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R: 29/04 Milano: Nema problema
Rispondiamo al ricatto dei sequestratori:
Siamo
da sempre
liberamente
contro il terrorismo e la guerra
e questo governo che l'appoggia.
Enrico Peyretti
----------------------------------------------
----- Original Message -----
From: associazione culturale punto rosso <pr@puntorosso.it>
To: <pace@peacelink.it>; <retesf-comm@lilik.dmti.unifi.it>
Cc: Appuntamenti Peacelink <nellomargiotta55@virgilio.it>; Appuntamenti Carta <agenda@carta.org>
Sent: Monday, April 26, 2004 6:39 PM
Subject: 29/04 Milano: Nema problema
>
> Abbiamo il piacere di invitarvi la sera del 29 aprile 2004 alle ore 21
> al
> cinema Brera alla prima del film di Giancarlo Bocchi Nemaproblema. Un
> film
> su guerra e informazione, seguirà un incontro con Ettore Mo(inviato di
> guerra del Corriere della sera), Giovanni Cesareo (professore di Scienze
> della Comunicazione), Paolo Vittone (inviato di Radio Popolare) e
> Vittorio
> Agnoletto del comitato internazionale del World Social Forum.
> Grazie per la vostra attenzione.
>
> Chi fosse interessato è pregato di arrivare con un certo anticipo perché
> ci sono solo 300 posti
>
> L'ingresso è gratuito.
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
> NEMA PROBLEMA
>
> " La verità è la prima vittima della guerra "
>
>
>
>
> un film di
> Giancarlo Bocchi
>
>
>
>
> con
> Zan Marolt
> Labina Mitevska
> Vincent Riotta
> Fabrizio Rongione
>
>
>
>
>
> Nelle sale dal 7 maggio
>
>
> Istituto Luce
> Comunicazione e Marketing
> Maria Carolina Terzi
> Ufficio Stampa
> Alessandra Tieri (348/0185432)
>
>
> Ufficio Stampa Film
> Maria Antonietta Curione (348/5811510)
>
>
>
>
>
>
>
>
> CAST ARTISTICO
>
>
>
> ALDO Zan Marolt
> SANJA Labina Mitevska
> LORENZI Vincent Riotta
> MAXIME Fabrizio Rongione
>
>
>
>
>
> CAST TECNICO
>
>
>
> prodotto e diretto da Giancarlo Bocchi
> sceneggiatura Giancarlo Bocchi
> Arturo Cura'
> Luigi Riva
> direttore della fotografia Renato Tafuri
> costumi Lia Morandini
> scenografo Dragan Sovili
> sound designer Tullio Arcangeli
> una produzione Independent Movie Company
> S.r.l.
> con la partecipazione di TELE + / SKY TV
> con il supporto della Direzione Generale
> per il Cinema
>
> distribuzione italiana Istituto Luce
> marketing e comunicazione Maria Carolina Terzi
> tel. 06.72992242
> mcarolinaterzi@luce.it
> ufficio stampa Alessandra Tieri
> 06.72992274-255
> stampa@luce.it
>
> ufficio stampa film Maria Antonietta
> Curione
> 348.5811510
> m.curione@tiscali.it
>
>
>
>
>
>
>
>
>
> SINOSSI
>
>
>
>
>
> Lorenzi, un inviato di guerra , si avventura con Aldo Puhar , un
> traduttore locale , in un territorio conteso tra diverse fazioni in guerra
> per scoprire l'identità del "Comandante Jako", ritenuto l' autore della
> sparizione di un intero convoglio di profughi.
