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Un brutto primo maggio per i "dannati della terra" nei tunneldella TAV: Medicina Democratica e Idra scrivono da Firenze al Capo delloStato



Cooperativa Medicina Democratica - Movimento di Lotta per la Salute
Via dei Carracci 2, 20149 MILANO, Tel. 02.49.84.678, fax 02.480.14.680,
e-mail: medicinademocratica@eudoramail.com
sito web: http://web.tiscalinet.it/medicinademocratica/; Sede di Firenze,
Via Incontri 2, Tel. 055.41.27.43

Associazione di volontariato Idra
e-mail: idrafir@tin.it; internet: www.dadacasa.com/idra;
www.comune.firenze.it (spazio "Associazioni")
aderente ad Alternativa ai progetti TAV - Federazione Nazionale dei
Comitati e delle Associazioni

COMUNICATO STAMPA
Firenze, 30.4.'01

UN BRUTTO PRIMO MAGGIO PER I "DANNATI DELLA TERRA"
NEI TUNNEL DELLA TAV: MEDICINA DEMOCRATICA E IDRA
SCRIVONO DA FIRENZE AL CAPO DELLO STATO

Purtroppo ancora nessuna risposta da parte del Presidente della Repubblica
a chi, in condizioni estreme, ha ancora il coraggio di parlare!
Ecco perché il  coordinatore provinciale di Firenze di Medicina Democratica
Giuseppe Banchi e il  presidente dell'associazione Idra Girolamo Dell'Olio
scrivono, alla vigilia della festa del lavoro del 1° maggio, una lettera
aperta al Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi (testo allegato).
Medicina Democratica e Idra si richiamano alla richiesta di aiuto
indirizzata un mese fa in una lettera aperta a Ciampi da un delegato
sindacale per la sicurezza nei cantieri, Pietro Mirabelli. La missiva, che
ha avuto larga eco nei media, denunciava la sospensione della legalità,
della democrazia e dei diritti nei cantieri TAV, là dove si costruisce
l'infrastruttura più costosa del secolo, l'Alta Velocità ferroviaria.
"Ci ha colpito la descrizione della vicenda di queste migliaia di
lavoratori, in gran parte meridionali, condannati nella ricca e civile
Toscana all'inferno del ciclo continuo (una sorta di "straordinario
legalizzato"), all'avvelenamento da ambienti insalubri e da agenti
inquinanti di ogni tipo, a lunghi periodi di distacco dalle famiglie, allo
stravolgimento dei ritmi biologici, all'accettazione di condizioni spesso
inconfessabili di sfruttamento, a una sorta di ghettizzazione post-moderna
nei campi base dell'Appennino", scrivono Banchi e Dell'Olio. Ma osservano
anche che, nonostante il clamore suscitato nei media da quella denuncia,
"le parti che potrebbero intervenire per modificare le condizioni
strutturali di sfruttamento e di scarsa civiltà che caratterizzano questa
'enclave' della nostra industria si trincerano dietro un eloquente
silenzio, interrotto solo da qualche secca dichiarazione di fastidio".
Medicina Democratica e Idra si aspettano dal Presidente Ciampi un segno di
attenzione per una vicenda emblematica di un certo sempre più frequente
abbandono delle regole fondamentali della democrazia e del rispetto dei
diritti nel mondo del lavoro. "Lasciare inappagate queste espressioni di
fiducia nelle istituzioni solo perché provengono da un'Italia
apparentemente 'minore'", si legge nella lettera aperta, potrebbe
rappresentare "un doloroso segnale di disattenzione, particolarmente
preoccupante se provenisse dalla più alta carica dello Stato".
I firmatari chiedono quindi rispettosamente a Ciampi di verificare quanto è
stato denunciato. Di leggere i rapporti dell'ASL di Firenze sulle
condizioni in cui erano costretti a lavorare i minatori proprio in quel
frangente e in quel tunnel TAV (Il Carlone) che al Presidente è stato
chiesto di "benedire" lo scorso febbraio sotto la luce dei riflettori da
cerimonia. Di leggere le relazioni dell'ARPAT e del Ministero del Lavoro.
Di ascoltare le dichiarazioni pubbliche di importanti esponenti degli
uffici di tutela dei lavoratori. Di incontrare il rappresentante dei
minatori Pietro Mirabelli per farsi raccontare in prima persona che cosa
vive e che cosa ha vissuto assieme ai suoi colleghi di lavoro in questi
anni di servizio nei cantieri CAVET. Di offrire la gratificazione della sua
attenzione a chi ha avuto il coraggio civile di mettere a repentaglio il
proprio posto di lavoro, "per quanto duro e scomodo, per quanto bene unico
a disposizione di una generazione di italiani che continua a vivere, nel
Terzo Millennio, l'attualità dell'antica 'questione meridionale'Š".


Per ulteriori informazioni Tel. 0347.54.81.255  (Luigi Carpentiero), Tel.
055.233.76.65 (Girolamo Dell'Olio)
 Cooperativa Medicina Democratica - Movimento di Lotta per la Salute
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e-mail: medicinademocratica@eudoramail.com
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iscritta al Registro Regionale del Volontariato della Toscana per la
promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale
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055.44.91.309; Tel. e fax 055.41.04.24
e-mail: idrafir@tin.it; internet: www.dadacasa.com/idra;
www.comune.firenze.it (spazio Associazioni)
aderente ad Alternativa ai progetti TAV - Federazione Nazionale dei
Comitati e delle Associazioni

totale n. 2 pagine (la presente inclusa)

Firenze, 30.4.'01


LETTERA APERTA SUI MINATORI TAV
AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI


PURTROPPO ANCORA NESSUNA RISPOSTA DA PARTE SUA,
PRESIDENTE,
A CHI IN CONDIZIONI ESTREME HA IL CORAGGIO DI PARLARE!

