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La nonviolenza e' in cammino. 277



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 277 del 3 novembre 2001

Sommario di questo numero:
1. Con le sorelle e i fratelli immigrati
2. Mao Valpiana, tante guerre "sante e giuste", ma una sola pace, quella
vera
3. Monica Lanfranco intervista Lidia Menapace: la scelta e' la nonviolenza
4. Un appello dall'Universita' di Osaka
5. Un appello di vescovi e pastori brasiliani
6. Una lettera per il dialogo tra studenti e insegnanti di culture e
religioni diverse
7. Francesco Comina, il tempo delle vittorie e' finito
8. Le iniziative di novembre del Circolo Pink di Verona
9. Un convegno su Danilo Dolci a Palermo
10. Una lettera al Coordinamento degli enti locali per la pace e alla Tavola
della pace
11. Letture: Augusto Illuminati (a cura di), Averroe' e l'intelletto
pubblico
12. Letture: Enzo Marzo, Corrado Ocone (a cura di), Manifesto laico
13. Letture: Simonetta Tabboni, Norbert Elias. Un ritratto intellettuale
14. Riletture: Marvin Harris, Cannibali e re
15. Riletture: Simone Petrement, La vita di Simone Weil
16. Riletture: Peter Weiss, L'istruttoria
17. Per studiare la globalizzazione: da Lionello Venturi a Jose' Maria Vigil
18. La "Carta" del Movimento Nonviolento
19. Per saperne di piu'

1. OGGI. CON LE SORELLE E I FRATELLI IMMIGRATI
Con le sorelle e i fratelli immigrati, contro il terrorismo, contro la
guerra, contro il razzismo. Per affermare il diritto alla vita e la dignita'
di ogni essere umano. Per un'umanita' di liberi ed eguali, liberi in quanto
solidali, uguali in quanto diversi.
Con le sorelle e i fratelli immigrati, perche' vi e' una sola umanita'. Lo
seppe dire una volta per sempre e per tutti Albert Einstein quando sul
modulo da compilare per l'ingresso in America trovo' la domanda di quale
fosse la "razza" cui apparteneva, e vi scrisse: "razza: umana".

2. RIFLESSIONE. MAO VALPIANA: TANTE GUERRE "SANTE E GIUSTE", MA UNA SOLA
PACE, QUELLA VERA
[Ringraziamo Mao Valpiana, direttore di "Azione nonviolenta", il mensile del
Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, di averci messo a
disposizione il testo dell'editoriale che aprira' il numero di novembre che
uscira' tra qualche giorno. Per contatti: "Azione nonviolenta", via Spagna
8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail:
azionenonviolenta@sis.it, sito: www.nonviolenti.org]
L'attacco militare in Afghanistan va avanti; sara' lungo, ci fanno sapere.
In America invece cresce la paura, l'angoscia per possibili nuovi attentati.
In Afghanistan i profughi fuggono dalle bombe; in America i cittadini
abbandonano le proprie abitudini. Vite che cambiano, forse per sempre.
Morti che si aggiungono a morti e feriti, tanti feriti, nel corpo e
nell'anima.
Questa e' la guerra, che porta morte e distruzione, odio e violenza; e'
sempre stato cosi'.
Nessuno vuole la guerra, per tutti e' una triste necessita'; e ogni guerra
viene presentata come l'ultima, quella che serve a farla finita con le
guerre. La guerra di oggi e' necessaria per cancellare il terrorismo
internazionale, quella precedente doveva spodestare un dittatore, quella
prima era fatta per motivi umanitari, quella prima ancora doveva difendere
il diritto internazionale, e cosi' via, a ritroso, trovando sempre un buon
motivo per giustificare la "nostra" guerra, di volta in volta giusta o
santa.
E quando la guerra scoppia, e si vedono i primi morti e arriva la poverta',
e si conosce la fame, tutti a sperare nella pace, a chiedere pace, a
maledire la guerra.
La storia sembra proprio non insegnare nulla all'umanita'. Finita la guerra,
fatta la pace, dopo un paio di generazioni ci si dimentica degli orrori e si
prosegue a costruire armamenti, a progettare nuove armi, a mantenere gli
eserciti, ad addestrare i soldati, a finanziare l'industria bellica. E poi
il ciclo ricomincia. Sempre piu' micidiale.
*
Trecentomila persone hanno camminato domenica 14 ottobre, da Perugia ad
Assisi, sul percorso realizzato quarant'anni fa (24 settembre 1961) con la
prima Marcia per la Pace ideata da Aldo Capitini, pioniere della nonviolenza
italiana, fondatore del Movimento Nonviolento.
La Marcia Perugia-Assisi ha visto come protagonisti tanti bambini, donne e
uomini, che hanno superato le sigle di partiti e gruppi, spazzato via
polemiche e miserie pseudopolitiche, ritrovandosi insieme sotto la bandiera
della pace. Tanta gente, in tutto il mondo, si e' lasciata alle spalle le
vecchie ideologie per abbracciare la proposta nonviolenta. Sono coloro che
l'11 settembre si sono sentiti tutti americani, e che oggi si sentono tutti
afghani. Stare dalla parte delle vittime, di chi subisce violenza, per
trovare con loro la forza, il coraggio, l'amore per rispondere con la
nonviolenza, l'unica strada capace di spezzare la spirale di morte che il
mondo sembra voler percorrere.
*
O l'umanita' distruggera' gli armamenti, o gli armamenti distruggeranno
l'umanita', e' stata la profezia di Gandhi.
Si e' preferito farne un santo piuttosto che riconoscerne le doti politiche.
Il Mahatma va bene quando predica l'amore, ma non quando condanna ogni
guerra e tutti gli eserciti, tantomeno quando propone il disarmo
unilaterale. La stessa sorte toccata a Francesco d'Assisi, poveretto (altro
che poverello...)! Nella cattolicissima Italia, nel 2001, un vescovo dice
ancora che lo rispetta come Santo ma non ne farebbe mai un Ministro della
Difesa; appunto, lasciamo i nonviolenti sugli altari (roba da preti) e la
guerra (che e' una cosa seria) facciamola fare ai generali. Ed invece
Francesco, ottocento anni fa, aveva gia' capito perfettamente cause e
soluzioni del problema guerra, anche di quelle dell'era della
globalizzazione:
"Rispose il Santo: Messere, se avessimo dei beni, dovremmo disporre anche di
armi per difenderci. E' dalla ricchezza che provengono questioni e liti, e
cosi' viene impedito in molte maniere tanto l'amore di Dio quanto l'amore
del prossimo. Per questo non vogliamo possedere alcun bene materiale a
questo mondo" (Fonti francescane, La leggenda dei tre compagni).

