[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]
al Coordinamento degli Enti Locali per la Pace e alla Tavola della Pace
- To: <pck-pcknews@peacelink.it>
- Subject: al Coordinamento degli Enti Locali per la Pace e alla Tavola della Pace
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac@tin.it>
- Date: Fri, 2 Nov 2001 09:42:11 +0100
Al Coordinamento degli Enti Locali per la Pace
alla Tavola della Pace
e per opportuna conoscenza a vari altri soggetti interessati
Cari amici, egregi signori,
vi scriviamo per chiedere il vostro impegno a sostegno dell'iniziativa per
la formazione e l'addestramento alla conoscenza e all'uso dei valori, delle
tecniche e delle strategie della nonviolenza di tutti gli operatori pubblici
che svolgono compiti di difesa e promozione della sicurezza pubblica (dai
corpi di polizia municipale fino ai cinque corpi di polizia nazionali -
Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza, Polizia di
Stato, Polizia Penitenziaria -).
* In particolare al Coordinamento degli Enti Locali per la Pace chiediamo:
a) di promuovere una campagna di sensibilizzazione per la formazione alla
nonviolenza delle polizie locali (comunali e provinciali), valorizzando ed
estendendo esperienze gia' in corso (ad esempio quella del Comune di
Milano);
b) di proporre a tutti gli enti locali aderenti al coordinamento di
istituire e realizzare corsi di formazione alla nonviolenza per tutti i
membri dei corpi di polizia locale da essi dipendenti;
c) di proporre a tutti gli enti locali aderenti al coordinamento di
approvare ordini del giorno finalizzati sia a promuovere la sperimentazione
in ambito locale della formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza,
sia a richiedere una legge nazionale (o atto equivalente) in tal senso per i
cinque corpi di polizia di dimensione statale.
* In particolare alla Tavola della Pace chiediamo:
- di prendere posizione a sostegno di questa iniziativa, di accoglierla tra
le sue priorita', e di promuovere una campagna nazionale di
sensibilizzazione su questo tema;
- di contribuire alla diffusione della proposta promuovendo iniziative
specifiche di incontro, dibattito, approfondimento, e la raccolta e
diffusione di materiale documentario.
Segnaliamo infine che il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha gia'
predisposto alcuni dossier documentari, a disposizione su richiesta; e
diffonde un aggiornamento costante sull'andamento dell'iniziativa per la
formazione alla nonviolenza delle forze dell'ordine attraverso il notiziario
telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", richiedibile
gratuitamente al recapito di posta elettronica: nbawac@tin.it
Ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione, e restando in attesa di un cenno
di riscontro,
cordialmente,
Peppe Sini
a nome del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 2 novembre 2001
Mittente: Centro di ricerca per la pace di Viterbo
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. e fax 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
* * *
Allegati:
- allegato 1: stralcio da una lettera all'ANCI e all'UPI, del 20 ottobre
2001
- allegato 2: stralci dalla bozza di proposta di legge per la formazione
delle forze dell'ordine alla nonviolenza, del 17 agosto 2001
* * *
Allegato 1
Stralcio da una lettera all'ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni
d'Italia) e all'UPI (Unione delle Province d'Italia), del 20 ottobre 2001
*
Oggetto: Che Comuni e Province dispongano la formazione e l'addestramento
dei corpi di polizia locali alla conoscenza e all'uso dei valori, delle
tecniche e delle strategie della nonviolenza
*
Egregi signori rappresentanti dei Comuni e delle Province d'Italia,
come forse gia' saprete e' in corso una riflessione ed un'iniziativa
finalizzata a mettere a disposizione di tutti gli operatori della sicurezza
pubblica la conoscenza e l'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie
della nonviolenza.
Per quanto concerne i cinque corpi di polizia nazionali (Arma dei
Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza, Polizia di
Stato, Polizia Penitenziaria) e' in via di definizione una proposta di legge
affinche' la formazione alla conoscenza e all'uso della nonviolenza sia
inclusa ope legis nell'iter formativo (tale formazione peraltro potrebbe
essere inclusa gia' fin d'ora nell'ambito dei percorsi formativi ed
addestrativi attuali con mero provvedimento di tipo regolamentare, con
disposizione interna o con circolare ministeriale).
Per quanto concerne i corpi di polizia locali (ed in primo luogo i Corpi di
Polizia Municipale, vigli urbani e guardie campestri) con la presente siamo
a richiedervi un impegno ad hoc affinche' stimoliate tutti i Comuni e le
Province ad attuare questa specifica formazione dei loro dipendenti che
hanno funzioni e competenze afferenti all'ambito del rapporto coi cittadini,
della pubblica sicurezza, dell'applicazione delle leggi, dell'irrogazione
delle sanzioni.
