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DOSSIER MICROSOFT



MICROSOFT - STORIA DI UN MONOPOLIO
di Carlo Gubitosa <c.gubitosa@peacelink.it>

IL VERO VOLTO DEL SOGNO AMERICANO

	Il coro unanime dei media commerciali ha indubbiamente contribuito negli 
ultimi anni ad alimentare l'ideologia del "sogno americano", quella falsa 
visione della realta' per cui in America, la "terra delle opportunita'", 
anche un semplice lustrascarpe puo' diventare presidente. Purtroppo le 
regole del gioco dettate dall'economia di mercato sono ben lontane 
dall'offrire a tutti le stesse opportunita', e la storia insegna che per 
diventare presidente degli Stati Uniti ci vogliono almeno i soldi necessari 
a pagarsi la campagna elettorale.

	Osservando la realta' da una prospettiva meno ingenua e piu' disincantata 
ci accorgiamo che in genere la ricchezza e' una "malattia" ereditaria. Cio' 
nonostante nell'immaginario collettivo il mito dell'uomo "che si e' fatto 
da se'" continua a persistere, forse perche' ci fa piacere pensare che 
anche noi un giorno potremo diventare miliardari con la giusta dose di 
bravura, anziche' ammettere piu' onestamente che con tutta probabilita' i 
soldi nelle nostre tasche continuerannno a rimanere piu' o meno gli stessi.
	
	E' cosi' che nascono storie e "leggende metropolitane" nelle quali la 
verita' storica si mescola e confonde con la fantasia. I giornali ci hanno 
raccontato in piu' di una occasione dei tempi in cui un giovane Berlusconi 
suonava il sassofono sulle navi da crociera per mettere da parte un 
gruzzoletto che sara' il primo mattone del suo impero economico. Persino 
nei fumetti lo Zio Paperone parla delle sue avventure ai tempi della corsa 
all'oro, quando tutti i suoi averi sono un setaccio ed un piccone, che gli 
bastano per diventare il "papero piu' ricco del mondo".

	Un'altro di questi racconti ha come protagonista un ragazzo di nome 
William, che da semplice appassionato di computer diventa l'uomo piu' ricco 
del mondo scrivendo un sistema operativo, un programma in grado di gestire 
le risorse di un computer. William H. Gates III, per gli amici Bill, e' da 
molti ritenuto un genio dell'informatica, che ha "sfondato" grazie alla sua 
intelligenza. Gates, inoltre, e' spesso erroneamente accreditato come 
autore di MS-DOS, il sistema operativo che ha preceduto il piu' recente 
Windows, mentre il sedicente genio dell'informatica non ha fatto altro che 
ritoccare il DOS scritto da un altro programmatore e venduto a Gates per un 
piatto di lenticchie.

	Uno sguardo agli scheletri nascosti nell'armadio di casa Microsoft e al 
modo con cui questa impresa si e' affermata come monopolista nel settore 
dell'informatica e sufficiente per capire che nel caso di Gates e' piu' 
corretto parlare di furbizia che di intelligenza, e che non va confusa 
l'abilita' informatica con la spregiudicatezza imprenditoriale.

GENNAIO 1975: NASCE ALTAIR 8800

	La carriera dell'uomo piu' ricco del mondo inizia nel 1975, quando negli 
Stati Uniti l'informatica inizia a uscire dai centri universitari. Sul 
numero di gennaio della rivista "Popular Electronics", spedito al suo mezzo 
milione di hobbisti-abbonati, appare ALTAIR 8800, il primo personal 
computer americano, la macchina attorno alla quale nasce la seconda 
generazione degli hacker: gli "hacker dell'hardware", che penetrano 
all'interno dei segreti di Altair per carpire il funzionamento di ogni 
singolo circuito. Una passione ereditata dagli studenti del MIT, gli 
"hacker dei mainframes", che negli anni '60 avevano domato a colpi di 
saldatore i primi grandi calcolatori universitari, dei "bestioni" a valvole 
monopolizzati da "sacerdoti" in camice bianco, la cui autorita' veniva 
puntalmente messa in discussione dalla prima generazione di hackers.

	Curiosamente, l'Altair 8800 e' il primo caso di "vaporware": la fotografia 
riprodotta su Popular Electronics e' quella di un apparecchio realizzato ad 
hoc, assolutamente non funzionante, e passa molto tempo prima che le 
migliaia di pezzi ordinati vengano consegnati.

	Alcuni hacker tra i piu' tenaci, per venire in possesso del loro Altair, 
si accampano davanti alla sede della Model Instrumentation Telemetry 
Systems (MITS), la societa' che produce Altair sotto la guida di Ed 
Roberts. Altair e' venduto in kit di montaggio, il cui risultato finale e' 
una scatola metallica con pannello frontale composto da una fila di 
interruttori, che costituiscono l'unico dispositivo di input, e da due file 
di piccole lucine rosse come dispositivo di output. E' basato sul 
processore INTEL 8080, costa 397 dollari e ha 256 bytes di memoria. Le 
istruzioni non possono essere memorizzate all'interno dell'Altair, ma 
devono essere inserite a mano attraverso gli interruttori del pannello 
frontale ogni volta che il dispositivo viene acceso. Da qui le tipiche 
piaghe e vesciche sulle dita che caratterizzano gli hacker dell'epoca.

