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La nonviolenza e' in cammino. 280
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 280 del 6 novembre 2001
Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini, disarmare gli assassini
2. Alessandro Marescotti, collegare in rete i volontari contro la guerra
3. Stefano Guffanti, appello ai gruppi nonviolenti ed antimilitaristi
4. Tonio Dell'Olio: no alla guerra, no alla partecipazione italiana
5. Davide Melodia, due pensieri
6. Beati i costruttori di pace e Pax Christi: un digiuno per la pace
7. Appello ecumenico per una giornata del dialogo cristianoislamico
8. Giuliana Sgrena, orfani di guerra
9. Johan Galtung, le regole gandhiane del conflitto
10. Letture: AA. VV., "Uomini usciti di pianto in ragione". Saggi su Franco
Fortini
11. Letture: Laura Boella, Hannah Arendt
12. Letture: Renate Siebert, Le donne, la mafia
13. Martedi 6 novembre a Viterbo
14. Martedi 6 novembre a Roma
15. Una conferenza stampa a Milano il 7 novembre
16. L'8 novembre a Foggia
17. Chiara Schiavinotto, corso di formazione su microimpresa e microfinanza
dal 3 al 7 dicembre a Padova
18. Riletture. Paolo Jachia, Introduzione a Bachtin
19. Riletture. Rigoberta Menchu' (con Elisabeth Burgos), Mi chiamo Rigoberta
Menchu'
20. Riletture: George Woodcock, L'anarchia
21. Per studiare la globalizzazione: da Luciano Violante a Daniel Vogelmann
22. La "Carta" del Movimento Nonviolento
23. Per saperne di piu'
1. IL PUNTO. PEPPE SINI: DISARMARE GLI ASSASSINI
Tutte le armi e tutti gli eserciti servono a uccidere. E tutte le guerre
consistono di omicidi di massa. E' folle pensare che si possa contrastare il
terrorismo con atti di terrorismo ancora piu' grandi. E' folle pensare che
si possa contrastare la violenza commettendo violenze sempre piu' grandi. E'
folle pensare che si possa ristabilire la vigenza del diritto commettendo
mostruosi atti di barbarie. E' folle fare una guerra quando tutti sappiamo
che essa puo' provocare la catastrofe della civilta' umana.
E dunque per contrastare il terrorismo la prima indispensabile cosa che
occorre fare e' fermare la guerra. E' un dovere morale, giuridico e politico
di tutti: di tutte le persone di volonta' buona, e di tutte le istituzioni
intese a promuovere il diritto alla vita e alla dignita' degli esseri umani,
la civile convivenza, il bene comune.
Occorre fermare la guerra, occorre fermare le stragi, occorre fermare la
regressione nella barbarie e il pericolo di una conflagrazione di dimensioni
planetarie.
Io che scrivo queste righe sono un cittadino italiano: alcune settimane fa
il governo, il parlamento ed il presidente della Repubblica Italiana hanno
avallato la guerra illegale e stragista in corso, hanno dato il loro
sostegno ai massacri in corso; e tra poche ore il parlamento si appresta, su
proposta del governo, a confermare e intensificare questa volonta'
criminale: voglio sperare che non lo faccia; e voglio sperare che il capo
dello Stato non ratifichi questa decisione scellerata che somma crimine a
crimine, alto tradimento ad alto tradimento.
Lo voglio sperare, ma non mi illudo.
E poiche' non mi illudo devo trarre delle conseguenze che riguardano la mia
responsabilita', il mio dovere di cittadino italiano: governo, parlamento e
capo dello Stato hanno gia' tradito la legge fondamentale del nostro
ordinamento giuridico, quella che fonda e garantisce le nostre comuni
liberta', la nostra civile convivenza, il nostro stato di diritto; essi si
apprestano ad aggiungere un atto fuorilegge ad un atto fuorilegge gia'
commesso. Governo, parlamento e capo dello Stato si sono collocati fuori
della legalita', si sono fatti complici di una guerra illegale e criminale.
La Costituzione ci chiama, noi cittadini, noi popolo italiano, a difendere
il nostro ordinamento giuridico; il senso di umanita' ci chiama, noi esseri
umani tutti, a difendere le vite umane e la civilta' umana in pericolo;
ognuno di noi deve fare qualcosa per la pace e la legalita', per la vita e
la dignita' umana. E quello che io ritengo di dover fare e' questo:
1. denunciare le massime autorita' politiche dello Stato per aver violato la
Costituzione, per aver coinvolto il nostro paese in una guerra illegale e
criminale, per aver avallato le stragi in corso, per aver omesso di
impegnarsi per la pace e il diritto internazionale, ed infine anche per aver
esposto anche il nostro paese e il popolo italiano a divenire bersaglio di
atti di guerra; il 3 novembre ho sottoscritto e promosso un esposto alla
magistratura: chiedo che intervenga con la massima tempestivita' per far
cessare questo crimine, questo atto sciagurato di eversione dall'alto,
questo vero e proprio colpo di stato.
2. Promuovere la lotta nonviolenta, rigorosamente nonviolenta,
esclusivamente nonviolenta, contro la guerra, i suoi apparati, i suoi
strumenti, le strutture e gli interessi suoi complici; promuovere la lotta
nonviolenta, rigorosamente nonviolenta, esclusivamente nonviolenta, in
difesa della legaita' costituzionale e del diritto internazionale, in difesa
delle vite umane in pericolo.
3. Esortare tutti all'azione diretta nonviolenta, alla disobbedienza civile,
allo sciopero generale: come forma di opposizione alla guerra e al
terrorismo; come atto di fedelta' alla Costituzione della Repubblica
Italiana.
4. Promuovere iniziative di solidarieta' con le vittime del terrorismo e
della guerra, sapendo che la prima e piu' importante forma di solidarieta'
e' fermare la guerra, opporsi al terrorismo, ripristinare la legalita',
difendere il diritto alla vita di ogni essere umano.
2. INIZIATIVE. ALESSANDRO MARESCOTTI: COLLEGARE IN RETE I VOLONTARI CONTRO
LA GUERRA
[Alessandro Marescotti e' presidente di Peacelink, la piu' importante rete
telematica pacifista italiana (www.peacelink.it). Per contatti:
a.marescotti@peacelink.it]
Cliccate su http://db.peacelink.org/volontari/search.php e troverete la
cartina dell'Italia e un database per la ricerca dei volontari piu' vicini a
voi.
L'Italia sta per entrare in guerra: e' il momento per raddoppiare il nostro
impegno.
Uniamoci per moltiplicare le iniziative di pace, citta' per citta'.
Cari amici, stampate, diffondete informazioni, tutti dobbiamo essere molto
piu' visibili di prima.
La maggioranza dell'opinione pubblica e' per lo stop ai bombardamenti e ogni
iniziativa di pace sensata e oculata raccogliera' consensi.
