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(Fwd) [nobiotech-it] Una catastrofe innaturale




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To:             	<nobiotech-it@yahoogroups.com>
From:           	"Fabio" <fornari.fabio@tiscali.it>
Date sent:      	Sat, 28 Feb 2004 17:48:49 +0100
Subject:        	[nobiotech-it] Una catastrofe innaturale

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Una catastrofe innaturale
di Paul Brown - tratto da «Internazionale» 16 gennaio 2004

I cambiamenti climatici potrebbero provocare entro il 2050
l'estinzione di un quarto delle piante e degli animali del pianeta. 
Un
nuovo studio lancia l'allarme. Nei prossimi cinquant'anni i
cambiamenti climatici porteranno all'estinzione un quarto degli
animali e delle piante terrestri: è quanto afferma il primo studio
globale sugli effetti del riscaldamento climatico sull'ambiente
naturale. Le proporzioni della catastrofe che incombe sul pianeta
hanno sconvolto gli stessi autori della ricerca. Stando alle loro
stime, oltre un milione di specie scompariranno entro il 2050.

Una prospettiva definita "spaventosa" dallo stesso Chris Thomas,
docente di biologia della conservazione all'università di Leeds, che
ha coordinato questa ricerca, svolta su quattro continenti e
pubblicata la settimana scorsa dalla rivista Nature. Gran parte delle
perdite (oltre una specie su dieci) è ormai irreversibile a causa dei
gas già rilasciati nell'atmosfera che causano il riscaldamento
globale. Tuttavia, secondo i ricercatori, intervenendo ora per 
ridurre
l'emissione di gas serra si potrebbe evitare che molte altre specie
subiscano la stessa morte. Lo studio è la prima valutazione su larga
scala degli effetti dei mutamenti climatici su sei regioni
biologicamente ricche del pianeta, per un totale pari al 20 per cento
delle terre emerse. Durato due anni, ha richiesto la più vasta
collaborazione di esperti a livello globale.

Come hanno evidenziato le ricerche svolte in Europa, Australia,
America centrale e meridionale, le specie che vivono nelle regioni
montuose hanno maggiori probabilità di soppravivenza dato che possono
semplicemente salire di quota per stare più al fresco. Quelle delle
regioni pianeggianti come Brasile, Messico e Australia, sono più
vulnerabili in quanto dovrebbero spostarsi di migliaia di chilometri
per trovare condizioni adatte. Gli uccelli potrebbero in teoria 
volare
verso climi più ostili, ma gli alberi e gli habitat di cui hanno
bisogno per sopravvivere non li seguirebbero. Si prevede quindi che
moriranno. "I risultati sono di gran lunga peggiori di quanto
pensassimo", dice il professor Thomas, "e anzi, la nostra potrebbe
essere addirittura una sottovalutazione".

Una delle scoperte più sbalorditive è la situazione di 24 specie di
farfalle in Australia: tutte, all'infuori di tre, spariranno da gran
parte della loro zona di distribuzione attuale e la metà si 
estinguerà
del tutto. Importanti aree protette in Sudafrica, come il parco
nazionale Kruger, rischiano di perdere fino al 60 per cento degli
animali e delle piante. Nella regione del Cerrado, in Brasile (detta
anche "savana brasiliana"), che occupa un quinto del paese, rischia 
di
estinguersi quasi il 70 per cento delle 163 specie di alberi 
studiate.
Molte delle piante che crescono in questa savana si trovano solo qui.
I ricercatori sono arrivati alla conclusione che tra le 1.700 e le
2.100 di queste specie (cioè tra il 39 per cento e il 48 per cento 
del
totale) scompariranno. In Europa, il continente meno colpito dal
cambiamento del clima, i tassi di sopravvivenza previsti sono 
migliori
ma, secondo le stime più pessimistiche delle variazioni climatiche, 
un
quarto degli uccelli rischia di estinguersi, e la stessa fine farà 
tra
l'11 e il 17 per cento delle piante


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