L'HOMEBREW COMPUTER CLUB

	Il 5 marzo 1975 a Menlo Park, nella silicon valley californiana, nel 
garage di Gordon French si svolge il primo incontro dell'HOMEBREW COMPUTER 
CLUB, il club degli hacker dell'hardware di cui fanno parte, tra gli altri, 
Bill Gates, Stephen Wozniack, Lee Felsenstein e molti altri. Le riunioni 
dell'Homebrew divengono un appuntamento fisso per scambiare pezzi di 
hardware, idee, programmi, informazioni e progetti. L'Altair 8800 e' 
ovviamente al centro dell'attenzione.

	Dopo aver letto l'annuncio su "Popular Electronics", Bill Gates e Paul 
Allen, che avevano studiato insieme ad Harvard, telefonano immediatamente a 
Ed Roberts per proporgli di acquistare il loro interprete BASIC per 
l'Altair, scritto assieme a Marty Davidoff. E' la prima vendita di software 
della Micro-Soft (a quei tempi c'era ancora il trattino nel nome). In 
seguito a questa vendita, datata 2 gennaio 1975, i due si trasferiscono ad 
Albuquerque, sede della Mits, per scrivere un programma in grado di 
connettere Altair con una unita' a disco. A causa del prezzo ritenuto 
eccessivo, gli hobbisti dell'Homebrew Computer Club iniziano a fare delle 
copie su nastro del Basic per l'Altair da distribuire gratuitamente.

	In seguito al dilagare delle copie "pirata" del Basic per Altair, Bill 
Gates scrive una lettera aperta agli hobbisti, in cui attacca apertamente 
la copia non autorizzata. La lettera verra' riportata sul bollettino di 
febbraio dell'Homebrew Computer Club. L' argomentazione principale di Gates 
contro la diffusione incontrollata dei programmi e' che questa pratica 
scoraggia i programmatori, rendendo meno remunerativa la realizzazione dei 
loro prodotti.

	Le teorie di Gates vengono smentite nel 1991, quando la distribuzione 
libera del sistema operativo Linux diventa l'elemento decisivo che spinge 
migliaia di programmatori sparsi in tutto il mondo a contribuire con il 
loro lavoro alla realizzazione di questo sistema operativo, che nel giro di 
pochi anni diventa il piu' efficiente e stabile per l'utilizzo su personal 
computer.

	Nel '77 Ed Roberts viene costretto da difficolta' economiche a vendere la 
MITS ad un'altra ditta, la PERTEC. Si scatena una battaglia giudiziaria in 
merito di diritti di proprieta' intellettuale del Basic dell'Altair, di cui 
la PERTEC rivendicava i diritti in seguito all'acquisizione della Mits. 
Gates ed Allen sostengono invece che il Basic era stato dato solamente in 
concessione. La questione e' portata davanti a un tribunale che da' ragione 
a Microsoft.

IL SODALIZIO CON IBM E IL "FURTO" DEL Q-DOS

	La grande occasione arriva nel 1980: a luglio Bill Gates viene contattato 
dall'IBM. A questo incontro ne seguira' un secondo, un mese piu' tardi, 
durante il quale Gates firma un contratto di consulenza con Ibm per la 
realizzazione di un sistema operativo da utilizzare per i futuri PC IBM. Ad 
agosto Gates acquista per 50.000 dollari dalla Seattle Computer Products un 
sistema operativo "veloce e sporco", il Q-Dos, "Quick and Dirt Operating 
System" che sara' la base del futuro MS-DOS, destinato a diventare uno 
standard nell'ambito dei personal computer grazie alla potenza economica di 
IBM e al senso degli affari di Bill Gates. Gates ottiene da Tim Paterson, 
che aveva realizzato il Q-Dos, un accordo di licenza non esclusivo, che 
prevedeva la possibilita' di rivendere il prodotto. In seguito Microsoft 
chiudera' il cerchio comprando tutti i diritti della Seattle Computer 
Products, assumendo alle sue dipendenze lo stesso Paterson, che con un po' 
piu' di furbizia e di fortuna avrebbe potuto sedersi al posto di Gates 
sulla poltrona di uomo piu' ricco del mondo.

	Il 12 agosto 1981 il primo personal computer della IBM, basato sul 
microprocessore 8086, fa il suo ingresso trionfale sul mercato dei personal 
computers. Gia' dalla prima versione dell'MS-Dos il sistema Microsoft di 
licenze software obbliga la IBM e i costruttori di PC compatibili a pagare 
una licenza DOS per ogni singola macchina venduta. Questo rendeva 
antieconomico installare sui primi PC IBM un sistema operativo diverso da 
MS-DOS, per il quale si sarebbe pagata un'ulteriore licenza. Un meccanismo 
di "installazione forzata" che verra' adottato anche negli anni seguenti 
per tutti i sistemi operativi Microsoft. Anche oggi i rivenditori di 
computer sono costretti a pagare una licenza di utilizzo Microsoft per ogni 
unita' venduta, anche se non tutti gli utenti finali di computer scelgono 
di utilizzare MS-Dos o Windows. I rivenditori che non pagano la "tassa 
Microsoft" su ogni singola macchina non possono usufruire di particolari 
sconti sulle quantita'.