3. UN APPELLO. STEFANO GUFFANTI: APPELLO AI GRUPPI NONVIOLENTI ED
ANTIMILITARISTI
[Stefano Guffanti e' impegnato nella Lega Obiettori di Coscienza e nel
Movimento Nonviolento. Per contatti: locvr@sis.it]
* Premessa
Il movimento per una diversa globalizzazione (Rete Lilliput e Social Forum),
e' nato sulla centralita' dei problemi economici ed ambientali.
Anche nella Rete Lilliput, dove si e' operata la scelta nonviolenta, il tema
della pace e del disarmo e' stato collocato in una posizione secondaria
rispetto ad altri aspetti e tematiche (debito del terzo mondo, impronta
ecologica, boicottaggi vari, etc). Nel tavolo intercampagne non e'
rappresentata nessuna delle campagne antimilitariste e/o nonviolente.
Durante l'assemblea della Rete Lilliput, tenutasi a Marina di Massa
nell'ottobre 2000, il tema della pace venne relegato in un gruppo di lavoro
insieme al tema dei migranti.
Evidentemente i piu' pensavano che il problema del militarismo fosse un
problema ormai superato; i rischi di guerra, in una situazione di pace, si
potevano scongiurare semplicemente lottando per una societa' (nazionale ed
internazionale) piu' giusta. Lo specifico della lotta al militarismo rimase
una questione per pochi addetti ai lavori.
Poche attenzioni in piu' ottenne la tematica della pace nel corso della
mobilitazione di Genova. La presenza di Bush, promotore dell'idea di Scudo
stellare, richiamo' la necessita' del disarmo, principalmente per evitare
che ingenti risorse venissero spostate da politiche di sviluppo a politiche
di guerra. L'enormita' delle spese militari e' denunciata principalmente per
sottolineare la pochezza di risorse destinate allo sviluppo, piu' che per
condannare l'espansione del settore bellico.
Anche il primo appello di convocazione per la Marcia Perugia-Assisi
(iniziativa storicamente legata al tema della pace e della nonviolenza), ha
focalizzato l'attenzione su cibo, acqua e lavoro per tutti, come se la
necessita' di disarmare il mondo e smilitarizzare le coscienze fosse ormai
superata e il conflitto si giocasse tutto ed esclusivamente sul piano
economico.
Oggi, alla vigilia della prima entrata in guerra ufficiale dello Stato
italiano, dalla fine della seconda guerra mondiale, diviene ancora piu'
urgente riportare il tema della pace e del disarmo al centro dell'agenda
politica del movimento italiano, dimostratosi finora abbastanza impreparato
sul piano della proposta.
Da un lato il movimento non ha ancora sviluppato grandi elaborazioni su come
avviare politiche di disarmo e di opposizione concreta alla guerra,
rimanendo ancora legato alla logica del "corteo" contro la guerra.
Dall'altro i gruppi dell'area nonviolenta ed antimilitarista non sono stati
in grado, almeno fino ad ora, di fare proposte a tutto il movimento,
affinche' le esperienze specifiche maturate in questi anni, diventino
patrimonio comune.
* Antimilitaristi e nonviolenti: in ordine sparso
La responsabilita' di questo ritardo ad elaborare una strategia pacifista
non e' completamente ed esclusivamente attribuibile a chi ha dato vita al
movimento.
Possiamo pretendere che chi proviene da un impegno centrato su temi
economici o ecologici ponga come centrale il tema del disarmo e le pratiche
di disobbedienza civile nonviolente?
E' evidente che la responsabilita' politica di rappresentare queste istanze
spetterebbe ai "militanti" dell'area antimilitarista nonviolenta, i quali,
in realta', o sdegnano di impegnarsi nel movimento o, sebbene coinvolti in
esso, partecipano a livello personale, finendo cosi' per perdere di vista la
specificita' di provenienza e disperdendo il loro bagaglio esperienziale.
Altre aree del movimento hanno una propria vitalita', una propria
elaborazione politica, una autonomia organizzativa che arricchiscono il
movimento e che questo assume come proprie. Questo e' possibile solo perche'
le associazioni presenti in queste altre aree (per esempio quella
antirazzista) hanno sviluppato da tempo la capacita' di dialogare in rete
tra loro.
Il ritardo dell'area pacifista, da questo punto di vista, e' spaventoso:
molte microassociazioni incapaci di relazionarsi non solo tra di loro, ma
nemmeno al loro interno. Il rischio e' che cosi' facendo si disperdano anni
di riflessioni, di esperienze e di pratiche politiche nonviolente ed
antimilitariste, che il movimento si trovi a dover ripartire da zero, come
se in tutti questi anni non vi fosse stato nulla, nessun tipo di
elaborazione, nessuna proposta concreta, nessuna campagna. Non e' cosi'.
Il movimento antimilitarista e nonviolento, in questi ultimi decenni, ha
prodotto molto e, in considerazione delle piccole forze a sua disposizione,
ottenuto anche dei risultati interessanti (si pensi alla legge
sull'obiezione di coscienza oppure alla legge che mette al bando delle
mine). E' da questa esperienza che dobbiamo ripartire.
* Confrontarsi e organizzarsi
Negli anni scorsi MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione) e
Movimento Nonviolento parlavano di una federazione nonviolenta: l'idea, per
quanto interessante, non ha avuto seguito; credo che prima di arrivare
effettivamente ad una federazione (con tutti i cavilli burocratici ad essa
legati) sarebbe opportuno avviare un percorso di collaborazione pratica su
alcuni punti condivisi, per esempio un documento dell'area pacifista da
proporre a tutto il movimento.
Sono rimasto abbastanza stupito che non sia stato ancora tentato un
tentativo serio di riunire intorno ad un tavolo tutta l'area antimilitarista
e nonviolenta italiana, per cercare di produrre un documento di tal genere.
Credo pero' che non si possa piu' rinviare. La situazione esterno ce lo
impone.
* Cosa proporre?
Credo che si dovrebbe riuscire a stilare una piattaforma il cui obiettivo
sia quello di indicare una percorso pratico e comune di opposizione alla
guerra.
In questi anni ognuno ha sviluppato metodologie importanti, ma che sono
sempre state praticate da un numero di persone minimo, non si e' riusciti ad
andare al di la' della pura testimonianza. Oggi ci troviamo in una
situazione in cui (almeno sul piano teorico) potremmo coinvolgere decine di
migliaia di persone nelle nostre iniziative.
La nostra piattaforma dovrebbe raccogliere le proposte maturate grazie
all'esperienza di ogni gruppo e presentare una quadro abbastanza ampio di
possibilita', da cui ogni gruppo locale (dei Social Forum e/o della Rete
Lilliput e/o altri soggetti), potrebbe trarre suggerimento per attuare
iniziative, sulla base delle competenze, specificita', affinita' di ogni
realta' locale.
Di seguito propongo un ipotetico testo dell'appello al movimento, ovviamente
si tratta solo di uno spunto ed e' completamente emendabile.
