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Catena di Sanlibero 92
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riccardo orioles <ricc@libero.it>
tanto per abbaiare - n.92
17 settembre 2001
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Salve. Ci ritroviamo in un mondo completamente diverso da quello in cui
c'eravamo lasciati la settimana scorsa. Una settimana fa eravamo ancora
nella Belle Epoque, e in Europa. Adesso siamo nel Duemila, e siamo nel
pianeta Terra.
"E come faranno, quest'anno, a fare Roma-Lazio?". "E che c'entra?".
"Centomila persone tutte insieme. Sai, per quelli la', che tentazione".
Questo e' il commento piu' lucido che ho sentito fare dopo New York, e
l'ho sentito al bar dei mercati generali, la mattina presto. Centomila
persone - adesso - infatti non sono piu' una folla, ma un obiettivo. E
cosi' anche il volo Roma-Sassari, la gita del Liceo Empedocle a Vienna,
la fermata piazza Dante del metro'... Tutti i pezzi della nostra vita
quotidiana. (Centomila persone erano un obbiettivo gia' prima: pero'
alla televisione, in qualche paese cosi' diverso e lontano da non
esistere praticamente. Adesso, dal lato sbagliato della televisione ci
siamo anche noi).
Molti anni fa, quando il secolo che martedi' e' finito cominciava, il
mondo - il mondo visibile, quello in cui si viveva - era un posto
tranquillo. Poi un pazzo sparo' a un altro pazzo, a Sarajevo. E il
mondo vero, quello di fuori, improvvisamente ci rovino' tutto addosso.
Oggi e' cosi'.
Il mondo e' un posto in cui le persone si arrabbattano per trovare il
da mangiare per stasera, per ubbidire alle piu' minute prescrizioni di
un caporale dei miliziani o di un dio, per sopravvivere a un'incursione
o a un bombardamento. Questo mondo fino a una settimana fa non
esisteva. Adesso esiste.
Richiudere questa porta, una volta che sia aperta, richiede generazioni
di guerre. Oppure no: si puo' lasciarla aperta - la porta fra il mondo
dello schermo tv e quella del telecomando - e considerare tutto il
mondo come reale, come un posto da vivere una volta sola; e sentirsi
malati quando in un pezzo di mondo c'e' il bancomat e in un altro la
fame.
Ma questo non e' mai successo, nella storia. Nessun romano ha mai
considerato la fame del barbaro, nessun barbaro la gentilezza di vivere
del romano. Grandi muraglie, finche' funzionano, e pattugliatori a
cavallo. E poi - dopo di noi, si suppone - il diluvio.
* * *
Io ho visto la faccia di Fini, alla televisione. La faccia di fascista
ragionatore e moderno, soddisfatto del ministero, prudente; prontissimo
a bombardare, a dichiarar guerre, a fare il D'Alema. Ho provato pieta',
davanti a quella faccia. Perche' neanche lui, che e' il peggio che il
paese offra in questo momento, ha idea di quel che ci tocchera'
affrontare per chiudere quella porta; e del fatto che ci tocchera'
affrontarlo davvero, prima o poi. Anche lui s'illude, come tutti, che
se ne esca con bei discorsi militareschi e con qualche (altro)
bombardamento d'innocenti, magari guadagnandoci dei voti.
* * *
L'Afganistan, da sempre, e' il luogo dove la strada fra Europa e Asia
si barrica fra i deserti e i monti. Povero di per se', ha un'importanza
strategica vitale. Il "grande gioco" fra Russia e Inghilterra,
nell'Ottocento, verteva esattamente su questo. A cio' si aggiunse,
quando il mondo comincio' ad andare a nafta, il controllo del petrolio:
tutti i principali giacimenti del mondo dipendono strategicamente da
quelle montagne.
Una ventina d'anni fa, la fazione filoccidentale delle tribu' afgane
(quella cioe' che riteneva che le donne non vadano picchiate troppo
forte) riusci', per una serie di casi, a cacciare il vecchio re feudale
e a prendere il potere. Le tribu' meno progredite insorsero.