	E' per questo che il Dos Microsoft si afferma come uno standard nel 
settore dei PC, nonostante non fosse ne l'unico ne' il migliore sistema 
operativo per Personal Computer. Sempre per quanto riguarda le pratiche 
anticoncorrenziali, gli sviluppatori Microsoft hanno avuto da sempre un 
vantaggio di parecchio tempo su tutti gli altri rispetto a qualsiasi 
evoluzione dei sistemi operativi. Chi e' tagliato fuori dal ristrettissimo 
giro del "segreto industriale" Microsoft rischia di vedere vanificati 
sforzi e ricerche. A questo problema ha cercato di rispondere la filosofia 
del Free Software, affidando lo sviluppo dei sistemi operativi e delle 
applicazioni "libere" all'intelligenza collettiva della Rete piuttosto che 
al protezionismo del segreto industriale.

"CRISI CONIUGALE" TRA MICROSOFT E IBM

	Il 20 novembre 1985 Microsoft mette in commercio Windows 1.0, esattamente 
due anni e dieci giorni dopo la presentazione del prodotto, avvenuta in 
grande stile e con tutta l'enfasi che contraddistingue le campagne 
pubblicitarie dell'azienda di Redmond. E' l'inizio della "scalata al 
potere" del sistema operativo piu' famoso del mondo.

	Nel 1989, in occasione del Comdex di Las Vegas, il salone annuale 
dell'informatica statunitense, gli operatori del settore attendono un 
annuncio strategico di Bill Gates e James Cannavino, responsabile del 
settore personal all'interno di IBM. Tutto risale al 2 aprile 1987, quando 
IBM lancia la sua nuova linea di Personal, i PS/2, dotati di un nuovo 
sistema operativo, OS/2, frutto di un lavoro congiunto dei tecnici IBM e 
Microsoft. Da questa alleanza avrebbe dovuto nascere il nuovo standard dei 
sistemi operativi, e per lo sviluppo di OS/2 gli accordi prevedevano che 
Microsoft avrebbe messo da parte il suo Windows. Tuttavia Gates decide di 
tenere aperte entrambe le strade, e di decidere all'ultimo momento se 
appoggiare OS/2 o Windows. Lo sgambetto a Ibm arriva proprio in occasione 
del Comdex, con un discorso di Gates che smentisce tra le righe Cannavino, 
dopo che il manager IBM aveva ingenuamente confermato l'appoggio di 
Microsoft nell'alleanza per OS/2. Il 22 maggio dell'anno seguente viene 
presentata la versione 3 di Windows, con una teleconferenza mondiale da tre 
milioni di dollari, che mobilita seimila giornalisti con grandi schermi 
installati a Citta' del Messico, Londra, Madrid, Milano, Parigi, Singapore 
e Stoccolma.

	Il "matrimonio d'interesse" tra il colosso dei mainframes e il nuovo 
gigante del software giunge al suo capolinea nel marzo 1992. Il mondo 
dell'informatica e' scosso dall'annuncio della rottura dei rapporti 
commerciali tra IBM e Microsoft. E' la fine di un lungo decennio durante il 
quale Microsoft riesce a imporre i suoi prodotti software come standard "de 
facto" e "Big Blue" IBM si impone con la sua potenza economica nel mondo 
dei personal computer, schiacciando Apple e tutte le piccole aziende come 
Atari, Commodore, Sinclair e Texas Instruments, fiorite grazie al lavoro 
appassionato dei primi "hacker dell'hardware" ed entrate molti anni prima 
di IBM nel settore dei personal, ma senza i mezzi finanziari e la 
spregiudicatezza che hanno caratterizzato l'azione di Microsoft e IBM 
durante anni di lotta spietata contro ogni forma di concorrenza. Le strade 
delle due aziende si separano, e nel 1995 il lancio pubblicitario del 
sistema operativo Windows 95 richiede un investimento di 150 milioni di 
dollari, mentre Netscape Communications fa il suo ingresso trionfale in 
borsa, con richieste per 100 milioni di azioni. Due anni piu' tardi, l'11 
aprile 1997, 14 milioni di computer sparsi in tutto il mondo vengono 
lasciati "orfani" da IBM, che in un comunicato annuncia la fine dei 
progetti di sviluppo del sistema operativo OS/2.


LE PRIME INDAGINI ANTITRUST

	Nel giugno 1990 la Federal Trade Commission inizia ad interessarsi alle 
politiche di marketing adottate da Microsoft. L'attenzione della 
commissione federale e' puntata sulla anticoncorrenzialita' di alcune 
pratiche di vendita. In particolare si indaga sulle cosiddette vendite 
"tie-in", che legano l'acquisto dei sistemi operativi a quello delle 
applicazioni software. Un esempio per tutti, l'accoppiata Microsoft Windows 
- Microsoft Word.