3. RIFLESSIONE. MONICA LANFRANCO INTERVISTA LIDIA MENAPACE: LA SCELTA E' LA
NONVIOLENZA
[Questa intervista realizzata da Monica Lanfranco apparira' sul prossimo
numero del settimanale "Carta". Ringraziamo Monica Lanfranco per avercela
messa a disposizione. Monica Lanfranco e' l'animatrice del sito "Marea" e di
altre iniziative femministe e pacifiste; Lidia Menapace e' uno dei nostri
punti di riferimento piu' luminosi. Per contatti: e-mail:
mochena@village.it, sito: www.marea.it, o anche: www.village.it/lanfranco/]
"Convenzione: questo termine  mi e' venuto in mente perche' mi stavo da
tempo scervellando su come si potesse dare visibilita' ed efficacia a un
movimento, come quello delle donne, che e' per definizione "differente" da
altri e tra se', ragionando sulla difficile maniera di stare insieme che ho
sperimentato negli anni. Si tratta di un patto (una convenzione appunto), a
partire dal fatto che ogni pezzo di femminismo e i femminismi nel loro
complesso hanno "casa", cioe' nome identita' pratiche e che nessuna ha
diritto ne' di sfratto, ne' di affitto, ne' di dare una tinta sola a tutte
le case, ne' di mettere a tutte la moquette. Si puo' pero' ogni tanto
desiderare di uscire di casa e trovarsi (con-venendo, cioe' muovendosi verso
una meta comune), incontrarsi  magari in una piazza e li' decidere di agire
insieme per una comune convenienza. Mi sembra una forma politica adatta al
tempo della complessita': del resto i vari social forum sono espressione
meno analizzata e motivata dello stesso bisogno. Avere anticipato la
questione mi pare importante e da non tacere".
Cosi' Lidia Menapace, una delle indiscusse madri del movimento delle donne
italiano, alla vigilia del terzo appuntamento, (gli altri due erano stati a
Genova e Firenze due anni fa), della Convenzione Permanente di donne contro
le guerre, che vuole rilanciare un percorso di proposta sul tema,
attualissimo, del conflitto. Un luogo plurale, si legge nella bozza di
Statuto che si discutera' all'assemblea "formato da singole, associazioni,
gruppi e collettivi che intendano lottare contro le guerre e le loro cause,
segnatamente il militarismo in ogni sua forma, le ingiustizie tra i popoli,
le classi e i generi, le culture razziste xenofobe nazionaliste, le
religioni nelle loro espressioni fondamentaliste". Abbiamo rivolto a Lidia
Menapace alcune domande per capire come intende muoversi questa rete.
Monica Lanfranco: La Convenzione e' rimasta nell'ombra quest'anno, eppure
oggi il suo motivo di essere, dopo l'attacco alle torri e la reazione
militare del governo americano, e' di straordinaria attualita'. Dire "Fuori
la guerra dalla storia" e dirlo da femministe che valore aggiunto porta
nella politica?
Lidia Menapace: Siamo state bloccate da diverse difficolta' pratiche e forse
questo intervallo ci ha anche permesso di maturare le nostre convinzioni.
Certo preferirei quasi - lo dico per paradosso - che non avessimo avuto
tanta ragione nel costruirci come forma permanente contro le guerre e il
militarismo, che infatti hanno assunto carattere permanente. Se vogliamo che
la politica torni ad essere una forma del vivere associato che si sforza di
superare brutalita', barbarie e irrazionalita', decidere di cacciare la
guerra dalla storia e' il passo preliminare necessario: qui non e' possibile
mediazione. La guerra uccide la politica e il diritto e mette tutti e tutte
in balia della pura forza e violenza, oggi cosi' spropositate nei mezzi e
negli sprechi che piu' nessuno potrebbe trovare che una guerra sia un
risarcimento adeguato a un danno subito: poiche' questo e' il ragionamento
sul quale poggia la nozione di guerra "giusta", la guerra "giusta" e' uscita
dall'orizzonte e si presenta nuda di scuse in tutta la sua  distruttivita' e
attacco alle stesse basi della vita. E' quasi ovvio che un discorso contro
la guerra nasca in seno al femminismo, dato che la guerra e' l'istituzione
sociale,  politica, economica e culturale che esalta al massimo il
patriarcato nel suo volto violento e dominante, che cancella ogni "altro da
se'" come nemico, e noi, le donne, siamo "l'alterita'" irriducibile per
definizione, da cancellare con il linguaggio, il burqa, la violenza,
ordinamenti discriminatori.
Monica: Rilanciare questo luogo di elaborazione e di azione collettiva di
donne significa anche definire patti e modalita' di relazione con altre
realta', che da dopo Genova si stanno definendo o ridefinendo. A tuo parere
con quali punti fermi?
Lidia: Di per se' una convenzione e' un luogo di pattuizione, mediazione,
governo dei conflitti: bisogna dunque che i conflitti siano nominati,
analizzati e affrontati e che si trovino le forme i tempi e le culture
necessari per farli fruttare al meglio e non soffocarli violentemente. Per
poter governare i conflitti e' necessario che la violenza sia bandita. Anche
per questo, mentre mi pare di poter dire che la Convenzione puo' e deve
allargarsi e unirsi oppure accordarsi e pattuire con quasi qualunque
movimento che esprima il desiderio motivato di "un altro mondo", credo che
qualsiasi anche solo sfumatura di militarismo, monoteismo e uniformita'
siano da rifiutare. La scelta e' il metodo della lotta o azione nonviolenta,
che appunto esalta la politica: quando la lotta nonviolenta non e' scelta,
si scivola ineluttabilmente verso la guerra che cosi' ridiventa "la
continuazione della politica con altri mezzi" (che uccidono la politica).
Scegliendo l'azione nonviolenta siamo del resto nell'alveo di una scelta
storica che nel tempo e' stata maggioritariamente seguita sia dal movimento
operaio e sindacale sia dal movimento femminista. La scelta  non e' un
optional, bensi' componente intrinseca della Convenzione: una convenzione
che accettasse la violenza dovrebbe coerentemente sciogliersi: la condizione
e' cosi' impediente che anche patti o accordi con altri possono avere il
piu' ampio spettro di tematiche, ma non la violenza o anche un solo segno di
militarismo culturale.
Monica: Il rapporto con le giovani generazioni che si sono affacciate alla
politica anche attraverso Genova, e oltre, si porra' di certo all'attenzione
della Convenzione: hai delle proposte da fare su questo?
Lidia: Le ultime generazioni hanno evidentemente assimilato molto del
femminismo (e non parlo solo delle ragazze): lo dice il rifiuto etico e
politico della guerra da parte di una significativa cosciente e attiva
minoranza, il partire da se', il gusto dell'espressione creativa, l'uso del
corpo come comunicazione politica. Accolgono anche la nonviolenza, come si
e' visto dallo sbalordimento scandalizzato alle violenze della polizia a
Genova e dalla scelta - ciononostante nonviolenta - alla Marcia
Perugia-Assisi. Sembrano - appunto perche' creativi- rifiutare la coazione a
ripetere i gesti degli avversari, stanno sempre in una specie di altrove
autonomo, col quale forse si puo' stabilire un rapporto di trasmissione di
memorie. E' ricominciata - come da tempo non si verificava- la richiesta di
andare a parlare nelle scuole e la cosa e' molto bella. Credo che la
Convenzione potrebbe allargare la critica ai programmi scolastici e ai
metodi casermistici dell'insegnamento e per questa via incontrare le giovani
e le giovani proprio a scuola.
Monica: Proposte e campagne hanno affiancato la protesta antiglobalizzazione
e antibellicista negli ultimi tempi: anche la Convenzione vuole lanciarne? E
quali?
Lidia: Verra' proposto alla Convenzione di convalidare le iniziative gia'
prese (Seminario su Rosa Luxemburg, analisi delle spese militari, rapporti
tra guerre ed economia, guerre e diritto), si cerchera' di allargare la
ricerca sul tema guerre e ambiente, e sulla scuola come dicevo. Inoltre
sara' avanzata la proposta della creazione di una struttura di formazione
al pensiero e all'azione nonviolenta. Infine, poiche' penso che ciascun
soggetto potenzialmente rivoluzionario dovrebbe impegnarsi prima di tutto
sul proprio territorio e oggi l'Europa nella sua inesistenza autonoma e' un
pericoloso spazio bellico e un incentivo alle avventure belliciste,
proporro' che si lanci una forte campagna perche' l'Europa esca da qualsiasi
patto militare e si dichiari continente neutrale, che ospita il Tribunale
internazionale per i crimini contro l'umanita' (da istituire), e avvia la
formazione di una vera polizia internazionale come strumento per la cattura
dei criminali da trarre in giudizio. Un'ultima proposta, che speriamo faccia
discutere: il movimento delle donne, che prende forme meno divise e
frammentate arricchendosi della sua irriducibile molteplicita', comincia ad
avere una visibilita' riconoscibile: chiede percio' spazio politico e
accesso sicuro alle risorse, come esercizio di una cittadinanza piena e non
piu' imitativa e di serie B. Perche' allora non proporre una legge di
iniziativa popolare, per ottenere un qualche "per mille" dal gettito fiscale
per l'associazionismo politico delle donne?

