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incontro con padre Kizito e don Andrea Cristiani - conferenza stampa



Invito alla conferenza stampa

Il 15 maggio si terrà a Taranto, nell'aula magna dell'Istituto Tecnico
Industriale Righi, alle ore 17, l'incontro pubblico "Apri una finestra sul
mondo". L'iniziativa porterà a Taranto la testimonianza di padre Renato
Kizito Sesana, impegnato nell'accoglienza dei bambini di strada di Nairobi
e nella difesa dei diritti umani in Africa. 

Per presentare l'iniziativa, domani 

10 maggio, alle ore 10.30, presso la sede del WWF a Taranto in via
Anfiteatro 104, si terrà una 

conferenza stampa

in cui parleranno:

prof. Gennaro Esposito - Assessore all'Istruzione e alla Cultura del Comune
di Taranto
prof.ssa Maria Teresa Tarallo - referente AIFO (Associazione Amici Raoul
Follereau)
prof. Alessandro Marescotti - presidente di PeaceLink

Padre Kizito il 15 maggio si incontrerà la mattina con i bambini della
scuola elementare Renato Moro (plesso via Alto Adige) già protagonisti
della Giornata Mondiale della Lebbra promossa dall'AIFO.
Il pomeriggio padre Kizito, con il patrocinio del Comune di Taranto, sarà
ospite presso l'Istituto Righi e parlerà alle ore 17.

Rispetto a quanto programmato vi è tuttavia una novità, che anticipiamo: la
presenza, con padre Kizito, di don Andrea Cristiani, reduce da un viaggio
in Irak. 
E' una presenza che si ricollega alla campagna di PeaceLink contro l'uranio
impoverito.
L'incontro del 15 maggio - denominato "Apri una finestra sul mondo" - si
arricchisce quindi della testimonianza di don Andrea Cristiani, parroco di
San Miniato, impegnato anch'egli per la difesa dei diritti umani e nelle
adozioni a distanza. Don Andrea Cristiani è fondatore del Movimento Shalom
(a Taranto la referente è la signora Lucia Parente De Cataldis) e collabora
con padre Kizito nella campagna contro il "silenzioso" genocidio
strisciante del popolo Nuba in Sudan.
Il 15 maggio don Andrea porterà una sua preziosa testimonianza, essendo
appena tornato da un viaggio in Irak, lì dove sono piovute 800 tonnellate
di uranio impoverito e i tumori sono cresciuti a dismisura. Don Andrea si
sta occupando proprio della cura dei bambini irakeni malati di leucemia.
Bambini senza speranza in un'Irak sotto embargo in cui persino gli ausili
medici sono sottoposti al blocco. Lo abbiamo intervistato telefonicamente
per ottenere in anteprima alcune anticipazioni della testimonianza che
terrà il 15 maggio. Questa intervista ci ha aperto una "finestra sul mondo"
di eccezionale importanza.


Intervista a don Andrea Cristiani a cura di Alessandro Marescotti
 
Lei è di ritorno dall'Irak. Perché ci è andato?
A Bagdad siamo andati in delegazione insieme alla Regione Toscana.
L'obiettivo primario era quello di organizzare una missione umanitaria per
la cura dei bambini con leucemie e tumori. Oggi lì quei bambini sono senza
speranza, senza le cure adeguate, in ospedali privi di mezzi per l'embargo.
Vogliamo portarli in Toscana nell'Ospedale Mayer, un ospedale specializzato
per la pediatria e noto in tutto il mondo per la qualità dei servizi.

L'uranio impoverito ha provocato un aumento dei tumori?
In Irak sono state lanciate 800 tonnellate di uranio impoverito e i tumori
sono cresciuti a dismisura. Non ho qui con me le statistiche ma dopo la
Guerra del Golfo si è verificata una crescita impressionante delle
neoplasie. Questo forse non è sufficiente a provare inoppugnabilmente una
relazione di causa ed effetto fra uranio impoverito e tumori. Ma la realtà
è quella, e noi siamo impegnati a dare il nostro contributo per portare in
Italia alcuni bambini ammalatisi di tumore dopo la Guerra del Golfo. 

L'embargo contro Saddam che effetti sta provocando?
Dopo l'embargo gli ospedali non hanno più potuto disporre di nuove
attrezzature. L'embargo blocca i pezzi di ricambio delle attrezzature e
persino i manuali di aggiornamento per i medici. Devo dire francamente che
l'embargo sta ottenendo gli effetti contrari per i quali era stato imposto:
rafforza il dittatore e infiamma le popolazioni contro gli Stati Uniti.
Crea un antiamericanismo che non migliora la situazione.
 
Quanti bambini porterete in Italia per la cura?
Ne volevamo portare 15 bambini ma siamo stati costretti a ripiegare su 8
perché i voli sono bloccati. L'embargo non consente neppure di far
decollare un aereo da Bagdad verso l'Italia per portare 15 bambini ammalati...

Come? Niente voli? Ma è una missione umanitaria!
Purtroppo su Bagdad non sono ammessi voli. E' un divieto senza eccezioni.
Se decolla un aereo i caccia degli Stati Uniti lo abbattono. Infatti non
siamo potuti atterrare all'aeroporto di Bagdad e i bambini ammalati
dovranno fare 1000 chilometri di deserto per venire in Italia. E' terribile
bloccare in questo modo la possibilità di curare la gente, i bambini in
particolare. L'Irak in passato era riuscito a debellare malattie che ora
sono riesplose, proliferando drammaticamente. Siamo di fronte ad un crimine
contro l'umanità.

Mille chilometri ne deserto… perché?
Per venire in Italia i bambini ammalati di tumore dovranno affrontare un
viaggio di mille chilometri in auto nel deserto, arrivare ad Amman in Siria
e lì prendere l'aereo per l'Italia. E' un viaggio lungo, pieno di disagi,
in cui i bambini devono essere accompagnati dalle mamme e da un dottore.
Pertanto per l'embargo siamo stati costretti a rinunciare al progetto di 15
bambini per scendere a 8. Ma chiediamo al governo italiano che intervenga
perché l'embargo, almeno per questi casi, venga "forato".

E che dice il governo italiano?
Non si è ancora espresso. In sostanza il governo ha bisogno di un "via
libera" diplomatico, ma c'è il veto Usa. Il nostro volo umanitario
creerebbe un precedente… 

Come è stato possibile questa vostra missione umanitaria?
La Regione Toscana sta sostenendo il progetto e siamo stati accompagnati
dal professor Massimo Toschi, delegato del Presidente della Regione per la
pace, i diritti umani e la cooperazione. Lui è stato la nostra interfaccia
istituzionale.

Avete incontrato l'ambasciatore italiano a Bagdad?
Non esiste un'ambasciata italiana lì, i rapporti diplomatici sono
interrotti. L'Italia ha un incaricato per gli affari italiani ospite
dell'ambasciata ungherese.

Le istituzioni in questa vicenda come si sono comportate?
La Regione Toscana ha svolto un'opera di altissimo valore. E' un esempio di
"politica estera dal basso" che altre istituzioni farebbero bene a seguire.