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testimonianza (f)
dal Guatemala ci arriva questa lettera di padre Pietro Nota che vale la
pena condividere con gli amci e le amiche della rete. Don Pietro, sacerdote
di Torino, già prete operaio, è parroco di una baraccopoli di Ciudad de
Guatemala, da sempre è al fianco dei più poveri, ha organizzato la
popolazione per migliorarne la qualità della vita costruendo una clinica a
prezzi popolari accessibile a tutti e una mensa. Nel '98 fu minacciato di
morte per aver denunciato pubblicamente durante l'omelia le responsabilità
dell'esercito nel brutale assassinio di monsignor Gerardi.
Ho conosciuto padre Pietro in Guatemala ed ho visto quanto grande sia la
sua testimonianza di lotta evangelica coi poveri e gli esclusi. Accanto a
lui si pone l'impegno promosso da Gerardo Lutte e dei giovani che si
impegnano nell'associazione Las Quetzalitas da lui fondata.
Forse qualcuno ha già letto altrove questa lettera. Prego di
scusarmi...repetita juvant!
Augur di pace e gioia
Gianni Novelli
CIPAX - Centro Interconfessionale per la Pace
Via Ostiense, 152 - 00154 Roma - Tel. e Fax 0657287347
cipax@romacivica.net - www.romacivica.net/cipax
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Guatemala Natale 2001
Carissimi amici e amiche,
vogliate accettare gli auguri di Natale, in un periodo di tanta
incertezza, sconcerto,terrorismo e guerra spietata in nome della libertà.
Quale libertà, per chi?
Oggi, più che nel passato, ci chiediamo cosa significa celebrare la nascita
di Gesù Cristo.
Egli si è inserito nella nostra storia umana e non la abbandona, anche se
noi abbandoniamo Lui, Il Vangelo, il Regno di Dio.
In questo periodo, dopo l’11 settembre, quanti Cristiani del Nord (non è un
problema di questi Paesi) hanno abbandonato Cristo, rifiutato il Vangelo,
appoggiando la guerra, i massacri e il terrorismo degli Stati Uniti, con la
complicità degli Stati Europei.
Che tristezza! Che pazzia! Sapevo che gli Stati Uniti non erano
intelligenti – me lo aveva detto il Cardinal Ballestrero – prima che
venissi in Guatemala, però che anche i Paesi europei abbiano perso
l’intelligenza, la sapienza umana, la lungimiranza, è molto preoccupante.
Che Governi venduti, incapaci, corrotti quelli europei!
Devo dirvi che Berlusconi, dai giornalisti guatemaltechi è l’uomo e il
Governo più disprezzato e più ridicolo dell’Europa, è considerato – così
scrivono i giornali – un mafioso, un corrotto e uno che scavalca tutte le
leggi: seppiatelo!
Sarà che i giornalisti di qui sono più informati dei vostri?
Certo che siamo contro il terrorismo di Bin Laden (se esiste), però
sappiate – e noi di qui ne abbiamo le prove – che il Paese più terrorista
del Mondo sono Bush e il suo seguito.
Quanti milioni di morti solo in America Latina, causati dalla CIA, dal
Governo degli USA che hanno promosso e finanziato guerre spietate contro i
poveri (vero terrorismo) con la scusa che erano comunisti, soprattutto gli
indigeni, come in Guatemala. State attenti! Rinsavite! Non perdete la
testa! Chiedete a Gesù Cristo nel Natale, che vi aiuti a ritornare, ad
essere persone con un minimo di umanità. Coloro che appoggiano la guerra
non sono cristiani e non possono celebrare il Natale, con senso cristiano,
a meno che si convertano e cambino. Oggi è in gioco “la intelligenza” e il
“senso umano” della vita, dell’esistenza. Scegliete che tipo di persone
volete essere, se umane o disumane, se cristiani o anticristiani o peggio
selvaggi.
Le vittime del terrorismo nordamericano chiedono di toglierci la maschera,
non vivere di
menzogna nascondendo la verità, che è molto più grave delle torri gemelle
Aprite gli occhi e l’intelligenza! Siate intelligenti e coraggiosi!
Ritornate al Signore, al Bambino di Betlemme che ci tende la mano e ci
invita ad essere umani, essere fraterni, essere cristiani.
Lasciamoci invadere dal senso di pace e di giustizia a cui ci chiama la
nascita di Cristo, dobbiamo essere pacifisti ad oltranza, soprattutto oggi.
Abbiamo bisogno di un Gandhi, di un Luterking, di un Francesco d’Assisi.