In Italia esistono gia' numerose esperienze di formazione delle polizie
locali alla conoscenza e all'uso degli strumenti che la nonviolenza mette a
disposizione; basti pensare, un esempio per tutti, all'attivita' formativa
della Polzia Municipale del Comune di Milano che si avvale della
supervisione della professoressa Marianella Sclavi.
Peraltro molti Comuni e molte Province hanno gia' esperienza di attivita'
formative alla nonviolenza per quanto concerne gli obiettori di coscienza in
servizio civile.
Si tratta quindi di estendere nei singoli enti locali a livello nazionale
esperienze gia' in corso che hanno dato esiti positivi ed assai qualificati.
Cosicche' siamo a proporvi un vostro intervento presso gli enti locali che
rappresentate affinche':
a) Comuni e Province istituiscano attivita' di formazione e addestramento
delle polizie locali da essi dipendenti alla conoscenza e all'uso dei
valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza;
b) Comuni e Province deliberino ordini del giorno a sostegno di un
provvedimento legislativo (o atto equipollente) che la formazione e
l'addestramento alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle
strategie della nonviolenza preveda per tutto il personale delle forze
dell'ordine presenti e operanti in Italia.
(...)
* * *
Allegato 2
Stralci dalla bozza di lavoro per la proposta di legge per la formazione e
l'addestramento delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso dei
valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza, del 17 agosto
2001
*
Sommario:
I. Materiali per la relazione illustrativa
A. La nonviolenza nella legislazione e nella storia d'Italia
B. Formazione del personale delle forze dell'ordine e ordinamento giuridico
C. Esperienze di riferimento in Italia, in Europa e nel mondo
D. Ambiti formativi in cui si fa gia' ampio uso dei valori e delle tecniche
della nonviolenza
II. Abbozzo di articolato (...)
III. Appendici integrative
Appendice 1. Una bibliografia essenziale
Appendice 2. Alcuni autori e figure di riferimento
Appendice 3. Alcune personalita' interpellabili come consulenti e formatori
Appendice 4. Alcuni istituti di ricerca e di formazione
Appendice 5. Estratti da tre documenti a vari soggetti istituzionali
(2000-2001)
(...)
*
I. Materiali per la relazione illustrativa
A. La nonviolenza nella legislazione e nella storia d'Italia
1. La nonviolenza nel corpus legislativo italiano
Nella legislazione italiana il termine, ed il concetto, di "nonviolenza" e'
entrato relativamente tardi: con la legge 8 luglio 1998, n. 230, che
all'art. 8, comma 2, lettera e) attribuisce all'Ufficio nazionale per il
servizio civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri il compito
di "predisporre, d'intesa con il Dipartimento per il coordinamento della
protezione civile, forme di ricerca e di sperimentazione di difesa civile
non armata e nonviolenta".
In realta' gia' da molti anni erano stati effettualmente accolti termini ed
esperienze sovente fortemente connessi alla teoria e prassi della
nonviolenza, come ad esempio attesta la legislazione che dal 1972 con la
legge n. 772 riconosceva e recepiva l'obiezione di coscienza al servizio
militare e disponeva il servizio civile alternativo; inoltre gia' nel
dettato costituzionale, come hanno rilevato autorevoli commentatori, vi sono
le fondamenta di un orientamento tendenzialmente nonviolento e comunque una
legittimazione piena di tale prospettiva.
E del resto analogo orientamento e' possibile leggere in autorevoli
documenti internazionali: come la Carta delle Nazioni Unite, e la
Dichiarazione universale dei diritti umani.
2. La nonviolenza nella ricerca accademica e nelle agenzie formative
Nella ricerca accademica e nelle agenzie formative ormai da decenni la
nonviolenza e' un tema rilevante. E' cosi' a livello internazionale (a
partire dalle attivita' di peace research promosse dall'ONU), ed e' cosi'
anche in Italia, in cui lo studio della nonviolenza e la formazione ai
valori, alle tecniche e alle strategie della nonviolenza costituiscono
esperienze consolidate sia in ambito accademico che in ambito piu'
generalmente istituzionale che nell'alveo delle esperienze
dell'associazionismo democratico, delle agenzie formative, delle variegate
formazioni in cui si articola la societa' civile e particolarmente l'impegno
sociale e civile.