* Appello al movimento: per opporsi concretamente alla guerra
Carissimi,
la voglia di opporsi alla guerra e' sempre piu' diffusa, i dubbi sulla
efficacia di questo strumento assurdo si vanno sempre piu' diffondendo
nell'opinione pubblica.
Il movimento deve superare una impostazione completamente centrata sugli
aspetti economici e accogliere il tema del disarmo e della smilitarizzazione
delle coscienze e del territorio come uno degli elementi prioritari della
propria esistenza.
Sia ora, che siamo in guerra, sia domani (si spera) quando i soldati avranno
cessato di scagliare le loro bombe suoi villaggi afghani, irakeni e
palestinesi.
Per questo il movimento deve proporre a tutti i propri aderenti, militanti e
simpatizzanti di diventare operatori di pace, collaborando con le
associazioni nonviolente ed antimilitariste nella diffusione di pratiche
tese a contrastare la prosecuzione della guerra.
Non vogliamo dilungarci in analisi economiche, politiche e sociali; ognuno
avra' la sua lettura dei fatti di questi mesi; ognuna con la sua parte di
verita' legittima.
Vogliamo invece proporre al movimento di assumere una prassi, frutto
dell'esperienza maturata in questi ultimi decenni dalle associazioni
dell'area nonviolenta ed antimilitariste.
Cosa proponiamo?
Di informare e chiedere a tutti di aderire ai seguenti punti:
- l'obiezione di coscienza al servizio militare, insistendo sulla
consapevolezza e sul senso politico di questa scelta, quale opposizione alla
collaborazione attiva all'apparato bellico;
- l'obiezione di coscienza alle spese militari, quale opposizione al
sostegno finanziario (estorto mediante le tasse), alle forze armate;
- azioni dirette nonviolente per intralciare l'operativita' delle Forze
Amate;
- iniziative dei Caschi bianchi, quale forma di prevenzione e risoluzione
nonviolenta dei conflitti, la cui finalita' e' la costituzione di un Corpo
civile di pace;
- sostegno ai gruppi antimilitaristi e nonviolenti locali, nonche' agli
obiettori di coscienza e disertori degli eserciti coinvolti nel conflitto;
- sostegno alle iniziative di solidarieta' alle vittime della guerra;
- di opporsi, nei luoghi di lavoro, alle produzioni belliche e chiedere la
riconversione dell'industria bellica;
- di sostenere le campagne di monitoraggio e denuncia sulla spesa bellica
dello stato italiano;
- di sviluppare forme creative per manifestare pubblicamente il dissenso
diffuso alla guerra.
Ovviamente questa lista e' espandibile e ogni gruppo pacifista e' invitato
ad arricchirla con le proprie esperienze e pratiche politiche.
4. RIFLESSIONE. TONIO DELL'OLIO: NO ALLA GUERRA, NO ALLA PARTECIPAZIONE
ITALIANA
[Tonio Dell'Olio e' segretario di Pax Christi. Per contatti:
tonio@paxchristi.it]
In questo momento in cui con maggiore evidenza si affacciano alla nostra
coscienza tutti i motivi retorici e nefasti della guerra non possiamo
restare in silenzio. Vogliamo esprimere la nostra grave preoccupazione per
la scelta del governo italiano di offrire uomini e mezzi del nostro Paese
per il prosieguo della guerra in territorio afghano.
La nostra contrarieta', oltre che ispirata dal Vangelo della Pace in cui
fermamente crediamo, deriva dal dettato costituzionale che all'art. 11
"ripudia la guerra" come strumento per la risoluzione di qualsiasi
controversia. Proprio in questi giorni il Capo dello Stato ha impegnato la
sua parola a difesa dei valori della Costituzione.
Vorremmo che, coerentemente, se ne traessero tutte le conseguenze.
D'altra parte anche i conflitti piu' recenti (Iraq, Kosovo...) hanno
ampiamente dimostrato quanto la guerra non risolve i problemi ma li trascina
nel tempo o li aggrava. Tanto piu' questo conflitto sembra concedere nuovi
argomenti, consensi e spazi d'azione al terrorismo che dice di voler
debellare. In questo caso poi, ci sembra che continuino ad essere ignorate
le Organizzazioni internazionali, che restano la strada maestra indicata dai
padri che sottoscrissero la Carta delle Nazioni Unite e che papa Giovanni
XXIII ha letto come uno dei segni dei tempi. Il conferimento del Premio
Nobel all'ONU e al suo Segretario Generale indica che andrebbe valorizzato e
sostenuto il ruolo di un governo mondiale democratico e vigile.
Infine rinnoviamo il nostro disappunto per la decisione del governo, in
quanto tale decisione avviene nel momento in cui il conflitto ha ampiamente
e tristemente dimostrato di non riuscire a risparmiare la vita dei civili
che abitano l'Afghanistan e che subiscono cosi' un doppio conflitto. Ne'
l'uso delle armi sembra accompagnarsi ad una fattiva ricerca per la
rimozione delle cause remote dei conflitti.
Rivolgiamo pertanto un ultimo e accorato appello a tutte le persone che
siedono in Parlamento affinche' interpretino l'anelito alla pace delle donne
e degli uomini che li hanno eletti, esprimendo il voto negativo
all'intervento delle truppe e dei mezzi militari italiani nella guerra in
Afghanistan.
5. RIFLESSIONE. DAVIDE MELODIA: DUE PENSIERI
[Davide Melodia, quacchero, amico della nonviolenza, e' uno dei protagonisti
storici dell'impegno per la pace e la nonviolenza in Italia. Per contatti:
melody@libero.it]
Un granello di sabbia
L' umanita', rispetto all'universo infinito, e' meno di un granello di
sabbia.
Ogni creatura umana, rispetto all'umanita', e' come un granello di sabbia.
Ma l'una e l'altra sono capaci di sviluppare un mare di violenza.
Se non troveranno la via della nonviolenza, sara' il caso che cambino nome.
*
Cittadinanza
Se l'italico parlamento approvera' l'entrata in guerra contro il terrorismo,
invece di trovare altri modi, civili, economici, giuridici, razionali, per
ridurlo all'impotenza, propongo ai nonviolenti di chiedere la cittadinanza
ad un Paese occidentale che la guerra la rifiuta.
A partire dalla Repubblica di San Marino, se non accetta anch'esso di
partecipare al massacro indiscriminato.
Idealmente, il nonviolento e' "cittadino del mondo", ma finche' ha una carta
di identita' e un passaporto rilasciato da un Paese X o Y, e' cittadino di
quel Paese.
6. PROPOSTE. BEATI I COSTRUTTORI DI PACE E PAX CHRISTI: UN DIGIUNO PER LA
PACE
[Diffondiamo questo appello promosso da "Beati i costruttori di pace" e "Pax
Christi"]
Con termini e toni identici i tristi protagonisti della guerra hanno
dichiarato che saranno "determinati e pazienti" nel portare avanti la
distruzione dell'altro, il male personificato.
