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Carlo Gubitosa dal Caucaso: ultimi due messaggi



Messaggi del segretario di PeaceLink Carlo Gubitosa, in missione verso la
Cecenia, nell'ambito dell'Operazione Colomba, organizzata
dall'Associazionbe Papa Giovanni XXIII.
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Subject: News dal Caucaso - 27 maggio 2000
ore 16.35

Ciao a tutti.

Ecco alcune notizie relative alle ultime attivita'.

Dopo aver superato gli inevitabili ostacoli burocratici,
stiamo iniziando a organizzarci assieme agli operatori
umanitari locali per accompagnarli nei loro viaggi in Cecenia. Non
viaggiamo mai
da soli per vari motivi: qui siamo dei perfetti sconosciuti, non disponiamo
di mezzi di trasporto nostri, e l'esperienza degli operatori che gia' da
mesi fanno avanti e
indietro dall'Inguscezia alla Cecenia e' molto utile, sia per la
nostra sicurezza, sia per comprendere meglio la situazione attorno a
noi grazie ai loro consigli. Per maggiori dettagli relativi ai nostri
spostamenti dovrete purtroppo attendere il nostro ritorno.

Oggi abbiamo visitato alcuni campi profughi. Il primo campo in cui ci
siamo recati e' un insediamento spontaneo di persone che hanno
occupato un terreno agricolo e le due strutture che sorgono sul
terreno, una stalla e un capannone. Nella stalla sono state costruite
delle baracche fatte di pezzi di legno, compensato e alcuni mattoni
tenuti insieme alla bell'e meglio con un po' di cemento. Adulti e
anziani insistono perche' entriamo nelle baracche per osservarle
dall'interno. Ovviamente il
pavimento e' rimasto quello della stalla, un impasto nero di terra,
fango e sporcizia. In questa fangopoli senz'acqua e senza luce i
bambini giocano assieme alle mucche e ai vitelli che i profughi hanno
portato con se' durante la loro fuga. Gli operatori umanitari fanno
quello che possono, ma purtroppo il loro lavoro e' reso davvero
difficile dal grande numero dei profughi. Secondo una stima del
ministero per le situazioni di emergenza, il numero dei profughi
ufficialmente registrati si aggira intorno alle 179 mila unita'.

Accanto alla stalla trasformata in baraccopoli sorge un capannone
molto piu' grande. L'impressione all'ingresso e' quella di trovarsi in
un girone infernale; due lunghe file di colonne altissime reggono il
soffitto che si trova a parecchi metri dal suolo, e su questo
corridoio di colonne si affacciano le costruzioni fatiscenti
improvvisate dai profughi con il materiale a loro disposizione.
Nonostante sia pieno giorno, l'interno della struttura e'
completamente buio, e le uniche fonti di luce sono i fuochi accesi
sotto le pentole per scaldare acqua e cibo. Questi fornelli sono
ricavati con dei semplici tubi di ferro attaccati ai tubi piu' grandi
delle condutture del gas che passano attraverso il capannone.

Per oggi, purtroppo e' tutto. Oltre a raccontare come stanno i
profughi, vorrei raccontarvi anche il perche' di questa situazione,
anzi i molti perche' che si intrecciano sullo sfondo della sofferenza
di questa gente, ma come ho gia' detto e' meglio rimandare le
discussioni piu' approfondite a quando saremo rientrati in Italia.

Per finire, una richiesta: il 29 maggio Prodi sara' a Mosca per
incontrare Putin, mi sembra, e una delegazione delle organizzazioni
umanitarie. Per favore prendete nota di tutte le dichiarazioni che
verranno fatte in questa occasione, e di tutti gli impegni che
verranno presi. Qui purtroppo i giornali italiani non arrivano.
Teneteci da parte i ritagli.

Vi ricordo che per il momento i nostri cellulari sono fuori uso, e che
riprenderanno a funzionare quando rientreremo a Mosca. Quindi non
tempestateci di SMS perche' altrimenti le nostre carte SIM si
riempiono e i messaggi in eccedenza vengono cancellati. La buona
notizia e' che negli ultimi giorni le connessioni internet stanno
funzionando leggermente meglio, e siamo quindi in grado di leggere la
nostra posta elettronica. Adesso non ricordo a memoria gli indirizzi
degli altri ... quello di Andrea Pagliarani dovrebbe essere
paglia@eudoramail.com il mio e' il solito c.gubitosa@peacelink.it



27 maggio ore 21:14:44

Carissimi amici,

vi scrivo un'altra email per aggiornarvi sulla nostra 
situazione, approfittando del funzionamento delle 
connessioni internet. Purtroppo le telefonate 
internazionali non si possono ancora fare, ma solo 
ricevere. A proposito. Mi chiedo il perche' di questa 
stranezza tecnologica. Le linee sono fatiscenti oppure 
si permette alle informazioni di entrare nel Caucaso ma 
non di uscirne ? Comunque queste sono solo mie 
considerazioni di fantapolitica che vanno prese con 
beneficio di inventario.

Nei giorni scorsi abbiamo visitato parecchi campi 
profughi, e abbiamo partecipato ad alcune delle 
riunioni a cui si danno appuntamento tutti gli 
operatori delle organizzazioni umanitarie per 
coordinare i loro sforzi. La macchina degli aiuti 
umanitari si e' ormai messa in moto, ma purtroppo a 
causa delle scarse condizioni di sicurezza in Cecenia 
(Non credete a chi vi dice che la guerra e' finita) le 
ONG e le organizzazioni internazionali tipo ACNUR e 
Unicef per il momento non possono ancora operare 
direttamente in Cecenia, ma fanno i pendolari andando 
avanti e indietro dall'inguscezia per consegnare gli 
aiuti ad operatori locali.

Una presenza fissa, stabile e continuativa delle 
organizzazioni umanitarie, e' attualmente impossibile.

Attualmente siamo gli unici italiani presenti in 
Caucaso, almeno per quanto riguarda gli operatori 
umanitari. Magari c'e' qualche giornalista ma qui non 
abbiamo visto nessuno, e ci arrangiamo con le tre 
parole di russo che abbiamo imparato per sopravvivere e 
l'aiuto di un ragazzo dell'organizzazione Memorial che 
ci fa da autista/interprete/accompagnatore.

Nei prossimi giorni avremo altri incontri con le 
organizzazioni internazionali che sono presenti qui a 
Nazran e cercheremo di capire sempre di piu' i problemi 
e le contraddizioni di questa terra che con le sue 
campagne ricorda molto la svizzera, fino a quando 
qualche posto di blocco non ci richiama alla dura 
realta'. Oggi ad esempio, il nostro autista e' stato 
fermato dalla polizia locale, e abbiamo dovuto 
scegliere tra il pagamento di 1000 rubli e un controllo 
del tasso alcolico in ospedale. Il bello e' che anche 
se fossimo andati in ospedale i risultati del test non 
sarebbero stati comunicati a noi, ma direttamente ai 
poliziotti, che avrebbero potuto dirci qualsiasi cosa 
avessero voluto. Meno male che ci hanno fatto lo sconto 
e abbiamo pagato solo 800 rubli.

Termino questo messaggio con un saluto a tutte le 
persone che stanno seguendo dall'italia le mie 
peripezie e quelle degli altri bravissimi volontari 
dell'operazione colomba. In questi giorni sto imparando 
tante cose anche da loro.

Dasvidanya !

Carlo

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PeaceLink http://www.peacelink.it