LA DEMOCRAZIA
NELL'ITALIA CHE SI PRETENDE MEMBRO DELL'EUROPA
È ANCORA IN SOFFERENZA.




Gentile Presidente,


abbiamo letto sui giornali la vicenda di Pietro Mirabelli, il minatore che
Le ha scritto un mese fa per denunciare la sospensione della legalità,
della democrazia e dei diritti nei cantieri TAV, là dove si costruisce
l'infrastruttura più costosa del secolo, l'Alta Velocità ferroviaria.
Ci ha colpito la descrizione della vicenda di queste migliaia di
lavoratori, in gran parte meridionali, condannati nella ricca e civile
Toscana all'inferno del ciclo continuo (una sorta di "straordinario
legalizzato"), all'avvelenamento da ambienti insalubri e da agenti
inquinanti di ogni tipo, a lunghi periodi di distacco dalle famiglie, allo
stravolgimento dei ritmi biologici, all'accettazione di condizioni spesso
inconfessabili di sfruttamento, a una sorta di ghettizzazione post-moderna
nei campi base dell'Appennino. Abbiamo contattato questi lavoratori,
ricevendo conferme di quanto denunciato da Mirabelli, e altri pesanti
dettagli. Se ne è parlato recentemente anche su Radio Uno con Olivero Beha
in una lunga trasmissione dedicata il 19 aprile interamente a questo
argomento. Altre conferme autorevoli e preoccupazioni aggiuntive sono
sopravvenute dalle autorità pubbliche preposte alla tutela della salute dei
lavoratori (Azienda Sanitaria, Direzione del Lavoro). Ma niente è cambiato,
niente di nuovo è successo. Le parti che potrebbero intervenire per
modificare le condizioni strutturali di sfruttamento e di scarsa civiltà
che caratterizzano questa 'enclave' della nostra industria si trincerano
dietro un eloquente silenzio, interrotto solo da qualche secca
dichiarazione di fastidio.
Noi vogliamo ritenere che Ella abbia considerato i contenuti della lettera
aperta che il delegato RSU del cantiere CAVET del Carlone Pietro Mirabelli
Le ha indirizzato, e che tanta stampa ha ripreso e commentato. Noi vogliamo
credere che Ella abbia dovuto rifiutare per esigenze di protocollo, in
occasione della Sua visita al cantiere del Carlone il 20 febbraio scorso,
il colloquio richiestole dal rappresentante dei lavoratori, se è vero
quanto egli dichiara. Certo, in quel tunnel irreale, tirato a lucido per la
gioia delle telecamere e degli amministratori delegati, in quella
scenografia così artefatta da occultare anche il fatto che lì non si
inaugurava proprio nessuna galleria, visto che ce n'è ancora più di metà da
scavare, non sarebbe stato possibile ascoltare il dolore, l'umiliazione, la
protesta!
Ma, se è vero quello che scrive Mirabelli, Lei gli fece assicurare che -
dopo - avrebbe letto con attenzione quello che il rappresentante dei
lavoratori aveva da dire. E Mirabelli l'ha scritto, senza falsi pudori, ci
sembra, anzi con un'ammirevole dose di coraggio. Ci saremmo aspettati che
Lei chiedesse di incontrarlo, che Lei manifestasse il desiderio di
abbracciarlo: non è frequente nella nostra società civile incontrare
manifestazioni così sentite e genuine di cultura del diritto e della
legalità. E invece, salvo errori, non abbiamo avuto notizia di alcun cenno
di risposta da parte Sua.
Noi temiamo, signor Presidente, che lasciare inappagate queste espressioni
di fiducia nelle istituzioni solo perché provengono da un'Italia
apparentemente 'minore', sul cui sacrificio si costruisce tuttavia tanta
Italia 'ufficiale' ed 'europea', possa rappresentare un doloroso segnale di
disattenzione, particolarmente preoccupante se provenisse dalla più alta
carica dello Stato.
Perciò, rispettosamente,  ci permettiamo di chiederLe: verifichi, per
cortesia, quanto è stato denunciato; legga cosa scrive l'ASL di Firenze
sulle condizioni in cui erano costretti a lavorare i minatori proprio in
quel frangente e in quel tunnel che Le è stato chiesto di "benedire" a
febbraio sotto la luce dei riflettori da cerimonia; legga le relazioni
dell'Agenzia Regionale per l'Ambiente della Toscana e del Ministero del
Lavoro; ascolti le dichiarazioni pubbliche di importanti esponenti degli
uffici di tutela dei lavoratori.
Ma soprattutto, e prima che può, Presidente, incontri il minatore Pietro
Mirabelli, si faccia raccontare in prima persona che cosa vive e che cosa
ha vissuto assieme ai suoi colleghi di lavoro, offra la gratificazione
della Sua attenzione a chi ha avuto il coraggio civile di mettere a
repentaglio il proprio posto di lavoro, per quanto duro e scomodo, per
quanto bene unico a disposizione di una generazione di italiani che
continua a vivere, nel Terzo Millennio, l'attualità dell'antica 'questione
meridionale'Š



per Giuseppe BANCHI
Coordinatore provinciale di Firenze di Medicina Democratica - Movimento di
Lotta per la Salute

Luigi CARPENTIERO



Girolamo DELL'OLIO
presidente dell'Associazione di volontariato Idra