4. APPELLI. UN APPELLO DALL'UNIVERSITA' DI OSAKA
[Ringraziamo Yukari Saito (prestigiosa giornalista giapponese residente in
Italia, amica della nonviolenza) per averci inviato la traduzione italiana
di questo appello promosso da trentacinque soci della Society for the
History of Social Thought, della facolta' di Scienze Umane dell'Universita'
di Osaka. Per contatti: Yukari Saito: yukaris@tiscalinet.it; Seizo Hotta:
seiho@nagoya-ku.ac.jp]
Dichiarazione riguardo agli attacchi terroristici negli Stati Uniti
d'America e appello contro le rappresaglie militari statunitensi in
Afghanistan e contro la nuova legge speciale antiterrorismo" del governo
giapponese.
Gli attentati terroristici avvenuti negli Stati Uniti d'America hanno certo
sconvolto il mondo intero.
Vogliamo esprimere il nostro piu' profondo sdegno verso gli attentatori e
partecipare al lutto delle vittime con tutto il nostro dolore.
Per salvaguardare la pace sul nostro pianeta e prevenire il ripetersi di
altre tragedie, occorre pero' fare appello a quella saggezza che ci deriva
dall'insegnamento della storia.
Siamo estremamente preoccupati che le rappresaglie militari dell'esercito
statunitense contro l'Afghanistan possano provocare una serie di reazioni
violente a catena, facendo ulteriormente aumentare solo il numero delle
vittime innocenti.
Al contempo dichiariamo il nostro piu' forte dissenso nei confronti del
carattere essenzialmente militaresco espresso dalla nuova legge speciale
antiterrorismo, che il governo giapponese sta attualmente preparando.
Seguono le firme di trentacinque soci della Society for the History of
Social Thought, della facolta' di Scienze Umane dell'Universita' di Osaka.