	Le avventure giudiziarie dell'azienda di Bill Gates sono solamente 
all'inizio: nel gennaio 1992 Apple presenta una richiesta di risarcimento 
per violazione di copyright indirizzata a Microsoft e a Hewlett Packard. La 
richiesta di risarcimento per Microsoft e' di 4.37 miliardi di dollari, 
piu' del doppio del miglior fatturato realizzato fino ad allora 
dall'azienda. L'accusa e' relativa all'utilizzo fatto da Microsoft, per la 
realizzazione di Windows, di alcune tecniche grafiche che fino al 1989 
erano una esclusiva della societa' di Cupertino. Il 6 gennaio 1993 la corte 
distrettuale della North California, per mano del giudice Vaughn R. Walker, 
accoglie le mozioni presentate da Microsoft e HP con cui le due aziende 
negavano ogni addebito di violazione dei diritti d'autore.

L'ACCORDO MS-DOJ DEL 1995

	Il 5 febbraio del 1993 l'inchiesta avviata nel 1990 dalla commissione 
federale per il commercio si chiude con un nulla di fatto, e il 21 agosto 
dello stesso anno il Department of Justice (Dipartimento di Giustizia) 
degli Stati Uniti da' il via ad una serie di indagini sulla scia di quelle 
gia' effettuate dalla Federal Trade Commission. Anche la Commissione 
Antitrust dell'Unione Europea annuncia l'avvio di una indagine sulle 
pratiche commerciali Microsoft. Nel 1994 inizia la stesura di un accordo 
con Microsoft, con il quale si regolano fino all'anno 2000 le pratiche di 
marketing dell'azienda. Microsoft riconosce che le licenze d'uso dei 
sistemi operativi non devono contenere condizioni che si applicano ad altri 
prodotti software dell'azienda di Redmond. Secondo l'accordo, Microsoft non 
puo' piu' obbligare i costruttori di computer all' inclusione della licenza 
di altri prodotti Microsoft come condizione vincolante per l'acquisto delle 
licenze per Windows 95. In parole povere, non si puo' obbligare chi compra 
licenze di utilizzo per Windows a comprare in abbinamento licenze per Word 
o per il pacchetto Office. Nel testo dell'accordo, tuttavia, e' contenuta 
una clausola che consente a Microsoft lo sviluppo di "prodotti integrati" 
per il suo sistema operativo.

	Le peripezie continuano: Un tribunale americano, a maggio del 1994, 
condanna Microsoft a pagare 120 milioni di dollari per danni alla STAC 
Electronics, per essersi appropriata di tecnologia brevettata dalla stessa 
Stac. La giuria riscontra che le piu' recenti versioni del DOS Microsoft 
avevano utilizzato la tecnologia sviluppata dalla Stac per memorizzare i 
dati in forma compressa all'interno del disco rigido. Le versioni 
incriminate del DOS Microsoft sono la 6.0 e la 6.2, entrambe dotate 
dell'opzione DOUBLESPACE. Durante l'estate Microsoft e' nuovamente al 
centro dell'attenzione. Bill Gates fa il suo ingresso nel mercato del 
multimedia, tentando di stabilire lo standard Microsoft anche all'interno 
delle nuove apparecchiature per applicazioni multimediali. Gates si allea 
con TCI, Tele-Communications Inc., un gigante della TV via cavo, con la 
Sega e con altri operatori del settore.

	Nel frattempo arriva il 1995, e il 14 febbraio il giudice distrettuale 
Stanley Sporkin festeggia San Valentino rifiutandosi di firmare e 
convalidare l'accordo redatto l'anno precedente da Microsoft assieme al 
Dipartimento di Giustizia, accordo ritenuto dal giudice troppo blando e non 
conforme all'interesse pubblico. La decisione di Sporkin viene pero' 
ribaltata dalla corte d'appello, che ritiene fondata una protesta 
presentata congiuntamente da Microsoft e dal Dipartimento di Giustizia, e 
delibera pertanto la rimozione di Sporkin dal caso.

	Il 21 agosto 1995 Thomas Penfield Jackson, il giudice distrettuale 
subentrato a Sporkin dopo la sua rimozione, approva finalmente l'accordo 
tra Microsoft e il Dipartimento di Giustizia, in seguito al quale anche la 
commissione antitrust UE decide di chiudere la sua indagine.

	Nonostante la firma dell'accordo il Dipartimento di Giustizia afferma di 
voler continuare le sue indagini su Microsoft. L'azienda di Gates, infatti, 
aveva richiamato nuovamente l'attenzione su di se' cercando di legare i 
servizi Internet e i programmi necessari per collegarsi alla "Microsoft 
Network" al sistema operativo Windows 95, cosa espressamente proibita 
dall'accordo firmato precedentemente.