I "progressisti" chiamarono in aiuto l'Unione Sovietica (altro aiuto
non c'era). Gli americani, per equilibrio, si schierarono
immediatamente coi tradizionalisti. Duecento anni prima, in Italia, i
francesi avevano appoggiato i borghesi "giacobini" della repubblica
napoletana, gl'inglesi i "lazzari" fanatici del cardinal Ruffo. Il
meccanismo fu esattamente lo stesso. Una guerra tribale atrocissima, di
montanari selvaggi contro cittadini. La ferocia dei montanari, e gli
aiuti americani, alla fine ebbero la meglio. I talebani - con armi
americane - conquistarono la capitale, impiccarono rapidamente i
borghesi occidentalizzati e cominciarono a governare.
Del governo talebano in Afganistan non vale la pena di parlare. In
questo momento, una dozzina di cristiani e' in attesa della forca per
aver "propagandato" i vangeli. Agli ebrei e agli hindu e' sato imposto
di portare la stella gialla. Abbiamo pubblicato in passato l'appello
delle donne afgane - lapidate appena alzano il velo, costrette a vivere
dentro sacchi con due buchi - alle loro sorelle occidentali e
"femministe", che se ne sono fregate allegramente. I talebani sono per
altro dotati di tecnologie moderne e di telefonini, forniti da societa'
americane ed europee.
L'Afganistan, sotto il governo dei talebani, e' il luogo dove viene
prodotto il settanta per cento dell'eroina che transita per il mondo.
E' il luogo dove si organizza il piu' feroce terrorismo. E' il
"santuario" di Laden. Ma e' stato antisovietico, e' antirusso, e
dunque, a modo suo, e' utile alla politica americana. "E' una canaglia,
d'accordo - disse Theo Roosevelt quando gli riferirono le atrocita' di
un dittatore centramericano - Ma e' la nostra canaglia". Esattamente
per questa ragione, il governo dei talebani e' sopravvissuto, mentre -
per atrocita' molto minori - venivano bombardati Milosevic e Saddam.
Fino alle Due Torri.
* * *
L'Afganistan e' un piccolo paese. Ma il Pakistan non lo e' affatto. E'
un bastione potente - dal punto di vista americano - contro l'India,
che ai tempi dell'Unione Sovietica era filosovietica e adesso si ostina
a restare non allineata. Inoltre, e' un mezzo indiretto di pressione
sul piu' importante partner asiatico degli Stati Uniti, che e' - in
buona sostanza - la Cina. La Cina e' rivale dell'India, e gli Stati
Uniti finanziano lo stato nemico dell'India: il Pakistan sostiene lo
sforzo militare per tenere a bada l'India, la Cina ne riceve i benefici
strategici immediati, e gli Stati Uniti quelli immediatamente
successivi. Percio' neanche il Pakistan si puo' toccare: si puo' anzi
permettergli di farsi un suo arsenale nucleare.
In Pakistan la legge islamica, o meglio quella che i dittatori
fondamenalisti fanno passar per islamismo, vige quasi come in
Afganistan: tagli delle mani, fustigazioni, lapidazioni, niente diritti
alle donne. Un professore di liceo e' in attesa d'esecuzione per avere
affermato che i genitori di Maometto non erano mussulmani.
Il Pakistan, inoltre, e' quello che fornisce armamenti pesanti, campi
d'addestramento e personale specializzato ai talebani. Poche settimane
prima di essere ucciso, il capo di guerriglieri afgani anti-talebani
aveva dichiarato: "In realta', noi siamo invasi dai pakistani".
Difficile pensare che, fra le tante attivita' dei talebani, proprio il
terrorismo sia sconosciuto agli ufficiali e funzionari pakistani
incaricati di organizzare e addestrare la manovalanza talebana. Ma
anche il Pakistan, per le ragioni dette sopra, non si puo' toccare.