3. La nonviolenza nella cultura e nella storia d'Italia
Del resto nella cultura e nella storia d'Italia la nonviolenza e' radicata
in esperienze e riflessioni che risalgono ad esempio fino alla proposta di
vita e di pensiero di Francesco d'Assisi.
E nel Novecento un illustre filosofo e pedagogista italiano, Aldo Capitini,
ha dato un contributo di riflessione e di proposta di enorme rilevanza a
livello internazionale; cosi' come Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto (che di
Gandhi fu direttamente discepolo); cosi' come Danilo Dolci: personalita'
italiane che a livello internazionale sono tra le figure piu' note e piu'
luminose della nonviolenza. Ad Aldo Capitini risale altresi' la coniazione
del termine stesso "nonviolenza".
Peraltro in Italia anche la figura di Gandhi fu conosciuta con relativa
tempestivita': anche grazie alla sua visita nel nostro paese nel 1931, ed
alla pubblicazione nello stesso anno dell'edizione italiana della sua
autobiografia con prefazione di Giovanni Gentile; ed alla nonviolenza si
ispirarono alcune delle figure piu' nobili e delle attivita' piu' profonde e
luminose dell'opposizione alla dittatura fascista.
4. Per una definizione critica e pluridimensionale della nonviolenza
4.1. Il termine "nonviolenza", distinto dalla locuzione "non violenza"
La parola "nonviolenza" e' stata coniata dal filosofo ed educatore italiano
Aldo Capitini (1899-1968) e traduce i due termini creati da Mohandas Gandhi
(1869-1948) per definire la sua proposta teorico-pratica: "ahimsa" e
"satyagraha".
La parola "nonviolenza" designa un concetto del tutto distinto dalla
semplice locuzione "non violenza" o "non-violenza"; la locuzione "non
violenza" infatti indica la mera astensione dalla violenza (ed in quanto
tale puo' comprendere anche la passivita', la fuga, la rassegnazione, la
vilta', l'indifferenza, la complicita', l'omissione di soccorso); il
concetto di "nonviolenza" afferma invece l'opposizione alla violenza come
impegno attivo e affermazione di responsabilita'.
Infatti i due termini usati da Gandhi, che il termine capitiniano di
"nonviolenza" unifica e traduce, hanno un campo semantico ampio ma molto
forte e ben caratterizzato: "ahimsa" significa "contrario della violenza",
"negazione assoluta della violenza", quindi "opposizione alla violenza fino
alla radice di essa"; "satyagraha" significa "adesione al vero, contatto con
il bene, forza della verita', vicinanza all'essere, coesione essenziale".
4.2. La nonviolenza non e' un'ideologia
La "nonviolenza" quindi e' un concetto che indica la scelta e l'mpegno di un
intervento attivo contro la violenza, la sopraffazione, l'ingiustizia (non
solo quella dispiegata e flagrante, ma anche quella cristallizzata e
camuffata, quella acuta e quella cronica, quella immediata e quella
strutturale).
La nonviolenza non e' un'ideologia ne' una fede: ci si puo' accostare alla
nonviolenza a partire da diverse ideologie e da diverse fedi religiose e
naturalmente mantenendo quei convincimenti. Ad esempio nel corso dello
scorso secolo vi sono stati uomini e donne che si sono accostati alla
nonviolenza aderendo a fedi diverse: induista, cristiana, buddhista,
islamica, ebraica, altre ancora, o anche non aderendo ad alcuna fede.
Ugualmente vi sono stati uomini e donne che si sono accostati alla
nonviolenza aderendo a ideologie diverse: liberali, socialiste (nelle varie
articolazioni di questo concetto teorico e movimento storico), patriottiche,
internazionaliste, democratiche in senso lato.
4.3. La nonviolenza e' una teoria-prassi sperimentale e aperta
La nonviolenza infatti e' una teoria-prassi, ovvero un insieme di
riflessioni ed esperienze, creativa, sperimentale, aperta. Non dogmatica,
non autoritaria, ma che invita alla responsabilita' personale nel riflettere
e nell'agire.
4.4. La nonviolenza e' un concetto pluridimensionale
Molti equivoci intorno alla nonviolenza nascono dal fatto che essa e' un
concetto a molte dimensioni, cosicche' talvolta chi si appropria di una sola
di queste dimensioni qualifica la sua collocazione e il suo agire come
"nonviolenti", in realta' commettendo un errore e una mistificazione,
poiche' si da' nonviolenza solo nella compresenza delle varie sue dimensioni
(ovviamente, e' comunque positivo che soggetti diversi conoscano e accolgano
anche soltanto alcuni aspetti della nonviolenza, ma questo non li autorizza
a dichiarare di praticare la nonviolenza).
