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Re: Negroponte in Iraq



ragazzi scusatemi, ma siete poco attenti al lavor di traduzione che facciamo
in peacelink, il pezzo citato era gia' stato pubblicato nella sua versione
italiana il 6 settembre
http://italy.peacelink.org/conflitti/articles/art_6734.html
nello
----- Original Message ----- 
From: "Luca Pulitini" <lpulitini at yahoo.it>
To: <pace at peacelink.it>
Sent: Wednesday, September 15, 2004 7:18 PM
Subject: Negroponte in Iraq


> NEGROPONTE
> Un proconsole per l'Iraq
> Noam Chomsky
> L'ambasciatore americano a Baghdad è un
>
> uomo potentissimo, guida la «missione
>
> diplomatica» più grande del mondo.
>
> Ma è il suo passato che illumina il suo
>
> presente. Negroponte, come ambasciatore
>
> Usa in Honduras negli anni `80, ha organizzato
>
> il terrorismo di stato, coprendo gli abusi
>
> dell'esercito honduregno e la guerra
>
> «informale» dichiarata dall'amministrazione
>
> Reagan contro il Nicaragua sandinista.
>
>
> Da IL MANIFESTO
>
> L'anima nera: un Negroponte per Baghdad
> NOAM CHOMSKY
> Un principio morale che non deve provocare controversie è quello
> dell'universalità: dobbiamo applicare a noi gli stessi standard che
> applichiamo agli altri. E, sicuramente, con più zelo. In generale, se gli
> stati hanno il potere di agire con impunità, rifiutano i principi morali,
> dato che sono loro che stabiliscono le regole. Questo è un nostro diritto
> se ci consideriamo esenti dal principio di universalità. E lo facciamo
> costantemente. Tutti i giorni sorgono nuovi esempi. Soltanto il mese
> scorso, John Negroponte (nella foto Ap) è arrivato a Baghdad come
> ambasciatore degli Stati uniti in Iraq, per guidare la missione
diplomatica
> più grande del mondo. La sua intenzione era consegnare la sovranità agli
> iracheni al fine di mettere in pratica la «missione messianica» di George
> W. Bush di istaurare la democrazia in Medio Oriente e nel mondo. Al meno è
> quello che ci è stato solennemente detto.
>
> Nessuno però può trascurare un orribile precedente: Negroponte imparò il
> suo mestiere di ambasciatore degli Stati uniti nell'Honduras degli anni
> `80, durante la prima guerra contro il terrorismo che i sostenitori di
> Ronald Reagan dichiararono in Centramerica e in Medio Oriente.
>
> In aprile, Carla Anne Robbins, del Wall Street Journal, ha scritto un
> articolo sulla nomina di Negroponte in Iraq, dal titolo «Un proconsole
> moderno». In Honduras, Negroponte era conosciuto come «el procónsul»,
> titolo dato ai potenti governanti dell'epoca coloniale. Là era a capo
della
> seconda ambasciata più grande dell'America latina, dov'era insediata anche
> la più grossa sede al mondo, in quell'epoca, della Cia. E non era perché
> l'Honduras fosse il centro del potere mondiale.
>
> Robbins ha sottolineato che Negroponte era stato criticato da attivisti di
> organismi di difesa dei diritti umani per avere «coperto gli abusi
> dell'esercito honduregno», eufemismo per riferirsi al terrorismo di Stato
> su grande scala, al fine di «assicurare il flusso degli aiuti
statunitensi»
> a quel paese vitale in quanto «base per la guerra occulta del presidente
> Reagan contro il governo sandinista del Nicaragua».