* * *
Dell'Arabia Saudita (come del Kuwait, degli Emirati e di altre
dittature del petrolio) leggiamo bellissime pubblicita', sui giornali
occidentali: le compagnie aeree, le societa' finanziarie, gli alberghi
e cosi' via. Leggiamo anche dei bellissimi articoli, di giornalisti
pagati, sugli ammodernamenti tecnologici e sullo sviluppo di questi
paesi, ormai praticamente occidentali.
In realta' si tratta di dittature ferocissime, dove il sovrano ha - e
usa - potere di vita e di morte su chiunque. Per oltraggio all'Islam,
in Arabia, si viene decapitati con la scimitarra. Quando il Kuwait fu
invaso, l'emiro scappo'... insieme con l'harem. Anche qui, come in
Afganistan e in Pakistan, le donne non hanno diritti (alcune soldatesse
americane, durante la guerra, passarono guai per essersi mostrate in
shorts o alla guida di una macchina).
Sono regimi assolutamente artificiali, che si reggono solo sulla
repressione e su un'interpretazione volutamente estremistica delle
leggi coraniche. Senza l'appoggio americano, non durerebero un giorno e
la Cnn trasmetterebbe lo spettacolo di emiri e sceicchi fatti a pezzi
dalla folla. Ma anche loro servono a qualcosa, a questo mondo: vendono
ad americani ed europei il petrolio, che e' l'unica ricchezza del
paese, a prezzi concordati, molto inferiori a quello di mercato. Cosi'
la benzina in America costa un dollaro al litro e gli sceicchi possono
condurre una vita da sceicco - mentre tutto il restante del mondo
islamico langue nella miseria.
I rapporti di Laden con gli ambinti finanziari sauditi, con la stessa
famiglia reale, sono notissimi; come lo e' il fatto che l'Arabia
Saudita e' il principale finanziatore dei talebani. Ma anche i sauditi
- come i talebani e i pakistani - sono utili, e non si possono toccare.
Fino alle Due Torri.
* * *
Cosa succedera' adesso? La mia opinione di pacifista con eccezioni e'
che bisognerebbe stroncare il terrorismo alle radici e abbattere una
volta per sempre il regime dei talebani. Siccome l'Afganistan e'
difficilissimo da occupare, bisognerebbe mandare una spedizione
militare adeguata, che dovrebbe affrontare anche perdite ingenti e
dovrebbe restare li' per mesi, se non per anni. Io credo che ne
varrebbe la pena, e che sarebbe giusto. Se dobbiamo fare i gendarmi del
mondo, facciamolo coi banditi, non con i poveracci.
Siccome di guerra si tratterebbe e non di "operazione di polizia",
dovrebbe essere l'Onu ad occuparsene e non un singolo paese o la Nato;
siccome la Russia fa parte dell'Onu e non e' detto che non abbia ancora
la sua importanza, fra le forze dell'Onu ci sarebbero anche dei
veterani russi. La storia ha le sue ironie.
Il governo saudita e la famiglia reale saudita dovrebbero ricevere
dall'ambasciatore americano una lettera: "Signori e Maesta': non
sappiamo ancora quanti sono i nostri morti, che Voi avete contribuito
ad assassinare: in nome loro, Vi abbandoniamo al Vostro popolo". I
generali pakistani dovrebbero essere tradotti all'Aia, accanto a
Milosevic. Dopo, con la coscienza pulita, l'Occidente potrebbe
rivolgersi alle folle di disperati che, nella loro disperazione, hanno
applaudito persino gli assassini. "Abbiamo punito i terroristi -
potrebbe dir loro - Il terrorismo non paga. Adesso, cominceremo ad
ascoltarvi. Diteci in che cosa abbiamo sbagliato".