Nonostante tutti i terrorismi e la guerra, noi sappiamo che Gesù, che si è
inserito in questa storia del terzo millennio, non ci abbandona, tocca a
noi rispondere, assumere questa storia con cuore di credenti, sapendo che
Dio sta con noi (cristiani, musulmani e tutti i popoli) per aiutarci ad
alzare la testa, metterci in cammino per costruire un mondo umano, fraterno
e solidale, in pace.
Si, tutto questo è possibile, perché Cristo è venuto per stare con questa
umanità lacerata e divisa, per creare pace, perché Cristo è Nostra Pace,
come è il titolo della nostra parrocchia del Limon.
Gesù ci chiama e ci da la forza di tener viva la speranza, “sperando contro
ogni speranza”. Oggi noi Cristiani dobbiamo essere gente di speranza,
nonostante tutto vada alla rovescia ed in senso opposto.
Non possiamo vivere di paura, ma di bontà, di fiducia e di coraggio.
Che il Natale di quest’anno ci restituisca la fiducia nell’uomo e nella
donna e ci rimetta in cammino con coraggio, con valore, con allegria e gioia.
Vi scrivo da questa Parrocchia, sempre più povera, con più fame, con più
violenza (circa 50 persone assassinate nella parrocchia solo in
quest’anno): chi più paga il prezzo di questa situazione di ingiustizia
terribile in questo governo ci condanna a vivere, sono i bambini, le
donne, gli anziani e i malati che non possono curarsi, perché le medicine
hanno prezzi irraggiungibili.
Abbiamo 166 bambini nelle mense parrocchiali. Però non basta. La
disoccupazione supera il 75% e tentano di sopravvivere, ma come?
Abbiamo code di gente che ci chiedono aiuto per mangiare, per le medicine,
per pagare la scuola ecc…, qui tutto si paga. Il Governo e la Società non
regalano niente.
Se potete aiutarci con il vostro contributo, vi siamo infinitamente grati.
Aiutateci, continuate! Grazie!
Da altre parti non abbiamo nessun aiuto, solo da voi.
Migliaia di bambini, adolescenti, giovani sono abbandonati, quelli più
grandicelli entrano nelle bande, ci mancano tanti animatori e animatrici,
quelli più capaci cercano lavoro per sopravvivere, agli animatori dobbiamo
dare borse di studio, però da dove prendere i fondi?
Questa è un po’ la situazione e la vita della nostra parrocchia. Tuttavia
abbiamo dentro tanta gioia e tanta speranza, perché sappiamo che Gesù sta
con i poveri, gli indifesi, gli esclusi.
Che significa credere in epoca di terrorismo?
A partire dal terrorismo Dio ci chiama a dare un volto nuovo e umano al mondo.
Il Natale è l’occasione e la forza per una nuova nascita.
Ma come? Dobbiamo redimere tutti i terrorismi. I martiri, vittime dei
terrorismi di stato e degli eserciti ci indicano la strada.
Il terrorismo non si supera con un altro terrorismo: guerra,
vendetta,rappresaglia ecc… che scatenano solo spirali di odio e tanta
sofferenza.
Per sradicare il terrorismo bisogna difendere la giustizia, la cultura di
pace, evitare offese umilianti ed anche usare le vie diplomatiche e
giuridiche; così hanno fatto i martiri come Mons. Romero e Mons. Gerardi e
tanti altri, come i Gesuiti del Salvador.
Ma c’è un passo ulteriore e più profondo; bisogna farsi carico della realtà
che lo scatena, rischiando che ti travolga.
Occorre stare nella realtà dell’ingiustizia che lo ha provocato, entrarvi
dentro, anche se ti colpisce.
Occorre denunziare la disumanità di tutti i terrorismi e proporre la utopia
della riconciliazione e del perdono, disposti a pagare di persona.
In definitiva, in qualche modo occorre stare nel dolore che producono i
terrorismi, disposti a dare la vita, perché non uccidano altre persone.
Stando dentro e assumendo la realtà disumana del terrorismo, lottare contro.
E’ il cammino del servo sofferente di Javeh. Per redimere occorre assumere
tutto l’impegno, per la vita, la verità, la giustizia, la pace fino a dare
la vita per questa scelta.
E’ ciò che hanno fatto i nostri martiri.
Bisogna lottare con tutte le forme legittime contro il terrorismo; però,
per sradicarlo bisogna andare alla radice: l’odio, il fanatismo e la
disumanizzazione.
Questo si vince solo con l’Amore.
Il Natale è la prova dell’amore di Dio per l’umanità.
Gesù Cristo non ha aggirato i problemi, ma è entrato dentro e li ha
assunti, fino ad andare alla croce, ed il problema eravamo noi e l’umanità
divisa.
