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Sul boicottaggio e dintorni



Riporto un'interessante riflessione scritta da Alessandro <dracula666@libero.it> a margine di una discussione, 
generata in una mailing list, sulla validità o meno di "boicottaggi mediatici" quali quello proposto per il 24 febbraio 
contro alcune reti televisive.

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From: "dracula666@libero.it" <dracula666@libero.it>
Subject: Fwd: [d_u-fg] Sul boicottaggio e dintorni
Date: 24/02/02 1.05.20

Io è una vita che non guardo la tv (se non consideriamo qualche rara 
puntata del maurizio costanzo show)!!!!
Odio la pubblicità, le sitcom, le trasmissioni farcite di fasulli 
disperati alla ricerca dell'anima gemella e di coppie scoppiate che 
recitano così male da farti venire la nausea.
Il problema però credo sia un altro.
Non è boiccottando un'azienda che risolveremo il problema del 
capitalismo e dei suoi effetti perversi sulla salute psico-fisica 
dell'uomo.
Non è schierandoci dalla parte dei buoni che guadagneremo un futuro 
migliore.
No, perché l?unico nostro nemico siamo noi stessi.
Noi tutti, che produciamo e consumiamo.
Le multinazionali, gli aspiranti berlusconiani, e le tutte forme di 
inquinamento che tanto allegramente stanno uccidendo il nostro piccolo 
e indifeso pianeta le abbiamo annaffiate con le nostre tasche e non ci 
ha costretto proprio nessuno.
Siamo noi che acquistiamo i loro prodotti, sono i nostri miliardi 
quelli che fatturano aziende e società finanziarie.
Siamo noi, con i nostri consumi, con le nostre abitudini, con le nostre 
irrinunciabili comodità, che ad aver legittimato il loro strapotere 
economico.
Ci lamentiamo dell?aria avvelenata che respiriamo in città ma non siamo 
disposti a rinunciare alla macchina o allo scooter per arrivare anche 
solo dal fornaio all?angolo.
E poi volete mettere un bel turbo-diesel con una macchina a  benzina?
Inquina di piu? ma costa molto meno.
Ci lamentiamo del livello di idiozia raggiunto da certi programmi 
(grande fratello, uomini e donne, al posto tuo e così all?infinito) ma 
li guardiamo inebetiti e infatti fanno odiens e tirano a campare.
Ci lagnamo dello spreco ma intanto abbiamo una media di 2 cellulari a 
testa, ci facciamo due docce al giorno scaricando litri di saponi e 
detersivi nelle falde acquifere che poi beviamo, ci spaventa 
l?inquinamento elettromagnetico ma abbiamo case che sembrano quartier 
generali, 2 antenne e una parabolica.
Ci scagliamo contro i fumatori (io modestamente lo sono) ma ce ne 
freghiamo degli scarichi fumogeni altamente cancerogeni della vicina 
fabbrica metallurgica (che da lavoro a un sacco di gente, non ultimo 
nostro cugino).
La verità è che loro propongono ma siamo noi a scegliere.
L?offerta segue la domanda e non viceversa.
La verità è che molti di quegli effetti collaterali ci fanno comodo, ci 
attraggono, ci lusingano.
E allora?
Bè allora, se ci sta davvero a cuore la nostra salute e quella del 
pianeta, credo ci sia un solo sistema: ritornare allo stile di vita di 
cent?anni fa.
Usare solo ciò che necessario, utile, indispensabile.
Acquistare ciò che serve.
Limitarci.
Condurre una vita semplice, essenziale.
Avete presente certi paesini del sudamerica?
Lì mangiano banane, ananas, fumano erba e dopo il lavoro si stravaccano 
intorno ad un tavolo all?aperto a mormorare frasi incomprensibili e a 
godersi il tramonto in compagnia di un sano bicchiere di mate (si 
scrive così?).
Non è boiccottando la Nike o la Buitoni che salviamo il mondo.
Eliminiamo un mostro per fare spazio ad altri cinque.
Dovremmo agire alla radice del problema, boicottando anzitutto 
la "nostra" brama di comodità e lussi, il nostro malsano egoismo, le 
nostre solide, affezionate abitudini.
E' da lì che dovremmo cominciare.
Il resto verrà da sé.
Perché noi tutti siamo davvero disposti a fare un tale passo indietro.
Non è vero?

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