* * *
Non avverra' nulla di tutto questo. Bombarderanno dei matti, e lo
faranno passare per "rappresaglia militare". Non verranno mobilitati
eserciti, ma televisioni. Verranno appena sfiorati i talebani, e non
verranno toccati per niente pakistani e sauditi. Nulla di nuovo verra'
detto ai poveri del mondo: i propagandisti del terrorismo continueranno
ad essere gli unici, o quasi gli unici, a parlare con loro.
* * *
Nulla, in particolare, verra' fatto per risolvere la questione dei
palestinesi, che andava invece risolta esattamente ora, in questi mesi.
A noi e' sempre stato difficilissimo parlare delle ingiustizie commesse
fra i due popoli, quello d'Israele e quello di Palestina, che - da
intellettuali europei - sentiamo piu' cari e vicini di ogni altro.
Parliamone brevemente adesso: gl'israeliani hanno torto. La crisi era
stata in buona parte risolta, con gli accordi di pace. Essi prevedevano
una piena vittoria degli israeliani e, da parte dei palestinesi, una
sottomissione quasi assoluta. Questi accordi, che Arafat era riuscito a
far accettare al suo popolo, non sono stati rispettati dai coloni
israeliani che si sono insediati nelle terre assegnate ai palestinesi.
L'indisciplina dei coloni e' dovuta in buona parte alla loro recente
cittadinanza israeliana e alla loro mancata conoscenza diretta delle
passate traversie e dei dolori, e delle ingiustizie a volte, che il
popolo d'Israele ha dovuto attraversare per farsi il suo focolare in
Palestina.
Su questa indisciplina e su questa ignoranza hanno soffiato gli
esponenti del fanatismo religioso (che ben poco avevano contribuito
alla creazione d'Israele). Ad essi si sono accodati, per basso calcolo
elettorale, i politici piu' irresponsabili. Fra costoro, e' stato
determinante Sharon, che l'anno scorso e' andato a freddo a provocare i
fedeli musulmani nel luogo piu' conteso, riaccendendo la miccia
dell'odio di religione.
Su questo torto degli israeliani s'e' innescato - alimentandosi a
vicenda i due fanatismi - il torto degli altri. Adesso, non esistono
piu' interlocutori responsabili, per il mondo civile, ne' da una parte
ne' dall'altra. Ucciso Rabin, emarginati Arafat e Peres, con Sharon e
Hamas a soffiare su fuoco, e' impossibile che una soluzione venga
dall'interno dei contendenti. Bisognerebbe che l'Europa e l'America,
nel quadro della lotta al terrorismo, facessero meno chiacchiere e
usassero invece il loro potere economico per *obbligare* palestinesi e
israeliani a una tregua, ponendo subito l'embargo a qualunque fornitura
industriale alle due parti finche' non si aprissero delle trattative
serie e non venissero esiliati per un certo periodo i fautori
dell'odio, rabbini o imam che siano, membri della Knesset o dei comandi
palestinesi.
Perche' ormai e' chiaro che abbiamo a che fare con minorenni, a cui non
si puo' permettere di incendiare il mondo, di obbligare tutta
l'umanita' a seguire la loro strada pur di non rinunciare all'odio
reciproco che li brucia e che li consuma.
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Non e' detto che, come hanno studiato i manuali d'aviazione, non
abbiano studiato anche quelli d'economia. Non e' detto che l'obbiettivo
fosse principalmente propagandistico. Puo' darsi benissimo che fosse
invece essenzialmente economico, di guerra economica e non "militare".
Possono aver seguito il ciclo degli ultimi mesi, valutato che - in
assenza della corazzatura keynesiana - il sistema fosse particolarmente
vicino a una crisi e che, con una serie di interventi mirati, questa
crisi potesse essere radicalizzata e concentrata nel tempo, e gestita
comunque sotto il segno del panico e dell'emergenza. Non e' detto che
le Due Torri fossero solo un simbolo, per loro, e non anche un punto
strategico molto concreto.
Il termine terrorismo fa pensare a una strategia in cui comunque alla
fine abbia un peso determinante una mobilitazione popolare, una presa
di coscienza indotta da atti traumatici e che alla fine sollevi, per
cosi' dire, i terroristi dal peso di una supplenza. Nulla del genere,
in questo caso.
