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un libro sul rapporto tra Cia e fondamentalismo
Dal sito del Sole 24 Ore
John K. Cooley
Una guerra empia - La Cia e l'estremismo islamico
elèuthera
400 pagine
18,08 euro (35mila lire)
ISBN 88-85060-42-0
L'inglese ha un curioso proverbio: "The hand that rocks the cradle is the
hand that rules the world", la mano che dondola la culla è la mano che
governa il mondo. La mano che a lungo ha cullato, sostenuto e nutrito i
movimenti islamici radicali in Afghanistan e Pakistan, tra la fine degli
anni '70 e la fine degli anni '80, è stata quella della Central
Intelligence Agency, il servizio di spionaggio statunitense. Ma quella
culla a un certo punto è sfuggita dalle mani degli agenti americani. E gli
effetti di quelle scelte, funzionali a contrastare l'espansione sovietica
verso le calde acque dell'Oceano Indiano, ancora oggi stanno sono sotto gli
occhi di un Occidente sempre più atterrito.
Il vaso di Pandora fu aperto nel 1979, ancor prima dell'invasione sovietica
dell'Afghanistan, secondo quanto svela il documentatissimo libro della
elèuthera "Una guerra empia - La Cia e l estremismo islamico" di John K.
Cooley. Gli Usa iniziarono a sostenere in Afghanistan e Pakistan i
movimenti islamici radicali che si contrapponevano ai sovietici, in una
manovra di "contenimento" alla quale parteciparono Paesi satelliti quali
Egitto e Pakistan, come pure un "insospettabile", la Cina, e uno strenuo
avversario dello stesso Islam, quale Israele.
Gli agenti occidentali, non solo americani, utilizzarono un network
mondiale di contatti - dislocati dall'Asia all'Europa, con significative
presenze in Inghilterra, Francia e nell'allora Repubblica federale tedesca
- per arruolare, indottrinare, addestrare e finanziare 250mila combattenti
islamici, sciiti e sunniti, provenienti da ogni parte del mondo. Si trattò
di una "guerra per procura", il cui esito portò alla disfatta militare e al
ritiro sovietico dall'Afghanistan nel 1989. Ma quella debacle non riuscì a
chiudere la fonte di nuovi, terribili mali.
La storia "coperta" narrata da Cooley inon si ferma con la fine del
conflitto afghano-sovietico. Attraverso una mole di prove e documenti
davvero notevole, la narrazione traccia le conseguenze di quell operazione.
La vittoria dei Talebani portò alla guerra civile tra le diverse fazioni
etnico-militari in Afganistan, che ancora prosegue. La lotta per
l'affermazione di una visione radicale dell'Islam, la cui nascita risale
alla fine dell'800 nei Paesi arabi quale reazione delle elite religiose e
culturali all'occidentalizzazione forzata e alla colonizzazione, non restò
a lungo confinata nei deseerti e tra le montagne dell'Asia.
La lotta degli islamisti radicali, con forme e in momenti diversi, si è
diffusa in tutti i Paesi islamici: ha portato alla destabilizzazione della
Cecenia, alla guerra civile in Algeria, ai conflitti etnico-religiosi in
Sudan, alle lotte dei movimenti separatisti a Mindanao nelle Filippine e in
Indonesia, al rinfocolarsi di azioni terroristico-militari in Libano e ai
confini di Israele.
Il suo sanguinoso corollario è stata l'escalation di attentati
antioccidentali che negli ultimi anni hanno colpito l'Egitto, con la strage
di turisti nella Valle dei Templi di Luxor, la Russia, con l'esplosione di
edifici a Mosca, la Francia, con l'estate di sangue delle bombe di Pairigi,
il primo attentato del '93 al Trade World Center e i suoi "appena" sei
morti, l'esplosione delle ambasciate Usa in Africa, la distruzione
dell'ambasciata israeliana in Argentina. Senza dimenticare gli assalti alle
basi americane nel mdono, i rapimenti di turisti, l'utilizzo della
coltivazione del papavero e la diffusione di enormi quantitativi di droga
per finanziare la rete del terrore.
La vera nemesi dell'intervento della Cia in Afghanistan oggi sembra aver
preso l'identità e il volto di Osama Bin Laden, il saudita al centro della
ragnatela degli estremisti che per anni è stato un protetto dei servizi
segreti americani. Quegli stessi servizi che oggi gli stanno dando la
caccia quale nemico pubblico numero uno .
A dieci anni dopo dalla caduta dell'Urss, inoltre, i movimenti islamici
radicali stanno giocando un ruolo crescente anche nell'Asia centrale ex
sovietica - dove, non va dimenticato, sono dislocati missili balistici ex
sovietici a testata nucleare - e hanno già fatto capolino anche in Europa,
sia occidentale che orientale, dove si sono schierati in campo tra i
combattenti della guerra in Bosnia.
L'Occidente è rimasto a guardare. La Guerra del Golfo ha confuso per anni
l'attenzione degli analisti con un "rumore di fondo" che ha deviato
l'attenzione sul regime di Baghdad. Fino al risveglio tragico dell'11
settembre.
L'opera di Cooley, per oltre 40 anni corrispondente dal Medio Oriente e
dall Africa del Nord e attualmente in forza alla Abc News nella sede di
Atene, oltre che scrittore (tra i suoi libri "Libyan Sandstorm: Qaddafi s
Revolution" del 1981 e "Payback: America s Long War in the Middle West" del
'91), ha il pregio di ricostruire la storia recente con una grande
ricchezza di particolari e freschezza di scrittura. "Una guerra empia" è un
libro di storia che si può leggere tutto d'un fiato, quasi come un romanzo
di Tom Clancy.
La frase che chiude il libro di Cooley, pubblicato nel luglio 2000, si è
avverata come una sinistra profezia: "Il mondo continuerà a soffrire anche
nel nuovo secolo per le ripercussioni della guerra afghana del 1979-1989".
Era facile forse azzardare previsioni politico-militari-strategiche. Ma il
lavoro di Cooley ha un altro, indiscutibile merito. La storia che il
giornalista statunitense ha vissuto è raccontata in una prospettiva
analitica dei fenomeni. La prospettiva analitica sembra sfuggire alle
cancellerie occidentali, impegnate più a massimizzare nell'immediato il
ritorno politico-economico-elettorale delle proprie scelte strategiche
internazionali che a impostare un'agenda di interventi di lungo periodo.
21 settembre 2001
<mailto:nicola.borzi@ilsole24ore.com>nicola.borzi@ilsole24ore.com