> Per necessità si aggregano due giovani , Maxime , inesperto giornalista
> pieno di ideali, e Sanja, ragazza del posto alla disperata ricerca dei
> parenti dispersi. Lorenzi, non riuscendo a raggiungere il suo scopo, pur
> di conservare immutata la sua fama d' inviato si inventa
> storie e notizie, facendo indignare Maxime , al quale Sanja confiderà le
> sue verità celate. I quattro, riescono fortunosamente ad entrare a Vaku ,
> una città assediata . Malgrado i pericoli e le vicissitudini vissute
> insieme, i quattro sono ormai irrimediabilmente divisi da incomprensioni e
> sospetti. Maxime scoprirà che le verità di Sanja non sono tali e gli hanno
> dato una fama immeritata ed effimera e Lorenzi, ormai vicino al suo
> obiettivo, il " Comandante Jako", rimarrà vittima delle sue stesse
> manipolazioni della verità.
>
>
>
>
>
> "Guardare il film di Giancarlo Bocchi è stato come leggere uno di quei
> racconti brevi, scarni, essenziali dove nessuna parola è superflua: e
> proprio per questo il racconto, come il film , ti avvince e trascina
> provocando emozioni profonde.
> Le immagini mi hanno ricondotto di colpo sui sentieri di guerra della
> Bosnia-Erzegovina e mi sono accodato ai due reporter del film rivivendo le
> fatiche, i rischi e anche gli entusiasmi di quelle straordinarie giornate.
> Non era una guerra facile da raccontare, quella dell'ex Jugoslavia nei
> primi anni Novanta, una guerra di tutti contro tutti , e non sempre gli
> inviati al fronte riuscivano ad offrire un quadro oggettivo e veritiero di
> quanto stava avvenendo sotto i loro occhi: anzi in un paio d' occasioni ,
> i due protagonisti del film forzano un po' la mano , distorcendo la
> verità.
> In questo il regista, che ha frequentato assiduamente la zona a fianco di
> noi giornalisti, è stato obiettivo. Ci furono falsi scoop , notizie gridate
> e non verificate e anche interviste inventate .
> Però la sua denuncia non ha il tono del moralista indignato , è una
> semplice constatazione che affiora sulle labbra di uno dei protagonisti
> del film quando dice che " la verità è la prima vittima della guerra".
> Ettore Mo
>
>
> ( dalla prefazione del libro sul film di Giancarlo Bocchi " NEMAPROBLEMA"
> -Manni Editore ) C. 2004 IMC S.r.l con licenza a Manni Editore - obbligo
> di citazione della fonte in modo integrale
>
>
>
>
>
> "In una situazione grave, un giornalista deve essere anzitutto un testimone
> che descrive dei fatti dopo avere tentato di verificarli, nella misura del
> possibile. Molti imbrogliano. Ho sfogliato tanti giornali traboccanti
> invenzioni e visto tante trasmissioni televisive truccate. Per quanto
> riguarda la stampa scritta si dice che chi racconta balle " scrive un
> romanzo ". Non è un complimento. Ma non è cosi semplice.
> Lucien Bodard se ne fregava dei fatti. Eppure raggiungeva quasi
> sempre l'obiettivo : vale a dire riusciva il più delle volte a comunicare
> al lettore la verità profonda di quel che avviene al di là delle
> apparenze. Sapeva descrivere l'avventura dell'uomo immerso in cose che lo
> superano. Il rapporto scrupoloso di un gendarme, o di un cronista
> meticoloso, non arriverà mai a questo risultato. Ci vuole l'arte del
> romanziere : e Lucien Bodard lo è poi stato sul serio. Il romanziere può
> essere un testimone poco scrupoloso ma molto più efficace, e veritiero,
> sull'essenziale, del cronista pieno di scrupoli.
> Nel suo omaggio critico all'amico- nemico Bodard, Max Clos
> ricordo' la realistica descrizione della battaglia di Verdun ( durante la
> Grande Guerra) nei due volumi di Les hommes de bonne volonté, il cui
> autore, Jules Romains, non aveva mai messo piede su quel campo di
> battaglia. I reduci di Verdun, quando i loro ricordi erano ancora
> freschi, si stupirono nel leggere pagine tanto aderenti alla realtà che
> avevano vissuto. Esistono tanti altri casi del genere nella letteratura.