5. APPELLI. UN APPELLO DI VESCOVI E PASTORI BRASILIANI
[Dall'ottima agenzia di stampa "Adista" (www.adista.it) riportiamo questo
appello]
* Premessa di "Adista"
Cadono le bombe sui villaggi afghani, sui quartieri civili. Colpiscono -
involontariamente, ci rassicura il Pentagono - un'agenzia di sminamento, un
ospizio, un ospedale militare, forse anche uno civile. Per il governo Bush,
e per chi lo appoggia, sono "danni collaterali". Ma a molti questa
definizione sta decisamente stretta. Cosi' e', senza alcun dubbio, per un
gruppo di vescovi cattolici e di pastori evangelici riuniti a Ibiuna, nello
Stato di San Paolo, per una settimana di riflessione e preghiera. Il
bombardamento anglo-americano contro l'Afghanistan - denunciano infatti in
un documento dal titolo "Clamore dei popoli per la giustizia, la
solidarieta' e la pace" - non e' che un'altra forma di terrorismo, solo
"praticato, ora, da governi che si presentano come democratici, civili e
cristiani". Un documento molto forte, sottoscritto (fino al 21 ottobre, ma
la raccolta delle firme e' ancora in corso) da ventitre vescovi cattolici -
in maggioranza brasiliani, tra cui Franco Masserdotti di Balsas; Apparecido
Jose' Dias di Roraima; Pedro Casaldaliga di Sao Felix do Araguaia; Jose'
Maria Pires, emerito di Paraiba, Tomas Balduino, emerito di Goias; ma anche
argentini e messicani, come Samuel Ruiz e Raul Vera Lopez, e due
protestanti: il vescovo episcopaliano di Brasilia Almir dos Santos e il
pastore luterano di San Paolo Rolf Schunemann. Di seguito il documento, in
una nostra traduzione dal portoghese.
* Testo dell'appello
Noi firmatari, vescovi e pastori evangelici e cattolici del Brasile e di
altri Paesi dell'America Latina, riuniti per delle giornate di studio,
riflessione e preghiera, ad Ibiuna, San Paolo, dal 15 al 22 ottobre del
2001, abbiamo deciso di esprimere la nostra angoscia e preoccupazione di
fronte all'attuale situazione internazionale.
Condanniamo ogni e qualsiasi atto terroristico, come quelli dell'11
settembre scorso che hanno suscitato rifiuto e costernazione universali per
la loro follia e per le migliaia di vittime che hanno provocato, anche tra i
gruppi di soccorso. Si e' udito, da ogni parte, un grande clamore per la
giustizia seguito da gesti di compassione e solidarieta' con le vittime e i
loro familiari.
Per altro lato, l'indebita trasformazione di questa richiesta di giustizia
in atti di vendetta e di rappresaglia, con bombardamenti aerei contro
l'Afghanistan, e' ugualmente terrorismo, praticato, ora, da governi che si
presentano come democratici, civili e cristiani.
I bombardamenti stanno provocando innumerevoli vittime innocenti, compresi
donne, bambini e anziani, la distruzione dell'infrastruttura, l'aumento
della fame e della disperazione, l'aggravamento della situazione sanitaria,
gettando sulla strada milioni di rifugiati. Si e' incentivata,
deliberatamente, una recrudescenza della guerra civile tra fazioni politiche
rivali, con rinnovate sofferenze per la popolazione. Oggi il clamore per la
giustizia e' accompagnato da un crescente grido per la pace che si esprime
in ripetute proteste e marce contro la guerra, in manifesti e celebrazioni
ecumeniche e interreligiose a favore della pace.
Ci uniamo a tutte queste persone e istituzioni religiose e civili e alle
nostre comunita', per proporre, alla luce della Parola di Dio e di questo
anelito profondo dei nostri popoli, un rinnovato impegno per la giustizia e
il dialogo, la solidarieta' e la pace.
"Il frutto della giustizia e' la pace" (Is 32.7).
La prolungata indifferenza internazionale di fronte a situazioni di disumana
miseria che colpiscono una parte maggioritaria e crescente della popolazione
mondiale sta lasciando una scia di sofferenza e di morte in tutto il mondo e
sta generando risentimenti e rivolte contro i pochi Paesi che impongono
questo nuovo ordine internazionale e ne godono i frutti, con l'appoggio di
organismi internazionali e delle loro politiche di aggiustamento economico.
Queste politiche neoliberiste stanno provocando disastri economici e
finanziari in molti Paesi piegati sotto il peso di un debito estero
impagabile o colpiti da bruschi movimenti e attacchi alle monete locali da
parte del capitale speculativo.
Si assiste al ritorno, nei Paesi poveri, di malattie ed epidemie come il
colera, la tubercolosi, la febbre gialla, la malaria, che sembravano sotto
controllo, e la nascita di pandemie, come quella dell'Aids, che devastano
continenti interi.
Dietro quasi tutte le guerre attuali, si muovono gli interessi delle
industrie belliche e la disputa per il dominio dei mercati e per il
controllo delle risorse naturali strategiche, come il petrolio e il gas.
Senza il superamento delle tensioni provocate dall'esclusione e
dall'emarginazione delle grandi maggioranze; senza l'impegno concertato e
sincero per diminuire le disuguaglianze internazionali, per eliminare la
fame, il razzismo, la discriminazione contro le donne e le minoranze etniche
e religiose, per cancellare o ridurre il debito dei Paesi poveri e per
limitare la distruzione e i danni ambientali, difficilmente saranno generate
condizioni per una pace duratura.
"Mai piu' guerra! Mai piu' guerra! E' la pace che deve guidare il destino di
tutta l'umanita'. Se volete essere fratelli, lasciate cadere le armi dalle
vostre mani!", e' stato il grido di Paolo VI, il 4 ottobre del 1965, di
fronte all'Assemblea dell'Onu, a New York, oggi ferita dagli attentati.
Persone e Paesi che hanno sofferto gli orrori e la follia della guerra senza
limiti di qualunque tipo e che si e' consumata nell'olocausto nucleare di
Hiroshima e Nagasaki, possono unirsi alla voce e alla testimonianza di saggi
e pastori, come il Mahatma Gandhi, Martin Luther King e Oscar Romero,
martiri della giustizia e della pace, che hanno vissuto la nonviolenza
attiva come atteggiamento spirituale e politico.
Di fronte alle moderne armi di distruzione di massa e alla guerra nucleare,
chimica o biologica, che mettono a rischio la sopravvivenza del pianeta
terra e della stessa umanita', non si puo' non ricordare la condanna etica
pronunciata senza esitazione da Giovanni XXIII nella Pacem in Terris: "Non
e' piu' possibile pensare che in questa nostra era atomica la guerra sia un
mezzo adatto a risarcire i diritti violati" (n. 127).
A coloro che oggi intendono giustificare la guerra, ricordiamo la ferma
parola del Concilio: "Qualunque azione bellica che miri alla distruzione
indiscriminata di citta' intere o di vaste regioni con i loro abitanti e' un
crimine contro Dio e contro lo stesso uomo, da condannare con fermezza e
senza esitazioni" (GS n. 479).
Quello che si sta spendendo nell'attuale operazione militare contro
l'Afghanistan sarebbe sufficiente a eliminare in questa nazione e in molte
altre la fame, la miseria e la distruzione a cui sono sottoposte,
inaugurando relazioni di rispetto e di cooperazione, di aiuto e
solidarieta', e non aggravando sofferenze e piantando nuovi semi di odio e
di incomprensione.
L'unico cammino di pace e' quello del superamento delle ingiustizie e delle
divergenze, nel quadro di un dialogo supervisionato da legittime istanze
politiche e giuridiche internazionali, che dovrebbero essere maggiormente
rispettate e rafforzate, come l'Onu e il Tribunale Internazionale dell'Aia,
dove i sospettati di crimini di guerra o di terrorismo devono essere
condotti, giudicati e puniti, se vengono trovati colpevoli.
Guerra e vendetta intraprese contro un'altra nazione sovrana, praticamente
indifesa, in maniera unilaterale e imperialista, da uno o piu' Paesi, che
sono allo stesso tempo parte in causa e giudici, distruggono le basi della
convivenza internazionale e instaurano la legge della foresta e del piu'
forte, eliminando le garanzie del diritto.
Una delle prime vittime della guerra e' la verita'. Le guerre moderne sono
ingaggiate nei campi di battaglia, ma anche e soprattutto nei mezzi di
comunicazione sociale. La menzogna e la manipolazione della verita', la
demonizzazione dell'avversario e l'intossicazione della popolazione con
desideri di vendetta e di odio rendono difficili il negoziato, il dialogo e
la restaurazione della concordia e della pace.
Denunciamo e condanniamo, con veemenza, la caricatura che si sta diffondendo
della fede islamica e del mondo arabo e che circonda di sospetto persone,
popoli e religioni. Ad essi chiediamo perdono per l'ingiusta offesa che
viene loro dall'Occidente cristiano. Questo aggrava soltanto i
fraintendimenti, alimenta i pregiudizi e aumenta le tensioni internazionali.
Uno sguardo a noi stessi e alla situazione che viviamo ci invita ad un
atteggiamento di ascolto, di preghiera, ma anche di deciso impegno per la
ricostruzione della giustizia e della pace che ha inizio nel nostro
quotidiano, attraverso gesti contro le ingiustizie e le disuguaglianze, i
pregiudizi e le discriminazioni, attraverso atteggiamenti di compassione con
i poveri e i piccoli, di lotta per politiche sociali inclusive e per un
nuovo ordine internazionale.
La giustificazione della guerra non e' ne' umana ne' evangelica, e Gesu'
pone tra le beatitudini quella che siamo chiamati a realizzare in questo
momento, quella dei costruttori di pace:"Beati gli operatori di pace,
perche' saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9).