Siamo "all'indurimento del cuore" non solo di Bush e di Ben Laden, ma di
popoli interi.
I governi all'unanimita' hanno accettato la guerra come unica risoluzione
possibile del conflitto, senza tener conto del retroterra e della
complessita' di quanto sta avvenendo. Cosi' in ogni parte del mondo stanno
aumentando l'insicurezza e la paura nei confronti di un terrorismo
imprevedibile, potente e altamente tecnologicizzato.
Gli unici risultati della guerra, vietata all'informazione, sono tantissime
vittime innocenti (quale giustizia per le vittime statunitensi?), la
previsione di un vero olocausto e la distruzione dell'Afghanistan. Stiamo
accumulando rancore e odio per generazioni. Tutti affermano che non c'e'
scontro fra cristianesimo e islam, di fatto quasi tutti evocano la religione
dell'altro per giustificare lo scontro.
Chi si appella all'Onu e alla legalita' internazionale per prospettare
un'alternativa realisticamente piu' equa ed efficace viene tacciato di
buonismo e di altruismo irrazionale.
Siamo in difficolta', sia nel comunicare con la societa', che nel proporre
iniziative pubbliche.
Riconciliazione e perdonosono parole e proposte desuete anche per
personalita' della Chiesa che fanno opinione pubblica.
Perfino il papa e' stato isolato. E pensare che proprio per la Giornata
Mondiale della Pace del primo gennaio 2001 e' stato scelto il tema: "Senza
perdono non c'e' pace".
Per questo abbiamo bisogno di andare nel profondo della nostra umanita'.
Per questo proponiamo un digiuno a rotazione per tutti i giorni della
guerra.
Scegliamo il digiuno per:
- motivare la nostra persona ad essere determinata e paziente per la pace
fin nello spirito;
- rimanere svegli e non rassegnarci alla "normalita'" della situazione;
- approfondire la nonviolenza, rivolgendoci sempre con fiducia e speranza a
tutta la societa', sapendo che siamo della stessa umanita' delle vittime e
dei terroristi, degli schiavisti e degli impoveriti;
- condividere con il digiuno la situazione di bisogno di chi manca del
necessario;
- rivolgerci agli altri con l'atteggiamento di chi ha bisogno di aiuto nella
sua piccolezza e fragilita';
- trovare il tempo e lo spazio per comunicare quello che viviamo.
Operativamente: chiediamo alle persone di notificare la propria
disponibilita' a digiunare in modo da poter coprire materialmente tutte le
giornate. Facciamo un invito pressante perche' durante il tempo del pranzo e
della cena ciascuno cerchi di scrivere i suoi sentimenti e un suo messaggio
di impegno per la pace. Si potrebbe pensare di scrivere una lettera al
proprio vescovo chiedendo che prenda posizione in maniera piu' decisa e
netta per la fine delle violenze, oppure chiedere ai propri rappresentanti
al Comune di adottare una delibera di presa di distanza dalla guerra, oppure
predisporre un volantino da distribuire in piazza o davanti alle chiese o
nelle scuole... Insomma sarebbe bello che dalla profondita' del digiuno si
alzasse una voce - per quanto flebile - in favore di tutte le vittime.
Sui siti delle nostre organizzazioni:
http://www.beati.org
http://www.paxchristi.it
http://www.peacelink.it/users/paxchristi/
abbiamo predisposto uno spazio nel quale ognuno singolarmente e a gruppi,
potra' annunciare la propria adesione al digiuno e comunicare il proprio
messaggio. Nello stesso tempo sarebbe utile per tutti far circolare le
riflessioni e gli impegni assunti, i materiali elaborati e le date del
digiuno in una lista di discussione appositamente creata e alla quale ci si
puo' iscrivere: digiunoperlapace@yahoogroups.com
Chi non dispone di internet e' invitato a spedire il tutto tramite fax
(0498070699 o 0803953450) o posta ordinaria (indirizzata a Pax Christi, via
Petronelli 6, 70052 Bisceglie 4BA) oppure a Beati i Costruttori di Pace, via
Antonio da Tempo 2, 35131 Padova).
Si tratta di un'azione di resistenza spirituale al terrorismo e alla guerra.
7. DOCUMENTI. APPELLO ECUMENICO PER UNA GIORNATA DEL DIALOGO
CRISTIANOISLAMICO
[Da Brunetto Salvarani, coordinatore degli Incontro cristiano-musulmani di
Modena, riceviamo e diffondiamo. Per contatti: b.salvarani@carpi.nettuno.it]
Presentazione dell'appello
Di fronte al terribile evento dell'11 settembre 2001 anche il mondo del
dialogo ecumenico e interreligioso e' stato scosso alle fondamenta, fino ad
essere messo radicalmente in discussione. Il dibattito che ne sta seguendo,
del resto, e' stato sostanzialmente monopolizzato da politologi, sociologi e
teorici dello "scontro di civilta'", che hanno cercato di mettere a fuoco
ripetutamente i caratteri specifici dell'islam e dei musulmani. Si e' spesso
evidenziato, in tale panorama, che l'islam e' oggi la seconda confessione
religiosa in molti stati europei fra cui l'Italia, dimenticando pero' che da
anni - in parallelo a questo processo - e' cominciato anche nel nostro paese
un itinerario, difficile e complesso, di reciproca conoscenza fra cristiani,
laici e musulmani, a partire dalle problematiche della vita quotidiana e
sociale.
Che da tempo non pochi gruppi, associazioni, movimenti, chiese locali e
semplici credenti operano con umilta' e passione in tale direzione,
incontrando non "l'islam" in se', bensi' donne e uomini musulmani, in
grandissima parte per nulla fondamentalisti e alla ricerca solo di un
decente tenore di vita, di un lavoro, di una casa, di essere cioe' accettati
in una societa' pluralista e laica come quella italiana.
Un simile dialogo va oggi, alla luce di quanto e' accaduto negli Stati Uniti
e sta accadendo in Afghanistan e Pakistan, intensificato e rafforzato, al
fine di produrre anticorpi positivi nei confronti di qualsiasi demenziale
appello allo "scontro di civilta'", ma anche di inverare compiutamente le
profetiche indicazioni provenienti dal Concilio Vaticano II, dal magistero
di Giovanni Paolo II e dalle principali Assemblee delle chiese europee, da
Basilea (1989) a Graz (1997) sino alla proclamazione, avvenuta a Strasburgo
nell'aprile 2001, della "Charta Oecumenica", che invita i cristiani del
vecchio continente "ad incontrare i musulmani con un atteggiamento di stima"
e "ad operare insieme ai musulmani su temi di comune interesse". Eppure,
l'atteggiamento piu' diffuso nei loro confronti resta fortemente impregnato
di antichi pregiudizi, interpretazioni stereotipate e chiusure mentali.