I "PECCATI INFORMATICI" DELL'URUGUAY ASSOLTI DA MICROSOFT

	Nel 1995 Microsoft fa parlare di se' anche in America Latina. Antel, la 
compagnia telefonica nazionale dell'Uruguay, viene trascinata in tribunale 
dal locale ufficio legale della Business Software Alliance, la lobby dei 
potentati informatici, a causa della detenzione di software privo di 
regolare licenza d'uso, per un valore complessivo di 100.000 dollari. I 
programmi "piratati" appartengono a varie ditte, principalmente a 
Microsoft, Novell e Symantec. Inaspettatamente, nell'autunno del '97 la BSA 
abbandonera' il caso, mentre Microsoft, il principale finanziatore della 
BSA, stipula degli "accordi speciali" con la Antel per rimpiazzare tutto il 
software preesistente con prodotti Microsoft regolarmente registrati, 
sostituendo anche i prodotti Novell e Symantec, secondo quanto afferma 
Ricardo Tascenho, che nella Antel ricopre il ruolo di information 
technology manager.

	La versione di Tascenho e' confermata anche da Eduardo DeFreitas, che fa 
parte della staff legale BSA dell'Uruguay. DeFreitas parla di contatti con 
l'esponente locale Microsoft, Tomas Blatt, che gli ha chiesto di far cadere 
la controversia legale in modo da "poter trovare un accordo per il futuro". 
Anche Blatt viene contattato, ma si rifiuta di parlare: "non ho nessuna 
informazione in merito al caso Antel, rivolgetevi alla BSA dell'Uruguay." 
Le aziende concorrenti sono d'accordo nell'affermare che Microsoft abbia 
abusato piu' volte della sua influenza all'interno della BSA per rafforzare 
il suo monopolio a livello mondiale. L'avvocato Microsoft, Brad Smith, nega 
che la BSA agisca in base a istruzioni impartite da Bill Gates, e la 
portavoce BSA Diane Smiroldo afferma che tutte le accuse sono "difficili da 
credere". I casi non si limitano all'Uruguay, secondo quanto afferma Felipe 
Yungman, manager argentino della Novell, che durante alcune indagini per 
l'azienda ha scoperto delle trattative "amichevoli" condotte dalla BSA per 
conto di Microsoft. I termini del contratto erano sempre l'acquisto di 
prodotti Microsoft, con i quali rimpiazzare prodotti Novell, in cambio 
dell'"assoluzione" dei peccati informatici commessi dalle aziende. Le 
accuse di Yungman vengono appoggiate anche da Mario Tucci, il country 
manager della Novell per l'America Latina.

LA "GUERRA DEI BROWSER"

	Le prime scaramucce della "guerra dei browsers" iniziano nel 1996. La 
Netscape Communications presenta un esposto al Dipartimento di Giustizia 
nel quale si denunciano delle pratiche commerciali illecite per la 
promozione del browser Microsoft Internet Explorer. Secondo le accuse di 
Netscape, Microsoft avrebbe concesso ai produttori di computer che non 
installavano Netscape Navigator all'interno delle loro macchine uno sconto 
di 3 dollari su ogni singola licenza di Windows 95 (quindi su ogni computer 
venduto). Dopo le immancabili smentite dei dirigenti Microsoft il 
Dipartimento di Giustizia richiede all'azienda di Gates i documenti 
relativi agli accordi con i fabbricanti e i rivenditori al dettaglio di 
computer, e a Netscape vengono chieste ulteriori prove, necessarie 
all'avvio di una indagine. L'inchiesta, a quanto pare, e' ancora in sospeso.

	Un altro episodio curioso della "browser war" e' quello legato a un nome 
da 5 milioni di dollari. Il 28 maggio 1998 il Patent and Trade Office, 
l'ufficio marchi e brevetti degli Stati Uniti, assegna la titolarita' del 
marchio "Internet Explorer" alla SyNet, una piccola azienda di software di 
Downers Grove, Illinois, che aveva citato Microsoft per violazione del 
diritto d'autore. Infatti il nome "Internet Explorer" era stato gia' 
brevettato dalla SyNet nel 1994, un anno prima che l'azienda di Bill Gates 
mettesse in commercio l'omonimo programma per la navigazione Internet. 
Nella citazione era contenuta una richiesta di risarcimento per dieci 
milioni di dollari, a cui i legali Microsoft avevano risposto con una 
proposta di riconciliazione per la somma di 75mila dollari. Dopo il primo 
rifiuto di Dhiren Rana, fondatore della SyNet, l'offerta sale a ben 5 
milioni di dollari, davanti ai quali la SyNet non si tira indietro.

IL PEGGIOR BREVETTO DEL 1997

	Il 21 febbraio 1997 l'editor di "Internet Patent News Service", Gregory 
Aharonian, assegna a William H. Gates III il premio per il "Peggior 
brevetto software dell'anno", un titolo che vuole denunciare la facilita' 
con cui vengono rilasciati brevetti negli USA, soprattutto nel settore 
dell'informatica, dove i piccoli sviluppatori di software sono costretti a 
lavorare camminando su un campo minato fatto da centinaia di migliaia di 
brevetti, il piu' delle volte relativi ad algoritmi di base e a tecniche 
che ormai sono patrimonio comune di tutti i programmatori.