6. INIZIATIVE. UNA LETTERA PER IL DIALOGO TRA STUDENTI E INSEGNANTI DI
CULTURE E RELIGIONI DIVERSE
[Ringraziamo Federico Repetto per averci inviato questo intervento,
destinato alla rivista "Insegnare" del Centro di Iniziativa Democratica
degli Insegnanti (in sigla: Cidi), che volentieri diffondiamo come
anticipazione. Per contatti: tel. 0119541191; e-mail: mediatori@didaweb.net;
lista di discussione:
dw-intercultura@yahoogroups.com; sito: www.didaweb.net/mediatori/]
Cari amici,
vi saremo grati se diffonderete il testo del messaggio che segue, con
l'invito a tutti  i vostri lettori ad inviare le loro adesioni a tale
messaggio all'indirizzo internet mediatori@didaweb.net. Raccolto un congruo
numero di adesioni, lo manderemo alle scuole on line della sponda
arabo-musulmana del Mediterraneo (un'iniziativa piu' vasta ci sarebbe
sembrata troppo complessa e piena di incognite). Chi volesse fare da se' e
mandare direttamente il messaggio a indirizzi di sua conoscenza, potra'
avere da noi la traduzione inglese, la traduzione francese e la traduzione
araba, in modo da utilizzare un testo comune (fare riferimento alla pagina
web www.didaweb.net/mediatori/).
Federico Repetto (insegnante, socio CIDI di Torino), Luisa Rizzo
(insegnante, moderatrice delle liste di interazione culturale e di
mediazione culturale del didaweb), Emanuela Cerutti (insegnante, attiva
sulle liste didaweb e sulle riviste del sito) a nome della comunita' degli
insegnanti del didaweb (www.didaweb.net) e in particolare del  gruppo della
lista di discussione dw-intercultura@yahoogroups.com, che costituira' il
supporto informatico dell'iniziativa.
*
Ai fratelli e alle sorelle di religione musulmana impegnati nella scuola
come studenti e come insegnanti
Noi firmatari, che insegniamo o studiamo in numerose scuole sparse per
l'Italia o che apparteniamo ad associazioni che si occupano dei problemi
dell'educazione, vogliamo assicurarvi che nutriamo fiducia nel dialogo con
voi e vi consideriamo amici e fratelli.
Alcuni dei nostri media, dei nostri governanti e dei nostri concittadini
italiani o europei, hanno mostrato, dopo l'attentato terroristico delle
Torri Gemelle, un atteggiamento di diffidenza - e qualche volta di
superiorita' o di ostilita' -  nei confronti del mondo musulmano, che noi
non condividiamo affatto. Egualmente riteniamo ingiusto e inaccettabile che
nella punizione dei colpevoli  del fatto criminale siano coinvolti
numerosissimi innocenti e che le potenze occidentali continuino a condurre
questa guerra contro gli innocenti nel mese del Ramadan, consacrato alla
preghiera per i musulmani.
I pregiudizi nei confronti dei musulmani ci sembrano tanto piu'
ingiustificati in quanto vengono dall'occidente, che ha conquistato e
colonizzato in tempi recenti gran parte dei paesi  islamici e del mondo
intero. Inoltre non si puo' dimenticare che il Fondo Monetario
Internazionale, i governi e le grandi multinazionali dell'occidente da tempo
hanno fortemente condizionato i prezzi e i mercati di tutto il mondo.
Tuttavia la diffidenza e i pregiudizi della gente comune nei nostri popoli
nascono anche dall'ignoranza e dalle esagerazioni o distorsioni dei media.
L'uomo comune del nostro paese (e cosi' anche noi che vi scriviamo), non sa
veramente come voi pensiate, ne' come voi preghiate Dio, ne' come voi
viviate nella vita quotidiana, o come viviate l'esperienza della scuola.
Questo messaggio e' quindi un invito al dialogo tra le singole scuole, le
singole classi, gli insegnanti e gli studenti, nella convinzione che la
conoscenza ci affratelli.
Chi vuole entrare nella nostra rete per scambiare notizie, opinioni,
immagini, o anche semplici saluti, puo' farlo scrivendo all'indirizzo
elettronico mediatori@didaweb.net. Ci fara' piacere se ci direte che cosa
pensate del nostro messaggio. Eventualmente potrete dirci se siete
interessati a proseguire il dialogo con una classe (e di quale eta' e tipo
di scuola), o con singoli insegnanti o studenti. Vi suggeriamo, per
cominciare, i grandi temi seguenti:
1) opinioni sul problema dei rapporti tra i popoli e le civilta';
2) vita quotidiana nei rispettivi paesi;
3) la scuola e i suoi problemi;
4) navigazione internet e impiego dell'informatica a scuola;
5) insegnamento delle lingue straniere;
6) altri temi da voi proposti.
Vi invitiamo infine a diffondere nelle scuole - e ovunque lo riteniate
opportuno - il messaggio che vi inviamo in lingua araba. A quanti volessero
entrare in contatto con noi per posta ordinaria in lingua inglese, francese
o italiana, potrete dare gli indirizzi postali che sono disponibili in
www.didaweb.net/mediatori/. Siamo desolati di non capire l'arabo e di poter
offrire solo una corrispondenza nelle lingue occidentali. Tuttavia
conosciamo la grande tradizione araba di cultura, che ha permesso agli
europei di leggere non solo i grandi filosofi Ibn Sina e Ibn Rashd, ma
perfino il greco Aristotele, tradotti dall'arabo. Speriamo che in un futuro
non lontano tutti conoscano almeno un po' le lingue e le culture di tutti
gli altri.
Con amicizia,
un gruppo di insegnanti, di studenti e di volontari appartenenti a diverse
scuole italiane, e ad associazioni non governative.