E' in questo contesto che e' nato l'appello ecumenico che in questi giorni
credenti, teologi, educatori alla pace e all'intercultura e personalita'
impegnate da anni nel cammino del dialogo ecumenico e interreligioso -
cristiani di diverse confessioni e laici - hanno scelto di inviare ai leader
delle chiese italiane perche' il dialogo cristianoislamico prosegua e venga
percepito come un "caso serio" dell'attuale stagione, suggerendo ad esempio
l'istituzione di una "Giornata del dialogo cristianoislamico". Primo
obiettivo dell'appello e', peraltro, di sollevare un dibattito il piu'
possibile ampio nelle comunita' e nelle chiese sulla necessita' che il
dialogo interreligioso esca dall'ambito dei temi per specialisti e addetti
ai lavori per diventare materia fondamentale di formazione cristiana, di
informazione e di studio, nello spirito dell'affermazione di Paolo VI a
partire dalla quale oggi le chiese cristiane sono convocate a "farsi
dialogo", fiere della propria identita' ma anche senza paura di sporcarsi le
mani, e forti del coraggio che deriva loro dall'adesione al Vangelo di Gesu'
Cristo.
*
Appello ecumenico per una giornata del dialogo cristianoislamico
Noi, cristiane e cristiani di diverse confessioni e laici, impegnati da anni
nel faticoso cammino del dialogo coi musulmani italiani o in un lavoro
culturale sull'islam, crediamo che l'orrendo attentato di New York e
Washington costituisca una sfida non solo contro l'occidente ma anche contro
quell'islam, largamente maggioritario in tutto il mondo, che si fonda sui
valori della pace, della giustizia e della convivenza civile. Pensiamo che
quanto e' accaduto non debba in alcun modo mettere in discussione o
rallentare l'itinerario del dialogo. Anzi, riteniamo che proprio i commenti
e gli avvenimenti succeduti a quel tragico evento ci chiamino ad accelerare
il processo di reciproca conoscenza, senza il quale ci sembra difficile
ipotizzare passi avanti sul piano delle relazioni interreligiose, in
particolare con quei musulmani che sono da tempo nostri compagni di strada
sul cammino della costruzione di una societa' pluralista, accogliente,
rispettosa dei diritti umani e dei valori democratici.
Per questo, chiediamo alle chiese italiane e ai loro responsabili di
prendere in considerazione (nello spirito del documento conciliare "Nostra
Aetate", della "Charta Oecumenica", delle visite di Giovanni Paolo II a
Casablanca e Damasco e del recente incontro di Sarajevo fra i leader delle
comunita' cristiane e dei musulmani d'Europa) la creazione di una "Giornata
del dialogo cristianoislamico".
Siamo ben consapevoli che l'istituzione di una simile Giornata non
risolvera' certo ogni problema, e che potrebbe - come in altre situazioni
simili - risolversi in una sterile celebrazione rituale: siamo convinti,
peraltro, che si tratti di un piccolo segnale nella direzione di un incontro
che, in ogni caso, sta nella forza delle cose.
Con un augurio sincero di shalom - salaam - pace.
*
Primi firmatari (4 novembre 2001)
- Maurizio Abba', pastore valdese, Alessandria
- Gianpaolo Anderlini, redattore di "Qol", Fiorano Modenese (Mo)
- Giovanni Anziani, pastore metodista, Milano
- don Liborio Asciutto, presidente del Centro ecumenico "La Palma", Cefalu'
(Pa)
- Franca Ciccolo Fabris, segretaria dell'Associazione Italiana "Amici di
Neve' Shalom - Waahat as-Salaam", Milano
- Agnese Cini, presidentessa dell'Associazione laica di cultura biblica
"Biblia", Firenze
- Giancarla Codrignani, filosofa, Bologna
- don Valentino Cottini, biblista e islamologo, Verona
- Paolo De Benedetti, Facolta' Teologica dell'Italia Settentrionale, Milano
- don Tonio Dell'Olio, coordinatore nazionale di "Pax Christi" e direttore
di "Mosaico di Pace", Bisceglie (Ba)
- Padre Arnaldo De Vidi, direttore di "CEM Mondialita'", Brescia
- fra Marcello Di Tora o.p., direttore del Centro di Studi per il Dialogo
con l'Islam, Palermo
- mons. Antonio Forte, vescovo della diocesi di Avellino, Avellino
- Davide Frasnelli, giornalista e scrittore, Roma
- Lidia Maggi, pastora battista, Cinisello Balsamo (Mi)
- Raffaele Mantegazza, Universita' di Milano-Bicocca, Monza (Mi)
- Domenico Manaresi, casalingo, Bologna
- Elena Milazzo Covini, presidentessa del SAE (Segretariato Attivita'
Ecumeniche), Milano
- don Carlo Molari, teologo, Roma
- Antonio Nanni, responsabile Ufficio Studi ACLI nazionali, Roma
- Paolo Naso, direttore di "Confronti" e di "Protestantesimo", Roma
- Enrico Peyretti, redattore de "Il foglio", Torino
- Brunetto Salvarani, coordinatore degli Incontro cristiano-musulmani di
Modena, Carpi (Mo)
- Giovanni Sarubbi, giornalista, direttore de "Il dialogo", Monteforte
Irpino (Av)
- don Ermis Segatti, Facolta' Teologica di Torino, Torino
- Maria Vingiani, fondatrice del SAE (Segretariato Attivita' Ecumeniche)
Per ulteriori informazioni e per firmare l'appello: tel. 3355638950,
e-mail: b.salvarani@carpi.nettuno.it, oppure: redazione@ildialogo.org
8. TESTIMONIANZE. GIULIANA SGRENA: ORFANI DI GUERRA
[Giuliana Sgrena, giornalista e saggista, si trova in Pakistan e pubblica un
denso ed illuminante "diario di guerra" sul quotidiano "Il manifesto".
Questo articolo e' apparso sul quotidiano il primo novembre]
Jehlum si trova nel Punjab pakistano, a poco piu' di cento chilometri da
Islamabad, in direzione di Lahore. Una cittadina caotica: mandrie di mucche
che si scontrano con le improvvisate esposizioni di prodotti artigianali,
tra la polvere delle strade sterrate dove abbondano bancarelle di frutta.
Qui si trova anche uno degli orfanotrofi gestiti da Rawa (Revolutionary
association of women of Afghanistan). In un edificio basso con un giardino
disadorno vivono quaranta orfani, trenta femmine e dieci maschi. Sono
ragazzi tra i sei e i diciotto anni, orfani di entrambi o di uno dei
genitori.
Vittime della guerra che sta martoriando l'Afghanistan da oltre vent'anni.
C'e' anche una bambina di sei anni, appena arrivata dall'Afghanistan,
vittima dell'ultima guerra in corso, quella dei bombardamenti americani.