> Mi vengono in mente Malraux, Celine, MalaparteS Di loro si potrebbe dire
> quel che Dumas diceva di se stesso : " Ho violato la storia, ma le ho
> fatto fare dei bei figli ". Il suo Richelieu, nei Tre Moschettieri, è
> rimasto nella nostra memoria molto più vivo di quello imparato sui libri
> di storia.
> La verità è che i Bodard senza talento sono dei semplici bugiardi.
> E quindi hanno scarso valore. Sono furfanti. Invece i veri Bodard suscitano
> in noi sentimenti contrastanti: ammirazione e diffidenza. Hanno un'
> aureola che ci intimidisce ed emanano un leggero odore di zolfo. Tra i
> sentimenti che ci ispirano c' è anche l'invidia. L'avevo dimenticata. Essa
> è dovuta al fatto che loro, attraverso dettagli inventati, riescono a dare
> il senso, il significato di una situazione. In sostanza comunicano
> l'essenziale. La verità che conta. Impresa molto ardua per noi prigionieri
> della verità del momento. Una verità che cambia da un minuto all'altro,
> lasciandoti tra le mani tanti dettagli esatti ma spesso insignificanti. E'
> il destino ingrato dell'onesto artigiano, quale è il bravo cronista".
>
> Bernardo Valli
>
>
>
> (dal testo introduttivo del libro sul film di Giancarlo Bocchi
> "NEMAPROBLEMA" - Manni editore)C. 2004 IMC S.r.l con licenza a Manni
> Editore - obbligo di citazione della fonte in modo integrale.
>
>
>
>
> Nel film -avvincente, svelto, essenziale- l'intrigo regna sovrano, e
> tramuta tutte le fazioni e i personaggi in proprie patetiche marionette.
> Ciascuna fazione, ciascun personaggio è bensì titolare della propria
> peculiare menzogna, impostura, millanteria e corruzione. Ciascuno lo è con
> una sua autentica schiettezza -si può essere infatti schiettamente bugiardi
> e truffatori, e perfino sentimentalmente- ma l'esito è una specie di
> provvidenza alla rovescia: tutto congiura alla vittoria del male, e di un
> male senza grandezza e senza banalità, di un male ordinario e contagioso.
>
> Salvo, forse al di là delle intenzioni degli autori, il più cattivo dei
> personaggi, il comandante Jako, servo padrone del viaggio attraverso tutte
> le linee, che rischia di riscattarsi con una intelligenza da regista,
> benchè paghi anche lui il suo prezzo esoso al copione della storia. Copione
> balcanico, forse, o già universale: nema problema, sul desolato pianeta di
> oggi.
> Adriano Sofri
>
>
>
> ( dalla prefazione del libro sul film di Giancarlo Bocchi " NEMAPROBLEMA"
> -Manni Editore ) C. 2004 IMC S.r.l con licenza a Manni Editore - obbligo
> di citazione della fonte in modo integrale .
> note di regia
>
>
> Nema Problema è un viaggio , una corsa nel tempo non per fuggire, per
> cercare.
> E' già accaduto: da Spalato a Sarajevo, da Khujand a Duschanbe, da Kerki a
> Mazar e Sharif, da Pristina a Jakova .
> Terre desolate e posti di blocco .
> Luoghi dove l'aspetto più bestiale della storia, del mito e delle
> tradizioni riaffiora prepotentemente dalle divisioni etniche, religiose,
> tribali che ti schiacciano.
> In questi mondi senza pace la domanda è una sola: qual'è la verità?
> Esiste forse il diritto alla verità ?
> Se la propaganda , dalla disinformazione alla falsificazione sono elementi
> presenti di ogni guerra, qui non si possono scindere dalle comuni necessità
> della sopravvivenza, nel vedere solo quello che si vuole vedere, per
> rinchiudersi in un privato dominato "dalla finzione appassionata".
