazione
del partito Umanista, quattro "alieni" provenienti da un altro universo,
dove (almeno a parole) vige lo stato di diritto, dove le persone possono
essere private della liberta' solo per gravi e fondati motivi, dove anche
nei luoghi di piu' grande sofferenza il volontariato e l'associazionismo
riescono a portare un filo di speranza, dove esiste un governo teoricamente
garantista e un'opposizione teoricamente attenta al disagio sociale.
Oltrepassando la sbarra di via Corelli tutta questa rete di diritti diventa
solo un ricordo sbiadito, e si entra in un mondo sconosciuto in cui gli
"alieni", per una precisa disposizione del viceprefetto Aversa, questa
volta non possono nemmeno sfiorare con lo sguardo le camerate visitate
durante i precedenti sopralluoghi, ma devono limitarsi ad un colloquio in
parlatorio con alcuni "ospiti" del centro di permanenza. A pensare male
viene da chiedersi che cosa ci sia di "inguardabile" nelle camerate, e a
pensare malissimo ci si chiede quali possano essere le altre verita'
nascoste dietro la sbarra di via Corelli. Chi ha invocato l'azione militare
sull'Afghanistan in nome di una "civilta' superiore" dove le donne non sono
costrette a coprirsi il volto, di fronte alla situazione di via Corelli
dovrebbe per coerenza sollecitare un intervento armato su Montecitorio
della Svezia o della Finlandia per adeguare i nostri standard di rispetto
dei diritti umani a quelli di questi due paesi. Franca Banti, una dei
quattro delegati del Partito Umanista autorizzati all'ingresso nel centro
di via Corelli, ci racconta la storia di una donna del Marocco con cui
hanno parlato durante la loro visita. La sua storia e' simile a quella di
tante altre ragazze rinchiuse nel centro di permanenza: un fidanzato "in
regola" che vive in Italia e l'aiuta a raggiungerlo, otto milioni per
arrivare in Italia via mare, un lavoro in nero come donna delle pulizie
(naturalmente senza permesso di soggiorno). Poi, un banale controllo e la
sbarra di via Corelli si chiude dietro la tua vita, in attesa del
rimpatrio. Il racconto di questa giornata non aggiunge nulla di nuovo al
gia' conosciuto, non ci sono scoop o notizie sensazionali, ma semplicemente
esiste una tragica normalita' che ci fa ritenere poco interessante
l'esistenza di un "carcere speciale" dove la legge non e' uguale per tutti.
E forse proprio questa indifferenza, questa apatia e questo "lasciamo
correre" sono la vera notizia, la vera emergenza, il vero scoop.
Carlo Gubitosa
c.gubitosa@peacelink.it