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UN ISTITUTO INTERNAZIONALE DI RICERCA PER LA PACE - APPELLO
From: "M.I.R." <mirsezpd@libero.it>
APPELLO PER LA CREAZIONE IN ITALIA DI UN ISTITUTO INTERNAZIONALE DI
RICERCA PER LA PACE
Siamo convinti che per affrontare con successo le problematiche della
guerra e della pace sia necessario un loro studio scientifico che abbia
carattere continuativo.
Già in molti paesi europei, in particolare quelli scandinavi, operano da
diversi decenni istituti internazionali di ricerca per la pace finanziati
da istituzioni pubbliche (ministeri, regioni, ecc.)
In Italia la creazione di un tale Istituto non solo potrebbe fornire utili
conoscenze per la messa in opera di una politica estera di pace ma si
qualificherebbe anche come un valido ed originale contributo del nostro
paese alla soluzione dei problemi della comunità internazionale.
Nell'anno che l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dedicato alla
diffusione di una cultura di pace e nonviolenza
ci rivolgiamo
a tutte le forze politiche perché contribuiscano a creare un Istituto
Internazionale di Ricerca per la Pace mediante apposita legge.
Tale Istituto, pur godendo di finanziamenti pubblici, dovrà possedere forma
giuridica e struttura organizzativa tali da garantire la sua piena
autonomia intellettuale e operativa premessa indispensabile per una seria
attività scientifica.
Lo stesso dovrà inoltre caratterizzarsi per:
un permanente collegamento internazionale che dovrà tradursi in una
composizione multinazionale del suo Comitato scientifico, degli altri
organi operativi e dello staff dei ricercatori e in un'ampia e fattiva
collaborazione con analoghi istituti esteri;
una convinta apertura alla società civile per sviluppare con le sue diverse
componenti progetti comuni di ricerca, divulgazione e educazione.
Presentazione del P.d.L. Costituzione dell'Istituto Internazionale di
Ricerca per la Pace
Nel 1992 l'allora Segretario generale delle Nazioni Unite Boutros Ghali,
del documento denominato Agenda per la Pace osservava che, dopo il crollo
del muro di Berlino, siamo entrati in un'epoca caratterizzata da tendenze
contraddittorie.
Da un lato si assiste a livello planetario ad un continuo progresso civile
in molteplici campi quali la democratizzazione, la collaborazione
sovranazionale, il rispetto dei diritti umani, il progresso economico e
sociale e dall'altro si susseguono brutali conflitti etnici, religiosi,
sociali, culturali e linguistici.
E di fronte alla brutalità della guerra concludeva che " il più auspicabile
ed efficace impegno della diplomazia è quello volto ad attenuare le
tensioni prima che sfocino in un conflitto o, se scoppia il conflitto,
l'agire rapidamente per contenerlo e per risolvere le cause che ne sono
alla base" (Boutros Ghali: "Agenda per la Pace " 1992).
Il ruolo fondamentale della prevenzione è stato ribadito anche dall'attuale
Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan il quale rileva che " la
più dispendiosa delle politiche di prevenzione è comunque più economica, in
termini di vite e risorse, del meno costoso degli interventi" sottolineando
che i conflitti avvenuti negli anni 90 sono costati alla comunità
internazionale 230 miliardi di dollari e migliaia di vite umane (Kofi
Annan:" Elogio della Prevenzione" The Economist, traduz. in
"Internazionale" N. 316-7 del 13.1.2000).
Una politica di prevenzione richiede però "una conoscenza tempestiva e
accurata dei fatti"
E dunque è essenziale la costituzione di " un sistema di preallarme fondato
sulla raccolta di informazioni e su richieste informali o formali"
(Boutros Ghali "Agenda per la Pace").
Anche quando le crisi sfociano in conflitti aperti esistono mezzi e
strumenti di carattere giuridico, politico, economico e di intervento
civile e militare che possono condurre ad una soluzione pacifica del
conflitto.
L'individuazione e il dispiegamento di tali risorse richiede tuttavia del
tempo che è proprio il fattore che manca in tali situazioni. Più infatti
gli interventi sono tardivi e meno sono efficaci.
Di qui l'importanza di avere a disposizione, in tali circostanze, analisi
sulle aree di conflitto e proposte di intervento che, tenuto conto dei
possibili scenari, permettano di bloccare l'escalation del conflitto e di
risolverlo.
Il cessate il fuoco non produce automaticamente situazioni di pace. Sono
necessarie molteplici misure volte a ristabilire la fiducia, il dialogo e
a permettere la ricostruzione del tessuto economico e sociale per evitare
la riproposizione delle dispute (Prevenzione post-conflitto).
Prescindendo dalla forma più eclatante di violenza, ossia il conflitto
armato, va riconosciuto che esistono forme di violenza strutturale che
violano i diritti fondamentali delle persone e la stabilità delle comunità
umane.
