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R: Per lo Stato Palestinese indipendente e sovrano



  Desidero dire un mio parere in questo dibattito [nella lista peacelink
pace] anche duro su Arafat. Anzitutto è segno di umanità - di Ubuntu, nel
significato africano (vedi Desmond Tutu, Non c'è futuro senza perdono,
Feltrinelli, pp. 31-32) - rispettare il morto, sempre, anche quando è
l'avversario, persino quando è un delinquente. La morte porta oltre la
storia, nel mistero dove noi non vediamo, davanti al quale siamo tutti
giudicati, e speriamo perdonati dalla clemenza di Dio.
    In secondo luogo, se vogliamo tornare al terreno della storia, chi lotta
lo fa come sa e può. Importante è soprattutto vedere per che cosa lotta: per
la giustizia o per una sopraffazione? A volte non è facile distinguere, c'è
dell'una e dell'altra. Ma il tempo è buon giudice. Nel caso, Arafat ha
condotto i palestinesi, nel rivendicare i loro diritti, a riconoscere la
presenza di Israele, accettazione per loro dolorosa, dato il modo
dell'insediamento.
    Bisogna poi vedere come è condotta la lotta: ideale è la lotta con la
pura forza nonviolenta dell'unità dei popoli, senza dare la morte. Ma non
tutti fino ad oggi ne sono stati capaci. La lotta armata, cioè col dare la
morte, non è facilmente giustificabile. Tuttavia, anche Gandhi la preferisce
alla passività di fronte alla sopraffazione, pur mostrando coi fatti che
tutti i popoli hanno la capacità di lottare per la giustizia con la forza
nonviolenta, la più pura, la più dignitosa, la più definitivamente efficace.
    Anche i palestinesi hanno avuto leaders - ricordo almeno Mubarak Awad -
e metodi nonviolenti: la prima Intifada, che ha fatto loro guadagnare la
simpatia del mondo, molto più della seconda Intifada armata, e ha disturbato
assai più di questa l'occupazione israeliana, denunciandola di fronte al
mondo senza giustificazioni.
    Se Arafat ha usato i metodi armati violenti - come altri in tante lotte
di popolo, compresa quella di Israele - è poi passato sempre più chiaramente
dalle armi alla politica, che è appunto l'uso della parola umana e della
trattativa, invece delle armi. Molto peggiore è il cammino di chi passa
dalla politica alla guerra, che è terrorismo di stato.
    Come indica Hannah Arendt in modo definitivamente chiaro, dove c'è
politica e potere politico non c'è violenza, dove c'è violenza non c'è
potere politico e vita politica. Perciò  è ingiusto e odioso oggi definire
semplicemente Arafat terrorista. Naturalmente sono discutibili i suoi metodi
politici.
    Non è lecito oggi affermare che il governo di Israele abbia ucciso
Arafat, ma è possibile ipotizzarlo perché poco tempo fa quel governo
discusse modi e tempi per questa uccisione, pur rinviando ogni decisione.
    La politica che decide morte e guerra non è più politica umana né, tanto
meno, democrazia, perché il diritto primario alla vita o è universale oppure
non esiste davvero neppure all'interno di un sistema politico. La democrazia
consiste nella libera discussione e nel principio elettorale, certo, ma
ancora di più consiste nella forza dei diritti umani. Chi non li rispetta
negli altri, negli avversari, non li rispetta per nulla e per nessuno. Per
questa ragione, una democrazia che fa guerra non è più democrazia. Così, una
democrazia che nasce dalla guerra, nasce mortalmente malata, priva del
valore essenziale. Evidentemente, questo vale per Israele, per la Palestina,
per gli Usa, per tutti, più potenti e meno potenti.
    Oggi porto al collo la kefia, per memoria e rispetto per Arafat. Dio lo
accolga nella sua pace, come tutti quanti noi, giusti e meno giusti, quando
arriviamo al termine del cammino terreno.
    Enrico Peyretti, 13 novembre 2004

----- Original Message -----
From: Associazione Culturale Mediterraneo
<ass.cult.mediterraneo at katamail.com>
To: <pace at peacelink.it>
Sent: Sunday, November 14, 2004 1:19 AM
Subject: Per lo Stato Palestinese indipendente e sovrano


> Carissimo Omar,
> carissimi tutti,
> in questa lista abbiamo, per fortuna, soltanto la parola per confrontarci.
> Le idee che riteniamo sbagliate si possono correggere soltanto con le
parole
> che riteniamo giuste.
> Le idee hanno bisogno di gambre per camminare. Molte volte, si sottovaluta
> la comunicazione, credendo che la ragione può prevalere per la pura
> evidenza. Non è così caro amico e compagno Omar Suleiman. Per affermare le
> nostre ragioni, abbiamo il dovere di esplicitarle. Molto fango è stato
> cosparso sulla figura di Arafate sulla lotta del popolo palestinese, nella
> grande stampa, nella TV, nella Radio ecc... Che questo fango si affacci
> anche su una lista pacifista come Peacelink, non lo dobbiamo fare passare
> inosservato. Abbiamo il dovere di rispondere, con la parole pacate della
> critica, del ragionamento e dei fatti storici. La propaganda israeliana ha
> mezzi potenti, supportati da una macchina di guerra non indifferente e
come
> ben sai, la storia la fanno i vincitori. Se rimanessimo in silenzio o
> rispondessimo con isterismo o sarcasmo, faremmo passare un messaggio
> deleterio.
> Non ho intenzione di trascinare la lista in un dibattito sterile.
> Dobbiamo dire soltanto che il popolo palestinese ha il diritto ad uno
Stato
> nazionale palestinese, indipendente e sovrano, sulla propria terra. Il
> presidente Arafat ha guidato la lotta di questo popolo per oltre 40 anni,
> portando la questione palestinese da una questione di profughi come veniva
> trattata negli anni 50 e 60, ad una questione di liberazione nazionale. La
> questione che si pone oggi è: esiste una legalità internazionale che
> garantirà al popolo palestinese l'indipendenza e costringerà Israele al
> ritiro delle sue truppe, dei suoi coloni e del suo muro dell'Apartheid
dalle
> terre che ha occupato? Gli Stati Uniti non sono un mediatore neutrale
> credibile. La lotta del popolo palestinese non esaurisce con la scomparsa
> del suo amato presidente.
> E' questo il nocciolo della questione. Ma lo dobbiamo ricordare a tutti.
> Altrimenti passa nella mente della gente che i palestinesi sono i
terroristi
> e i coloni israeliani, che occupano la terra palestinese, sono le vittime.
> Con sincera amicizia.
> Farid Adly
>
> ----- Original Message -----
> From: <omarsu at libero.it>
> To: "pace" <pace at peacelink.it>
> Sent: Saturday, November 13, 2004 6:21 PM
> Subject: provocazioni...
>
>
> > Che follia...e' la fine del mondo...!!
> > quasi cinquanta capi di stato ,di governo,ministri degli esteri..e
> rappresentanti della societa' civile a livello mondiale..ai
> funerali..""PERCHE I FUNERALI SONO STATI TRE..PARIGI ,IL CAIRO E LA SUA
> RAMALLAH""...non ce piu' religione ..come si direbbe...tutti questi
> autorita' ai funirali di un TERRORSTA..??..irrilevante..tra l'altro..
> > Ma perche una lista come questa deve ospitare certe csiecchezze e certi
> provocazione...e perche il Mio amico Farid deve rispondere a questa gente
> che dev'essre semplecimente ignorata...??
> > omar suleiman
> > napoli
>
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