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APPELLO PER LA BOLIVIA



INFORMAZIONI URGENTI DALLA BOLIVIA - CON PREGHIERA DI DIFFUSIONE

Fonte:
CIPAX - Centro Interconfessionale Per La Pace
Via Ostiense, 152 - 00154 Roma
Telefono 06/57287347 Fax 06/57290945
E-mail: cipax@romacivica.net
http://www.romacivica.net/cipax

Carissimi, abbiamo appreso dalla nostra cara amica Antonietta Potente della 
grave situazione che sta attraversando la Bolivia in questo momento, in 
modo particolare la città di Cochabamba. Vi alleghiamo la sua testimonianza 
per meglio comprendere... Noi dall'Italia abbiamo pensato di appoggiare la 
resistenza della popolazione alla privatizzazione dell'azienda che eroga a 
prezzi "popolari" l'acqua a livello nazionale, inviando l'appello che 
trovate in attach (Carta a Banzer) all'Ambasciata Boliviana a Roma (fax n. 
068840740) e/o alla Presidenza della Repubblica Boliviana (fax n. 
005912332055). L'appello è sufficiente firmarlo e inviarlo per fax. Vi 
preghiamo di mandare, se potete, a noi una mail per confermarci l'invio del 
fax.

Riteniamo sia importante valorizzare la resistenza a governi che non sono 
in grado di ascoltare i bisogni primari della popolazione, la quale chiede 
rispetto dei propri spazi di giustizia e democrazia.

Saluti di Pace
Patrizia Morgante


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UNA DOMENICA DI RESISTENZA E DI SPERANZA