Proviamo a indicare alcune delle dimensioni fondamentali della nonviolenza:
- la nonviolenza e' un insieme di ragionamenti e valori morali;
- la nonviolenza e' un insieme di tecniche comunicative, relazionali,
deliberative, organizzative e di azione;
- la nonviolenza e' un insieme di strategie di intervento sociale e di
gestione dei conflitti;
- la nonviolenza e' un progetto sociale di convivenza affermatrice della
dignita' di tutti gli esseri umani;
- la nonviolenza e' un insieme di analisi e proposte logiche, psicologiche,
sociologiche, economiche, politiche ed antropologiche.
Come si vede, lo studio della nonviolenza implica la coscienza della
pluridimensionalita' di essa, delle sue articolazioni, delle sue
implicazioni.
Ed anche del fatto che essa implica saldezza sui principi ed insieme un
atteggamento ricettivo, critico, sperimentale, aperto; che non ha soluzioni
preconfezionate ma richiede ogni volta nella situazione concreta un
riflettere e un agire contestuale, critico e creativo.
B. Formazione del personale delle forze dell'ordine e ordinamento giuridico
1. I percorsi formativi del personale delle forze dell'ordine
Attualmente le forze dell'ordine in Italia sono articolate in diversi corpi,
con statuti specifici ed organizzazioni interne peculiari. Tale situazione
si riflette anche sui percorsi formativi ed addestrativi.
2. La Costituzione come fondamento dell'ordinamento giuridico
Ma fondamento unitario di tutti i percorsi formativi e' e deve essere il
riferimento alla Costituzione della Repubblica Italiana su cui si incardina
tutto il sistema legislativo ed istituzionale italiano e si basa il nostro
ordinamento giuridico.
3. Ordine pubblico, legalita', democrazia
E quindi in uno stato di diritto, in un paese democratico come l'Italia, la
funzione dello Stato preposta all'ordine pubblico e' vincolata
all'affermazione della legalita', alla difesa della democrazia, alla
promozione della sicurezza, dell'incolumita' e dei diritti delle persone che
nel territorio italiano si trovino.
4. Pubblica sicurezza, diritti umani
Sempre piu' la riflessione giuridica contemporanea ha evidenziato il nesso
inscindibile tra sicurezza pubblica e diritti umani, diritti che sono propri
di ogni essere umano e che per essere inverati abbisognano di un impegno
positivo delle funzioni pubbliche.
5. Necessita' di una piu' adeguata formazione delle forze dell'ordine
Si evince pertanto la necessita' di una sempre piu' adeguata formazione del
personale delle forze dell'ordine ordinata all'espletamento piu' coerente ed
efficace dei compiti che inverino le finalita' dalla Costituzione enunciate
nell'ambito delle specifiche funzioni, modalita' ed aree di intervento. A
tal fine la formazione alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche
e delle strategie della nonviolenza si dimostra di estrema utilita'.
C. Esperienze di riferimento in Italia, in Europa e nel mondo
1. Esperienze di formazione alla nonviolenza delle forze dell'ordine gia'
svolte ed in corso in Italia
Anche in Italia da anni in vari luoghi e contesti si sperimentano gia'
percorsi formativi alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e
delle strategie dalla nonviolenza di personale preposto alla sicurezza
pubblica.
2. Riflessioni ed esperienze in altri paesi europei
In altri paesi europei la riflessione e le esperienze in tal senso sono
sovente assai rilevanti, come si evince dal dibattito in merito.
3. Esperienze internazionali di riferimento
Infine si consideri come a livello internazionale vi siano ormai molteplici
e qualificatissime esperienze storiche, di grande rilievo anche sul piano
giuridico, con particolar riferimento a situazioni di partenza decisamente
assai critiche.
Si pensi ad esempio al caso del Nicaragua in cui dopo la fine della
dittatura somozista si pose il problema di rieducare il personale dei corpi
speciali della dittatura (spesso bambini che erano stati ridotti a feroci
bruti); o al caso straordinario del Sud Africa, in cui la "Commissione
nazionale per la verita' e la riconciliazione", presieduta dal Premio Nobel
Desmond Tutu, ha indicato una via di grande interesse e profonda
originalita' per uscire da una situazione tremenda come quella ereditata dal
regime dell'apartheid.