Colpisce l'atteggiamento degli ospiti dell'orfanatrofio, la loro sofferenza,
la perdita dei loro cari non si traduce, come abbiamo visto in molti altri
luoghi dove si affollano gli orfani di guerre atroci, in un atteggiamento di
prostrazione e abbandono, dove la mancanza di affetto diventa ossessionante
necessita' di contatto fisico con il mondo esterno. Un atteggiamento verso
il dolore, anche quando scoppia in un dirompente pianto liberatorio -
lacerante per chi assiste -, che denuncia una grande capacita' di
elaborazione collettiva corroborata dall'affetto che circonda gli orfani.
Il merito va riconosciuto alle donne di Rawa, l'organizzazione fondata nel
1977 da Meena, una femminista di idee socialiste che si batteva per i
diritti delle donne e per la liberta' del suo popolo. Dopo essersi battuta
contro l'invasione sovietica ha lottato contro il fondamentalismo dei
mujahidin, della cui violenza e' rimasta vittima. Assassinata insieme ad
altre militanti dell'organizzazione nel 1987 e' diventata la martire delle
donne di Rawa. E anche delle giovani ospiti dell'orfanotrofio che accolgono
con grande capacita' di coinvolgimento la delegazione (25 persone) appena
arrivata dall'Italia, coordinata dall'europarlamentare Luisa Morgantini, e
che comprende deputate (Laura Zanella, verde, Elettra Deiana e Titti De
Simone di Rifondazione comunista e Marina Sereni dei Ds), oltre a
giornaliste e Donne in nero.
L'accoglienza, con poesie, interventi, teatro, non lascia quasi mai spazio
alla retorica - inevitabile in casi come questi - e offre con grande
semplicita' la loro visione della realta' afghana.
"Persino la quasi mitizzazione della loro leader serve a far si' che anche
queste ragazze abbiano delle radici per costruire un ordine simbolico contro
la violenza dell'ordine maschile. Cosi' la sofferenza non si traduce in
depressione ma in progetto", commenta la deputata verde Luana Zanella. Donne
soggetto di cambiamento attraverso la loro determinazione contro il
fondamentalismo, contro il terrorismo ma anche contro i bombardamenti in
corso. E come potrebbero non esserlo loro che hanno perso i genitori a causa
della guerra.
Yasmina ha 17 anni, e' arrivata qui sette anni fa. Suo padre era sparito a
Kabul, "l'abbiamo aspettato per anni non rassegnandoci alla perdita, ma poi
ci siamo resi conto che non sarebbe tornato. La sua colpa? Quella di essere
insegnante. Cosi' mia madre, medico, mi ha affidata a Rawa. Lei e' rimasta a
Kabul con mio fratello, malato di mente. Non ho piu' sue notizie, ma qui ho
trovato tante sorelle". La storia di Sahar, ora quindicenne, e' altrettanto
drammatica: "Avevo due anni quando mio padre e' stato ucciso davanti ai miei
occhi. E' stato mio zio a prendersi cura di me, finche' a Kandahar sono
arrivati i taleban e hanno ucciso anche mio zio. Mia madre era malata di
nervi e cosi' sono stata affidata a Rawa". L'apprezzamento per le donne che
le hanno accolte non e' rituale in queste ragazze che parlano con
spontaneita' e dignita' davanti a questo pubblico di donne venute da lontano
per conoscere la loro realta'.
"Siamo qui innanzitutto per capire e per conoscere da vicino questa realta'.
Con queste donne, con le quali abbiamo avuto rapporti da anni, condividiamo
il loro rifiuto del fondamentalismo e del terrorismo frutto della guerra e
dei bombardamenti", sostiene Luisa Morgantini. E aggiunge: "vogliamo
costruire una politica internazionale alternativa basata sulla relazione tra
donne".
E sono proprio donne come le rivoluzionarie (e lo sono sicuramente delle
femministe sotto il regime dei taleban) di Rawa a rappresentare quel "cuore
pensante della baracca" che ha dato il titolo all'appello sul quale si e'
formata questa delegazione di donne che e' arrivata ieri in Pakistan, dove
si trovano oltre tre milioni di profughi afghani. Nei prossimi giorni la
delegazione visitera' i campi profughi e incontrera' associazioni afghane e
pacifisti pakistani, oltre alle agenzie dell'Onu che si occupano di
rifugiati e di aiuti ai profughi.
9. MATERIALI. JOHAN GALTUNG: LE REGOLE GANDHIANE DEL CONFLITTO
[Dal libro di Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele, Torino
1987, riportiamo questa scheda su "Le regole del comportamento conflittuale
secondo Gandhi" (li' alle pp. 120-121, e commentata dettagliatamente - e
criticamente - nelle pagine successive). Ovviamente vale per questa sintesi
e per le opinioni qui espresse l'avvertenza di valore generale che nulla va
assunto dogmaticamente, ma tutto va sottoposto a riflessione critica]
1. I fini e il conflitto
Regola 1.1. Nei conflitti agisci
- Agisci subito
- Agisci qui
- Agisci per il tuo gruppo
- Agisci per identificazione
- Agisci per convinzione
Regola 1.2. Delimita bene il conflitto
- Definisci i tuoi fini chiaramente
- Cerca di capire i fini del tuo avversario
- Metti in evidenza i fini comuni e compatibili
- Descrivi i fatti rilevanti del conflitto in modo obiettivo
Regola 1.3. Adotta un approccio positivo al conflitto
- Dai al conflitto un'accentuazione positiva
- Considera il conflitto come occasione per incontrare l'avversario
- Considera il conflitto come occasione per trasformare la societa'
- Considera il conflitto come occasione per trasformare te stesso
2. La lotta conflittuale
Regola 2.1. Agisci in modo nonviolento nei conflitti
- Non offendere o ferire con azioni
- Non offendere o ferire con parole
- Non offendere o ferire con pensieri
- Non danneggiare le proprietà dell'avversario
- Preferisci la violenza alla codardia
- Fai del bene anche a chi fa il male
Regola 2.2. Agisci in maniera conforme al fine
- Includi sempre un elemento costruttivo
- Usa forme di lotta che ne rivelino il fine
- Agisci apertamente, non segretamente
- Dirigi la lotta verso l'obiettivo corretto
Regola 2.3. Non collaborare con il male
- Non collaborare con una struttura malvagia
- Non collaborare con un ruolo sociale ingiusto
- Non collaborare con un'azione malvagia
- Non collaborare con quelli che collaborano con il male
Regola 2.4. Sii disposto a sacrificarti
- Non fuggire davanti alle punizioni
- Sii disposto a morire se necessario
Regola 2.5. Non polarizzare il conflitto
- Distingui tra antagonismo e antagonista
- Distingui tra persona e ruolo sociale
- mantieni il contatto
- Immedesimati nella posizione del tuo avversario
- Sii flessibile nel delimitare le parti in causa e le loro posizioni
Regola 2.6. Non provocare escalation nel conflitto
- Rimani il piu' leale possibile
- Non provocare e non lasciarti provocare
- Non umiliare e non farti umiliare
- Non ampliare i termini del conflitto
- Usa le forme di condotta più miti possibili durante il conflitto
3. La risoluzione del conflitto
Regola 3.1. Risolvi i conflitti
- Non continuare la lotta conflittuale per sempre
- Cerca sempre di negoziare con l'avversario
- Cerca di ottenere trasformazioni sociali positive
- Cerca di trasformare gli esseri umani ((te stesso; l'avversario)
Regola 3.2. Insisti sulle cose essenziali, non su quelle marginali
- Non barattare le cose essenziali
- Sii disposto ai compromessi per le cose non essenziali
Regola 3.3. Consìderati fallibile
- Ricordati che puoi essere nel torto
- Ammetti apertamente i tuoi errori
- La coerenza nel tempo non e' molto importante
Regola 3.4. Sii generoso nei confronti dell'avversario
- Non sfruttare la debolezza dell'avversario
- Non giudicare l'avversario più severamente di te stesso
- Abbi fiducia nel tuo avversario
Regola 3.5. Conversione, non coercizione
- Cerca sempre soluzioni che siano accettabili (per te stesso; per
l'avversario)
- Non forzare mai l'avversario
- Converti l'avversario in un sostenitore della causa.