7. RIFLESSIONE. FRANCESCO COMINA: IL TEMPO DELLE VITTORIE E' FINITO
[Francesco Comina, giornalista e saggista, e' impegnato nell'esperienza di
Pax Christi, scrive sul "Mattino di Bolzano". Per contatti:
f.comina@ilmattinobz.it]
Il tempo delle Vittorie e' finito. I giovani lo studiano con un sentimento
di distanza sui manuali scolastici cercando di fissare annoiati le date, i
protagonisti, i condottieri e le strategie della battaglia. Gli eroici
furori del passato tornano a noi come balbettii di una retorica che non dice
nulla al linguaggio post-moderno delle nostre societa' europee. E i
monumenti di guerra se ne stanno li', come simboli laceranti, a segnare un
evento lontano percepito drammaticamente dai testimoni e bloccato
ideologicamente dai partiti politici.
Oggi il "depotenziamento" del monumento alla Vittoria di Bolzano, voluto dal
sindaco Giovanni Salghetti Drioli, ha raggiunto il suo primo obiettivo, e lo
ha raggiunto stravolgendone il senso, ribaltandone il contenuto,
trasformandone il significato simbolico. Non piu' Vittoria (la celebrazione
del fascio per l'epopea italica della prima guerra mondiale contro gli
austriaci), ma Pace e' stata la decisione dei capigruppo di maggioranza in
consiglio comunale. Questo sara' il nome definitivo della piazza, che in
cinquant'anni di storia ha innescato una serie inenarrabile di conflitti e
provocazioni fra il gruppo di lingua italiana e quello di lingua tedesca
facendo sobbalzare da terra prepotentemente i nazionalismi contrapposti e
gli odi patriottici ("Hic patriae fines. Siste signa. Hinc ceteros
escoluimus lingua legibus artibus". Questo vuol dire la scritta che
campeggia sul fronte alto del monumento: "Qui sono i confini della patria,
deponi le insegne. Da qui abbiamo civilizzato gli altri nella lingua, nelle
leggi e nelle arti").
Vorrei capire perche' dovremmo celebrare una vittoria storica sugli "altri"
nostri confinanti e quale e' il senso di un simbolo cosi' lacerante in un
orizzonte profondamente mutato e inarcato sopra una storia di integrazione
europea.
Ma vorrei anche sapere cos'e' questa Pace che soppianta l'antica Vittoria.
Cosa intende la giunta quando dara' il via libera effettivo al cambiamento
di nome? E' un termine che vuole indicare unicamente la soppressione di ogni
polemica storica e ideologica per distendere sulla nostra citta' un velo
pacifista indeterminato e vago, oppure e' un investimento politico e
culturale di lungo respiro per tessere la trama di una societa' che rifiuta
la logica della vittoria come espressione della volonta' di potenza e di
prepotenza? Pace e' l'espressione di un buonismo di facciata, o e' il
ritorno alle sorgenti di una cultura della nonviolenza radicale, eticamente
fondata sul terreno del ripudio della guerra come e' scritto nell'articolo
11 della nostra Costituzione? E la nostra citta' diventa un avamposto per la
messa in opera di programmi didattici e culturali che mirano al dialogo,
all'incontro e alla mutua fecondazione fra le diversita' che abitano il
territorio, oppure lascia che la pace sia una semplice invocazione, una
scritta, un richiamo all'esame di coscienza sulle cose non fatte?
Pongo queste domande nel cuore freddo di una guerra "lontana" eppure
vicinissima, quella guerra al terrorismo che sta diventando uno sterminio
insensato di innocenti.
Tutti in questo momento si dichiarano apertamente per la pace. La invoca il
presidente Bush, come fattore costitutivo della sua "giustizia infinita"
("Noi porteremo la pace"); i talebani si sentono attaccati e credono che la
pace inizia quando ha fine l'impero americano del Male che annienta i
poveri; i francescani del Convento di Assisi, che hanno organizzato la
marcia ci hanno tenuto a ricordare come la pace non debba dividere le
culture, ma intanto Rifondazione fischia i Ds e i Ds sostengono che senza di
loro quella marcia non avrebbe avuto senso. Allo stesso tempo il fronte pro
intervento in Afghanistan compatta centrodestra e centrosinistra intorno
all'idea della "guerra necessaria", mentre movimenti vicini al governo
preparano la manifestazione in favore dell'America e contro il pacifismo dei
pacifisti.
Intellettuali, scrittori, giornalisti e giuristi rispolverano il vecchio
argomentario della "guerra giusta" e perfino eminenti pastori della chiesa
legittimano l'utilizzo delle bombe sorvolando sopra lo stesso magistero
pontificio che dalla Pacem in terris in avanti ha posto la guerra fuori
dalle logiche della razionalita' umana (la guerra e' "aliena a ratione"
secondo papa Giovanni XXIII). Tutto questo avviene in nome della pace e
della concordia fra i popoli.
Allora, io credo che accanto all'introduzione formale della parola "Pace"
per designare la vecchia piazza della Vittoria si debba riflettere
profondamente sul nesso che lega la parola al concetto, e questo alla
realta', e avanti di questo passo per la politica, l'economia, il diritto,
la cultura in genere.
Se non recupereremo il senso della Pace, noi non recupereremo nemmeno il
senso della piazza, nata originariamente come il luogo della comunicazione,
del dialogo, dell'amicizia e dell'ascolto e divenuta, dentro l'ottica
nostalgica della guerra, come un simbolo di contrapposizione, di sfida e di
inimicizia.
Trasformare la vittoria in pace non e' un mero atto burocratico di una
maggioranza politica che e' riuscita a strappare un consenso delicato, ma
deve essere un convincimento totale, una presa di coscienza della sfida
enorme che questo atto comporta, un'adesione di mente, anima e corpo
all'etica e al pensiero della pace come elemento di rottura di ogni residuo
di violenza. E' una decisione politica che parte dal cuore, altrimenti e'
solo un nome: freddo, sterile, vago e insignificante.

8. ESPERIENZE. LE INIZIATIVE DI NOVEMBRE DEL CIRCOLO PINK DI VERONA
[Riceviamo e diffondiamo il programma delle attivita' di novembre del
Circolo Pink (centro di cultura e iniziativa gay, lesbica, bisessuale e
transgender) di Verona. Per contatti: Circolo Pink, via Scrimiari 7, Verona,
tel. 0458065911, linea amica gay e lesbica 0458012854, e-mail:
pinkverona@tiscalinet.it]
Sabato 3 novembre, ore 16-18, si riunisce il gruppo giovani.
Domenica 4 novembre, ore 21, cena in sede.
Lunedi 5 novembre, ore 21, "rieducational pink".
Martedi 6 novembre, ore 21, gruppo donne gaye; film "Come il cioccolato";
direttivo Circolo Pink.
Mercoledi 7 novembre, ore 21, riunione coordinamento antirazzista "Cesar K".
Giovedi 8 novembre, ore 21, primo incontro sull'accoglienza, aperto alle
persone iscritte al corso.
Sabato 10 novembre, ore 16-18, si riunisce il gruppo giovani.
Lunedi 12 novembre, ore 21, film "Le fate ignoranti", regia di Farzan
Ozpetek.
Martedi 13 novembre, ore 21, gruppo donne gaye: incontro e confronto sulla
situazione politica italiana dei circoli gay/lesbici e trans.
Mercoledi 14 novembre, ore 21, riunione coordinamento antirazzista "Cesar
K".
Giovedi 15 novembre, ore 21, secondo incontro sull'accoglienza, aperto alle
persone iscritte al corso.
Sabato 17 novembre, ore 16-18, si riunisce il gruppo giovani.
Domenica 18 novembre, ore 16, terzo incontro sull'accoglienza, aperto alle
persone iscritte al corso; a seguire cena in sede con il Circolo Pink.
Lunedi 19 novembre, ore 21, presentazione del libro "Statua di sale" di Gore
Vida.
Martedi 20 novembre, ore 21, gruppo donne gaye, dibattito "... e la nostra
sessualita'".
Mercoledi 21 novembre, ore 21, riunione coordinamento antirazzista "Cesar
K".
Giovedi 22 novembre, ore 21, quarto incontro sull'accoglienza, aperto alle
persone iscritte al corso.
Sabato 24 novembre, ore 16-18, si riunisce il gruppo giovani.
Lunedi 26 novembre, ore 21, serata dedicata alla prevenzione HIV, in
preparazione del primo dicembre Giornata mondiale della lotta contro l'Aids.
Martedi 27 novembre, ore 21, gruppo donne gaye; cena delle torte salate e
sute (non pensate ad altro), e' gradita la prenotazione.
Mercoledi 28 novembre, ore 21, riunione coordinamento antirazzista "Cesar
K".
Giovedi 29 novembre, ore 21, direttivo Circolo Pink.
Sabato 1 dicembre, ore 16-18, si riunisce il gruppo giovani.
Gli incontri sono aperti a tutti e tutte.

