[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

CONSIDERAZIONI SU G8 E DINTORNI



APPUNTI SU G8 E DINTORNI

Alcune considerazioni in conclusione - parziale - dell'iniziativa sui G8.

A - innanzitutto la cosa che piu' ha colpito e' la partecipazione larga,
colorata, diversa, straripante, oltre ogni piu'rosea previsione, un
movimento di massa che ha saputo con molta forza imporsi sulla scena
politica  con le sue parole d'ordine, le sue immagini positive, le sue
proposte e con un metodo sostanzialmente pluralista e non violento che non
ha pari nel nostro paese da decenni.

B - Il secondo aspetto importante e' che il movimento pur nelle sue
complesse sfaccettature ha saputo coltivare e coniugare le sue differenze
senza mai perdere di intensita', di compattezza, di forza , ha saputo
interpretare come poche volte nella storia del nostro paese un sogno di
liberta', di cambiamento

C - Il messaggio e' stato essenzialmente un messaggio pacifico ed etico,
una ribellione senza fraintendimenti allo statu quo interpretato dai paesi
dei G8 e dai loro rappresentanti

D - L'unita', la semplicita' e la pacifica determinazione di questo
movimento ha avuto anche una forza ed un impatto mediatico internazionale
positivo oltre ogni aspettativa sapendosi conquistare simpatie insperate ed
insperabili da media, istituzione e in particolar modo nell'opinione
pubblica internazionale, molto piu' che in occasione di Nizza, Praga, Davos
e dello stesso incontro di Porto Alegre.

E - Altra considerazione importante e' che per un insieme di vicende il
vertice g8 e' sostanzialmente fallito. In questo senso non poco hanno
giocato le contraddizioni interne agli stessi paesi del G8 , ma certamente
il movimento e gli accadimenti hanno di fatto invaso ogni spazio reale e
virtuale per i G8 togliendogli la parola, la visibilita', la credibilita'
internazionale con grande scorno del nostro presidente del consiglio e
delle istituzioni governative - e in larga parte anche di opposizione   (
solo tardivamente e di malavoglia accodatasi al gran fiume in piena fra
molti distinguo ).

A  queste considerazioni che in larga parte proiettano un cono di luce nel
mare - magnum della politica e della societa' italiana ed internazionale
vorrei aggiungere alcuni appunti di riflessione che gettano alcune ombre
sulla questione che comunque, lo ribadisco presenta un bilancio
politicamente positivo - positivo tout court non lo si potra' mai dire
perche' un morto e oltre settecento feriti non possono mai volgere un
qualsiasi bilancio in positivo.

A - In primo luogo c'e' stata una grande debolezza sui contenuti: se le
istanze, il comune sentire, la ribellione etica e morale al procedere
iniquo delle cose del mondo e' stata una grande forza l'articolazione delle
proposte e' stata debole, colta in senso sloganistico, poco articolata
nella massa delle persone, un dibattito fra poche centinaia di addetti ai
lavori e comunque molto opinabile. Faccio due esempi che hanno avuto
l'onore delle cronache e delle aule parlamentari: la proposta della Tobin
Tax e la problematica della "Governance" internazionale. Nel primo come nel
secondo caso le proposte sono vecchie , deboli, poco praticabili su un
piano tecnico economico e giuridico, non basta dirlo, ci vogliono proposte
e percorsi tecnici che non ci sono se non in parte e dare certe parole
d'ordine senza sapere far crescere l'articolazione pratica mette in risalto
una indubbia debolezza, limitatezza del movimento che resta fermo in una
certa ritualita' sloganistica, e che alle prese con l'attuabilita' delle
proposte rischia di frantumarsi in mille pezzi.

B - Il secondo problema che emerge e' quello del pacifismo e della non
violenza. E' indubbio che il movimento a Genova ha saputo e voluto essere
pacifico, non violento ma e' altrettanto indubbio che le ricette messe a
punto non hanno saputo difendere il movimento dai molti pericoli che ci
sono stati ( con funesti risultati ). Non credo si possa tornare indietro
rispetto alla richiesta di una metodologia non violenta e pacifica di
massa, ma bisogna riflettere sulle forme, sui metodi anche a partire da
cio' che molti sono riusciti ad inventarsi in piazza momento per momento e
abbandonare formule adatte forse a piccoli gruppi, a numeri bassi, credo
comunque sara' un grande e lungo lavoro di messa a punto e di formazione
per tutti ( a cominciare dai formatori ).

C - Quando si parla di leadership si tocca un tasto dolente, al di la degli
sforzi comuni di tenere comunque insieme la baracca questo movimento ha
avuto una leadership debole, poco carismatica piu' attenta a sgomitare, a
mettersi in mostra, a conquistarsi il palcoscenico con dichiarazioni di
guerra e di pace , con interventi ad effetto, con il gioco degli apparati e
di una democrazia di forma ma non di sostanza in cui molte decisioni son
state prese in maniera quantomeno opinabile nei modi e nei tempi, il tutto
con un'ambiguita' costante che per certi versi non lo nego e' stata anche
una forza ( ha tenuto insieme l'impensabile ) ma per altri ha prestato il
fianco a molte critiche.
In particolare si e' assistito in alcuni momenti ad un notevole
collateralismo con le forze politiche governative  ( ulivo s'intende ), ad
una diversita' di proposte e interpretazioni della violenza e della non
violenza ( fino in alcuni casi a giustificare pubblicamente l'azione dei
black block ), ad una certa ritualita' nelle proposte organizzative ( il
solito corteo bello ma rituale, poco incisivo se visto come unica modalita'
o la testimonianza "a parte" del digiuno di preghiera rispettabilissimo ma
certamente poco unitario nel suo svolgersi e rivolgersi, comunque poco in
sintonia con il movimento nelle sue componenti laiche ).
Infine l'eccessivo ecumenismo ha finito per danneggiare il movimento e
permettere il coinvolgimento di parti importanti di esso nei momenti piu'
degenerati delle manifestazioni ( il morto pesa su questa grave debolezza
del movimento)

A parte vorrei qui segnalare alcuni appunti piu' propri della mia parte .

In primo luogo ritengo che le tematiche ambientaliste pur essendo decisive
a mio giudizio per la messa a punto e la risoluzione di molti problemi
hanno trovato poco spazio nel dibattito e nella consapevolezza di massa e
questo a partire da una debolezza delle associazioni ambientaliste nel
proporsi sulla scena con la propria specificita'. Questa debolezza ha
determinato un deficit di presenza e di partecipazione dell'associazionismo
"verde" di notevole entita'. Alcune associazioni hanno visto coinvolto una
parte appena appena maggioritaria del proprio corpo militante, alcune si
sono distinte per la loro assenza pressoche' totale sulla scena e nel
dibattito in corso ( non parlo della manifestazione di sabato 21 luglio in
cui c'era una presenza anche significativa degli ambientalisti, parlo di
tutti i mesi precedenti, delle iniziative collaterali, dell'incapacita' -
non volonta' di darsi un coordinamento fra associazioni affini). Questo non
puo' non farci emergere delle domande sulla vitalita' e la direzione che le
associazioni ambientaliste hanno preso in Italia negli ultimi tempi per
riuscire ad aggiustare il tiro ed imparare dai nostri errori.

Andrea Agostini