10. LETTURE. AA. VV.: "UOMINI USCITI DI PIANTO IN RAGIONE". SAGGI SU FRANCO
FORTINI
AA. VV., "Uomini usciti di pianto in ragione". Saggi su Franco Fortini,
Manifestolibri, Roma 1996, pp. 200, lire 22.000. Nove saggi e tre
testimonianze su Fortini, con un'appendice che comprende un'intervista, due
inediti e due testi poco noti del grande poeta, moralista, militante,
maestro indimenticabile.
11. LETTURE. LAURA BOELLA: HANNAH ARENDT
Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995, pp. 240, lire 28.000.
Laura Boella che legge ed interpreta e racconta Hannah Arendt: cosa si puo'
chiedere di piu' da un libro?
12. LETTURE. RENATE SIEBERT: LE DONNE, LA MAFIA
Renate Siebert, Le donne, la mafia, Il Saggiatore, Milano 1994, 1997, pp.
464, lire 18.000. L'intelligenza e la finezza di Renate Siebert, sociologa e
donna impegnata contro la mafia e per la dignita' umana, in una ricerca ed
una riflessione di grande sensibilita' e profondita': un saggio sociologico;
un accostamento a vite, esperienze, persone concrete; una interpretazione di
situazioni e temi terribili e cruciali; uno strumento di lavoro utilissimo
per tutte le persone impegnate contro la mafia.
13. MARTEDI 6 NOVEMBRE A VITERBO
Si svolgera' martedi 6 novembre, con inizio alle ore 21, a Viterbo, presso
il centro sociale occupato autogestito "Valle Faul", un incontro della "Rete
no global" viterbese di formazione alla nonviolenza coordinato dal
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo. Nel corso
dell'incontro si sperimentera' la tecnica della scrittura collettiva nella
predisposizione di un testo da diffondere l'indomani, mercoledi 7 novembre,
nel corso di una manifestazione pubblica contro la guerra.
14. INCONTRI. MARTEDI 6 NOVEMBRE A ROMA
[Diffondiamo questo comunicato dell'associazione Satyagraha (per contatti:
onlus.satyagraha@tiscalinet.it]
Per chi fosse interessato, vi ricordiamo il secondo appuntamento della
"Scuola di educazione alla pace" organizzato dalla Caritas Diocesana di
Roma - Settore Educazione alla Pace ed alla Mondialita' - insieme
all'associazione "Satyagraha - la forza della verita'". Il tema del corso e'
"Un'economia in-debita".
Il secondo incontro e' previsto per martedi 6 novembre nei locali della
parrocchia Gesu' Divin Maestro, via Vittorio Montiglio 18 (zona Pineta
Sacchetti), Roma, alle ore 20,30. L'incontro avra' per tema "Il nodo dello
sviluppo, la globalizzazione e il debito estero: ruolo delle istituzioni e
ruolo dei cittadini". Intervento di Riccardo Moro (Comitato ecclesiale
Italiano per la riduzione del debito estero dei paesi piu' poveri).
Potete trovare il calendario completo sul sito www.caritasroma.it o
telefonare allo 0669886383.
15. INCONTRI. UNA CONFERENZA STAMPA A MILANO IL 7 NOVEMBRE
[Diffondiamo questo comunicato emesso da "Lila - Centro studi per i diritti
umani e la salute pubblica" (per contatti: esias@lila.it)]
"Lila - Centro studi per i diritti umani e la salute pubblica", invita i
giornalisti in occasione dell'avvicinarsi del vertice dell'Organizzazione
Mondiale del Commercio - World Trade Organisation a Doha (9-13 novembre
2001).
Globalizzazione dei diritti e globalizzazione del diritto alla salute: a
Doha uno dei temi fondamentali del vertice sara' quello dell'accesso ai
farmaci e ai servizi sanitari. Molti Paesi, di tutto il mondo, stanno
facendo precise richieste in merito ai Trips del WTO. Dopo il processo del
Sudafrica e gli sviluppi della vicenda in quel Paese e anche sulla scorta
del caso Cipro che sta coinvolgendo gli Stati Uniti in queste ultime
settimane.
"Lila - Centro studi per i diritti umani e la salute pubblica" diffonde
aggiornati temi e contenuti della lotta per il diritto alla salute in
relazione al vertice di Doha e alle politiche dell'Unione Europea.
Saranno presenti: Vittorio Agnoletto, responsabile scientifico; Claudia
Sala, responsabile area diritti.
Milano, mercoledi 7 novembre, ore 12, presso Lila - Centro Studi, via
Rogoredo 41.
Per informazioni: Emanuela Sias, ufficio stampa tel. 02510023, cell.
3483861340.
16. INCONTRI. L'8 NOVEMBRE A FOGGIA
[Diffondiamo questo comunicato della Rete Radie' Resch di Foggia. Per
contatti: rrrfoggia@libero.it]
Siamo lieti di segnalarvi che giovedi 8 novembre sara' a Foggia Marcelo
Barros, benedettino, priore del Monastero dell'Annunciazione del Signore
nella citta' di Goias (Brasile) consacrato all'Ecumenismo, assessore della
Commissione Pastorale della Terra, teologo e biblista, che ha fondato con
Carlos Mesters il Centro Ecumenico di Studi Biblici.
Alle ore 19,30 presso l'Opera San Michele, in piazza San Murialdo 1,
Marcelo Barros terra' un incontro sul seguente tema: "Per una cultura della
pace: dalla paura... all'accoglienza delle diversita'".