L'eventuale mobilitazione di massa "islamica" contro l'America,
l'occidente, Israele o quant'altro non e' affatto prevista dalla
strategia attuale; o lo e' molto vagamente, come una prospettiva
ininfluente oltre che molto ipotetica e lontana. Cio' che e' previsto
e' una serie di danni, a risonanza reciproca, all'interno del sistema
economico occidentale, fino a un collasso che - nelle previsioni dei
terroristi; ma dovremo inventarci un termine piu' preciso - potrebbe
avvenire anche a distanza di pochi mesi. Su questo collasso, e non su
fattori politici piu' o meno ideali, s'inserirebbero le mosse
strategiche successive: crisi di alcuni regimi arabi non
fondamentalisti (indeboliti non dalla "presa di coscienza" delle masse
ma dalla crisi economica) presa del potere (con esponenti islamici
"ragionevoli" e civile) in alcuni di essi, coordinamento, formazione di
un polo in grado di porsi come interlocutore credibile a tutti i
livelli, e di durare abbastanza a lungo da produrre effetti storici.
Il terrorismo, in altre parole, non mira a fondare una specie di
talebanismo su scala mondiale ma qualcosa di piu' realistico e quindi
di infinitamente piu' pericoloso. Il fanatismo religioso, in questo
quadro, e' solo uno dei pezzi sulla scacchiera.
Se questo fosse vero, ne verrebbero due conseguenze immediate: primo,
che bisognerebbe fare attenzione molto di piu' ai movimenti finanziari
"anomali" - probabilmente non tutti sono innocenti - e questo non in un
lontano oriente, ma a New York, Londra, Tokio e Milano.
Secondo, che questa non e' in nessuna maniera, neanche indirettamente,
una guerra di poveri; ha poco a che vedere col territorio, pochissimo
con la storia pregressa, moltissimo con l'economia. Il nemico, in altri
termini, e' una multinazionale.
* * *
Ed e' su questo terreno, prima di tutto, che va affrontato. Non ha
molta importanza mandare un battaglione italiano a Kabul. Invece ha
molta importanza sapere chi sono esattamente chi sono - e di chi sono -
tutte le masse finanziarie che operano, dentro e fuori Borsa, anche in
Italia.
Ma all'idea di non saper piu' di chi sono tutti i soldi che girano nel
Paese, di giudicare inutile ogni forma di anagrafe finanziaria, ci
siamo gia' abituati da tempo, da quando abbiamo rinunciato a sapere
dove sono finiti - dopo Sindona, dopo Calvi, dopo le inchieste arenate
sui capitali mafiosi - i soldi della finanza che non si vede.
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Sei mesi fa, alcune donne afgane, riuscite a sfuggire alla feroce
dittatura dei talebani, consegnarono a esponenti del Parlamento europeo
un drammatico appello, di cui noi demmo subito notizia il 12 marzo, ma
che venne sostanzialmente ignorato dai grandi mezzi d'informazione. I
talebani, nemici delle donne, erano tuttavia funzionali a determinati
interessi anche in occidente. Pochi mesti prima, una grande compagnia
americana aveva appena firmato un contratto di fornitura di cellulari e
ripetitori telefonici per i governo di Kabul.
Riteniamo opportuno riproporre ora, come se fosse stato scritto in
questo momento, quanto pubblicammo allora. Allora i talebani "si
limitavano" a perseguitare le donne e le minoranze religiose, e nessuno
diceva niente. Adesso bombardano New York. Anche "allora", d'altronde,
non basto' l'Olocausto per muovere l'occidente: ci volle Pearl Harbour,
perche' Hitler venisse - finalmente - considerato un nemico.
