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Editoriale sul movimento
Ciao, inviamo una nostra riflessione critica di gruppo sul movimento. Si
tratta di un intervento a più mani che sta suscitando discussioni anche al
nostro interno e al quale seguirano interventi in dissidio.
Ve lo giriamo con la preghiera di aiutarci a diffonderlo.
Un saluto fraterno,
Il gruppo Nonluoghi
Nonluoghi aborrisce il clima socialmente insidioso nel quale
pare essere precipitata l'Italia, sotto la spinta dei gravissimi
episodi di Genova.
L'ombra del delirio che è calata sull'intera gestione del
controvertice ha favorito
l'azione liberticida, violenta ed anticostituzionale del governo
neoliberista e
tendenzialmente autoritario, capitanato dal leader carismatico
Berlusconi, e
delle forze dell'ordine.
Riteniamo che siano state colpevolmente dettate da una gestione
emotiva e
irrazionale delle manifestazioni anti-G8 (dalla decisione di
andare comunque a
Genova al lungo dialogo surreale con il governo sui modi di questa
calata) le
scelte e le azioni di quanti (Agnoletto nel caso del Gsf, Casarini
nel caso delle
insipientemente bellicose tute bianche), senza investitura
democratica, si sono
impadroniti delle molteplici, ancora vagamente definite e spesso
contraddittorie
istanze degli antiglobalisti di cui con strumentale rapidità anche
qualche forza
politica - come Rifondazione - sembra volersi accaparrare il
copyright e la
rappresentanza.
In tal modo si ostacola la difficile ricerca di una coerente
azione di proposta
alternativa credibile e praticabile. Una proposta da elaborare in
un percorso di
vasta condivisione sociale, oltre i facili slogan, per tenere
sempre presente la
complessità del quadro degli ordinamenti esistenti e dei ricatti
istituzionalizzati
che tendono a limitare il cambiamento "umanizzante" a livello
mondiale e a
rendere confusi non solo i contorni di una meta ideale cui tendere
ma gli stessi
primi metri del cammino.
Nell'assenza di un discorso critico chiaro e comprensibile
all'opinione pubblica,
un discorso comprendente concrete linee di politica economica e
sociale per la
riduzione della sofferenza umana qui e ora, si è favorito invece
il clamore del
dibattito sugli scontri e sulle colpe degli attori in campo, con
tanto di eroi e di
fanfaroni di piazza.
Nella convinzione che il terreno più fertile per
l'istituzionalizzazione di un clima
totalitario su base tecnocratica è venuto maturando con aumentata
intensità negli ultimi vent'anni e pare essere decisamente
alimentato dal
fenomeno della progressiva deregolamentazione, privatizzazione e
finanziarizzazione della sfera economica, la redazione di
Nonluoghi, non
dimentica delle lezioni della storia, invita ad indagare il legame
esistente tra
l'evoluzione del sistema capitalistico e i fenomeni ciclici di
abbruttimento sociale
ed istituzionale che esso comporta.
Un contesto del genere, peraltro attivamente favorito dalla deriva
liberista delle
stesse rappresentanze socialdemocratiche dei principali paesi
avanzati, deve ed
avrebbe già da tempo dovuto preoccupare tutti.
Per questo invitiamo gli organi di informazione di stampo
ecologista ed
umanista a sollevare finalmente al proprio interno un serio
dibattito sul
fondamentale legame esistente tra economia di mercato e derive
autoritarie degli ordinamenti e delle istituzioni formalmente
democratiche delle società capitaliste avanzate.
Agitare sentimenti come la rabbia o lo spirito di vendetta,
riducendo la base
razionale delle istanze di giustizia sociale provenienti da
differenti sezioni
della società alla semplificazione tra bene (anti-G8) e male (G8),
oltre a non
aiutarci a capire (come e perché ad esempio le cose tendano andare
sempre
peggio) può solo condurre l'organismo sociale dalla febbre al
delirio del terrore
armato e della sospensione (anche solo temporanea e circoscritta, ciò
non di meno inaccettabile) delle libertà costituzionalmente
disposte.
Occorre diffidare di tutti quanti - riproducendo tra l'altro le
dinamiche di un
protagonismo gerarchico/ideologico tendente all'eterodirezione
delle masse -
rinunciano al ricorso alla persuasione razionale e su base
scientifica di
contrasto delle politiche economiche neoliberiste; occorre
interrogarsi innanzitutto sui
limiti e le possibilità reali di un percorso di umanizzazione
dell'economia
"criminale ed assassina" (Perroux 1969) istituzionalizzata su
scala planetaria.
Le violenze verbali e il simbolismo guerresco di avanguardie,
autoproclamatesi
tali nei fatti, assecondano in realtà il gioco del sistema di
dominio e favoriscono
indirettamente l'annientamento delle varie forme possibili di
antagonismo
nonviolento, concreto e con maggiori possibilità di passaggio
dall'idea al fatto
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