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Del Mondo Kurdo n. 16
- Subject: Del Mondo Kurdo n. 16
- From: "Ufficio d'Informazione del Kurdistan" <uiki.onlus at tin.it>
- Date: Sat, 19 Jun 2004 12:16:27 +0200
Del Mondo Kurdo n.16
A cura dell'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia - Via Gregorio
VII n. 278, 00165 Roma
Tel. 06636892 - Fax. 0639380273 - Email: uiki.onlus at tin.it - Internet:
www.kurdistan.it
Sommario
1. Intentate tre azioni legali a seguito del discorso elettorale del
sindaco di Bulanik
2. I giuristi non sono soddisfatti del progetto di legge relativo al
risarcimento danni delle evacuazioni forzate dai villaggi
3. Un abitante tratto in arresto in un villaggio presso Yuksekova
4. Divieto di parlare in lingua kurda in prigione
1. Intentate tre azioni legali a seguito del discorso elettorale del
sindaco Aras
16/06/04 Mus (fonte DIHA) - Tre procedimenti legali sono stati aperti
contro Nasir Aras, sindaco di Bulanik, presso il Tribunale Giurisdizionale
Penale di Bulanik; i procedimenti riguardano il discorso che il sindaco ha
pronunciato durante l'apertura dell'ufficio elettorale del partito SHP,
antecedente alle Elezioni Locali del 28 marzo. Nell'atto di accusa si fa
anche menzione dell'ex parlamentare del DEP Mehmet Sincar, che in esso è
definito "terrorista". Huseyin Tigli, procuratore della repubblica presso
il tribunale di Bulanik, ha predisposto tre distinte azioni penali contro
il sindaco Aras: le accuse sono di aver violato i punti 1 e 2 dell'articolo
312 del Codice Penale Turco, l'articolo 526 del Codice Elettorale e la
disposizione n. 2911 della Legge sugli Incontri e le Manifestazioni durante
il discorso inaugurale dell'ufficio elettorale del partito SHP. Il
discorso di Aras è stato citato nell'atto d'accusa redatto dal procuratore;
sono state in particolare riportate le frasi seguenti: "Stimati amici,
questa competizione elettorale avrà luogo tra partiti che negano la nostra
esistenza e un partito che lotta per la nostra libertà. Voi farete una
scelta tra queste due alternative. Non furono forse Musa Anter, Vedat
Aydin, Mehmet Sincar e Abdulhaluk Tetik coloro che caddero come martiri,
nel lottare per la nostra libertà? Voglio chiedere a partiti quali MHP,
CHP, AKP e ANAP: perché avete trascurato queste persone per anni? Non mi è
permesso di pronunciare oggi il mio discorso in lingua kurda. Essi hanno
cucito le nostre bocche. La chiave per aprire il lucchetto che tiene chiuse
le nostre bocche è nelle mani di voi elettori. Noi siamo qui per assumere
una posizione onorevole".
Si fa riferimento a un membro del Parlamento Turco definendolo 'terrorista'
L'atto d'accusa fa anche riferimento al giornalista Musa Anter, a Vedat
Aydin (presidente del partito HEP a Diyarbakir), all'ex deputato del DEP
Mehmet Sincar e ad Abdulhaluk Tetik - che furono tutti uccisi da assassini
non ancora identificati- in quanto membri di organizzazioni illegali. "Lo
SHP è un partito politico legale che in nessun modo contrasta con la
struttura unitaria dello stato. Il discorso del sospettato, tuttavia, pone
in evidenza la sua identità di appartenente al DEHAP - partito che è
presente all'interno della coalizione - e solleva verso l'alto dei
terroristi uccisi, che erano membri del PKK/KADEK: il discorso fa
riferimento ad essi come a persone stimate, che caddero, martiri, per la
libertà del loro popolo".
Aras: "Emerge la mentalità di chi non può sopportare un discorso in favore
della pace"
Replicando al riguardo, il sindaco Nasir Aras ha valutato l'accusa
formulata dal procuratore come assai lontana della realtà e ha dichiarato
che l'atto d'accusa è stato scritto basandosi su specifiche vedute
politiche. Richiamando il fatto che Mehmet Sincar (cui è stato dato
l'appellativo di terrorista nell'atto d'accusa) era un parlamentare,
dell'Assemblea Nazionale turca, e Vedat Aydin era presidente dello HEP a
Diyarbakir, allorché furono uccisi da ignoti, Aras ha detto: "Io pronunciai
un discorso incanalato nei limiti della pace e della libertà d'espressione.
Tuttavia coloro che non possono sopportare la nostra attitudine alla pace
intentano senza tregua azioni legali. Dal momento che si tratta di un caso
giudiziario "politico", credo che verrò prosciolto già nel corso della
prima udienza".
2. I giuristi non sono soddisfatti del progetto di legge relativo al
risarcimento dei danni scaturiti delle evacuazioni forzate dai villaggi
DIYARBAKIR (DIHA) - "Progetto di legge riguardo alla compensazione delle
perdite occorse durante la lotta al terrorismo" è il titolo della legge con
cui si punta a ricompensare le vittime delle evacuazioni dei villaggi che
hanno avuto luogo durante gli scontri armati. Il progetto di legge non ha
soddisfatto i giuristi, i quali ritengono che il progetto, che prevede il
pagamento di somme di risarcimento agli abitanti dei villaggi, dica in
sostanza: "Il governo prova a sbarazzarsi del problema pagando somme di
modico valore, dal momento che teme che i casi siano presentati
all'attenzione della Corte Europea dei Diritti Umani". I giuristi hanno
anche criticato il progetto di legge per il fatto che assoggetta gli
abitanti dei villaggi a molte condizioni per poter ottenere il
risarcimento. Già varie volte condannata dalla Corte Europea per i Diritti
Umani per il fatto che sono stati bruciati villaggi, la Turchia ha
predisposto un "Progetto di legge riguardo alla compensazione delle perdite
occorse durante la lotta al terrorismo". Il progetto è in attesa di essere
discusso in Parlamento, nei prossimi giorni. Tale iniziativa del governo
non ha soddisfatto le vittime delle evacuazioni. Migliaia di dossier
concernenti le evacuazioni di villaggi attendono di essere esaminati dalla
Corte Europea dei Diritti Umani.
Il Goc-Der: "Un progetto carente e insufficiente"
Rilevando che il progetto di legge è lacunoso e ben lungi dal soddisfare le
aspettative, l'avvocato Serdar Talay, presidente del Goc-Der (Associazione
per i Profighi) di Diyarbakir, ha pronunciato un appello rivolto alle
vittime delle migrazioni forzate, affinché si rivolgano al Goc-Der. "Si ci
aspetta che il progetto di legge venga approvato, dopo le discussioni
parlamentari. I cittadini costretti a emigrare a causa degli scontri e
della violenza è impossibile che siano ricompensati per le perdite che
hanno subito. Colpisce l'attenzione in particolare l'articolo 2. Le
migrazioni forzate non sono riconducibili soltanto a evacuazioni di
villaggi. Tra le condizioni violentemente imposte andrebbero considerati
anche embarghi, guardiani di villaggio, divieto di condurre gli animali sui
pascoli, in quanto tali condizioni (non menzionate nel progetto) hanno
condotto a migrazioni forzate. Non pensiamo che vi sia giustizia. Inoltre,
i cittadini che hanno subito processi e punizioni in base alla Legge
Anti-Terrorismo non avrebbero diritto sono legittimati a chiedere
risarcimenti. I cittadini che sono stati vittime delle evacuazioni si
rivolgano a noi. Noi intendiamo fornire loro informazioni riguardo al
progetto di legge. Faremo del nostro meglio per aiutarli nel caso in cui il
progetto di legge venga approvato", ha dichiarato Talay.
3000 casi presso la Corte Europea dei Diritti Umani
Gli avvocati del Baro (camera degli avvocati) di Diyarbakir hanno
dichiarato, tramite, Fethi Gumus, che vi sono in totale 3000 casi
giudiziari inoltrati alla Corte Europea dei Diritti Umani e che si
avvicinano alla conclusione: in quasi tutti questi casi si ritiene che la
Turchia verrà condannata a pagare delle somme a titolo di risarcimento.
Gumus ha dichiarato che lo scopo del Governo era, mediante il progetto di
legge, di sbarazzarsi di elevate somme di risarcimento da pagare; Gumus ha
anche affermato che tutto ciò non è giusto. Ha ulteriormente aggiunto che
l'unico motivo di consolazione in tutto ciò è che in qualche misura lo
stato ha accettato di riconoscere che ci siano state evacuazioni forzate di
villaggi praticate dalle autorità.
3. Un abitante tratto in arresto in un villaggio presso Yuksekova
HAKKARI (DIHA) - A seguito dell'assalto al villaggio di Vezirava, che si è
concluso con la morte di alcuni guerriglieri dello HPG (Forze di Autodifesa
del Popolo), un abitante del villaggio, di nome Gulê Dundar, è stato
arrestato dalle forze armate turche. Gulê Dundar è il proprietario di una
casa in cui i soldati nel primo pomeriggio di ieri hanno effettuato
un'incursione. Dundar è stato arrestato a seguito dello scontro armato
conclusosi con la morte di due guerriglieri dello HPG. Dundar è stato
condotto presso la sede del battaglione della Gendarmeria di Yuksekova, per
essere interrogato. Per quanto, attiene ai corpi dei due guerriglieri
caduti, essi sono custoditi presso l'obitorio dell'ospedale pubblico di
Yuksekova, in attesa della loro identificazione e dell'effettuazione
dell'autopsia.
4. Divieto di parlare in lingua kurda in prigione
MALATYA (DIHA) - Dei detenuti, membri del Partito Democratico di Salvezza
(PRD) e attualmente prigionieri nel carcere di tipo E di Malatya, hanno
asserito che non è stato loro consentito di parlare in lingua kurda
allorché usufruiscono dei telefoni del carcere, né di inviare fotografie ai
loro amici detenuti in altre prigioni. Con mossa radicale la televisione
statale turca ha avviato le trasmissioni in lingua kurda; tuttavia a 48
detenuti, membri del partito PRD, imprigionati nel carcere di tipo E di
Malatya, non è stato consentito dalle autorità - così essi sostengono - di
parlare in lingua kurda ai telefoni. Essi hanno rilasciato dichiarazioni al
riguardo tramite i loro legali. Affermano che i loro colloqui telefonici
vengono interrotti allorché essi si esprimono in lingua kurda; inoltre
hanno detto che non è permesso loro d'inviare fotografie ai loro amici che
sono detenuti in altre prigioni. La dichiarazione dei detenuti sottolinea
che simili pratiche vengono attuate e riscontrate unicamente a Malatya.
Nella dichiarazione si afferma anche che tanto i prigionieri, quanto i loro
parenti sono stati perquisiti in una maniera da ritenersi degradante,
durante le visite di parenti che hanno luogo settimanalmente. Sono state
inoltre respinte le richieste di quei prigionieri i quali, dovendo ancora
scontare un breve periodo di pena in carcere, avevano chiesto di essere
trasferiti in altre prigioni.
Il direttore del carcere: "tutto è conforme alle leggi"
Il direttore del Carcere di Malatya, Naci Yildiz, ha dichiarato che ogni
prassi che ha luogo nel carcere rientra nell'ambito delle leggi vigenti; ha
aggiunto che ai prigionieri non è stato consentito di inviare fotografie ad
altre persone che non siano i loro familiari. Yildiz ha negato che ai
detenuti non è consentito di parlare in kurdo.