* * *
Fuorilegge. C'e' un paese del mondo in cui le donne sono state
ufficialmente messe fuorilegge, da ormai cinque anni, ed e' il paese
dei talebani. In Afganistan non c'e' mai stata una democrazia. Il
valore delle donne e' stato sempre misurato in pecore, e comunque
determinato dal padre, dal marito, dal figlio o dal fratello. Una
ventina d'anni fa una ventina d'ufficiali, che ambivano a civilizzare
il paese, fecero un golpe e installarono un governo semi-civile. Dopo
le prime battute, naturalmente, cominciarono a combattersi fra di loro.
Nel frattempo, le donne cominciarono timidamente a metter fuori il naso
di casa. Andare a scuola, vivere fra le persone, studiare, cominciare a
credere in se stesse. Tutto cio' che in Europa era stato diluito in due
millenni di storia, in Afganistan fu concentrato in pochi anni.
I militari afgani, che oltre ad essere estranei al novanta per cento
(barbarico) della popolazione maschile trovavano anche il tempo di
congiurarsi a vicenda, l'unico appoggio disponibile lo ebbero
nell'Unione Sovietica (piu' o meno come successe ai nostri riformisti
napoletani nel Settecento, che dovettero appoggiarsi alla Francia).
Percio' furono etichettati come "comunisti", e contro di loro fu
scatenata la guerra santa. La guerra degli stregoni "islamici"
(mussulmani, in realta', non piu' di quanto Biffi sia cristiano) contro
l'orrore delle donne senza velo. La guerra di noi americani ed europei,
di me e di te che leggi, contro il "comunismo liberticida". La guerra
fini' come sappiamo, gli ultimi giacobini furono impiccati in piazza, e
la liberta' di noi occidentali fu salvata ancora una volta.
Fra le varie fazioni selvagge che si scannarono da quel momento fra
loro (non prima di aver rinchiuso di nuovo in casa mogli, figlie e
sorelle) prevalse la piu' bestiale di tutte, quella dei talebani. Il
governo americano, che gia' li aveva appoggiati durante la guerra per
contrastare i sovietici, continuo' ad appoggiarli anche dopo, stavolta
per contrastare gli iraniani. Fornirono dollari, istruttori, armi e -
persino - i ripetitori per i telefonini. Sostanzialmente nessuno, in
Europa o in America, trovo' niente da obiettare a tutto questo. Non la
sinistra europea, non i democratici Usa, non le femministe.
In questo momento i talebani sono impegnati attivamente a demolire a
suon di dinamite alcuni fra i piu' antichi monumenti artistici del
pianeta - i famosi Buddha scolpiti nella roccia - e questo, finalmente,
provoca qualche sconcerto. Aprire le trattative, richiedere la
mediazione degli iraniani, sperare che si calmino presto. Nessuno fa la
proposta piu' logica, che sarebbe quella di una spedizione armata, agli
ordini dell'Onu o di chiunque altro, per eliminare questi criminali
dalla faccia della terra: per molto meno si e' bombardata della gente,
in Irak o nel Kossovo.
"Saranno dei figli di puttana, ma sono i *nostri* figli di puttana"
disse un presidente molti anni fa, ai tempi del primo Somoza. Ecco.
Saranno dei criminali, ma sono i criminali *nostri*. Di noi europei, di
noi americani - ed anche delle donne europee ed americane. La volete la
benzina a un dollaro? E allora lasciateci lavorare. Abbiamo bisogno
anche dei talebani.
* * *
L'Olocausto delle donne - perche' di questo si tratta, di migliaia di
vite dilapidate - va avanti nell'indifferenza occidentale, esattamente
come ando' avanti, per quasi una decina di anni, l'Olocausto degli
ebrei.
Da quando i talebani sono al potere, la vita di una donna afgana ha un
valore di poco superiore a quello d'una pecora, e di molto inferiore a
quello di un cammello. Le donne non esistono. Non debbono esistere e se
per disgrazia ci sono non debbono farsi vedere. Non solo il volto, ma
anche gli occhi debbono essere coperti: diversamente, si viene
picchiate. Una donna, in piena Kabul, e' stata picchiata a morte per
aver mostrato casualmente un braccio. Un'altra e' stata uccisa in
piazza a colpi di pietre per aver cercato di partire insieme con un
uomo che non era suo marito.
