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Ritiro delle ordinanze sulla cokeria di Taranto? Noi diciamo di no!
Il 12 febbraio si è tenuto presso la Regione Puglia l'incontro con i
vertici dell'Ilva, degli Enti Locali e dei sindacati per un'intesa sul
rifacimento delle batterie 3/6 della cokeria Ilva di Taranto. La vicenda
della cokeria passa ora sotto la supervisione del presidente regionale
Raffaele Fitto in qualità di commissario starordinario per l'emergenza
ambientale in Puglia.
Apparentemente sembra una buona notizia e potrebbe essere il coronamento
di una lunga lotta in cui sono stati protagonisti, oltre al Sindaco di
Taranto e alla Magistratura, anche molti cittadini e con essi le
associazioni ambientaliste.
Ma noi vogliamo andare oltre l'apparenza. Apprendiamo dalla stampa che
Riva in fondo non avrebbe fatto un grande sacrificio accettando la
soluzione indicata da Raffaele Fitto. Perché? Semplicemente perché il
presidente della Regione Puglia avrebbe accolto i desiderata
dell'Ilva. Infatti Riva, in qualità di proprietario dell'Ilva, aveva già
proposto al Sindaco di Taranto il rifacimento completo delle cokerie ma
ne aveva calendarizzato la conclusione a fine 2005. Questa proposta era
già stata rifiutata dal Consiglio Comunale di Taranto, da Sindaco e dal
suo consulente, l'ingegner Colavini, perché significava aspettare le
calende greche. Se si considera che questi tempi sono suscettibili di
ulteriori slittamenti per "ragioni tecniche" il gioco al rinvio
sarebbe garantito e assicurato. Ora questa proposta scartata lo scorso
anno riemerge oggi nelle nebbie di un negoziato dal quale - nuovamente e
non a caso - le associazioni ambientaliste sono rigorosamente escluse.
Apprendiamo dalla stampa che Riva, tirando un sospiro di sollievo, ha
rilasciato una liberatoria ed impeccabile dichiarazione: "Fitto è la
persona istituzionalmente preposta". Fonti della sua azienda
spiegano meglio: "La nostra proposta resta quella già formulata al
sindaco di Taranto il 27 aprile dell'anno scorso. Il programma è questo:
per le batterie 5/6 fine lavori nell'autunno del 2004, per la 3/4 entro
dicembre 2005".
In buona sostanza Riva vuole garantirsi la produzione a Taranto di carbon
coke in un momento in cui la cokeria di Genova-Cornigliano chiude per il
suo alto potenziale cancerogeno. Riva vuole continuare a produrre a
Taranto carbon coke e - considerando il venir meno della cokeria di
Genova-Cornigliano - non è escluso che voglia aumentare la produzione
totale di carbon coke proprio qui da noi. Non è escluso che qui da noi
giungano i "pezzi" di Cornigliano che i cittadini genovesi non
vogliono più. Chi ha la possibilità di controllare gli aspetti tecnici di
questa manovra? Noi ambientalisti certamente no in quanto siamo esclusi
dal "tavolo" barese del confronto. E voi cittadini
neppure.
Noi vogliamo sapere se le ragioni di allarme sociale relative alla salute
pubblica - quelle stesse che hanno portato il sindaco ad emettere le
ordinanze di sequestro della cokeria - siano venute meno oppure no.
Possono venire meno solo se si fermano le batterie della cokeria
incriminate e se se ne fanno di nuove con tutti i criteri di sicurezza e
a norma di legge.
Ma se si devono lasciare in funzione per altri quattro anni quelle stesse
batterie che oggi vomitano fumi cancerogeni violando ogni legge
ambientale in merito, allora noi non ci stiamo e lanciamo l'allarme. Le
batterie incriminate vanno prima femate e poi rifatte, non rifatte e poi
fermate: non accettiamo che si fermino sono quando sono pronte le
batterie nuove. E non accettiamo che per di più vengano ritirate le
ordinanze di sequestro delle batterie 3/6: perché dissequestrarle?
Possono essere dissequestrate solo a condizione che esse vengano messe
nella condizione di non violare la legge e di non nuocere alla salute dei
lavoratori e dei cittadini: ossia fermate ora, nei tempi tecnici
minimi per una manovra complessa ma non impossibile.