Risulta pertanto necessario lo studio delle precondizioni per la pace vale
a dire tutti quei processi e quelle politiche che favoriscono
l'instaurazione di sistemi e modelli politici, sociali ed economici più
giusti e pacifici.
Diversi governi sia nazionali che locali hanno già da alcuni decenni creato
Istituti di ricerca per la pace, finanziati, pubblicamente, per indagare in
modo scientifico e con continuità le complesse problematiche in precedenza
menzionate.
L'attività di tali Istituti ha consentito di ampliare notevolmente, sotto
vari aspetti, la conoscenza dei meccanismi e dei fattori che permettono la
costruzione di ordini di pace.
Dan Smith, direttore dell'Istituto di Ricerca per la Pace di Oslo (PRIO),
uno dei più autorevoli Istituti fondato nel 1959, esprimendo le proprie
valutazioni sull'attività svolta da tali Istituti afferma: " Credo che ora
si abbia una migliore comprensione di come i conflitti evolvono, di come le
loro diverse cause interagiscono l'una con l'altra, dei rapporti tra
ingiustizia e conflitto violento (…) delle dinamiche della corsa agli
armamenti e del funzionamento del complesso industriale militare. Ritengo
che le ricerche per la pace abbiano reso anche notevoli contributi alla
comprensione degli accordi che seguono ad un conflitto" (AA.VV. "Gli
Istituti e i Centri internazionali di Ricerca per la Pace" M.I.R.- Beati I
Costruttori di Pace. Padova 1999).
E' dunque giunto il momento che anche l'Italia colmi il ritardo che in
questo campo sconta rispetto a molti paesi europei. La costituzione di un
Istituto Internazionale di Ricerca per la Pace consentirà di fornire,
attraverso i risultati dell'attività di ricerca, importanti contributi per:
- la politica estera del nostro paese;
- la definizione di una Politica Estera di Sicurezza Comune (PESC)
nell'ambito dell' Unione europea e in generale per il continente europeo;
- l'individuazione di risposte ai pressanti e drammatici problemi che la
comunità internazionale deve affrontare .
Con la creazione di un Istituto Internazionale di ricerca per la pace
l'Italia inoltre ottempera agli impegni di promozione della pace assunti in
diverse sedi internazionali e in particolare in sede ONU.
Infatti l' Assemblea Generale delle Nazioni Unite costatando la
proliferazione della violenza e dei conflitti in varie parti del mondo con
la Risoluzione 52/15 del 20 Novembre 1997 ha proclamato l'anno 2000 come
Anno Internazionale per la Cultura di Pace e con la risoluzione 53/25 del
10 novembre 1998 il periodo 2001 - 2010 come la Decade Internazionale per
una Cultura di Pace e Nonviolenza per I Bambini del Mondo.
Più recentemente con la risoluzione 53/243 del 13 Settembre 1999 ha
adottato una Dichiarazione e un Programma di Azione sulla Cultura di Pace.
Anche il dettato costituzionale, che afferma il ripudio della guerra come
soluzione dei conflitti, attraverso l'attività di tale Istituto, troverà
una sua concreta attuazione.
Pur godendo di stabili finanziamenti pubblici, l'Istituto è creato con
forma giuridica e struttura organizzativa tali da garantire la sua piena
autonomia intellettuale e operativa premessa indispensabile per una seria
attività scientifica.
Le sue finalità prevalenti, ma non esaustive, sono di due tipi:
- una ricerca di base sulle problematiche della guerra e della pace
- una ricerca finalizzata alla individuazione precoce e alla risoluzione
nonviolenta dei conflitti.
L'Istituto inoltre si caratterizza per:
- un permanente collegamento internazionale. Tale principio si traduce in
una composizione multinazionale del suo Comitato scientifico, degli altri
organi operativi e dello staff dei ricercatori e in un'ampia e fattiva
collaborazione con analoghi istituti esteri;
- un impegno volto alla pubblicizzazione dei risultati dell'attività di
ricerca e di studio, alla divulgazione della cultura di pace e di
risoluzione nonviolenta dei conflitti, alla formazione di giovani
ricercatori e del personale civile e militare impegnato in missioni di
pace promosse dalle Nazioni Unite alle quali il nostro paese con sempre
maggiore frequenza è chiamato a partecipare;
- una convinta apertura alla società civile per sviluppare con le sue
diverse componenti progetti comuni di ricerca ed educativi;
P.d.L. Costituzione dell'Istituto Internazionale di Ricerca per la Pace
TITOLO I
(ISTITUZIONE)
Art. 1
La Repubblica italiana, in ottemperanza ai principi di pace sanciti nella
sua Carta Costituzionale, in particolare all' art. 11, nello Statuto delle
Nazioni Unite e nella Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo,
istituisce un Istituto Internazionale di Ricerca per la Pace.
