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Nassiriya e violante




Solidarietà a Violante per le dichiarazioni sulla responsabilità del governo per i morti di Nassiriya.
Semmai, sono dichiarazioni ovvie, e criticabili perché tardive.
Il movimento per la pace dice le stesse cose dallo scorso novembre.
Chi è responsabile dei morti, insieme a chi li ha uccisi, è chi li ha mandati ad occupare con le armi una terra altrui, sotto il comando degli invasori, e, secondariamente, chi ha creduto ad una loro possibile funzione umanitaria, a quelle condizioni.
Chi ha usato cinicamente i morti è chi ha esaltato con retorica patriottarda la loro morte per giustificare ancora quella missione servile.
Chi fa e appoggia le guerre compie sacrifici umani in omaggio a quell'idolo antropofago che è il potere violento. Poi, per coprire l'infamia, santifica le proprie vittime. 
Possiamo vedere questa ipocrisia nei monumenti ai "caduti" - in realtà, mandati ad ammazzare e ammazzati - eretti nelle piazze di ogni città e di ogni villaggio.
Le dichiarazioni di Violante e l'appoggio di Parisi portino ora coerentemente tutta l'opposizione, correggendo l'astensione al Senato, ad un compatto voto contrario alla Camera sul rinnovo della missione militare in Iraq.
La quale potrebbe continuare solo se passasse immediatamente - non fra qualche mese - sotto comando Onu, sottraendosi all'obbedienza agli invasori, e se si trasformasse così da azione militare in azione di polizia internazionale, a protezione del popolo iracheno fino alla sua autodeterminazione. Guerra e polizia sono azioni totalmente diverse. Ma la probabilità di un tale immediato passaggio sotto comando Onu è oggi estremamente bassa. 
Inoltre, è impossibile che un corpo militare, con cultura di guerra, possa convertirsi di colpo alla tutta diversa cultura di polizia. La polizia può usare la forza ma non la violenza. Infatti, forza e violenza sono realtà diverse e opposte, nonostante la voluta confusione abituale di linguaggio e di concetti.
Se la maggioranza rinnoverà cinicamente la missione militare sarà responsabile di ogni ulteriore conseguenza morale, fisica, politica.
Enrico Peyretti