	La reinvenzione indipendente e' la norma nell'ambito della programmazione, 
e di conseguenza e' molto alta la probabilita' di dover sostenere delle 
spese giudiziarie semplicemente per aver reinventato un algoritmo gia' 
brevettato, spese che possono sostenere solo grandi aziende dotate di 
uffici legali specializzati. Nulla protegge i programmatori indipendenti 
dall'uso accidentale di una tecnica brevettata, e quindi dall'essere citati 
in giudizio per questo motivo.

	Contro il sistema dei brevetti si e' levata la voce di Richard Stallman, 
il fondatore della Free Software Foundation, con un articolo intitolato 
"Contro i brevetti software" (Communications of the ACM, gennaio 92, vol 
35. Nø1), in cui si afferma che "I brevetti software minacciano di 
devastare l'industria informatica americana". Il brevetto con cui Bill 
Gates ha "vinto" il titolo assegnato da Gregory Aharonian e' il numero 
5.552.982, che corrisponde a un "metodo e sistema per l'elaborazione di 
campi in un programma di elaborazione dei documenti", praticamente una 
tecnica per associare il testo di una lettera ad un numero qualsiasi di 
indirizzi a cui spedire la stessa lettera. Un sistema, insomma, gia' 
incluso in un numero vastissimo di programmi per l'elaborazione dei testi 
attualmente in commercio.

L'UOMO DA UN MILIONE DI DOLLARI (AL GIORNO)

	Sempre nel 1997 e' lo stato del Texas che passa all'attacco contro il 
colosso dell'informatica. Prende il via una indagine antitrust ufficiale 
sulle pratiche commerciali adottate da Microsoft sull'Internet. Al Texas si 
aggiunge in seguito anche lo stato del Massachussetts, che inizia una nuova 
indagine. A questi due stati si unisce il Justice Department, che il 20 
ottobre del '97 chiede ad una corte federale di avviare una causa civile 
per la violazione dell'accordo realizzato nel '94 e firmato nel 1995.

	Secondo il Dipartimento di Giustizia Microsoft avrebbe indotto i 
produttori di personal computer a pre-installare il proprio browser 
Internet Explorer sui PC in vendita. L'azienda di Redmond e' accusata di 
essersi procurata spazio sul mercato indebitamente, e a spese della 
concorrenza. Secondo il Dipartimento di Giustizia la scelta di integrare i 
programmi al sistema operativo anziche' metterli a disposizione in 
pacchetti separati e' uno stratagemma per aggirare l'accordo del 1994, 
secondo il quale "non si proibisce a Microsoft lo sviluppo di prodotti 
integrati".

	Il ministro della giustizia Janet Reno richiede una multa di un milione di 
dollari al giorno in caso di continuazione delle pratiche commerciali 
irrispettose degli accordi. A novembre i legali Microsoft ricorrono in 
appello contro la richiesta di multa, affermando che il Dipartimento di 
Giustizia sta utilizzando le leggi antitrust come un'arma per danneggiare 
l'azienda e bloccare lo sviluppo di Windows.

	Le azioni anti-microsoft si moltiplicano: il procuratore generale del 
Texas apre un procedimento giudiziario in merito ad una presunta 
interferenza illegale di Microsoft sulle indagini effettuate dallo stato in 
merito alle pratiche commerciali anticoncorrenziali del gigante 
dell'informatica. La causa, aperta nel 1994, verra' chiusa nel 1998 senza 
nessuna conseguenza.

11 DICEMBRE 1997 - PRIMO ROUND: MICROSOFT CONTRO THOMAS JACKSON

	L'11 dicembre '97 il giudice Thomas Penfield Jackson emette un'ingiunzione 
preliminare con la quale si vieta a Microsoft di richiedere l'installazione 
obbligata di Internet Explorer agli acquirenti di licenze d'uso per Windows 95.

	Nonostante sia momentaneamente costretto ad obbedire all'ordine di 
Jackson, Bill Gates non si arrende e il 15 dicembre 1997 presenta ricorso 
contro l'ingiunzione preliminare di Jackson, portando il caso davanti alla 
corte d'appello, che il 23 giugno 98 dara' ragione a Microsoft, come 
vedremo piu' avanti. Viene emesso inoltre un comunicato stampa con il quale 
si spiega che le condizioni poste dal giudice Jackson sono state comunque 
rispettate. La scappatoia e' una semplice lettera inviata nel gennaio '98 
ai rivenditori di computer, ai quali viene consentita la scelta tra una 
vecchia versione di Windows 95 sprovvista di Internet Explorer ed una nuova 
versione con il browser integrato. La possibilita' di usare la versione 
"ridotta" di Windows 95 esiste in teoria, ma non viene utilizzata in 
pratica per ovvi motivi di convenienza: a parita' di prezzo i rivenditori 
di computer preferiscono installare una versione piu' aggiornata di Windows 
95. La possibilita' teorica di scelta e' tuttavia sufficiente per affermare 
che non e' Microsoft ad obbligare i rivenditori all'installazione di 
Internet Explorer, ma si tratta di una loro libera iniziativa.