TITOLO II
(FINALITA')
Art. 2
L'Istituto persegue le seguenti finalità:
a) indaga i fondamenti politici, culturali, economici, giuridici,
spirituali della pace;
b) studia i fattori e le cause strutturali di ostacolo alla pace nel mondo
e in particolari regioni e paesi;
c) individua precocemente e analizza le aree e le situazioni di potenziale
crisi e conflitto;
d) propone soluzioni e interventi per la costruzione della pace
privilegiando le possibilità offerte dall'azione non armata e nonviolenta
nella risoluzione dei conflitti.
TITOLO III
(INTERVENTI)
Art. 3
L'Istituto:
a) opera attraverso progetti di ricerca finalizzati, definiti dal Consiglio
direttivo dell'Istituto sulla base degli indirizzi approvati dal Comitato
scientifico.
b) collabora con analoghi istituti in altri paesi e con le associazioni
internazionali dei ricercatori per la pace; favorisce il coordinamento
della ricerca per la pace in Italia, in collaborazione con istituzioni
accademiche e culturali e con associazioni operanti nel settore;
c) promuove corsi e stage rivolti e studenti e ricercatori italiani e
stranieri. Concede borse di studio privilegiando le persone provenienti da
paesi in gravi situazioni di conflitto.
d) attraverso una apposita sezione promuove iniziative destinate alla
formazione del personale militare e civile, quest'ultimo anche di tipo
volontario, impegnato o di cui si prevede l'impiego in operazioni di pace
in ambito internazionale;
e) diffonde i risultati delle proprie ricerche attraverso pubblicazioni,
riviste, seminari, incontri ed ogni altra forma giudicata opportuna;
f) informa con rapporti periodici il Parlamento sui risultati delle sue
ricerche;
g) promuove la conoscenza nelle scuole di studi, ricerche e altre
iniziative volte alla diffusione di una cultura di pace.
TITOLO IV
(STRUTTURE E RISORSE)
Art. 4
L'Istituto è indipendente. Gli indirizzi della attività di ricerca,
definiti su base pluriennale, sono stabiliti dal Comitato scientifico.
Del Comitato scientifico fanno parte dieci esperti sui temi della pace,
italiani e stranieri, compreso il Direttore dell'Istituto che è membro
d'ufficio.
I componenti del Comitato scientifico, oltre al Direttore, sono così
nominati:
- 2 dal Ministero della Ricerca scientifica:
- 2 dalla Conferenza permanente dei Rettori delle Università italiane
- 5 dal Ministero della Ricerca scientifica su proposta delle associazioni
e degli enti aventi più lunga storia e caratterizzazione accentuata di
impegno riconosciuto a favore della pace e della nonviolenza.
Il Comitato scientifico dura in carica cinque anni. I suoi membri possono
essere nominati per un massimo di due mandati. I componenti rimangono in
carica fino alla nomina del nuovo Comitato.
Con l'eccezione del Direttore dell'Istituto i componenti del Comitato
scientifico non possono far parte del Consiglio direttivo.
Art. 5
I progetti di ricerca sono definiti dal Consiglio direttivo dell'Istituto
sulla base degli indirizzi formulati dal Comitato scientifico. Oltre al
direttore, che lo presiede, fanno parte del Consiglio direttivo 5 membri.
Almeno due di essi sono stranieri.
I componenti del Consiglio direttivo, oltre al Direttore, sono così nominati:
4 dal Ministero della Ricerca scientifica;
1 dallo staff dei ricercatori.
Il Consiglio direttivo dura in carica sei anni. I suoi membri possono
essere nominato per un massimo di due mandati. I componenti rimangono in
carica fino alla nomina del nuovo Consiglio.
Art. 6
Il Direttore è nominato dal Ministero della Ricerca scientifica ed è
responsabile dell'attività dell'Istituto.
In fase di prima applicazione e fino alla nomina dei componenti del
Consiglio direttivo le funzioni dello stesso sono assunte ad interim dal
Direttore dell'Istituto.
Art. 7
Il finanziamento delle attività di ricerca è assicurato da un apposito
fondo del Ministero della ricerca scientifica con piani di spesa
quinquennali. L'Istituto si avvale anche di risorse erogate da enti
pubblici regionali e locali oltre che da associazioni, fondazioni e da
altri soggetti privati anche stranieri.
Art 8
L'istituto ha sede……. Le Regioni possono costituire delle sezioni
dell'Istituto che, collegate a livello nazionale, perseguono nel proprio
ambito territoriale le finalità della presente Legge.
TITOLO V
(DISPOSIZIONI ATTUATIVE)
Art. 9
Il Governo entro 3 mesi dall'approvazione delle presente legge emana una
apposito regolamento per dare applicazione al dettato della stessa.