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17/11 Genova: un'ora in silenzio per la pace



Rete controg8
per la globalizzazione dei diritti

Mercoledì 17 novembre, dalle 18 alle 19, sui gradini del palazzo ducale di
Genova, un'ora in silenzio per la pace.
Sarà distribuito il testo dell'appello che incolliamo di seguito, con un
parziale elenco di firmatari
Petizione mondiale contro l'escalation della guerra in Iraq
info:Norma Bertullacelli 010 5740871    347 3204042
Sergio Tedeschi 010 460483


una iniziativa del Brussels Tribunal
sottoscritta dal Tribunale Mondiale sul'Iraq

FERMIAMO L'ESCALATION

"Senza tener conto delle informazioni su Falluja, un rapporto della rivista
Lancet del 29 ottobre stima in 100.000 gli iracheni morti a seguito
dell'invasione. L'84% delle morti vengono attribuite ad azioni compiute
dalle forze della coalizione e il 95% di quelle morti vengono attribuite ai
bombardamenti ed agli attacchi dell'artiglieria". (Reuters, 28 ottobre 2004)

La guerra irachena è ben lontana dall'essere conclusa, anzi è appena
iniziata. Gli Stati uniti non sembrano in grado di sconfiggere la resistenza
irachena con i mezzi usati finora. D'altronde non possono accettare questo
imprevisto. L'arroganza propria con cui questa guerra è stata dichiarata e
condotta sta mettendo in discussione tutto il loro prestigio e di
conseguenza decenni di di sforzi per assicurare il  loro dominio nel mondo.
La posta in gioco è più alta di quanto non fosse in Vietnam. Gli Stati uniti
non possono lasciare l'Iraq se non dopo aver insediato un governo amico, ma
oggi hanno così pochi amici  in quella parte del mondo che nessuna elezione
democratica può produrre un tale tipo di governo.

Di conseguenza è seriamente ipotizzabile una escalation militare dopo le
elezioni - immediatamente nel caso  Bush venga rieletto, forse più
gradulamente nel caso vinca Kerry. Ma neppure il candidato democratico ha
intenzione di ritirarsi dall'Iraq. Il governo statunitense cercherà di
sconfiggere la resistenza ad ogni costo. E' in corso un'operazione  tesa a
demonizzare la resistenza presso l'opinione pubblica mondiale associandola
ai rapimenti e agli assassini condannati praticamente da tutto lo spettro
delle organizzazioni politiche del mondo arabo.

Chiediamo che gli Stati uniti guardino in faccia la realtà, si ritirino
incondizionatamente dall'Iraq e traggano le necessarie conclusioni sulla
natura inacettabile della guerra preventiva. E' illusorio chiedere che le
forze nordamericane restino fino a che l'Iraq  non sarà pacificato perchè la
loro presenza è talmente odiata che costituisce l'ostacolo principale verso
qualsiasi forma di pace.

Nel frattempo affermiamo che ci opporremo con tutti i mezzi pacifici e
legali a qualsiasi tentativo di schiacciare la resistenza irachena con una
escalation militare come si tentò di fare in Vietnam. Facciamo appello a
tutti i governi perchè garantiscano asilo a tutto il personale militare
statunitense che si rifiuterà di operare in Iraq. Faremo del nostro meglio
per diffondere tutte le informazioni disponibili per contrastare la
propaganda di guerra e cercheremo di mobuilitare l'opinione pubblica
mondiale, come nel 2002, per chiedere che gli Stati uniti abbandonino il
loro tentativo di imporre una soluzione militare in Iraq.



      Noam Chomsky, author, USA

      Jean Bricmont, prof. of theoretical physics and political publicist,
writer of this petition, Belgium

      Margarita Papandreou, former First Lady of Greece

      Hans C. von Sponeck, Un Humanitarian Coordinator for Iraq (1998-2000)

      Ken Coates, Bertrand Russell Peace Foundation

      Scott Ritter, former UN weapons inspector, writer, peace activist, USA

      François Houtart, Centre Tricontinental (Cetri), Belgium

      Immanuel Wallerstein, Dept. Of Sociology, Yale University, USA

      Susan George, author, USA
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