D. Ambiti formativi in cui si fa gia' ampio uso dei valori e delle tecniche
della nonviolenza
Segnaliamo infine, come mera elencazione, alcuni ambiti in cui da molti anni
esiste ormai una lunga ed ampia tradizione di studi e di esperienze
formative e addestrative alla conoscenza e all'uso della nonviolenza.
Questa tradizione ha diverse esplicazioni:
- in sede di istituzioni sovranazionali;
- in sede di istituzioni nazionali;
- in sede di istituzioni locali;
- in sede universitaria;
- in sede scolastica;
- in sede di altre agenzie formative;
- in sede di enti assistenziali, sociali, sanitari, di protezione civile;
- in sede di enti di servizio civile;
- in sede di associazionismo democratico;
- in sede di formazione ed aggiornamento nel management;
- in sede di agenzie informative;
- in sede di intervento psicoterapeutico;
- in sede di training sportivo;
- in sede di facilitazione in consessi deliberativi;
- in sede di promozione e coordinamento di campagne sociali.
Gli esempi sono infiniti: si va dalla formazione ad altissima qualificazione
del personale specializzato in interventi di peace-keeping a livello
internazionale (in primo luogo dell'ONU); alle cattedre e ai dipartimenti
universitari di peace-research; fino alla formazione dei giovani in servizio
civile.
Analogamente esempi attuativi e fonti normative e regolamentari di
riferimento gia' esistono a tutti i livelli, sia in campo internazionale che
per quel che concerne specificamente l'Italia.
Esistono anche ricognizioni di istituti di ricerca specializzati in ambito
istituzionale e accademico; una pregevole raccolta di dati e' stata
recentemente pubblicata dal Movimento Internazionale della Riconciliazione
(MIR) di Padova, ed e' disponibile sulla rete telematica pacifista
Peacelink.
*
II. Abbozzo di articolato (...)
*
III. Appendici integrative
Appendice 1. Una bibliografia essenziale
- AA. VV., Etiche della mondialita', Cittadella, Assisi 1996;
- AA. VV., Gli istituti e i centri internazionali di ricerca per la pace,
Movimento Internazionale della riconciliazione, Associazione Beati i
costruttori di pace, Padova 2000;
- Guenther Anders, Tesi sull'eta' atomica, Edizioni del Centro di ricerca
per la pace, Viterbo 1991;
- Daniele Archibugi, David Beetham, Diritti umani e democrazia
cosmopolitica, Feltrinelli, Milano 1998;
- Hannah Arendt, La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli,
Milano 1993;
- Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, Comunita', Milano 1996;
- Emanuele Arielli, Giovanni Scotto, I conflitti, Bruno Mondadori, Milano
1998;
- Ernesto Balducci, Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un'utopia,
Principato, Milano 1985;
- Ernesto Balducci, Pierluigi Onorato, Cittadini del mondo, Principato,
Milano 1985;
- Franco Basaglia, Franca Ongaro Basaglia (a cura di), Crimini di pace,
Einaudi, Torino 1975;
- Zygmunt Bauman, Dentro la globalizzazione, Laterza, Roma-Bari 1999;
- Norberto Bobbio, Eguaglianza e liberta', Einaudi, Torino 1995;
- Norberto Bobbio, Il futuro della democrazia, Einaudi, Torino 1991;
- Norberto Bobbio, L'eta' dei diritti, Einaudi, Torino 1990;
- Norberto Bobbio, Stato, governo, societa', Einaudi, Torino 1995;
- Norberto Bobbio, Teoria generale del diritto, Giappichelli, Torino 1993;
- Norberto Bobbio, Nicola Matteucci, Gianfranco Pasquino et alii, Dizionario
di politica, Tea, Milano 1992;
- Elias Canetti, Massa e potere, Bompiani, Milano 1988;
- Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992;
- Enrico Chiavacci, Dal dominio alla pace, La meridiana, Molfetta 1993;
- Guido Corso, L'ordine pubblico, Il Mulino, Bologna 1979;
- Ralf Dahrendorf, Quadrare il cerchio. Benessere economico, coesione
sociale e liberta' politica, Laterza, Roma-Bari 1995;
- Alessandro Dal Lago, Non-persone, Feltrinelli, Milano 1999;
- Danilo Dolci, Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979;
- Daniilo Dolci, Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974;
- Theodor Ebert, La difesa popolare nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1984;
- Guglielmo Aldo Ellena (a cura di), Manuale di animazione socioculturale,