> Questi due piani , presenti nel film, si intersecano continuamente ponendo
> un' altra domanda : il "male" abita su sperdute e lontane montagne , vive
> mimetizzato accanto a noi, oppure è dentro di noi ?
> Ogni volta che tornavo da un paese in guerra, mi sforzavo di spiegare come
> le storie , le testimonianze, le esperienze che avevo raccolto non erano
> fuori dal mondo, ma erano tutte del nostro mondo.
> Vedevo incredulità in quelli che non potendo più rispondere " non
> sappiamo.." sostenevano con forza " è colpa loro " .
> Giorno per giorno una realtà, anzi un'irrealtà , bugiarda e consolatoria ci
> ha resi inconsapevoli complici. Cecchini della visione.
> Lo schermo fuorviante delle diversità culturali , religiose, etniche e
> geografiche, insieme con l'ancora più brutale paravento del " vero più
> vero del vero " d'immagini televisive dove non c'è più niente da vedere,
> sono stati usati per giustificare la nostra lontananza, per impedirci di
> scoprire che non c'era più alcun diritto alla verità.
> Solo oggi scopriamo che non siamo affatto lontani da quei mondi in guerra.
> Vedere la verità costruita dalla disinformazione, dalla falsificazione del
> sistema o da una rimozione privata. Vedere una verità mai condivisa,
> storica, filosofica, ma semmai "rivelata", è stato la prima intuizione per
> iniziare a lavorare a questo film .
> Nella pellicola non c'è il primo fotogramma. E' rimasto nella memoria di
> una giornata d'inverno, plumbea e tetra, sulle colline della prima linea
> di Hotonj a Sarajevo .
> Il soldato dell'Armjia Bosnia che mi accompagna, con il solito fatalismo
> balcanico, ha preso la via più breve per scendere in città, quella esposta
> al fuoco dell' assedianti.
> Siamo diventati amici fraterni dopo tanti giorni passati insieme in
> trincea. Quel giorno nel suo sguardo c'è qualcosa di strano che mi
> allarma .
> Mi fermo per riprendere con la mia telecamera la montagna di Zuc, ma un
> urlo mi blocca. "Martin", il soldato, mi sbraita di stargli accanto, di non
> allontanarmi. Forse teme che ci sia un cecchino. In quel prato, in discesa
> senza alberi o ripari, è impossibile proteggersi dai cecchini. Allora - mi
> chiedo - ho inquadrato qualcosa di segreto ?
> Ma è impossibile. E' tutto il giorno che faccio riprese a destra e
> sinistra. "Martin" - lo chiamo così perché assomiglia all' attore Martin
> Sheen - che ha colto il mio sguardo dubbioso, dice quasi seccato: " se
> mi stai vicino non ti sparanoS".
> E' quest' episodio il primo fotogramma di Nemaproblema .
> C'era qualcosa di vero in quell'avvertimento o "Martin" voleva solo
> rafforzare la nostra amicizia con un macabro scherzo?
> Per giorni ho ripensato all' accaduto senza venirne a capo. Due mesi dopo
> ho scoperto cos'era successo. Non era uno scherzo, non era una mia fantasia
> o torbida dietrologia. Come ha detto un grande scrittore russo "la verità
> è talvolta inverosimile".
> Ma c'è anche un' altra verità: il privilegio che avevo di poter andare e
> tornare , mi dava il diritto, seppur con qualche fatica e rischio, di poter
> scoprire la verità .
> Gli altri cittadini di Sarajevo, questo diritto non lo avevano.
> Descrivere queste sensazioni che fanno rabbrividire, questa complessità
> mimetizzata da un'apparente semplicità, si è subito rivelata impresa ardua.
> Anche per questo, sono state innumerevoli le versioni della sceneggiatura.