9. INCONTRI. UN CONVEGNO SU DANILO DOLCI A PALERMO
[Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo questo
comunicato]
Convegno internazionale su Danilo Dolci, Palermo 16-18 novembre 2001,
Cantieri Culturali della Zisa.
Per tutta la vita Danilo Dolci ha cercato connessioni e comunicazioni
possibili per liberare quella creativita' nascosta in ogni persona e ha
chiamato questa ricerca "maieutica", strappando il termine dalle strutture
filosofiche per incorporarlo in una pratica sociale, educativa e civile.
Il suo impegno e' stato quello di scoprire come gli esseri viventi
strutturano le loro relazioni, come queste relazioni possono essere
l'inferno del parassitismo e della violenza cosi' come la potenzialita'
dell'incontro reciprocamente adattivo. Danilo spese gli ultimi anni della
sua vita a denunciare la deriva autoritaria e oppressiva di uno scenario
sociale che invece di promuovere la crescita personale dell'individuo lo
manipola a fini commerciali, instupidendolo e privandolo delle sue facolta'
creative.
E' urgente riprendere questa ricerca, portarla nei territori dove e' attiva
la resistenza alle forme del nuovo dominio, enucleare un metodo che sappia
rispondere alle istanze poste dalla testimonianza di Danilo Dolci nelle aree
dell'educazione, del lavoro sociale, della creativita' artistica ed
espressiva, della salvaguardia dell'ambiente e del genere umano.
La relazione maieutica consente il dispiegarsi di nuove forze, per
arricchirsi reciprocamente.
La deriva narcisistica e consumista viceversa trasforma le relazioni in
feticci da usare strumentalmente nel senso della manipolazione.
Il sogno poetico che ciascuno si porta dentro e' lo spazio per un progetto
di societa' per cui valga ancora la pena di spendere la propria vita.
Il convegno e' aperto a tutti coloro che sono in ricerca di nuove competenze
per affrontare la complessita' di cambiamento nel senso dello sviluppo
creativo.
* Prima giornata
Venerdi 16 novembre, ore 16-19, Cantieri culturali della Zisa, Palermo:
saluto inaugurale; introduzione: Antonino Mangano (presidente del Centro per
lo sviluppo creativo "Danilo Dolci"); interventi: La maieutica come
paradigma educativo, Jaques VonĖche (Universita' di Ginevra); Il processo
maieutico e la trasformazione dei conflitti, Daniele Novara (Centro
psicopedagogico per la pace, Piacenza), La maieutica nei processi di
cambiamento sociale, Jerome Liss (Westdeutsche Akademie, Duesseldorf). Ore
19, presentazione Master Universitario sul Metodo Maieutico; ore 21,
inaugurazione Mostra interattiva "Conflitti, litigi e altre rotture"; ore
21.30, Ricordando Danilo, proiezione di filmati biografici a cura di Furio
Colombo, scrittore e giornalista.
* Seconda giornata
Sabato 17 novembre, ore 9-19, Cantieri culturali della Zisa, Palermo: "Chi
ha paura del conflitto?", laboratori di consultazione maieutica. A partire
dalle provocazioni di un "esperto" i partecipanti, in quanto gruppo di
consultazione maieutica, attiveranno un processo di ricerca e confronto,
aiutati da un facilitatore. Si prevede la presenza, nella qualita' di
"esperti", di: Giuseppe Casarrubea (S. M. S., Partinico); Raffaele
Mantegazza (Universita' di Milano); Nanni Salio (Universita' di Torino);
Alberto L'Abate (Universita' di Firenze); Giovanni Cacioppo (Universita' di
Palermo); Pia Blandano (S. M. S., Palermo). Ore 21: mostra documentaria
itinerante: "Danilo Dolci Una vita scoperta intensamente". Ore 21,30:
concerto (a cura di Daniela e Amico Dolci).
* Terza giornata
Domenica 18 novembre, ore 9-13, Cantieri culturali della Zisa, Palermo:
tavolo di confronto: si prevede una restituzione degli esiti dei laboratori
di consultazione da parte degli "esperti" e la redazione di un documento
finale. Ore 12.30, conclusione: sottoscrizione del documento finale. Ore 15:
fuori programma... per chi rimane: visit/azioni ai luoghi di Danilo Dolci.
* Note tecniche
Per informazioni rivolgersi a:
- Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti, tel. e
fax: 0523498594, e-mail: info@cppp.it, sito www.cppp.it
- Centro per lo sviluppo creativo "Danilo Dolci", tel. 091541445, fax:
091541443, e-mail: segreteria@danilodolci.net, sito: www.danilodolci.net,
referente: Maria Elena Bagarella.
- Per informazioni e prenotazioni viaggi e soggiorno a Palermo: Acitour
Palermo, tel. 0916257475, e-mail: acitour@tuttopmi.it
Referenti: Roberto, Dario, Antonello, sede: Cantieri culturali della Zisa
La partecipazione al convegno e' gratuita. Si richiede preiscrizione.
E' stato richiesto il Patrocinio dell'Universita' di Palermo.
Alla fine del convegno sara' rilasciato un attestato di partecipazione.

10. INIZIATIVE. UNA LETTERA AL COORDINAMENTO DEGLI ENTI LOCALI PER LA PACE E
ALLA TAVOLA DELLA PACE
[La seguente lettera e' stata inviata ieri dal "Centro di ricerca per la
pace" di Viterbo ai soggetti in indirizzo per sollecitare il loro impegno a
sostegno della proposta di formare alla nonviolenza le forze dell'ordine (e
tra esse i corpi di polizia municipale di tutti i Comuni d'Italia); la
lettera era accompagnata da alcuni allegati qui non riprodotti]
Al Coordinamento degli Enti Locali per la Pace, alla Tavola della Pace
Cari amici, egregi signori,
vi scriviamo per chiedere il vostro impegno a sostegno dell'iniziativa per
la formazione e l'addestramento alla conoscenza e all'uso dei valori, delle
tecniche e delle strategie della nonviolenza di tutti gli operatori pubblici
che svolgono compiti di difesa e promozione della sicurezza pubblica (dai
corpi di polizia municipale fino ai cinque corpi di polizia nazionali -
Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza, Polizia di
Stato, Polizia Penitenziaria -).
* In particolare al Coordinamento degli Enti Locali per la Pace chiediamo:
a) di promuovere una campagna di sensibilizzazione per la formazione alla
nonviolenza delle polizie locali (comunali e provinciali), valorizzando ed
estendendo esperienze gia' in corso (ad esempio quella del Comune di
Milano);
b) di proporre a tutti gli enti locali aderenti al coordinamento di
istituire e realizzare corsi di formazione alla nonviolenza per tutti i
membri dei corpi di polizia locale da essi dipendenti;
c) di proporre a tutti gli enti locali aderenti al coordinamento di
approvare ordini del giorno finalizzati sia a promuovere la sperimentazione
in ambito locale della formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza,
sia a richiedere una legge nazionale (o atto equivalente) in tal senso per i
cinque corpi di polizia di dimensione statale.
* In particolare alla Tavola della Pace chiediamo:
- di prendere posizione a sostegno di questa iniziativa, di accoglierla tra
le sue priorita', e di promuovere una campagna nazionale di
sensibilizzazione su questo tema;
- di contribuire alla diffusione della proposta promuovendo iniziative
specifiche di incontro, dibattito, approfondimento, e la raccolta e
diffusione di materiale documentario.
Segnaliamo infine che il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha gia'
predisposto alcuni dossier documentari, a disposizione su richiesta; e
diffonde un aggiornamento costante sull'andamento dell'iniziativa per la
formazione alla nonviolenza delle forze dell'ordine attraverso il notiziario
telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", richiedibile
gratuitamente al recapito di posta elettronica: nbawac@tin.it
Ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione, e restando in attesa di un cenno
di riscontro,
cordialmente.