Scusatemi per questa riflessione, ma sono convinto che solo entrando dentro
del problema terrorismo (che non è solo Bin Laden) riusciremo a realizzare
un cambio, una nuova società: in questo senso mi sento rivoluzionario,
assumendo e pagando i prezzi necessari.
Se questa riflessione vi sembra assurda o strana potete cestinarla con
tranquillità, però sappiate che è la nostra teologia latino-americana e
delle comunità di base.
Termino questa lettera con queste considerazioni.
Il terrorismo distrugge e disumanizza, il Vangelo umanizza e ricostruisce
l’uomo nuovo e la società nuova. Torniamo al Vangelo!
I nostri poveri vivono nel terrorismo che si chiama estrema miseria;
solamente che non usano le armi e la violenza, subiscono tutto per paura,
per la repressione, perché, questi governi, anche se eletti
democraticamente, sono di fatto terroristi.
In Guatemala i poveri vivono nel terrore: fame, miseria, senza casa, non
potersi curare e morire, ignoranza ed analfabetismo, perché i poveri non
interessano al governo.
Le torri gemelle degli USA sono solo un campanello d’allarme, che ci dicono
che così non si può continuare, aprite gli occhi e gli orizzonti, leggete i
segni dei tempi.
La situazione disumana e terrorista in cui vivono molti Paesi è molto più
grave.
Non lasciatevi rinchiudere dagli interessi di Bush e del Nord, spaziate e
guardate tutta quella parte di umanità terrorizzata, non solo dagli aerei e
dall’antrace, ma da politiche terroristiche, su cui quasi tutti, chiesa
compresa, tacciono.
I nostri poveri non muoiono per le armi batteriologice, ma muoiono a fuoco
lento per la miseria, la fame, l’ingiustizia, la violenza. E su questo tipo
di terrorismo non si parla più, perché sconcerterebbe troppo il nostro modo
di vivere.
E’ giunto il momento di rifare questa umanità, di cambiarla e, come dice
Gandhi “noi per primi dobbiamo essere il cambio che vogliamo vivere nel mondo”.
Avanti! Costruiamo il mondo e la società che vogliamo. L’amor di Dio ci
spinge, il tempo corre, non sprechiamolo.
Se non vogliamo lottare ed impegnarci per noi, facciamolo almeno per i
nostri bambini, un giorno ci giudicheranno.
Il Bambino di Betlemme ci aiuti a fissare lo sguardo su tutti i bambini
dell’umanità.
E’ una continua strage di innocenti!
Bambini vittime delle guerre, della fame, della denutrizione (ogni giorno
muoiono 30.000 bambini di fame).
Come non reagire, come non lottare, se necessario dare anche la vita,
perché si cambi strada, si faccia una nuova società e si trasformi questo
mondo!
Oggi il disinteresse, l’indifferenza, non sono solo un peccato,ma un
crimine. Neppure si giustifica il chiudersi solo nella paura.
So che in Italia ed in Europa c’è come una crociata ed una serie di
movimenti di persone a favore della pace, contro la guerra e contro la
politica di Governi che non sono più né legittimi, né rappresentativi,
semplicemente venduti agli USA.
Tutte queste persone, tra cui certamente ci siete tutti voi, sono per me un
motivo di gioia, di speranza in un futuro nuovo.
Questi movimenti, queste lotte sono un segno che è già Natale. Un Natale
contro tutte le guerre e tutti i terrorismi.
Spero che questa lettera, che ho sofferto tanto, scateni coraggio, una
nuova spiritualità ed apra orizzonti nuovi.
Essere amici vuol dire dire le cose, metterci in discussione, io per primo.
Tutto solo per Gesù, per il Vangelo, per il Regno di Dio e per una nuova
umanità.
Grazie ancora di tutta la vostra solidarietà sempre costante e generosa,
per accompagnarci con le vostre preghiere ed il contributo economico. Ne
abbiamo sempre più bisogno, visto le necessità urgenti dei poveri.
Siamo riusciti a costruire due stanze nel 2° pianoperchè la casa è troppo
piccola e non riusciamo ad attendere la gente e stare aperti
all’ospitalità. Non penso che siano soldi sprecati, era necessario.
Ho saputo che è mancato il papà di Gianni del Redentore: ti faccio le più
vive condoglianze insieme ai nostri poveri, ti ricordiamo tanto.
Un saluto speciale a tutti quanti, anche al vecchietto Matteo che spero
bene, ma non so notizie.
Qui siamo fuori dal mondo e, dopo l’11 settembre, ancora di più.
Un abbraccio forte forte a tutti quanti
Pedro