Sotto i "comunisti", molte donne erano diventate professoresse,
avvocatesse, traduttrici, scrittrici. E' cosi' bella la vita, per le
persone normali! Lavorare, sorridere, vestirsi come nel resto del
mondo, guidare un'automobile, andare in giro da sole. E poi,
improvvisamente, tutto e' finito. Professoresse e medici, da un giorno
all'altro, sono diventate degli esseri subumani.
Adesso debbono vivere chiuse in casa, con le finestre oscurate a
vernice, perche' nessuno le veda. Possono uscire di casa solo in
compagnia di un parente maschio. Portano calzature di stoffa,
silenziosa: perche' nemmeno il rumore dei passi deve rivelare che in
giro c'e' una donna. Lavorare e' proibito. Chi non ha parenti maschi
che la mantengano deve chiedere l'elemosina. Oppure morire di
denutrizione.
L'islamismo non c'entra, con tutto questo, cosi' come Torquemada o
Biffi non c'entrano niente col cristianesimo. Neanche i mussulmani piu'
fanatici sono mai arrivati a questo; nessun paese mussulmano ha mai
avuto tradizioni di questo tipo. C'e' semplicemente la psiche malata di
un pugno di vecchi fanatici e di guerriglieri-banditi per lo piu'
adolescenti. Costoro hanno una paura indicibile delle loro proprie
pulsioni sessuali, ed e' esclusivamente questo - non Allah, non la
Chiesa, non una religione qualunque - che li muove.
Moltissime donne afgane si sono suicidate in questi anni. Due anni fa,
in uno dei rarissimi ospedali in cui le donne sono ammesse, un
giornalista ha trovato corpi del tutto immobili stesi sui letti.
Avvolte in stoffe scure, silenziose da giorni, senza voglia di dir
qualcosa o di mangiare, si lasciano andare cosi', a morire dolcemente.
Altre donne, negli angoli, piangevano di continuo, in posizione fetale.
Altre sono impazzite e si vedono rannicchiate in un angolo a dondolarsi
di continuo, in lacrime, terrorizzate.
Perche' dobbiamo tollerare i talebani? Abbiamo bombardato la citta'
europea di Belgrado. Abbiamo lasciato senza medicine i bambini di
Bagdad. Abbiamo deciso che l'Occidente ha potere di vita e di morte su
tutto il mondo. Perche' non salviamo, allora, le donne afgane? Se
gendarmi bisogna essere, perche' non la'?
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Andata e ritorno. Si parla d'istituire un qualche tipo di struttura
governativa o paragovernativa per gestire alcuni settori strategici
della telefonia italiana, che la Telecom potrebbe non essere piu' in
grado, nella prossima fase, di supportare adeguatamente. Di
ripubblicizzare una parte di cio' che era stato pubblicizzato, in altre
parole: da Colaninno alla Sip.
Non sappiamo con che grado di operativita' venga fatta oggi questa
ipotesi, ne' quanto profondamene dovrebbe incidere sulle strutture
esistenti. Il fatto stesso che se ne parli, tuttavia, significa
moltissimo e forse e un punto di svolta.
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Bertolt<bbrcht@freiheit.de> wrote:
Tanto trasformeranno, forse, i vostri fratelli
da non riconoscersi piu' i loro volti.
Ma voi dovete invece rimanere voi stessi.
La grappa nella gola, la verseranno
a voi come a tutti gli altri. Ma voi,
voi dovrete continuare a ragionare lo stesso.
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Per collaborare a questa e-zine, o per criticarla o anche semplicemente
per liberarsene, basta scrivere a ricc@libero.it -- Fa' girare.
"A che serve vivere, se non c'e' il coraggio di lottare?" (Giuseppe
Fava)
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