> Con Arturo Curà e Luigi Riva - gli sceneggiatori - abbiamo cercato una
> drammaturgia più scarna e asciutta possibile, lontana da ogni cedimento
> spettacolaristico e da ogni concessione al "genere", al "grottesco" e
> soprattutto al "d' apres " .
> La replica su pellicola di una visione televisiva del mondo .
> Non volevamo realizzare un "film di guerra" e tantomeno il "solito" film
> sulle guerre balcaniche.
> Volevamo fare un film "dentro" la guerra .
> Volevamo anche trasformare i vari, tumultuosi e aggrovigliati conflitti
> balcanici nella "guerra" per definizione, senza entrare nelle problematiche
> "etniche" o strettamente legate a questi particolari conflitti:
> problematiche che avrebbero messo fuori fuoco il significato universale
> della narrazione .
> Volevamo anche raccontare lo stravolgimento della realtà quotidiana di
> tutti che molto spesso diventa "fiction".
> Abbiamo condiviso l' idea di Riva ; costruire una storia con una serie di
> episodi veri - il treno dei profughi, il bombardamento a salve della
> città - con i protagonisti che attraversassero un percorso , come sarebbe
> potuto realmente accadere.
> Da un lato ho pensato a una realtà essenziale senza alcun compiacimento
> stilistico o estetico e dall' altra ad una apparente linearità di racconto
> che potesse rivelare la molteplicità di livelli e la complessità quasi
> labirintica di quello che si voleva rappresentare.
> L'obiettivo registra oggettivamente, senza partecipazioni emotive,
> freddamente, non concedendo nessuno spazio alle tecniche tradizionali del
> film "d'azione" o di guerra. L'uso degli effetti speciali è volutamente
> scarno e solo dettato dalla necessità.
> Anche il ritmo del film rincorre i tempi della realtà di guerra: pause di
> vita quasi normale con improvvise accelerazioni di tensione drammatica. I
> passaggi temporali, che possono apparire quasi esasperati, sono stati
> utilizzati in funzione di un rafforzamento del "non detto ", che si
> dovrebbe vivere con la stessa inquietudine dei personaggi.
> La storia solo apparentemente non ha un unico protagonista perché il
> vero protagonista - il comandante Jako - non si vede mai , ma regna
> sovrano come il "regista interno " alla storia .
> Solo alla fine si scoprirà che senza saperlo lo abbiamo sempre incontrato .
> In questo senso la "fiction" viene annullata da una successiva narrazione
> interna. Alle battute o alle sequenze non c'è un solo sottotesto: c'è una
> evoluzione , attraverso successivi livelli temporali di lettura .
> Non è casuale la fusione di lingue diverse (slavo, inglese, francese,
> italiano) che connotano le vicende, con suoni che colorano i diversi
> personaggi, di un' immediatezza estraniante fuori dalla tradizione della
> "lingua universale" all'origine di ogni falsificazione .
> Il film è senza eroi o vincitori : una lunga sequenza di piccole verità
> e di grandi bugie che i protagonisti (i due "inviati", un pericoloso finto
> traduttore, una ragazza sbandata) conducono, sballottati qua e là da
> avvenimenti oscuri e tragici, rimanendo in perpetuo equilibrio precario tra
> ciò che è vero e ciò che è falso. Ognuno all'interno di un cerchio che li
> fa prigionieri e perciò sconfitti, usa l'altro cinicamente per i propri
> scopi.
> Come ha sostenuto fortemente Arturo Curà , si doveva comporre un moderno
> quartetto da camera in cui ognuno, con il proprio specifico colore, è
> contemporaneamente solista e accompagnatore.
> Aldo il traduttore - solo all' apparenza il più lineare nelle motivazioni
> - racchiude almeno quattro personaggi che si incontrano e si scontrano.
> Le motivazioni di Lorenzi - il giornalista - sono complesse ed avvolte
> nell' ombra fino alla fine . E' un "drogato" dalla guerra, uno che non
> riesce più a vivere, a dare un senso a se stesso, lontano dal pericolo e
> dalla tensione .