Nonostante lo stato d'assedio, la resistenza del popolo Cochabambino 
continua, così che, Cochabamba per il Governo del Generale Banzer, diventa 
l'epicentro (come ha detto il portavoce del Governo) di un malessere 
generale del popolo Boliviano. Sabato ci siamo svegliati con l'annuncio di 
uno stato di assedio di 90 giorni; mentre nella notte forze speciali della 
polizia di stato, avevano fatto incursione nelle case di alcuni dirigenti 
promotori della lotta di resistenza per 'el agua y la vida': la 
'Coordinadora'. A partire da quel momento, alcuni dei maggiori esponenti de 
la Coordinadora entrano in clandestinità, altri vengono misteriosamente 
portati dai militari in borghese alla base aerea della città e di lì 
confinati in una regione di frontiera del paese (il Beni). Questa reazione 
che il Governo dimostra di fronte al grido per il diritto del popolo 
Cochabambino, non é una novità: si ripete la violenta politica banzeriana 
degli anni 70. I comunicati sono differenti, c'é confusione, ma il popolo 
resiste: alcune reti televisive e radiofoniche con serietà e puntualità 
accompagnano la gente informandola e facendosi voce dei dirigenti in 
clandestinità. Il popolo continua a riempire la città, la resistenza si 
massifica sempre di più; Cochabamba é isolata totalmente, tutte le vie 
d'accesso sono bloccate. Al Governo Boliviano non resta che il cielo, per 
poter spiare dall'alto con i suoi precari aerei militari. Ma lo stato di 
assedio annunciato si fa sentire con più forza a partire da mezzogiorno, 
quando si incomincia a reprimere l'informazione. Mentre un dirigente della 
Coordinadora, il deputato Gonzalo Maldonado sta dando un messaggio 
televisivo al popolo, si interrompono le trasmissioni e contemporaneamente 
sparisce l'energia elettrica. Da quel momento alcune reti televisive non 
torneranno a trasmettere, altre lo faranno in un modo limitato. 
Arrangiandoci con batterie delle auto, o pile di recupero, riusciamo ad 
ascoltare una radio. Ma l'unica che resiste in tutta la città: Radio Cancha 
Parlaspa, una radio popolare di Cochabamba. alle 14,30 per mezzo di un 
giornalista annuncia: "Stanno venendo alcune forze della polizia, stanno 
venendo, dobbiamo interrompere.......". Anche questa voce tace. Solo dopo 
alcune ore, mentre la protesta cresce, riprendono le trasmissioni, tra 
mille giustificazioni e scuse del governo, mentre la città incomincia ad 
assumere ancora una volta il clima di una città assediata e in guerra. I 
più assidui in questa resistenza sono i giovani, contro altri giovani: i 
militari. Poi i primi feriti e i primi morti, fino ad ora (domenica 9 di 
aprile alle ore 18,30) 5 o 6. La gente é gelosa dei suoi morti che 
diventano come un simbolo di forza e di resistenza, non vogliono che 
nessuno li tocchi. Li vegliano nella Cattedrale e nella Chiesa dei Gesuiti, 
nel centro della città, pregano con i corpi presenti, nella piazza, mentre 
gli scontri con la polizia continuano. E il Governo tace, mentre alcuni 
vigliacchi rappresentanti dei partiti fanno sentire timidamente la voce. La 
Domenica inizia e Cochabamba porta con sé gli stessi segni: sono già 6 i 
giorni. I blocchi stradali continuano e la minaccia del Governo anche. Solo 
nel primo pomeriggio da La Paz (sede del Governo) arrivano alcuni segnali 
di vita, sperando che anche questa volta non sia un inganno come quello 
annunciato il venerdì notte, quando il Prefetto della città, personaggio 
obbediente, diede la notizia che il governo aveva annullato il contratto 
con l'impresa multinazionale Agua del Tunari.  Mezz'ora dopo, soprattutto 
dopo la festa del popolo nella piazza che portava in trionfo i dirigenti 
della Coordinadora e il Vescovo di Cochabamba Tito Solari, il prefetto e i 
rappresentanti del Governo smentirono. Oggi, mentre il sole si nasconde 
nella sua metodica clandestinità e nel suo segreto, siamo stanchi ma con 
una timida illusione: questa volta sembra vero: l'impresa Agua del Tunari, 
che nella sua permanenza boliviana oltre a sfruttare le nostre risorse e i 
nostri portafogli ha lasciato strascichi di lunghi debiti (i mobili dei 
suoi uffici per esempio, comprati a credito), accetta la cancellazione del 
contratto, ma...... C'é un ma...., le sue clausole e c'é un altro ma....il 
popolo continuerà domani e dopodomani e se é necessario alcuni giorni in 
più, ad essere padrone delle strade e delle piazze, fino a quando non 
saremo sicuri/re con documenti alla mano, che tutto ciò é vero e che 
l'acqua torna a essere nostra. E nostra vuol dire della gente, delle 
comunità, e soprattutto della Terra. Questo grido Cochabambino é un eco, un 
forte eco che si espande in tutto il paese e speriamo in tutto il 
continente Amerindio. E' un grido che scambiamo con voi, dicendovi che é 
possibile lottare contro questo arrogante sistema neoliberale che riveste 
di colori 'transnazionali' tutti questi fragili governi democratici. Se 
Agua del Tunari se ne va, se ne va anche la pretesa di continuare a pensare 
che i popoli nella loro autonomia non possono fare niente, se ne va anche 
l'arrogante fantasma che ci fa credere che siamo troppo deboli per poterci 
gestire e affiora ancora una volta la meravigliosa resistenza dei deboli. 
Questa notte saremo ancora in lutto e tristi, perché una grande moltitudine 
di gente con il suo Vescovo ha riconsegnato alla Terra alcuni dei suoi 
figli più giovani.

Antonietta Potente y los compañeros/as de Sumaj Causay Wasi.


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LETTERA DA INVIARE AL PRESIDENTE BANZER

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Señor Presidente de la República de Bolivia

Hugo Banzer

La Paz- Bolivia

11 de abril de 2000



Estoy muy preocupado por las noticias que llegan de Cochabamba y de Bolivia 
en general.

Comparto la resistencia de las organizaciones populares contra la 
privatización del agua.

Pido que, a demás de la rediscusión del proyecto sobre la ley de aguas, se 
tengan en cuenta los siguientes puntos:

· La liberación de todos los dirigentes confinados en San Joaquín (Beni)
· La anulación del estado de sitio y el cese de cualquier presión militar, 
considerando que estas son medidas totalmente antidemocráticas.



Atentamente
FIRMA

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