IL RICORSO IN APPELLO

	Nel gennaio 1998 iniziano le prime udienze del ricorso in appello contro 
l'ingiunzione preliminare del dicembre '97. Internet Explorer e' un 
prodotto separato oppure una parte integrante del sistema operativo ? E' 
questo il nodo della questione. Nel corso delle udienze il giudice Jackson 
afferma che un impiegato del tribunale e' riuscito a disinstallare Internet 
Explorer 3.0 in una manciata di secondi, il che dimostrerebbe che il 
navigatore non e' un componente cosi' fondamentale o inscindibile, e che la 
rimozione del programma non pregiudica il funzionamento del sistema. 
Microsoft risponde dicendo che pur avendo rimosso l'icona e alcuni files, 
il 95% del codice di Internet Explorer continua a rimanere residente nel 
computer.

	I legali di Gates cercano di sostenere l'inattendibilita' della 
testimonianza del professor Lawrence Lessig della Harvard Law School, 
indicato dal giudice Jackson come "special master", un esperto super-partes 
da interrogare in merito a questioni tecniche. Jackson tuttavia rigetta la 
mozione, e lo stesso Lessig insiste sulla sua imparzialita'. Il 22 gennaio 
'98 Microsoft raggiunge un accordo parziale con il Dipartimento di 
Giustizia, portando avanti allo stesso tempo il ricorso in appello per 
l'ingiunzione dell'anno precedente. In virtu' di questo accordo vengono 
offerte alle case produttrici di computer due nuove opzioni per le licenze 
di utilizzo di Windows 95, due versioni per l'installazione del sistema 
operativo che mantengono all'interno del sistema tutte le funzionalita' di 
Internet Explorer, lasciandole pero' nascoste all'interno del sistema, 
senza una apposita icona sul desktop che le renda accessibili agli utenti 
finali.

	A febbraio del '98, i procuratori generali di undici stati USA citano 
Microsoft in base a documenti riguardanti l'imminente commercializzazione 
di Windows 98. Nel frattempo la deposizione del professor Lessig e' sospesa 
da una corte d'appello federale. Gates accetta di comparire davanti ad un 
comitato giudiziario del senato per una deposizione sulla concorrenza 
nell'industria informatica. Il comitato e' presieduto dal senatore Orrin 
Hatch, che invita a deporre anche Jim Barksdale della Netscape 
Communications e Scott McNealy della Sun Microsystems.

	Il 12 maggio la Corte d'Appello degli Stati Uniti stabilisce che gli 
accordi siglati fino a quel momento dall'azienda di Bill Gates e 
l'ingiunzione preliminare emessa dal giudice Jackson non riguardano la 
commercializzazione di Windows 98, e da' via libera al lancio del nuovo 
prodotto Microsoft.

IL TRIONFO DI BILL

	Il 24 giugno 1998 una corte d'appello federale emette una sentenza che 
ribalta completamente l'ordinanza del dicembre '97 emessa dal giudice 
Jackson. Secondo la corte d'appello Microsoft ha il diritto di pretendere 
dai costruttori di computer, se intendono installare Windows sui loro PC, 
di installare anche Internet Explorer. Inoltre, sempre a giudizio della 
corte d'appello, il Tribunale che ha aperto le vicende giudiziarie avrebbe 
commesso anche errori di procedura e di merito abbastanza pesanti.

	Un vero trionfo per Bill Gates, che subito dopo la sentenza vede le azioni 
della sua azienda andare alle stelle. La sentenza coglie di sorpresa tutti 
quelli che davano Microsoft per spacciata a causa dei documenti presentati 
da Joel Klein, il responsabile della divisione antitrust americana. Le 
prove piu' scottanti sembravano provenire dagli stessi uffici Microsoft: 
memorandum, messaggi di posta elettronica e altri scritti compromettenti, 
nei quali alcuni quadri dell'azienda ammettono che Internet Explorer 
avrebbe dovuto essere vincolato strettamente a Windows 98, dato che non 
avrebbe potuto conquistare in nessun altro modo una posizione dominante nel 
mercato. "opporre un browser a un altro e' difficile, dal momento che il 
Netscape ha l'80 per cento del mercato e noi soltanto il 20 ... sono 
convinto che dobbiamo sfruttare Windows: e' l'unica cosa che loro non 
hanno". Sono parole di James Allchin, vicepresidente Microsoft.

	E ancora: "sara' molto difficile incrementare la quota di mercato di 
Internet Explorer unicamente in base ai suoi pregi. Sara' piu' importante 
appoggiarsi sul vantaggio dato dal sistema operativo per fare in modo che 
la gente utilizzi il nostro programma al posto del Navigator". Questa volta 
a parlare e' Christian Wildfeuer, un altro esponente di alto livello 
dell'azienda di Bill Gates. Tutto questo e molto altro nei memorandum 
Microsoft esibiti come prove dalla commissione antitrust. Purtroppo queste 
prove non sono bastate a fermare Microsoft nella sua corsa senza regole per 
la conquista della supremazia nel settore dei browser.

