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inquietanti ipotesi
"Simona & Simona", ipotesi (inquietanti) per un sequestro
di Debora Billi
13 Sep 2004
Si legge, su L'Unità dell'11 settembre, che le due Simone avevano
contattato gli Ulema per cercare di andare a Falluja. Falluja: città
blindatissima attualmente epicentro degli scontri tra guerriglia ed
occupanti. Il tutto ricorda straordinariamente Najaf, che era al centro
degli scontri solo un paio di settimane fa, e l'ostinazione con cui Enzo
Baldoni aveva perseguito il suo intento di riuscire ad entrarvi per portare
aiuti e probabilmente anche per testimoniare le sofferenze di un popolo. In
seguito ad una ricerca salta fuori una vecchia mail di una collaboratrice
di "Un ponte per...", datata 25 luglio 2003 (la "collaboratrice" era forse
Simona Torretta?). All'interno il testo della mail.
"Siamo arrivati a Baghdad giovedì 24 luglio in tarda mattinata dopo aver
attraversato il confine giordano con due jeep impiegandoci circa 10 ore per
raggiungere la capitale. 4 donne e 4 uomini compongono la delegazione
dell'ong italiana "Un ponte per..", presente in Iraq ormai da 13 anni".
"(...) Abbiamo incontrato, presso le sede delle ong, i volontari di "Un
ponte per..." e subito dopo sono arrivate due donne irakene responsabili di
un progetto internazionale di "Occupation Watch" che si occuperà di
monitorare e denunciare le violazioni dei diritti umani nei settori
economico, sociale e militare commesse dalle forze di occupazione presenti
in Iraq".
"Un ponte per..." è fra le organizzazioni che collaborano con "Occupation
Watch" e intende sostenere economicamente la realizzazione della cosiddetta
"Casa Irachena", che sarà la sede dell'osservatorio, (sede) già individuata
nel centro di Baghdad. (...)".
"L'osservatorio cercherà di rendere la più ampia testimonianza su ciò che
l'occupazione produce in termini di violenza generale nel paese".
"Occupation Watch" stessa, inoltre, cita "Un ponte per..." tra i sei soci
fondatori del progetto. Sui cui scopi si legge fra l'altro:
1. Monitorare le attività economiche e della ricostruzione sotto
l'occupazione, incluse le attività delle multinazionali, e sostenere il
diritto degli iracheni a controllare le proprie risorse, specialmente il
petrolio;
2. Lavorare in collaborazione con altri gruppi interessati ai diritti umani
per documentarne le violazioni;
3. Ricercare le dinamiche, i programmi e la composizione del movimento di
resistenza iracheno allo scopo di fornire un'informazione corretta alla
comunità internazionale.
"Un ponte per...", a Baghdad, non si occupava quindi soltanto di cibo e
medicine ma partecipava attivamente alla realizzazione di un progetto vòlto
a monitorare le attività delle forze di occupazione e delle loro dirette
emanazioni come, ad esempio, la presenza nel paese delle multinazionali e
la gestione dei cosiddetti contractors.
Anche per questo, Simona e Simona, avevano manifestato l'intenzione di
voler andare a tutti i costi, nei giorni precedenti il loro sequestro,
nella zona calda di Falluja?
Fonti:
L'Unità
http://www.unita.it/index.asp?topic_tipo=&topic_id=37714
La lettera della “collaboratrice”
http://italy.indymedia.org/news/2003/07/343328.php
Occupation Watch
http://www.occupationwatch.org/article.php?list=type&type=4
Debora Billi
redazione at reporterassociati.org
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L'autoritarismo ha bisogno
di obbedienza,
la democrazia di
DISOBBEDIENZA