Per informazioni: Rete radie' Resch, associazione di solidarieta'
internazionale, Casa della Speranza, Gruppo di Foggia. Ref. Giuseppe
Padovano, tel. 0881662982, fax: 0881330336, e-mail: rrrfoggia@libero.it,
sito: www.bengodi.org/rete.htm
17. INCONTRI. CHIARA SCHIAVINOTTO: CORSO DI FORMAZIONE SU MICROIMPRESA E
MICROFINANZA DAL 3 AL 7 DICEMBRE A PADOVA
[Dal consorzio Etimos (etimos@etimos.it) riceviamo e diffondiamo]
Come si diventa banchieri dei poveri? A Padova il secondo corso di
formazione su microimpresa e microfinanza promosso da Consorzio Etimos e
Fondazione Choros.
Si terra' a Padova, presso il Cuamm, dal 3 al 7 dicembre, il secondo corso
di formazione su microimpresa e microfinanza, promosso dal Consorzio Etimos
e dalla Fondazione Choros. Il ruolo e l'importanza del microcredito
nell'ambito della cooperazione internazionale saranno al centro delle
lezioni, articolate in cinque unita' formative e in un seminario conclusivo
dedicato ai rapporti tra cooperazione non governativa e programmi di
microcredito. Il corso ha un carattere introduttivo e si rivolge anche a chi
non ha una particolare esperienza nel settore. Per iscriversi c'e' tempo
fino al 23 novembre. Saranno comunque valutate eventuali adesioni anche
oltre la data di scadenza. Ulteriori informazioni e iscrizioni presso
Consorzio Etimos (0498755116, www.etimos.it) e Fondazione Choros (049654191,
www.choros.it).
18. RILETTURE. PAOLO JACHIA: INTRODUZIONE A BACHTIN
Paolo Jachia, Introduzione a Bachtin, Laterza, Roma-Bari 1992, pp. 172, lire
18.000. Una delle migliori monografie su Michail Bachtin, il grande
pensatore dialogico, teorico, storico e critico della letteratura e della
cultura.
19. RILETTURE. RIGOBERTA MENCHU' (CON ELISABETH BURGOS): MI CHIAMO RIGOBERTA
MENCHU'
Rigoberta Menchu' (con Elisabeth Burgos), Mi chiamo Rigoberta Menchu',
Giunti, Firenze 1987, pp. 328, lire 15.000 (ma ve ne sono edizioni piu'
recenti). Il libro che, pubblicato in spagnolo e francese nel 1983, ha fatto
conoscere al mondo Rigoberta, la sua testimonianza, la sua lotta.
20. GEORGE WOODCOCK: L'ANARCHIA
George Woodcock, L'anarchia, Feltrinelli, Milano 1966, 1976, pp. 448. Una
introduzione alla "storia delle idee e dei movimenti libertari" che ci
sembra continui ad essere una lettura assai utile per tutte le persone di
volonta' buona.
21. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA LUCIANO VIOLANTE A DANIEL
VOGELMANN
* LUCIANO VIOLANTE
Profilo: magistrato, parlamentare, già presidente della commissione
parlamentare antimafia (che sotto la sua presidenza diede un contributo
notevole alla lotta contro i poteri criminali), e gia' presidente della
Camera dei Deputati. Opere di Luciano Violante: La mafia dell'eroina,
Editori Riuniti, Roma; sua è la relazione della Commissione parlamentare
antimafia su Mafia e politica, Laterza, Roma-Bari; I corleonesi, L'Unità,
Roma; Non è la piovra, Einaudi, Torino (un testo sintetico e di grandissima
utilità); ha curato i tre rapporti annuali sulla mafia: Mafia e antimafia.
Rapporto '96; Mafia e società italiana. Rapporto '97; I soldi della mafia.
Rapporto '98; sua la cura del ponderoso volume su La criminalità, volume 12
degli Annali della Storia d'Italia, Einaudi, Torino.
* PAUL VIRILIO
Profilo: pensatore francese contemporaneo.
* ALDO VISALBERGHI
Profilo: nato a Trieste nel 1919, ha contribuito agli studi pedagogici sia
con l'elaborazione teorica, sia con ricerche sperimentali e indagini sul
campo anche di dimensione internazionale. Opere di Aldo Visalberghi: tra i
suoi lavori più noti: Esperienza e valutazione; Scuola aperta; problemi
della ricerca pedagogica. Qui in particolare segnaliamo: Pedagogia e scienze
dell'educazione, Mondadori, Milano 1978, 1985; Scuola e cultura di pace (a
cura di Aldo Visalberghi), La Nuova Italia, Scandicci (Firenze) 1985.
* GIULIO VITTORANGELI
Profilo: nato a Tuscania (VT) il 18/12/1953, impegnato nei movimenti della
sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarietà
internazionale. E' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di
Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio, ed è
impegnato in alcuni progetti di solidarietà concreta. Opere di Giulio
Vittorangeli: suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni
da lui stesso promossi: tra i più recenti di tali convegni di cui sono stati
pubblicati i materiali segnaliamo quello su Primo Levi, testimone della
dignità umana, tenutosi a Bolsena nel maggio 1998; quello su La solidarietà
nell'era della globalizzazione, tenutosi a Celleno nel luglio 1998; quello
su I movimenti ecopacifisti e della solidarietà da soggetto culturale a
soggetto politico, tenutosi a Viterbo nell'ottobre 1998; quello su Rosa
Luxemburg, tenutosi a Viterbo nel maggio 1999. Per anni ha curato una
rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarietà sul
settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le
pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarietà".
Indirizzi utili: Associazione Italia-Nicaragua, via Petrella 18, 01017
Tuscania (VT), e-mail: giulio.vittorangeli@tin.it
* ELIO VITTORINI
Profilo: scrittore italiano (Siracusa 1908 - Milano 1966), prese parte alla
Resistenza; promotore di cultura, consulente editoriale, fondò la rivista
"Il politecnico" e con Italo Calvino "Il menabò", animatore di una cultura
democratica intesa come impegno civile. Opere di Elio Vittorini: si leggano
almeno i romanzi Conversazione in Sicilia, e Uomini e no; la celebre e
travagliata antologia Americana; per la saggistica cfr. il Diario in
pubblico; ed ovviamente la collezione de "Il politecnico". Opere su Elio
Vittorini: Sandro Briosi, Elio Vittorini, La Nuova Italia, Firenze; Sergio
Pautasso, Guida a Vittorini, Rizzoli, Milano.
* ITALA VIVAN
Profilo: studiosa e docente universitaria di letteratura, ha dedicato
particolare attenzione alle letturature africane. Opere di Itala Vivan:
Interpreti rituali, Dedalo, Bari 1978.
* DANIEL VOGELMANN
Profilo: editore, traduttore, studioso. Attraverso la sua casa editrice, La
Giuntina di Firenze, ha particolarmente contribuito a tener viva la memoria
della shoah. Ha pubblicato libri di grande valore, tra gli altri di Anders,
Jankélévitch, Wiesel. Indirizzi utili: Edizioni La Giuntina, via Ricasoli
26, 50122 Firenze, sito: www.giuntina.it
22. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.
23. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it ;
angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info@peacelink.it
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 280 del 6 novembre 2001