> Maxime- il giovane giornalista - , è il carattere più semplice e anche il
> più contemporaneo. Un idealista arrogante, limitato nelle sue certezze da
> dilettante, ma tra le pieghe dell' idealismo nasconde la bassezza di chi
> vuole emergere e diventare famoso a tutti i costi .
> Il personaggio di Sanja racchiude un forte senso di positività. Vuole
> salvarsi ma senza rinunciare alla sua dignità, ai suoi principi. La storia
> che si inventa , per Maxime , è un urlo di disperata protesta in un mare
> di mistificazione , manipolazione e disinformazione .
> Quasi una scelta obbligata di "realismo", è stato fatta sulla colonna
> sonora che in diversi momenti diventa chiave drammaturgia essenziale per
> essere " dentro" la guerra .
> Mentre giravo, non ho mai pensato ad alcuna scena sostenuta da un
> sottofondo di violini, arpe o strumenti a fiato. Un commento musicale
> avrebbe inesorabilmente tolto all'intero racconto l'immediatezza cruda. L'
> essere dentro al racconto. L' essere avvolti e coinvolti.
> Ho avuto la grande soddisfazione , realizzando il film , di veder gli amici
> croati , musulmani e serbi di nuovo riuniti, senza più divisioni e senza
> recriminazioni nel progetto in un lavoro comune .
> Questo mi ha ricordato il vero senso, il più intimamente disturbante, della
> guerra, la" la grande illusione ". Ogni vittoria porta inevitabilmente in
> sé un senso di sconfitta, un peso che si trasmetterà ineluttabilmente di
> generazione in generazione.
> Mi hanno raccontato tante volte: "ogni cinquant' anni scoppia una guerra.
> Tutti noi dobbiamo subire almeno due guerre durante la nostra vita ".
> Ho conosciuto un' anziana e risoluta "maika" che ha subìto tre guerre.
> Nella prima guerra mondiale ha perso il padre , nella seconda il marito e
> nell'ultimo conflitto balcanico altri famigliari .
> Dopo essere stato per la prima volta dentro una guerra ho finalmente capito
> cosa mi volesse dire mia madre quando da bambino mi raccontava, ancora con
> paura, che da piccola aveva subìto un mitragliamento aereo.
> Io vedevo quella scena come al cinema. Ma non era una scena di un film.
> Il film voleva parlare anche di questo , tutto quello che rimane in noi
> dopo queste grandi tragedie .
> " La verità è la prima vittima della guerra .. " hanno scritto .
> E' vero. Se non si ha il coraggio di cercarla fuori e dentro di noi.
> Giancarlo Bocchi
>
>
>
>
>
> Giancarlo Bocchi
>
>
> regista e produttore indipendente
>
>
>
>
> Si è occupato di arte e musica contemporanea, ha realizzato video
> sperimentali , video installazioni e documentari d' arte e cultura .
> Negli ultimi anni ha realizzato diversi film documentari su conflitti
> politici e sociali in varie parti del mondo (Afghanistan, Bosnia, Kosovo,
> Irlanda del Nord, Messico, Palestina, Tajikistan) tra i quali " Mille
> giorni di Sarajevo " (Primo premio al Festival Arcipelago - Roma 1996),
> "Sarajevo Terzo Millennio " (Premio speciale- Anteprima per il Cinema
> Indipendente Italiano - 1996), " Morte di un pacifista " e " Il
> Ponte di Sarajevo" (Premio Trieste per il Nuovo Cinema Europeo - 1997),
> "Viaggio nel Pianeta Marcos " sul subcomandante Marcos e "Il Leone del
> Panshir" con Ahmed Shah Massud, il leggendario comandante dell' Afghanistan.
> Ha realizzato diversi documentari sul conflitto in Kosovo: "Fuga dal
> Kosovo (nominations al Rory Peck Award -Londra 1999), " Kosovo anno zero"
> (2000) e "Kosovo nascita e morte di una nazione" (2001).
