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comunicato del 29 luglio su legge per formare le forze dell'ordine alla nonviolenza



Ai mezzi d'informazione
A varie istituzioni, associazioni, persone interessate

Comunicato stampa del 29 luglio 2001

Un impegno comune per una legge che preveda la formazione e l'addestramento
ai valori e alle tecniche della nonviolenza di tutto il personale delle
forze dell'ordine.

* * *

Il seguente intervento del responsabile del "Centro di ricerca per la pace"
di Viterbo comparira' domani come editoriale del notiziario telematico
quotidiano "La nonviolenza e' in cammino".

Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha promosso una campagna di
sensibilizzazione affinche' nel curriculum formativo e addestrativo di tutto
il personale delle forze dell'ordine sia inclusa la conoscenza e l'uso degli
strumenti teorici e pratici della nonviolenza.

Centro di ricerca per la pace di Viterbo
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. e fax 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Viterbo, 29 luglio 2001

* * *

PEPPE SINI: PER INVIGILARE SE STESSI

La proposta di un atto legislativo (o amministrativo, o regolamentare) che
istituisca una specifica formazione e addestramento alla nonviolenza per
tutto il personale delle forze dell'ordine e' una urgente necessita'.
Gli operatori delle forze dell'ordine hanno nel nostro paese il compito
istituzionale di difendere la sicurezza pubblica: e quindi l'incolumita' e
la dignita' e i diritti di tutte le persone (si noti: tutte le persone, non
solo i cittadini italiani), poiche' questa e' la legalita' in uno stato di
diritto, poiche' questo e' scritto nella Costituzione della Repubblica
Italiana, fondamento del nostro ordinamento giuridico.
Gli operatori delle forze dell'ordine si trovano a svolgere un compito
delicato e difficile: contrastare i poteri criminali (e sappiamo quanto le
mafie nel nostro paese siano potenti e feroci), garantire le condizioni per
una civile convivenza, far rispettare le leggi vigenti.
Occorre che abbiano gli strumenti teorici (i saperi: anche quelli
assiologici ed ermeneutici) ed operativi (dall'organizzazione alle
metodologie, dalle strategie alle risorse materiali) necessari.
Tra questi strumenti la formazione e l'addestramento ai criteri, i metodi,
le tecniche e le strategie elaborate dalla teoria-prassi nonviolenta sono di
fondamentale importanza.
I valori morali, le analisi psicologiche e sociologiche, le acquisizioni
teoretiche, gli strumenti ermeneutici, le modalita' comunicative e
relazionali, il bagaglio operativo e la memoria storica della riflessione
nonviolenta costituiscono una "cassetta degli attrezzi" che ogni operatore
sociale (e quindi, e soprattutto, anche quegli operatori sociali che
agiscono nel campo della difesa dei diritti e della sicurezza pubblica)
dovrebbe avere a disposizione; dovrebbero essere un retroterra condiviso, un
curriculum formativo comune per tutti gli attori della scena pubblica.
La nonviolenza si insegna: non si tratta di richiedere una fede, ma di far
conoscere teorie, metodologie, esperienze che hanno una lunga storia e una
sistemazione scientifica notevoli. Da Mohandas Gandhi a Aldo Capitini a
Ernesto Balducci, da Johan Galtung a Giuliano Pontara a Gene Sharp, da
Martin Luther King a Danilo Dolci a Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto, da
Alberto L'Abate a Hildegard Goss-Mayr a Jean Marie Muller, da Hannah Arendt
a Franco Basaglia ad Hans Jonas, da Nanni Salio a Enrico Peyretti ad
Alessandro Zanotelli, da Ivan Illich a Susan George a Vandana Shiva, vi sono
molteplici esperienze e riflessioni che possono e devono essere valorizzate
e condivise, studiate e discusse, apprese e utilizzate.
E dunque per formare e addestrare le forze dell'ordine (e sarebbe bene,
certo, tutti i cittadini) alla conoscenza e all'uso degli strumenti teorici
e pratici della nonviolenza si faccia subito un provvedimento; noi riteniamo
che dovrebbe essere una legge: ma che sia legge, che sia decreto, che sia
regolamento, che sia atto amministrativo, quel che piu' conta e' che si
faccia subito e subito abbia applicazione.
Poi magari ci sara' lo stesso il teppista che si copre di una divisa per dar
sfogo alla sua brutalita' (il quale, ovviamente, va individuato e punito
come tutti coloro che delinquono); ma ci sara' una grandissima parte di
operatori della sicurezza pubblica che saranno persone piu' mature e piu'
consapevoli, piu' qualificate e piu' responsabili, piu' adeguate al loro
compito istituzionale. E tutti staremo meglio.