Edizioni Gruppo Abele, Torino 1989;
- Giovanni Falcone, Interventi e proposte, Sansoni, Firenze 1994;
- Giovanni Falcone (con Marcelle Padovani), Cose di cosa nostra, Rizzoli,
Milano 1991;
- Luigi Ferrajoli, Diritto e ragione, Laterza, Roma-Bari 1990;
- Luigi Ferrajoli, La sovranita' nel mondo moderno, Laterza, Roma-Bari 1997;
- Michel Foucault, Sorvegliare e punire, Einaudi, Torino 1979;
- Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino
1984;
- Lodovico Grassi, La democrazia dell'era atomica, Edizioni Cultura della
Pace, S. Domenico di Fiesole 1988;
- Germaine Greer, La donna intera, Mondadori, Milano 2000;
- Juergen Habermas, Teoria dell'agire comunicativo, Il Mulino, Bologna 1997,
due volumi;
- IPRI (a cura di), Se vuoi la pace, educa alla pace, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1984;
- Hans Jonas, Il principio responsabilita', Einaudi, Torino 1993;
- Alberto L'Abate, Consenso, conflitto e mutamento sociale, Franco Angeli,
Milano 1990;
- Alberto L'Abate (a cura di), Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha,
Torino 1985;
- Eugenio Lecaldano, Etica, Utet, Torino 1995;
- Primo Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi, Torino 1986;
- Emmanuel Levinas, Ethique et infini, Fayard, Paris 1982;
- Emmanuel Levinas, Totalita' e infinito, Jaca Book, Milano 1995;
- Jean Marie Muller, Lessico della nonviolenza, Satyagraha, Torino 1992;
- Jean Marie Muller, Strategia della nonviolenza, Marsilio, Venezia 1975;
- Franca Ongaro Basaglia, Salute/malattia, Einaudi, Torino 1982;
- Franca Ongaro Basaglia, Una voce, Il Saggiatore, Milano 1982;
- Salvatore Palidda, Polizia postmoderna, Feltrinelli, Milano 2000;
- Enrico Peyretti, Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte
nonarmate e nonviolente. (in "La nonviolenza e' in cammino" n. 145 del 10
marzo 2001);
- Giuliano Pontara, Etica e generazioni future, Laterza, Roma-Bari 1995;
- Giuliano Pontara, La personalita' nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1996;
- Stefano Rodota', Tecnologie e diritti, Il Mulino, Bologna 1995;
- Stefano Rodota', Tecnopolitica, Laterza, Roma-Bari 1997;
- Giovanni Salio, Il potere della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino
1995;
- Umberto Santino, Oltre la legalita', Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato", Palermo 1997;
- Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1985-1997, tre volumi;
- Francesco Tullio (a cura di), Una forza nonarmata dell'ONU: utopia o
necessita'?, Casa Editrice Formazione e Lavoro, Roma 1989;
- Luciano Violante, Non e' la piovra. Dodici tesi sulle mafie italiane,
Einaudi, Torino 1994;
- Charles C. Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, Edizioni del
Movimento Nonviolento, Perugia 1982;
- Virginia Woolf, Le tre ghinee, Feltrinelli, Milano 1987;
- Gustavo Zagrebelsky, Il diritto mite, Einaudi, Torino 1992.
*
Appendice 2. (...)
*
Appendice 3. (...)
*
Appendice 4. Alcuni istituti di ricerca e di formazione
Per quelli attivi a livello internazionale rinviamo a AA. VV., Gli istituti
e i centri internazionali di ricerca per la pace, Movimento Internazionale
della riconciliazione, Associazione Beati i costruttori di pace, Padova
2000.
Sulla situazione italiana rinviamo introduttivamente alle indicazioni
fornite da Giovanni Scotto nel suo sito
(http://userpage.fu-berlin.de/~gscotto), ma ovviamente molte altre
esperienze sono in corso.
Per un'ampia bibliografia internazionale sulla peace research e sugli studi
e le iniziative di peacekeeping e peacebuilding rinviamo alle ricche note
bibliografiche in calce ai lavori di Giovanni Scotto (disponibili nel sito
citato).
In rete si possono consultare le indicazioni ed i link reperibili nei siti
www.peacelink.it e www.nonviolenti.org
Un lavoro di fondamentale importanza svolge ovviamente Amnesty
International.
*
Appendice 5. Estratti da tre documenti a vari soggetti istituzionali
(2000-2001)
Riportiamo di seguito tre documenti, i primi due risalenti ad un anno fa,
l'ultimo allo scorso mese, che hanno gia' avuto ampia diffusione.