11. LETTURE. AUGUSTO ILLUMINATI (A CURA DI): AVERROE' E L'INTELLETTO
PUBBLICO
Augusto Illuminati (a cura di), Averroe' e l'intelletto pubblico,
Manifestolibri, Roma 1996, pp. 224, lire 18.000. Illuminati presenta (con
una sua impegnativa introduzione) alcuni testi del grande filosofo andaluso,
difensore della tolleranza e della dignita' umana, e tramite islamico del
grande pensiero greco.

12. LETTURE. ENZO MARZO, CORRADO OCONE (A CURA DI): MANIFESTO LAICO
Enzo Marzo, Corrado Ocone (a cura di), Manifesto laico, Laterza, Roma-Bari
1999, pp. 136, lire 12.000. L'appello del novembre 1998 in difesa della
scuola pubblica e della laicita' dello Stato, le riflessioni da esso
suscitate, le adesioni e i dissensi da esso raccolti. Una documentazione da
conoscere.

13. LETTURE. SIMONETTA TABBONI: NORBERT ELIAS. UN RITRATTO INTELLETTUALE
Simonetta Tabboni, Norbert Elias. Un ritratto intellettuale, Il Mulino,
Bologna 1993, pp. 312, lire 36.000. Uno studio sensibile e accurato della
figura, del pensiero e dell'opera dell'illustre studioso, uno dei maestri
piu' grandi della sociologia.

14. RILETTURE. MARVIS HARRIS: CANNIBALI E RE
Marvin Harris, Cannibali e re, Feltrinelli, Milano 1979, 1981 (ma ci
dovrebbe essere un'edizione successiva), pp. 240. Forse il libro piu'
influente del grande antropologo americano, ed una lettura fondamentale per
la riflessione ecologista.

15. RILETTURE. SIMONE PETREMENT, LA VITA DI SIMONE WEIL
Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994, pp. 712,
lire 85.000. La fondamentale biografia di Simone Weil scritta dalla sua
amica Simone Petrement (nota altresi'  per i suoi densi studi sullo
gnosticismo). Una lettura indispensabile.

16. RILETTURE. PETER WEISS: L'ISTRUTTORIA
Peter Weiss, L'istruttoria, Einaudi, Torino, 1966, 1974 (ma ce ne dovrebbe
essere una nuova edizione), pp. 334. Il grande scrittore realizzo' questo
"oratorio in undici canti" estraendo l'intero testo dai verbali del processo
ai maggiori responsabili del lager di Auschwitz. Una lettura terribile, e
necessaria.

17. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA LIONELLO VENTURI A JOSE'
MARIA VIGIL

* LIONELLO VENTURI
Profilo: illustre critico e storico dell'arte (1885-1961), figlio di Adolfo
(anch'egli grande storico dell'arte) e padre di Franco (il grande storico);
fu uno dei dodici docenti universitari che rifiutarono il giuramento di
fedeltą al fascismo e scelse l'esilio fino alla Liberazione. Opere di
Lionello Venturi: Il gusto dei primitivi (1926); Cezanne (1936); Storia
della critica d'arte (edizione in inglese1936, edizione italiana 1946); Gli
archivi dell'impressionismo (1939); Pittori moderni (1946); Marc Chagall
(1956); La pittura italiana dalle origini al XIII secolo (con A. Maiuri,
1959). Opere su Lionello Venturi: per l'aspetto che qui piu' ci interessa
cfr. Giorgio Boatti, Preferirei di no, Einaudi, Torino 2001.

* JEAN-PIERRE VERNANT
Profilo: illustre studioso dell'antichita' classica, professore all'Ecole
Pratique des Hautes Etudes, con Marcel Detienne e Pierre Vidal-Nacquet e'
uno dei fondatori del Centre de recherche comparee sur les societes
anciennes. Opere di Jean-Pierre Vernant: Le origini del pensiero greco,
1962, Editori Riuniti, Roma 1976; Mito e pensiero presso i greci, 1965,
Torino 1970; Mito e societa' nell'antica Grecia, 1977, Torino 1986; Nascita
di immagini, 1979, Milano 1982; La morte negli occhi, 1986, Bologna 1988;
con Pierre Vidal-Nacquet, Mito e tragedia nell'antica Grecia, 1972, Einaudi,
Torino 1976; con Marcel Detienne, Le astuzie dell'intelligenza nell'antica
Grecia, Laterza, 1974, Roma-Bari 1978, Mondadori, Milno 1992; ancora con
Marcel Detienne (a cura di), La cucina del sacrificio in terra greca, 1979,
Torino 1982.

* BENEDETTO VERTECCHI
Profilo: pedagogista italiano, docente all'Universitą di Roma. Opere di
Benedetto Vertecchi: segnaliamo particolarmente Introduzione alla ricerca
didattica, La Nuova Italia; (a cura di), Il secolo della scuola, La Nuova
Italia.

* PAUL VEYNE
Profilo: illustre storico dell'antichita' classica, nato nel 1930. Opere di
Paul Veyne: Come si scrive la storia, Laterza, Bari 1973; Il pane e il
circo, Bologna 1984; I greci hanno creduto ai loro miti?, Bologna 1984.

* GUIDO VIALE
Profilo: nato nel 1943, č stato uno dei leader della protesta studentesca
nel '68, lavora a Milano. E' membro del Comitato tecnico-scientifico dell'
Agenzia Nazionale per la Protezione dell'Ambiente (ANPA). Opere di Guido
Viale: segnaliamo particolarmente Un mondo usa e getta, Tutti in taxi,
entrambi presso Feltrinelli; e Governare i rifiuti, presso Bollati
Boringhieri.

* PIERRE VIDAL-NAQUET
Profilo: nato a Parigi nel 1930, illustre studioso del'antichita' classica,
direttore di studi all'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, con
Marcel Detienne e Jean-Pierre Vernant e' uno dei fondatori del Centre de
recherche comparee sur les societes anciennes. E' stato tra gli
intellettuali francesi piu' impegnati contro la guerra d'Algeria. Opere di
Pierre Vidal-Naquet: Lo stato di tortura, Bari 1963; Il buon uso del
tradimento, Editori Riuniti, Roma 1980; Gli ebrei, la memoria e il presente,
Editori Riuniti, Roma 1985; Il cacciatore nero, Editori Riuniti, Roma 1988;
Con Jean-Pierre Vernat, Mito e tragedia nell'antica Grecia, Einaudi, Torino
1976.

* JOSE' MARIA VIGIL
Profilo: nato a Saragozza nel 1946, studi a Salamanca e Roma, sacerdote, dal
1984 in NIcaragua, attivo presso il Centro "Valdivieso" a Managua. Opere di
José Maria Vigil: Tra laghi e vulcani, La Piccola, Celleno 1991; Il popolo
prende la parola (con Giulio Girardi), Borla, Roma 1990; Con i poveri della
terra (a cura di), Cittadella, Assisi 1992; Spiritualitą della liberazione
(con Pedro Casaldįliga), Cittadella, Assisi 1995.

18. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

19. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail č: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it ;
angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 277 del 3 novembre 2001