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la guerra della coca - news dalla Bolivia
Caro Alessandro,
ho preparato questo scritto sulla situazione attuale qui nella nostra
zona
di Cochabamba, la piu' "calda" della Bolivia, in quanto
territorio di
coltivazione della coca.
Vedi se puo' essere interessante per il vostro sito.
Grazie e cari saluti
Anna Maria
RIESPLODE LA GUERRA DELLA COCA:
MORTI E FERITI A SACABA
Li hanno
ritrovati ieri mattina, alla fine di un sentiero polveroso, pieno di
arbusti: il sottotenente dell’esercito Marcelo Truijllo Andia, 28 anni, e
il poliziotto Antonio Gutierrez di 26, presi in ostaggio giovedi’ sera da
un gruppo di cocaleros, durante il durissimo scontro fra le forze
dell’ordine e i campesinos.
Erano stati torturati e trascinati lungo i sentieri con una corda al
collo; avevano il cranio fracassato ed erano seminudi.
Sono le
ultime vittime, in ordine di tempo, dell’ escalation di questa fase
della guerra della coca, che ormai da lungo tempo vede contrapporsi il
Governo, nel suo intento di smantellare la coltivazione e la
commercializzazione della coca nella parte eccedente il consumo interno,
e il movimento dei cocaleros, capeggiati dal deputato Evo Morales, che
non accettano limitazioni nella loro attivita’ produttiva.
A Sacaba,
cittadina a 17 chilometri da Cochabamba, sulla strada che porta al
Chapare, territorio interessato alla coltivazione massiva della coca, i
cocaleros, arrivati in massa dalla foresta, si sono impossessati,
lanciando bombe molotov e cartucce di dinamite, al grido di
“o coca o morte”, del piu’ grande mercato per la vendita della coca della
Bolivia.
Questo mercato era stato chiuso dalle forze dell’ordine, in applicazione
di un Decreto Supremo del giovane Presidente Jorge Quiroga, che vieta
appunto la vendita della coca nei mercati campesini e il suo trasporto
fuori dalle aree delimitate, decreto che, secondo la “Defensora del
Pueblo” Ana Maria Campero, sarebbe incostituzionale.
Nell’intento di liberare il mercato e di ristabilire l’ordine, fra
esplosioni, spari, lanci di lacrimogeni, di pietre e di sassi, si sono
fatte le prime due vittime fra i campesinos.
Il che ha fatto esplodere la rabbia dei dimostranti che, giovedi’
scorso, 17 gennaio, hanno bloccato per protesta la strada
Cochabamba S.Cruz de la Sierra, impedendo cosi’ la circolazione di
persone e merci nell’unica strada degna di questo nome di tutta la
Bolivia, la via che, da nord-ovest a sud-est, collega La Paz a Santa
Cruz.
Altro intervento delle forze dell’ordine, altri scontri con bombe,
dinamite, armi da fuoco.
Bilancio: 3 morti fra i campesinos e 4 fra le forze dell’ordine, una
cinquantina di feriti, alcuni in gravi condizioni, ed un numero
imprecisato di prigionieri.
Ora a
Cochabamba, citta’ capitale del Dipartimento che comprende la zona
“calda” del Chapare, si sta cercando, per l’ennesima volta, di arrivare,
con la mediazione della Chiesa Cattolica, dell’Assemblea dei Diritti
Umani, del “Defensor del Pueblo”, ad un compromesso fra Governo e
cocaleros.
Per un paio di giorni sara’ tregua, ma lunedi’, se non si troveranno
mediazioni accettabili da ambo le parti, si ricomincera’.
E’ difficile pero’ immaginare quali siano le soluzioni, e diventa sempre
piu’ difficile credere che la rivendicazione dei cocaleros rivesta un
aspetto puramente economico, visto che hanno rifiutato l’offerta del
Governo di un compenso di 200 dollari al mese per tutti i coltivatori di
coca che si fossero resi disponibili a praticare coltivazioni
alternative.
Duecento dollari al mese, decisamente di piu’ di quanto non renda la
coltivazione del “cato” di foglie per famiglia, ritenuto una quantita’
irrinunciabile dal movimento dei cocaleros.
Cochabamba, 19 gennaio 2002
Anna Maria Bertoldo