Documento 1. Da una lettera del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo a
vari parlamentari del 24 luglio 2000:
Già mesi addietro, in una lettera inviata ad alcune figure istituzionali
locali, proponevamo ad esse "di voler promuovere un corso di formazione ai
valori ed alle tecniche della nonviolenza per tutto il personale preposto
alla pubblica sicurezza".
E già colà chiarivamo che "la nonviolenza non è passività, ma contrasto
efficace ed opposizione integrale alla violenza; e le sue specifiche
tecniche comunicative, di accostamento psicologico, di interpretazione
sociologica e di intervento sociale, costituiscono strumenti sia di
formazione morale e intellettuale di se stessi, sia di interazione adeguata
e costruttiva con gli altri; particolarmente in situazioni di conflitto, di
tensione e di crisi le tecniche della nonviolenza sono di grandissima
utilità, e pressoché insostituibili.
E' evidente la necessità che particolarmente coloro che svolgono il
delicatissimo e difficilissimo compito di contrastare crimine e violenza, di
promuovere e difendere con la legalità la serenità e il benessere di tutti,
devono avere conoscenze e capacità tali da saper intervenire adeguatamente
in primo luogo in aiuto di chi è in difficoltà.
Conoscere le tecniche della nonviolenza, ed essere addestrati al loro uso,
significa avere a disposizione una strumentazione interpretativa ed
operativa di grande valore ed efficacia.
Contrastare la violenza significa contrastare effettivamente ed
efficacemente il crimine (che sulla violenza si fonda), significa altresì
garantire autentica sicurezza, che solo può nascere dal rispetto più
scrupoloso dei diritti della persona, di ogni persona, dal rispetto e dalla
promozione della dignità umana, dall'aiuto a chi di aiuto ha bisogno".
E' nostra ferma convinzione che la conoscenza della nonviolenza, dei suoi
valori, delle sue tecniche, delle sue strategie di intervento comunicativo,
sociale, solidale e umanizzante, sia indispensabile per ogni operatore
pubblico e soprattutto per quelli addetti alla sicurezza ed alla protezione
dei diritti.
Naturalmente non si tratta di "convertire" delle persone, bensì:
- in primo luogo, di mettere a disposizione strumenti interpretativi ed
operativi adeguati per agire in modo costantemente legale, efficace e
rispettoso della dignità umana nello svolgimento delle proprie mansioni;
- in secondo luogo, di fornire agli operatori addetti al controllo del
territorio ed alla protezione dei diritti, un quadro di riferimento
categoriale ed applicativo coerente con la Costituzione, e quindi con la
fonte stessa della legalità nel nostro paese; e con la Dichiarazione
universale dei diritti umani, che costituisce un comune orizzonte di
riferimento per le codificazioni giuridiche e le prassi amministrative dei
paesi democratici;
- in terzo luogo, di offrire un'occasione di riflessione sulle dinamiche
relazionali e sulle strategie operative e cooperative nel rapporto
interpersonale e particolarmente nel conflitto con la persona o le persone
nei cui confronti si interviene e con cui quindi si interagisce;
- in quarto luogo di mettere a disposizione indicazioni utili ad un
approfondimento delle problematiche non solo giuridiche, procedurali,
amministrative e tecniche, ma anche psicologiche, sociologiche, comunicative
e antropologico-culturali connesse ed implicate dall'attività che si svolge.
I valori teoretici, le strategie d'intervento e le tecniche operative della
nonviolenza, e quindi l'educazione e l'addestramento ad essi ed esse,
costituiscono una opportunità formativa che a nostro parere sarebbe
necessario ed urgente che entrasse nel bagaglio di conoscenze, nei curricula
studiorum e nell'addestramento di tutti gli operatori addetti alla sicurezza
pubblica.
Documento 2. Da una lettera del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
al Ministro dell'Interno del 25 luglio 2000:
* La nonviolenza, intervento attivo per promuovere diritti e dignità di
tutti
La nonviolenza è il portato delle scelte assiologiche e giuriscostituenti
inscritte nei princìpi fondamentali della Costituzione della Repubblica
Italiana.
La nonviolenza è l'applicazione dei princìpi etici e giuridici promulgati
dalla Dichiarazione universale dei diritti umani.
La nonviolenza è proposta operativa fondamentale e fondante per la civile
convivenza in un'epoca, come quella attuale, di grandi conflitti, di grandi
opportunità evolutive come di immani pericoli di regresso e catastrofe.