>
> La guerra occulta fu scatenata dopo che la rivoluzione sandinista prese il
> controllo del Nicaragua. Il timore di Washington era che nel paese
> centramericano potesse nascere una seconda Cuba. In Honduras, il compito
> del proconsole Negroponte era di curarsi delle basi in cui un'esercito di
> mercenari terroristi, i contras, veniva addestrato, armato e inviato a
> sconfiggere i sandinisti. Nel 1984, il Nicaragua rispose in modo corretto,
> come uno Stato rispettoso della legge: portò il caso contro gli Stati
uniti
> alla Corte internazionale di giustizia dell'Aja.
>
> La corte ordinò agli Stati uniti di smettere con «l'uso illegale della
> forza», oppure, per dirla in parole chiare, con il terrorismo
> internazionale contro il Nicaragua , e di pagargli sostanziosi
> risarcimenti. Ma Washington ignorò la Corte e poi pose il veto a due
> risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite nelle quali si
> appoggiava la decisione e si esigeva che tutti gli stati rispettassero la
> legge internazionale.
>
> Il consulente legale del Dipartimento di Stato, Abraham Sofaer, spiegò la
> logica della Casa bianca. Dal momento che la maggior parte del mondo «non
> condivide il nostro punto di vista», dobbiamo «riservarci il potere di
> decidere» come agiremo e quali problemi «spettino essenzialmente alla
> giurisdizione degli Stati uniti, così come decidano gli stessi Stati
> uniti». In questo caso, le operazioni in Nicaragua condannate dalla Corte.
>
> Il disprezzo di Washington per il verdetto della Corte e la sua arroganza
> verso la comunità internazionale sono forse rilevanti in relazione
> all'attuale situazione in Iraq.
>
> La campagna nel Nicaragua lasciò una democrazia succube a un prezzo
> incalcolabile. Le morti dei civili sono state calcolate in decine di
> migliaia. Secondo Thomas Carothers, importante storico specializzato nei
> processi di democratizzazione in America latina, il numero dei morti «è in
> proporzione molto più alto del numero di statunitensi morti durante la
> guerra civile negli Stati uniti e in tutte le guerre del XX° secolo messe
> assieme».
>
> Carothers scrive dal punto di vista di conoscitore profondo, oltre che
> erudito, dato che lavorò al Dipartimento di Stato nell'epoca di Reagan
> durante il programma di «rafforzamento della democrazia» in America
> centrale.
>
> I programmi dell'era di Reagan sono stati «sinceri», anche se «fallirono»,
> secondo Carothers, dato che Washington poteva tollerare soltanto
> «cambiamenti democratici molto limitati e dal alto verso il basso, al fine
> di non mettere in pericolo le strutture tradizionali del potere con cui
gli
> Stati uniti erano alleati da molto tempo». Si tratta di una familiare
> inibizione storica nella ricerca di miraggi di democrazia, che gli
iracheni
> sembrano capire anche se noi non lo facciamo.
>
> Attualmente il Nicaragua è il secondo paese più povero dell'emisfero
(prima
> di Haiti, altro principale obiettivo degli interventi militari
statunitensi
> durante il secolo XX).
>
> Circa il 60% dei bambini nicaraguensi al di sotto dei due anni sono
affetti
> da anemia a causa della denutrizione. Uno dei più cupi indicatori di
quella
> che si considera una vittoria della democrazia.
>
> Il governo di George W. Bush assicura di voler portare la democrazia in
> Iraq, utilizzando lo stesso esperto funzionario che utilizzò in
> Centramerica.
>
> Durante le sedute per la conferma di Negroponte, la campagna terroristica
> internazionale in Nicaragua è stata ricordata solo di passaggio, ma non è
> stata considerata di particolare importanza, grazie al fatto, sembra, che
> noi siamo gloriosamente esenti dal principio di universalità.
>
> Diversi giorni dopo la designazione di Negroponte, l'Honduras ha ritirato
> il suo piccolo contingente militare dall'Iraq. Sarà stata una coincidenza.
> O forse gli honduregni si sono ricordati di qualcosa del periodo nel quale
> Negroponte lavorò lì. Qualcosa che noi preferiamo dimenticare.
>
>
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