> "Nema Problema " è il suo primo film lungometraggio.
>
> Filmografia essenziale ( 1994 -2004)
> 1994
>
> Mille giorni a Sarajevo
> Film documentario - Bosnia - 24 min.
> Una produzione IMP S.r.l.
> con la partecipazione di RAI DUE - BABEL -EBU - MEDIA
> Regia, fotografia, suono : Giancarlo Bocchi
> Montaggio: Roberto Missiroli - Jacopo Quadri
>
> Sarajevo terzo millennio
> Film documentario - 24 min.
> Una produzione IMP S.r.l.
> con la partecipazione di RAI UNO - BABEL - EBU MEDIA
> Regia, fotografia, suono : Giancarlo Bocchi
> Montaggio: Jacopo Quadri
>
>
> 1995
>
> Diario di un assedio
> Film documentario -Bosnia - 50 min.
> Una produzione IMP S.r.l
> Regia, fotografia, suono : Giancarlo Bocchi
> Montaggio: Jacopo Quadri
>
> Morte di un pacifista ( Il ponte di Sarajevo )
> Film documentario -Bosnia - 50 min.
> Una produzione IMP S.r.l. con la partecipazione di TELE +
> Regia, fotografia, suono : Giancarlo Bocchi
> Montaggio: Esmeralda Calabria
>
> Storie di Sarajevo
> Film documentario -Bosnia - 80 min.
> Una produzione IMP S.r.l
> Regia, fotografia, suono : Giancarlo Bocchi
> Montaggio: Giancarlo Bocchi
>
>
> 1996
> Viaggio nel pianeta Marcos
> Film documentario - Messico - 24 min.
> Una produzione IMP S.r.l
> Regia, fotografia, suono: Giancarlo Bocchi
> Montaggio: Esmeralda Calabria
> Ragazzi di Città del Messico
> Film documentario -Messico - 10 min.
> Una produzione IMP S.r.l per RAI TRE
> Regia, fotografia, suono: Giancarlo Bocchi
> Montaggio: Esmeralda Calabria
>
>
> 1997
>
> Il Leone del Panshir - Ahmed Shah Massud
> Film documentario - Afghanistan - 24 min.
> Una produzione IMP S.r.l
> Regia, fotografia, suono: Giancarlo Bocchi
> Montaggio : Giancarlo Bocchi
>
> Il Muro tra gli oceani
> Film documentario -Messico/Usa - 24 min.
> Una produzione IMP S.r.l
> Regia, fotografia, suono: Giancarlo Bocchi
> Montaggio : Giancarlo Bocchi
>
> Benvenuti all' inferno !
> Film documentario -Irlanda del Nord - 10 min.
> Una produzione IMP S.r.l
> Regia, fotografia, suono : Giancarlo Bocchi
> Montaggio: Giancarlo Bocchi
>
>
> 1999
>
> Fuga dal Kosovo
> Film documentario -Kosovo - 50 min.
> Una produzione IMP S.r.l per RAIDUE
> Regia, fotografia, suono : Giancarlo Bocchi
> Montaggio: Esmeralda Calabria
>
> Kosovo Anno Zero
> Film documentario -Kosovo - 50 min.
> Una coproduzione IMP S.r.l - RAITRE
> Regia, fotografia , suono : Giancarlo Bocchi
> Montaggio: Fulvio Molena
>
>
> 2000
>
> Kosovo , nascita e morte di una nazione
> Film documentario -Kosovo - 80 min.
> Una produzione IMP S.r.l con RAICINEMA FICTION - RAIDUE
> Regia, fotografia, suono : Giancarlo Bocchi
> Montaggio : Giancarlo Bocchi ed altri
>
>
> 2001
>
> Un giorno a Gaza
> Film documentario - Palestina - 10 min.