Se invece si intendono subordinare i tempi di rifacimento tecnico delle
batterie alle prioritarie ragioni di tutela dei profitti di Riva allora
si scriva un'apposita legge di un solo articolo - in deroga a tutta la
normativa nazionale - in cui si sancisca: "Art. 1 - In deroga alla
normativa nazionale di tutela ambientale e della salute dei cittadini, è
concesso ai proprietari dell'Ilva di Taranto di prolungare fino a
dicembre 2005 il non rispetto della detta normativa". Ovviamente ciò
richiederebbe anche la modifica dell'articolo 32 della Costituzione
("La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto
dell'individuo e interesse della collettività") e, non ultimo, anche
l'articolo 3 ("Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono
uguali davanti alla legge") in quanto non constateremmo parità
sociale fra cittadini di Taranto e cittadini di Genova se agli uni (i
tarantini) fosse dato da inalare il benzoapirene cancerogeno della
cokeria e agli altri (i genovesi) fosse invece risparmiato; come pure non
vedremmo uguaglianza di fronte alla legge se il carrozziere che
inquinasse con le sue vernici è costretto a chiudere subito mentre a Riva
fossero concessi quattro anni di proroga.
Facciamo questo discorso ovviamente e unicamente nel caso che fosse
previsto dall'attuale tavolo tecnico-istituzionale che l'Ilva di Taranto
faccia funzionare per altri quattro anni le attuali batterie incriminate
della cokeria. Ci farebbe enormemente piacere avere una smentita
del tipo: siete degli sciocchi allarmisti, è ovvio il fatto che prima le
batterie si fermano in quanto fuorilegge e poi si rifanno. Se una cosa è
fuorilegge va fermata, con i tempi tecnici strettamente necessari, ma va
fermata. Ma se le batterie cancerogene non fossero fermate - così come
chiedono le ordinanze e così come recentemente ha confermato la
Cassazione bocciando il ricorso presentato da Riva - allora ci troveremmo
di fronte ad una palese violazione della legge. Noi faremmo ricorso alla
Magistratura sia come ambientalisti sia come cittadini: sarebbe
inammissibile sganciare sui lavoratori e sulla città fumi cancerogeni per
altri quattro anni. Ma questa nostra ribellione civile in nome della
legge e della salute sarebbe fortemente indebolita se venissero ritirate
le ordinanze del sindaco, così come leggiamo sulla stampa. Per quale
ragione ritirarle? La loro ragion d'essere verrebbe meno solo una volta
bloccate le batterie cancerogene: ritirare le ordinanze prima
sarebbe solo un regalo a Riva e un danno a tutti noi.
Va inoltre chiarito inequivocabilmente se a Taranto viene spostata la
produzione della cokeria di Genova-Cornigliano: a questa scelta ci
opporremmo con tutte le nostre forze perché significherebbe aumentare il
carico inquinante già oggi insopportabile. Se il rifacimento delle
batterie fosse finalizzato ad avere un aumento complessivo della cokeria
ci troveremmo di fronte ad una beffa di proporzioni colossali. Nessuna
autorizzazione deve essere concessa ad una produzione che a Genova non
vogliono più.
Ma la nostra lotta non è solo fatta di no, è fortemente
propositiva. Vogliamo rilanciare la banca dati sull'inquinamento,
approvata lo scorso anno dal Consiglio Comunale e mai entrata in
funzione. I cittadini e i lavoratori non saranno sicuri della loro salute
finché non verranno installate delle specifiche centraline di rilevazione
delle sostanze cancerogene dentro e fuori dell'area industriale. Le
attuali centraline sono infatti dedicate all'inquinamento da
traffico e sono troppo lontane dall'area industriale. Non sono inoltre
attrezzate di strumentazione in grado di rilevare le sostanze cancerogene
più pericolose come il benzoapirene. A Genova queste centraline ci sono,
perché a Taranto no? Ma le domande non si fermano qui: è stato mai
rilevato con sistematicità il benzoapirene dal Presidio Multizonale di
Prevenzione guidato dal dottor Virtù? Se sì, perché non si rendono di
pubblica consultazione i dati? Se no, perché ciò non è stato fatto?
Se non fosse stato fatto un costante e accurato controllo delle emissioni
cancerogene nell'Ilva (e sottolineiamo il se per non apparire come
diffamatori) per ovvi motivi auspicheremmo (così come chiede il
consigliere regionale Mineo) un cambio nella dirigenza del Presidio
Multizonale di Prevenzione. Se invece è stato effettuato un costante e
accurato controllo delle emissioni cancerogene nell'Ilva auspicheremmo
che i dati venissero resi noti e inseriti nella banca dati
ambientali.
Purtroppo noi ambientalisti siamo costretti a ragionare con i
"se" e con i verbi al condizionale: queste precise
argomentazioni e queste nostre chiare domande non possiamo farle a chi
potrebbe dare risposte altrettanto chiare e precise in quanto, come
abbiamo ricordato con amarezza, siamo esclusi dal tavolo istituzionale
del confronto.
E tuttavia la piega che la vicenda sta prendendo non ci piace e vi è un
unico modo per convincerci: smentirci e rispondere alle domande che
abbiamo qui posto.
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink