[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]
29/04 Milano: Nema problema
- Subject: 29/04 Milano: Nema problema
- From: "associazione culturale punto rosso" <pr@puntorosso.it>
- Date: Mon, 26 Apr 2004 18:39:27 +0200
Abbiamo il piacere di invitarvi la sera del 29 aprile 2004 alle ore 21
al
cinema Brera alla prima del film di Giancarlo Bocchi Nemaproblema. Un
film
su guerra e informazione, seguirà un incontro con Ettore Mo(inviato di
guerra del Corriere della sera), Giovanni Cesareo (professore di Scienze
della Comunicazione), Paolo Vittone (inviato di Radio Popolare) e
Vittorio
Agnoletto del comitato internazionale del World Social Forum.
Grazie per la vostra attenzione.
Chi fosse interessato è pregato di arrivare con un certo anticipo perché
ci sono solo 300 posti
L'ingresso è gratuito.
NEMA PROBLEMA
" La verità è la prima vittima della guerra "
un film di
Giancarlo Bocchi
con
Zan Marolt
Labina Mitevska
Vincent Riotta
Fabrizio Rongione
Nelle sale dal 7 maggio
Istituto Luce
Comunicazione e Marketing
Maria Carolina Terzi (348/5238810)
Ufficio Stampa
Alessandra Tieri (348/0185432)
Ufficio Stampa Film
Maria Antonietta Curione (348/5811510)
CAST ARTISTICO
ALDO Zan Marolt
SANJA Labina Mitevska
LORENZI Vincent Riotta
MAXIME Fabrizio Rongione
CAST TECNICO
prodotto e diretto da Giancarlo Bocchi
sceneggiatura Giancarlo Bocchi
Arturo Cura'
Luigi Riva
direttore della fotografia Renato Tafuri
costumi Lia Morandini
scenografo Dragan Sovili
sound designer Tullio Arcangeli
una produzione Independent Movie Company
S.r.l.
con la partecipazione di TELE + / SKY TV
con il supporto della Direzione Generale
per il Cinema
distribuzione italiana Istituto Luce
marketing e comunicazione Maria Carolina Terzi
tel. 06.72992242
mcarolinaterzi@luce.it
ufficio stampa Alessandra Tieri
06.72992274-255
stampa@luce.it
ufficio stampa film Maria Antonietta
Curione
348.5811510
m.curione@tiscali.it
SINOSSI
Lorenzi, un inviato di guerra , si avventura con Aldo Puhar , un
traduttore locale , in un territorio conteso tra diverse fazioni in guerra
per scoprire l'identità del "Comandante Jako", ritenuto l' autore della
sparizione di un intero convoglio di profughi.
Per necessità si aggregano due giovani , Maxime , inesperto giornalista
pieno di ideali, e Sanja, ragazza del posto alla disperata ricerca dei
parenti dispersi. Lorenzi, non riuscendo a raggiungere il suo scopo, pur
di conservare immutata la sua fama d' inviato si inventa
storie e notizie, facendo indignare Maxime , al quale Sanja confiderà le
sue verità celate. I quattro, riescono fortunosamente ad entrare a Vaku ,
una città assediata . Malgrado i pericoli e le vicissitudini vissute
insieme, i quattro sono ormai irrimediabilmente divisi da incomprensioni e
sospetti. Maxime scoprirà che le verità di Sanja non sono tali e gli hanno
dato una fama immeritata ed effimera e Lorenzi, ormai vicino al suo
obiettivo, il " Comandante Jako", rimarrà vittima delle sue stesse
manipolazioni della verità.
"Guardare il film di Giancarlo Bocchi è stato come leggere uno di quei
racconti brevi, scarni, essenziali dove nessuna parola è superflua: e
proprio per questo il racconto, come il film , ti avvince e trascina
provocando emozioni profonde.
Le immagini mi hanno ricondotto di colpo sui sentieri di guerra della
Bosnia-Erzegovina e mi sono accodato ai due reporter del film rivivendo le
fatiche, i rischi e anche gli entusiasmi di quelle straordinarie giornate.
Non era una guerra facile da raccontare, quella dell'ex Jugoslavia nei
primi anni Novanta, una guerra di tutti contro tutti , e non sempre gli
inviati al fronte riuscivano ad offrire un quadro oggettivo e veritiero di
quanto stava avvenendo sotto i loro occhi: anzi in un paio d' occasioni ,
i due protagonisti del film forzano un po' la mano , distorcendo la
verità.
In questo il regista, che ha frequentato assiduamente la zona a fianco di
noi giornalisti, è stato obiettivo. Ci furono falsi scoop , notizie gridate
e non verificate e anche interviste inventate .
Però la sua denuncia non ha il tono del moralista indignato , è una
semplice constatazione che affiora sulle labbra di uno dei protagonisti
del film quando dice che " la verità è la prima vittima della guerra".
Ettore Mo
( dalla prefazione del libro sul film di Giancarlo Bocchi " NEMAPROBLEMA"
-Manni Editore ) C. 2004 IMC S.r.l con licenza a Manni Editore - obbligo
di citazione della fonte in modo integrale
"In una situazione grave, un giornalista deve essere anzitutto un testimone
che descrive dei fatti dopo avere tentato di verificarli, nella misura del
possibile. Molti imbrogliano. Ho sfogliato tanti giornali traboccanti
invenzioni e visto tante trasmissioni televisive truccate. Per quanto
riguarda la stampa scritta si dice che chi racconta balle " scrive un
romanzo ". Non è un complimento. Ma non è cosi semplice.
Lucien Bodard se ne fregava dei fatti. Eppure raggiungeva quasi
sempre l'obiettivo : vale a dire riusciva il più delle volte a comunicare
al lettore la verità profonda di quel che avviene al di là delle
apparenze. Sapeva descrivere l'avventura dell'uomo immerso in cose che lo
superano. Il rapporto scrupoloso di un gendarme, o di un cronista
meticoloso, non arriverà mai a questo risultato. Ci vuole l'arte del
romanziere : e Lucien Bodard lo è poi stato sul serio. Il romanziere può
essere un testimone poco scrupoloso ma molto più efficace, e veritiero,
sull'essenziale, del cronista pieno di scrupoli.
Nel suo omaggio critico all'amico- nemico Bodard, Max Clos
ricordo' la realistica descrizione della battaglia di Verdun ( durante la
Grande Guerra) nei due volumi di Les hommes de bonne volonté, il cui
autore, Jules Romains, non aveva mai messo piede su quel campo di
battaglia. I reduci di Verdun, quando i loro ricordi erano ancora
freschi, si stupirono nel leggere pagine tanto aderenti alla realtà che
avevano vissuto. Esistono tanti altri casi del genere nella letteratura.
Mi vengono in mente Malraux, Celine, MalaparteŠ Di loro si potrebbe dire
quel che Dumas diceva di se stesso : " Ho violato la storia, ma le ho
fatto fare dei bei figli ". Il suo Richelieu, nei Tre Moschettieri, è
rimasto nella nostra memoria molto più vivo di quello imparato sui libri
di storia.
La verità è che i Bodard senza talento sono dei semplici bugiardi.
E quindi hanno scarso valore. Sono furfanti. Invece i veri Bodard suscitano
in noi sentimenti contrastanti: ammirazione e diffidenza. Hanno un'
aureola che ci intimidisce ed emanano un leggero odore di zolfo. Tra i
sentimenti che ci ispirano c' è anche l'invidia. L'avevo dimenticata. Essa
è dovuta al fatto che loro, attraverso dettagli inventati, riescono a dare
il senso, il significato di una situazione. In sostanza comunicano
l'essenziale. La verità che conta. Impresa molto ardua per noi prigionieri
della verità del momento. Una verità che cambia da un minuto all'altro,
lasciandoti tra le mani tanti dettagli esatti ma spesso insignificanti. E'
il destino ingrato dell'onesto artigiano, quale è il bravo cronista".
Bernardo Valli
(dal testo introduttivo del libro sul film di Giancarlo Bocchi
"NEMAPROBLEMA" - Manni editore)C. 2004 IMC S.r.l con licenza a Manni
Editore - obbligo di citazione della fonte in modo integrale.
Nel film -avvincente, svelto, essenziale- l'intrigo regna sovrano, e
tramuta tutte le fazioni e i personaggi in proprie patetiche marionette.
Ciascuna fazione, ciascun personaggio è bensì titolare della propria
peculiare menzogna, impostura, millanteria e corruzione. Ciascuno lo è con
una sua autentica schiettezza -si può essere infatti schiettamente bugiardi
e truffatori, e perfino sentimentalmente- ma l'esito è una specie di
provvidenza alla rovescia: tutto congiura alla vittoria del male, e di un
male senza grandezza e senza banalità, di un male ordinario e contagioso.
Salvo, forse al di là delle intenzioni degli autori, il più cattivo dei
personaggi, il comandante Jako, servo padrone del viaggio attraverso tutte
le linee, che rischia di riscattarsi con una intelligenza da regista,
benchè paghi anche lui il suo prezzo esoso al copione della storia. Copione
balcanico, forse, o già universale: nema problema, sul desolato pianeta di
oggi.
Adriano Sofri
( dalla prefazione del libro sul film di Giancarlo Bocchi " NEMAPROBLEMA"
-Manni Editore ) C. 2004 IMC S.r.l con licenza a Manni Editore - obbligo
di citazione della fonte in modo integrale .
note di regia
Nema Problema è un viaggio , una corsa nel tempo non per fuggire, per
cercare.
E' già accaduto: da Spalato a Sarajevo, da Khujand a Duschanbe, da Kerki a
Mazar e Sharif, da Pristina a Jakova .
Terre desolate e posti di blocco .
Luoghi dove l'aspetto più bestiale della storia, del mito e delle
tradizioni riaffiora prepotentemente dalle divisioni etniche, religiose,
tribali che ti schiacciano.
In questi mondi senza pace la domanda è una sola: qual'è la verità?
Esiste forse il diritto alla verità ?
Se la propaganda , dalla disinformazione alla falsificazione sono elementi
presenti di ogni guerra, qui non si possono scindere dalle comuni necessità
della sopravvivenza, nel vedere solo quello che si vuole vedere, per
rinchiudersi in un privato dominato "dalla finzione appassionata".
Questi due piani , presenti nel film, si intersecano continuamente ponendo
un' altra domanda : il "male" abita su sperdute e lontane montagne , vive
mimetizzato accanto a noi, oppure è dentro di noi ?
Ogni volta che tornavo da un paese in guerra, mi sforzavo di spiegare come
le storie , le testimonianze, le esperienze che avevo raccolto non erano
fuori dal mondo, ma erano tutte del nostro mondo.
Vedevo incredulità in quelli che non potendo più rispondere " non
sappiamo.." sostenevano con forza " è colpa loro " .
Giorno per giorno una realtà, anzi un'irrealtà , bugiarda e consolatoria ci
ha resi inconsapevoli complici. Cecchini della visione.
Lo schermo fuorviante delle diversità culturali , religiose, etniche e
geografiche, insieme con l'ancora più brutale paravento del " vero più
vero del vero " d'immagini televisive dove non c'è più niente da vedere,
sono stati usati per giustificare la nostra lontananza, per impedirci di
scoprire che non c'era più alcun diritto alla verità.
Solo oggi scopriamo che non siamo affatto lontani da quei mondi in guerra.
Vedere la verità costruita dalla disinformazione, dalla falsificazione del
sistema o da una rimozione privata. Vedere una verità mai condivisa,
storica, filosofica, ma semmai "rivelata", è stato la prima intuizione per
iniziare a lavorare a questo film .
Nella pellicola non c'è il primo fotogramma. E' rimasto nella memoria di
una giornata d'inverno, plumbea e tetra, sulle colline della prima linea
di Hotonj a Sarajevo .
Il soldato dell'Armjia Bosnia che mi accompagna, con il solito fatalismo
balcanico, ha preso la via più breve per scendere in città, quella esposta
al fuoco dell' assedianti.
Siamo diventati amici fraterni dopo tanti giorni passati insieme in
trincea. Quel giorno nel suo sguardo c'è qualcosa di strano che mi
allarma .
Mi fermo per riprendere con la mia telecamera la montagna di Zuc, ma un
urlo mi blocca. "Martin", il soldato, mi sbraita di stargli accanto, di non
allontanarmi. Forse teme che ci sia un cecchino. In quel prato, in discesa
senza alberi o ripari, è impossibile proteggersi dai cecchini. Allora - mi
chiedo - ho inquadrato qualcosa di segreto ?
Ma è impossibile. E' tutto il giorno che faccio riprese a destra e
sinistra. "Martin" - lo chiamo così perché assomiglia all' attore Martin
Sheen - che ha colto il mio sguardo dubbioso, dice quasi seccato: " se
mi stai vicino non ti sparanoŠ".
E' quest' episodio il primo fotogramma di Nemaproblema .
C'era qualcosa di vero in quell'avvertimento o "Martin" voleva solo
rafforzare la nostra amicizia con un macabro scherzo?
Per giorni ho ripensato all' accaduto senza venirne a capo. Due mesi dopo
ho scoperto cos'era successo. Non era uno scherzo, non era una mia fantasia
o torbida dietrologia. Come ha detto un grande scrittore russo "la verità
è talvolta inverosimile".
Ma c'è anche un' altra verità: il privilegio che avevo di poter andare e
tornare , mi dava il diritto, seppur con qualche fatica e rischio, di poter
scoprire la verità .
Gli altri cittadini di Sarajevo, questo diritto non lo avevano.
Descrivere queste sensazioni che fanno rabbrividire, questa complessità
mimetizzata da un'apparente semplicità, si è subito rivelata impresa ardua.
Anche per questo, sono state innumerevoli le versioni della sceneggiatura.
Con Arturo Curà e Luigi Riva - gli sceneggiatori - abbiamo cercato una
drammaturgia più scarna e asciutta possibile, lontana da ogni cedimento
spettacolaristico e da ogni concessione al "genere", al "grottesco" e
soprattutto al "d' apres " .
La replica su pellicola di una visione televisiva del mondo .
Non volevamo realizzare un "film di guerra" e tantomeno il "solito" film
sulle guerre balcaniche.
Volevamo fare un film "dentro" la guerra .
Volevamo anche trasformare i vari, tumultuosi e aggrovigliati conflitti
balcanici nella "guerra" per definizione, senza entrare nelle problematiche
"etniche" o strettamente legate a questi particolari conflitti:
problematiche che avrebbero messo fuori fuoco il significato universale
della narrazione .
Volevamo anche raccontare lo stravolgimento della realtà quotidiana di
tutti che molto spesso diventa "fiction".
Abbiamo condiviso l' idea di Riva ; costruire una storia con una serie di
episodi veri - il treno dei profughi, il bombardamento a salve della
città - con i protagonisti che attraversassero un percorso , come sarebbe
potuto realmente accadere.
Da un lato ho pensato a una realtà essenziale senza alcun compiacimento
stilistico o estetico e dall' altra ad una apparente linearità di racconto
che potesse rivelare la molteplicità di livelli e la complessità quasi
labirintica di quello che si voleva rappresentare.
L'obiettivo registra oggettivamente, senza partecipazioni emotive,
freddamente, non concedendo nessuno spazio alle tecniche tradizionali del
film "d'azione" o di guerra. L'uso degli effetti speciali è volutamente
scarno e solo dettato dalla necessità.
Anche il ritmo del film rincorre i tempi della realtà di guerra: pause di
vita quasi normale con improvvise accelerazioni di tensione drammatica. I
passaggi temporali, che possono apparire quasi esasperati, sono stati
utilizzati in funzione di un rafforzamento del "non detto ", che si
dovrebbe vivere con la stessa inquietudine dei personaggi.
La storia solo apparentemente non ha un unico protagonista perché il
vero protagonista - il comandante Jako - non si vede mai , ma regna
sovrano come il "regista interno " alla storia .
Solo alla fine si scoprirà che senza saperlo lo abbiamo sempre incontrato .
In questo senso la "fiction" viene annullata da una successiva narrazione
interna. Alle battute o alle sequenze non c'è un solo sottotesto: c'è una
evoluzione , attraverso successivi livelli temporali di lettura .
Non è casuale la fusione di lingue diverse (slavo, inglese, francese,
italiano) che connotano le vicende, con suoni che colorano i diversi
personaggi, di un' immediatezza estraniante fuori dalla tradizione della
"lingua universale" all'origine di ogni falsificazione .
Il film è senza eroi o vincitori : una lunga sequenza di piccole verità
e di grandi bugie che i protagonisti (i due "inviati", un pericoloso finto
traduttore, una ragazza sbandata) conducono, sballottati qua e là da
avvenimenti oscuri e tragici, rimanendo in perpetuo equilibrio precario tra
ciò che è vero e ciò che è falso. Ognuno all'interno di un cerchio che li
fa prigionieri e perciò sconfitti, usa l'altro cinicamente per i propri
scopi.
Come ha sostenuto fortemente Arturo Curà , si doveva comporre un moderno
quartetto da camera in cui ognuno, con il proprio specifico colore, è
contemporaneamente solista e accompagnatore.
Aldo il traduttore - solo all' apparenza il più lineare nelle motivazioni
- racchiude almeno quattro personaggi che si incontrano e si scontrano.
Le motivazioni di Lorenzi - il giornalista - sono complesse ed avvolte
nell' ombra fino alla fine . E' un "drogato" dalla guerra, uno che non
riesce più a vivere, a dare un senso a se stesso, lontano dal pericolo e
dalla tensione .
Maxime- il giovane giornalista - , è il carattere più semplice e anche il
più contemporaneo. Un idealista arrogante, limitato nelle sue certezze da
dilettante, ma tra le pieghe dell' idealismo nasconde la bassezza di chi
vuole emergere e diventare famoso a tutti i costi .
Il personaggio di Sanja racchiude un forte senso di positività. Vuole
salvarsi ma senza rinunciare alla sua dignità, ai suoi principi. La storia
che si inventa , per Maxime , è un urlo di disperata protesta in un mare
di mistificazione , manipolazione e disinformazione .
Quasi una scelta obbligata di "realismo", è stato fatta sulla colonna
sonora che in diversi momenti diventa chiave drammaturgia essenziale per
essere " dentro" la guerra .
Mentre giravo, non ho mai pensato ad alcuna scena sostenuta da un
sottofondo di violini, arpe o strumenti a fiato. Un commento musicale
avrebbe inesorabilmente tolto all'intero racconto l'immediatezza cruda. L'
essere dentro al racconto. L' essere avvolti e coinvolti.
Ho avuto la grande soddisfazione , realizzando il film , di veder gli amici
croati , musulmani e serbi di nuovo riuniti, senza più divisioni e senza
recriminazioni nel progetto in un lavoro comune .
Questo mi ha ricordato il vero senso, il più intimamente disturbante, della
guerra, la" la grande illusione ". Ogni vittoria porta inevitabilmente in
sé un senso di sconfitta, un peso che si trasmetterà ineluttabilmente di
generazione in generazione.
Mi hanno raccontato tante volte: "ogni cinquant' anni scoppia una guerra.
Tutti noi dobbiamo subire almeno due guerre durante la nostra vita ".
Ho conosciuto un' anziana e risoluta "maika" che ha subìto tre guerre.
Nella prima guerra mondiale ha perso il padre , nella seconda il marito e
nell'ultimo conflitto balcanico altri famigliari .
Dopo essere stato per la prima volta dentro una guerra ho finalmente capito
cosa mi volesse dire mia madre quando da bambino mi raccontava, ancora con
paura, che da piccola aveva subìto un mitragliamento aereo.
Io vedevo quella scena come al cinema. Ma non era una scena di un film.
Il film voleva parlare anche di questo , tutto quello che rimane in noi
dopo queste grandi tragedie .
" La verità è la prima vittima della guerra .. " hanno scritto .
E' vero. Se non si ha il coraggio di cercarla fuori e dentro di noi.
Giancarlo Bocchi
Giancarlo Bocchi
regista e produttore indipendente
Si è occupato di arte e musica contemporanea, ha realizzato video
sperimentali , video installazioni e documentari d' arte e cultura .
Negli ultimi anni ha realizzato diversi film documentari su conflitti
politici e sociali in varie parti del mondo (Afghanistan, Bosnia, Kosovo,
Irlanda del Nord, Messico, Palestina, Tajikistan) tra i quali " Mille
giorni di Sarajevo " (Primo premio al Festival Arcipelago - Roma 1996),
"Sarajevo Terzo Millennio " (Premio speciale- Anteprima per il Cinema
Indipendente Italiano - 1996), " Morte di un pacifista " e " Il
Ponte di Sarajevo" (Premio Trieste per il Nuovo Cinema Europeo - 1997),
"Viaggio nel Pianeta Marcos " sul subcomandante Marcos e "Il Leone del
Panshir" con Ahmed Shah Massud, il leggendario comandante dell' Afghanistan.
Ha realizzato diversi documentari sul conflitto in Kosovo: "Fuga dal
Kosovo (nominations al Rory Peck Award -Londra 1999), " Kosovo anno zero"
(2000) e "Kosovo nascita e morte di una nazione" (2001).
"Nema Problema " è il suo primo film lungometraggio.
Filmografia essenziale ( 1994 -2004)
1994
Mille giorni a Sarajevo
Film documentario - Bosnia - 24 min.
Una produzione IMP S.r.l.
con la partecipazione di RAI DUE - BABEL -EBU - MEDIA
Regia, fotografia, suono : Giancarlo Bocchi
Montaggio: Roberto Missiroli - Jacopo Quadri
Sarajevo terzo millennio
Film documentario - 24 min.
Una produzione IMP S.r.l.
con la partecipazione di RAI UNO - BABEL - EBU MEDIA
Regia, fotografia, suono : Giancarlo Bocchi
Montaggio: Jacopo Quadri
1995
Diario di un assedio
Film documentario -Bosnia - 50 min.
Una produzione IMP S.r.l
Regia, fotografia, suono : Giancarlo Bocchi
Montaggio: Jacopo Quadri
Morte di un pacifista ( Il ponte di Sarajevo )
Film documentario -Bosnia - 50 min.
Una produzione IMP S.r.l. con la partecipazione di TELE +
Regia, fotografia, suono : Giancarlo Bocchi
Montaggio: Esmeralda Calabria
Storie di Sarajevo
Film documentario -Bosnia - 80 min.
Una produzione IMP S.r.l
Regia, fotografia, suono : Giancarlo Bocchi
Montaggio: Giancarlo Bocchi
1996
Viaggio nel pianeta Marcos
Film documentario - Messico - 24 min.
Una produzione IMP S.r.l
Regia, fotografia, suono: Giancarlo Bocchi
Montaggio: Esmeralda Calabria
Ragazzi di Città del Messico
Film documentario -Messico - 10 min.
Una produzione IMP S.r.l per RAI TRE
Regia, fotografia, suono: Giancarlo Bocchi
Montaggio: Esmeralda Calabria
1997
Il Leone del Panshir - Ahmed Shah Massud
Film documentario - Afghanistan - 24 min.
Una produzione IMP S.r.l
Regia, fotografia, suono: Giancarlo Bocchi
Montaggio : Giancarlo Bocchi
Il Muro tra gli oceani
Film documentario -Messico/Usa - 24 min.
Una produzione IMP S.r.l
Regia, fotografia, suono: Giancarlo Bocchi
Montaggio : Giancarlo Bocchi
Benvenuti all' inferno !
Film documentario -Irlanda del Nord - 10 min.
Una produzione IMP S.r.l
Regia, fotografia, suono : Giancarlo Bocchi
Montaggio: Giancarlo Bocchi
1999
Fuga dal Kosovo
Film documentario -Kosovo - 50 min.
Una produzione IMP S.r.l per RAIDUE
Regia, fotografia, suono : Giancarlo Bocchi
Montaggio: Esmeralda Calabria
Kosovo Anno Zero
Film documentario -Kosovo - 50 min.
Una coproduzione IMP S.r.l - RAITRE
Regia, fotografia , suono : Giancarlo Bocchi
Montaggio: Fulvio Molena
2000
Kosovo , nascita e morte di una nazione
Film documentario -Kosovo - 80 min.
Una produzione IMP S.r.l con RAICINEMA FICTION - RAIDUE
Regia, fotografia, suono : Giancarlo Bocchi
Montaggio : Giancarlo Bocchi ed altri
2001
Un giorno a Gaza
Film documentario - Palestina - 10 min.
Una produzione IMP SRL
Regia , fotografia , suono : Giancarlo Bocchi
Montaggio : Fulvio Molena
2004
NEMAPROBLEMA
Film lungometraggio - Bosnia -85 min.
Produzione IMC Independent Movie Company SRL con la partecipazione di TELE+ ,
con il supporto della Direzione Generale Cinema , Istituto Luce Distribuzione
Con Zan Marolt , Labina Mitevska , Vincent Riotta , Fabrizio Rongione .
Regia : Giancarlo Bocchi
Labina Mitevska
(nel ruolo di Sanja K.)
Nata a Skopje (Macedonia) nel 1975 da una famiglia d' artisti ha lavorato
fin da bambina in teatro e , all'epoca, è apparsa in numerosi film
prodotti dalla Vardar Film . Nel 1993 interpreta il ruolo di Zamira nel
film di Milcho Manchevski "Prima della Pioggia" (Leone d'Oro al Festival
del Cinema di Venezia - 1994) Lascia il cinema per portare a termine
gli studi d'arte all' Università di Tucson nell' Arizona . Ritorna al
cinema con due film di Michael Winterbottom " Welcome Sarajevo "(1997) e
" I want you " (1998 ). E' la protagonista dei film "Loners" (1999) di
David Ondricek , " Weg! "( 2001) di Michael Baumann , "The secret book" (
2003) di Vlado Cvetanovski . Nel 2003 fonda con la casa di produzione
"Mitevski brother and sisters" e produce interpreta il film diretto
dalla sorella Teona "How I killed a sain" .
Vincent Riotta
(nel ruolo di Anselmo Lorenzi)
Nato in Gran Bretagna nel 1959 da una famiglia d' origine italiana , ha
studiato alla Royal Academy di Londra . Ha interpretato diversi lavori
teatrali in Inghilterra ed America e ha lavorato in numerosi film e fiction
. Ha vinto il premio quale migliore attore al Festival del cinema di
Barcellona (2000) per " The Little Worm " . Attore protagonista nel film
"Bella Bettien " ( 2002) di Hans Pon , ha interpretato di recente ruoli
importanti nei film "Heaven" di Tom Tyker , e " Under the tuscan sun " di
Audrey Wells .
Nel 2004 è il co-protagonista , con Licia Maglietta , del film di
Susanna Tamaro " Nel mio amore " .
Zan Marolt
(nel ruolo di Aldo- Jako)
Nato a Sarajevo nel 1964 si è diplomato nell' Accademia d' arte
drammatica nel 1989. Membro permanente del Teatro Camera 55 di Sarajevo
, ha lavorato in molti lavori teatrali in Europa e negli USA.Ha vinto il
premio quale migliore giovane attore europeo nel 1997 (Festival D'Angers ,
Francia) come protagonista del film "Elvis" di Jean Christian Boucart e
Alain Duplantier . Ha interpretato ruoli importanti in numerosi film e
fiction . Attore protagonista nei film " Milky way" (2000) di Faruk
Sokolovic e " Don't let me alone " (2001) di A. Jevdevic .
Fabrizio Rongione
Nato in Belgio nel 1973 da genitori italiani .
Nel 1999 è co-protagonista nel film "Rosetta " di Luc e Jean Dardenne
(Palma d' oro al Festival Di Cannes nel 1999) . Nel 2001 è il protagonista
del film " Terzo Atto" di Francesca Comencini. Nel 2002 ha interpretato a
Parigi il ruolo pricipale nel lavoro teatrale "Bonaparte" di Alain
Decaux per la regia Robert Hossein.
Nel 2004 ha lavorato nel film " Ne fais pas cà " di Luc Bondy con Nicole
Garcia e Natasha Regnier .