> Una produzione IMP SRL
> Regia , fotografia , suono : Giancarlo Bocchi
> Montaggio : Fulvio Molena
>
>
> 2004
>
> NEMAPROBLEMA
> Film lungometraggio - Bosnia -85 min.
> Produzione IMC Independent Movie Company SRL con la partecipazione di TELE+ ,
> con il supporto della Direzione Generale Cinema , Istituto Luce Distribuzione
> Con Zan Marolt , Labina Mitevska , Vincent Riotta , Fabrizio Rongione .
> Regia : Giancarlo Bocchi
>
>
>
>
> Labina Mitevska
> (nel ruolo di Sanja K.)
>
>
> Nata a Skopje (Macedonia) nel 1975 da una famiglia d' artisti ha lavorato
> fin da bambina in teatro e , all'epoca, è apparsa in numerosi film
> prodotti dalla Vardar Film . Nel 1993 interpreta il ruolo di Zamira nel
> film di Milcho Manchevski "Prima della Pioggia" (Leone d'Oro al Festival
> del Cinema di Venezia - 1994) Lascia il cinema per portare a termine
> gli studi d'arte all' Università di Tucson nell' Arizona . Ritorna al
> cinema con due film di Michael Winterbottom " Welcome Sarajevo "(1997) e
> " I want you " (1998 ). E' la protagonista dei film "Loners" (1999) di
> David Ondricek , " Weg! "( 2001) di Michael Baumann , "The secret book" (
> 2003) di Vlado Cvetanovski . Nel 2003 fonda con la casa di produzione
> "Mitevski brother and sisters" e produce interpreta il film diretto
> dalla sorella Teona "How I killed a sain" .
>
>
>
> Vincent Riotta
> (nel ruolo di Anselmo Lorenzi)
>
>
> Nato in Gran Bretagna nel 1959 da una famiglia d' origine italiana , ha
> studiato alla Royal Academy di Londra . Ha interpretato diversi lavori
> teatrali in Inghilterra ed America e ha lavorato in numerosi film e fiction
> . Ha vinto il premio quale migliore attore al Festival del cinema di
> Barcellona (2000) per " The Little Worm " . Attore protagonista nel film
> "Bella Bettien " ( 2002) di Hans Pon , ha interpretato di recente ruoli
> importanti nei film "Heaven" di Tom Tyker , e " Under the tuscan sun " di
> Audrey Wells .
> Nel 2004 è il co-protagonista , con Licia Maglietta , del film di
> Susanna Tamaro " Nel mio amore " .
>
>
>
> Zan Marolt
> (nel ruolo di Aldo- Jako)
>
> Nato a Sarajevo nel 1964 si è diplomato nell' Accademia d' arte
> drammatica nel 1989. Membro permanente del Teatro Camera 55 di Sarajevo
> , ha lavorato in molti lavori teatrali in Europa e negli USA.Ha vinto il
> premio quale migliore giovane attore europeo nel 1997 (Festival D'Angers ,
> Francia) come protagonista del film "Elvis" di Jean Christian Boucart e
> Alain Duplantier . Ha interpretato ruoli importanti in numerosi film e
> fiction . Attore protagonista nei film " Milky way" (2000) di Faruk
> Sokolovic e " Don't let me alone " (2001) di A. Jevdevic .
>
>
>
>
>
>
>
>
> Fabrizio Rongione
> Nato in Belgio nel 1973 da genitori italiani .
> Nel 1999 è co-protagonista nel film "Rosetta " di Luc e Jean Dardenne
> (Palma d' oro al Festival Di Cannes nel 1999) . Nel 2001 è il protagonista
> del film " Terzo Atto" di Francesca Comencini. Nel 2002 ha interpretato a
> Parigi il ruolo pricipale nel lavoro teatrale "Bonaparte" di Alain
> Decaux per la regia Robert Hossein.
> Nel 2004 ha lavorato nel film " Ne fais pas cà " di Luc Bondy con Nicole
> Garcia e Natasha Regnier .
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