I COMMENTI

	Tra i molti commenti sulle vicende giudiziarie dell'azienda di Gates, e' 
interessante segnalare quello di Mitchell Kapor, lo storico fondatore della 
Electronic Frontier Foundation. In seguito alla sentenza del 24 giugno '98, 
Kapor diffonde un articolo in cui afferma che "[...] Le grandi scoperte nel 
mondo dell'informatica arrivano spesso da imprese piccole e giovani. Con 
l'egemonia di Microsoft grandi settori del mercato del software - che 
includono applicazioni come elaboratori di testi e fogli di calcolo, ma non 
si limitano ad essi - sono zone minacciate dove i capitalisti e gli 
imprenditori avventurosi hanno paura di entrare. [...] l'egemonia di 
Microsoft non fara' altro che intensificarsi nella misura in cui Internet 
sta diventando parte integrale della nostra vita quotidiana. La guerra dei 
browsers e' solo l'inizio. Microsoft reclama il diritto di insediarsi al 
comando di qualunque area dell'informatica che sia strategicamente 
importante - riconoscimento vocale, applicazioni domestiche, navigazione 
automatica, ecc. [...]"

NE' MAMMUT NE' DINOSAURI

	Un altro commento alla vittoria giudiziaria di Bill Gates contro 
l'ingiunzione del giudice Jackson e' stato pubblicato dal giornalista Jon 
Katz, in un articolo apparso sulla rivista Wired: "Quello che e' chiaro e' 
che il controllo su Internet e' determinato da fattori che negli anni della 
sua nascita e del suo sviluppo iniziale non erano determinanti ai fini 
delle decisioni: il potere, il denaro e il controllo delle 
informazioni.Internet ci parlava, in un primo momento, degli sforzi, dei 
progetti, della cooperazione degli individui; della loro autonomia e della 
loro liberta' di comunicare tra loro senza intermediazioni. Una promessa 
che e' stata mantenuta, almeno fino all'arrivo tempestoso della smania di 
lucro e potere. Si', c'era una volta un'Internet dove non c'era Gates, ne' 
i governi, ne' i monopoli ne' fantastici investimenti privati, ne' leggi 
per controllare o vigilare l'oceano tumultuoso della libera comunicazione 
tra individui. Non sono mammut ne' dinosauri a mantenere ancora vivo il 
meglio dello spirito originario della Rete, ma sono persone e gruppi attivi 
in comunita' virtuali, newsgroups, mailing list, siti web, laboratori di 
ricerca, sono programmatori di software libero, editori di pubblicazioni 
indipendenti ... sono loro che fanno di Internet uno strumento valido per 
la comunicazione."

18 maggio 1998 - SECONDO ROUND: 24 STATI USA CONTRO MICROSOFT

	Il 18 maggio 1998 il Dipartimento di Giustizia e i procuratori generali di 
21 stati USA, danno il via ad un'altra azione giudiziaria contro Microsoft, 
tuttora in atto, con la quale si richiede l'eliminazione di Internet 
Explorer da Windows 98. Il processo si apre il 19 ottobre '98, davanti alla 
corte federale presieduta da Thomas Jackson, che si trova ancora una volta 
nella spiacevole posizione di dover determinare fin dove possono spingersi 
le pratiche commerciali dell'azienda informatica piu' potente del mondo. 
Una lunga serie di testimonianze, deposizioni e schermaglie giuridiche 
trasformano il processo contro Microsoft in una lunga e intricata 
telenovela giudiziaria, che in breve tempo diventa un vero e proprio evento 
mediatico.

	Per l'emissione di una sentenza, peraltro non definitiva, bisogna 
aspettare quasi due anni. Il 3 aprile 2000 il Giudice Jackson, con una 
sentenza di 46 pagine, afferma che Microsoft ha violato la legge americana, 
sia per mantenere la sua posizione di predominio nel settore dei sistemi 
operativi, sia nel tentativo di imporre il browser Internet Explorer sul 
mercato legandolo a Windows.

	Nonostante l'apparente durezza della sentenza, alcuni "peccati veniali" di 
Gates e soci vengono ritenuti non condannabili. Alcuni contratti di 
marketing stipulati con i principali produttori di personal computer (Apple 
e Compaq in testa), hanno avuto il palese effetto di danneggiare Netscape 
Communication, rivale di Microsoft nella "guerra dei browser", ma la corte 
federale non ha ritenuto che questi accordi fossero di una gravita' tale da 
costituire un illecito.

	Purtroppo questa sentenza e' solo il primo passo verso una soluzione 
definitiva del caso, dal momento che l'ufficio legale Microsoft, capitanato 
da Bill Neukom, avra' tutto l'interesse a ricorrere presso la Corte 
d'Appello, arrivando se necessario fino alla Corte Suprema, una mossa 
legale che permetterebbe di "prendere tempo" fino al 2003 prima 
dell'emissione di una sentenza finale.

Rimini, 7 aprile 2000
Carlo Gubitosa c.gubitosa@peacelink.it

NOTA DELL'AUTORE: Questo testo sostituisce, completa ed integra un testo 
analogo da me diffuso in data 4/11/98

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