La nonviolenza ovviamente non è passività, ma opposizione alla violenza la
più nitida, intransigente ed efficace; non è un sottrarsi ai conflitti ed
alle situazioni di crisi, ma un farvi fronte e gestirli con chiaroveggenza
ed energia affinché essi producano acclaramento e ricomposizione, evolvano
in esiti di maggiore giustizia, di maggiore umanizzazione; la nonviolenza
non è contemplazione atterrita o inerme ritrarsi, ma presenza viva e
operante per affermare sempre ed ovunque, e quindi in primo luogo ove più
occorra, la dignità della persona e i diritti umani; la nonviolenza è il
dispiegarsi del principio di legalità in quanto esso fonda la convivenza e
difende e promuove i diritti di tutti.
* Una proposta pratica: formare e addestrare tutto il personale addetto alla
pubblica sicurezza ai valori, le strategie e le tecniche della nonviolenza
E' necessario che tutto il personale addetto alla pubblica sicurezza conosca
e sia in grado di utilizzare nello svolgimento delle sue mansioni le
tecniche, le strategie, i valori, e dunque le acquisizioni e gli strumenti
conoscitivi, ermeneutici ed operativi della nonviolenza.
E' infatti assai penoso che proprio le persone che, per il lavoro di
altissima responsabilità che svolgono, più hanno bisogno di disporre di una
formazione, un addestramento ed una strumentazione (teorica ed applicativa)
adeguati a difendere e promuovere sicurezza, convivenza, rispetto dei
diritti delle persone tutte, proprio queste persone siano private di una
opportunità formativa massimamente adeguata all'incombenza che la legge e le
istituzioni loro attribuiscono.
E' assurdo che proprio quegli operatori dei pubblici servizi che devono
intervenire in situazioni di massima crisi ed emergenza, non abbiano a
disposizione gli strumenti più adatti alla bisogna: le tecniche operative,
le strategie comunicative, gli strumenti interpretativi, i valori di
riferimento che la nonviolenza propone.
E', quello qui segnalato, un paradosso gravido di conseguenze pericolose: è
un paradosso che deve cessare. Si ponga rimedio istituendo al più presto la
prassi e l'obbligatorietà della formazione e dell'addestramento alla
nonviolenza per tutti gli operatori addetti alla sicurezza pubblica.
Beninteso: questa non è una panacea, ma senza ombra di dubbio costituirebbe
un contributo di grande valore e di sicura utilità.
* Benefiche ricadute
Non vi è dubbio, infatti, che la formazione e l'addestramento alla
nonviolenza per il personale addetto alla difesa e promozione della
sicurezza e dei diritti di tutti avrebbe immediati effetti benefici sia per
i lavoratori destinatari di tale formazione e addestramento, sia per gli
utenti tutti del loro intervento, includendo tra gli utenti anche le persone
oggetto dei loro interventi: persone che anche quando commettono crimini e
pertanto debbono essere perseguite e punite ai sensi di legge, restano
comunque esseri umani ed in quanto tali non possono essere fatti oggetto di
trattamenti degradanti, di minacce, di violenze e lesioni.
La Costituzione è chiara: "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti
inviolabili dell'uomo" (art. 2); non sono ammessi "trattamenti contrari al
senso di umanità" (art. 27, comma secondo); e naturamente "non è ammessa la
pena di morte" (art. 27, comma quarto).
La nonviolenza, è una constatazione empirica e non un'asserzione ideologica
o fideistica, degnifica le parsone che vengono in contatto con essa; la
conoscenza della nonviolenza, dei suoi valori e concetti, come delle sue
strategie comunicative e delle sue tecniche relazionali, umanizza le persone
e i rapporti, adegua l'agire a valori e fini che sono quelli fondanti la
civiltà giuridica, che sono quelli sanciti dalla Costituzione, che sono i
valori ed i fini che rendono degna la vita e civile la convivenza.
A tutti andrebbe garantita, fin dalle scuole di base, la conoscenza e la
formazione alla nonviolenza; ebbene, che si cominci intanto a mettere questo
patrimonio di risorse a disposizione almeno di chi, per il lavoro che
svolge, più ne ha bisogno.
Che le istituzioni democratiche si adoperino affinché proprio nelle
situazioni in cui di contrastare la violenza si tratta, si abbia a
disposizione la ricchezza di strumenti teorici e pratici che la nonviolenza
offre.
Documento 3. Da una lettera del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
al Presidente della Repubblica del 24 luglio 2001 (...)
* * *