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R: ROSENSTRASSE: UNA FALSIFICAZIONE ?
Anch'io l'ho visto con pregiudizio molto positivo e l'ho propagandato prima
di vederlo.
Poi ho avuto questa perplessità. Mi dispiace per Margarethe von Trotta. La
quale ha puntato sul dramma psicologico, intimo, personale, più che sul
significato politico. Come, del resto, negli altri suoi film.
Goebbels non rifiuta di parlare con Arthur (il fratello di Lena), ma, tutto
desideroso di Lena, lo affida al segretario dicendo che lo accontenterà.
Come infatti avviene subito dopo. La resistenza delle donne ne è scalfita,
non esaltata. E' la vittoria, a caro prezzo di una, potente, e non di tutte.
Arthur è un militare tedesco, ma non (almeno non più) nazista, convinto
(almeno dopo Staligrado) che la guerra è perduta, riporta dalla Russia le
foto dell'uccisione in massa di ebrei e le mostra ad un alto ufficiale suo
amico, dichiara al padre che ha visto queste stragi.
D'accordo sul numero delle donne: nel film non era questione di quantità.
Ho cercato in Google all'indirizzo dato da Krippendorff, ma ho trovato solo
molta roba in tedesco, che capisco pochissimo (ho copiato un pezzo) e non ho
trovato il pezzo in inglese che Krippendorff dice esserci.
Ciao
Enrico
----- Original Message -----
From: Angela Dogliotti <angelaebeppe@libero.it>
To: Enrico Peyretti <peyretti@tiscali.it>; lista Transcend
<support@get.topica.com>; lista Peacelink Pace <pck-pace@peacelink.it>;
lista pax christi gr discussione <paxchristi@egroups.com>; lista Mir
dibattito <mir-riconciliazione@egroups.com>; lista BCP <beati@libero.it>;
lista alteracultura <list@alteracultura.org>
Sent: Monday, February 02, 2004 5:43 PM
Subject: Re: ROSENSTRASSE: UNA FALSIFICAZIONE ?
> caro Enrico,
> grazie per la documentazione che mi mandi. Provo a spiegarti più
estesamente
> perchè non ho avuto la tua stessa impressione, vedendo il film di
Margarethe
> von Trotta.
> A parte il fatto che nel film non mi pare così chiara la concessione di
> favori sessuali da parte di Lena (mentre è chiaro che le ripugna la sola
> presenza in quell'ambiente), io non ho visto l'episodio della
partecipazione
> di Lena e del fratello alla festa nazista come quello risolutivo della
> situazione, ma come un tentativo di percorrere tutte le strade , compresa
> quella di prendere contatti diretti con esponenti del blocco nazista , per
> cercare di liberare il marito. Al contrario di te, ho letto la conclusione
> dell'episodio come un fallimento del tentativo di parlare con qualcuno
> delle alte sfere naziste, dal momento che Gobbels rifiuta di parlare con
il
> fratello , e mi pare dunque che la resistenza delle donne di Rosenstrasse
> non ne sia scalfita, ma bensì esaltata. Il fatto poi che Lena appartenga
ad
> una importante famiglia tedesca introduce un elemento di complessità, più
> che di ambiguità, che nulla toglie al significato della vicenda, ma che
anzi
> mette in luce quanto sia importante far leva su esponenti del blocco
> avverso, per romperne la compattezza e spostare il rapporto di forza in
modo
> favorevole a chi lotta su specifiche situazioni (lei ha tentato anche di
> coinvolgere il padre , che l'ha respinta e poi il fratello, ufficiale
> dell'esercito, che invece l'aiuta, e l'avere un ufficiale dell'esercito
> nazista dalla sua parte è un elemento molto importante). Che tutto ciò sia
> una interpretazione della regista o sia effettivamente avvenuto così è
> un'altra questione, da indagare in altra sede.
> Quanto al numero di 6000, nel testo di Nina Schoder si sostiene che è
> controverso, che è difficile ricostruirlo, ma che pare più plausibile una
> stima massima di 2000 persone, con presenze costanti di alcune centinaia.
> Anche questo, comunque, non rende l'azione delle donne meno significativa,
> semmai , al contrario, dimostra che anche poche persone determinate
possono
> essere efficaci.
> Io ho trovato dunque il film convincente e stimolante (questa è anche la
> valutazione di Beppe), proprio per questi elementi di complessità che
> propone. Ma è possibile che mi sbagli, perchè confesso di essere andata a
> vederlo con un pregiudizio positivo.....
> Un affettuoso saluto,
> Angela
>
> ----- Original Message -----
> From: "Enrico Peyretti" <peyretti@tiscali.it>
> To: "lista Transcend" <support@get.topica.com>; "lista Peacelink Pace"
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> <mir-riconciliazione@egroups.com>; "lista BCP" <beati@libero.it>; "lista
> alteracultura" <list@alteracultura.org>
> Sent: Sunday, February 01, 2004 1:03 PM
> Subject: ROSENSTRASSE: UNA FALSIFICAZIONE ?
>
>
> > ROSENSTRASSE
> > Si tratta di uno degli episodi di resistenza efficace da parte di
> cittadini
> > tedeschi - donne sposate o imparentate ad uomini ebrei già arrestati -
> > contro la persecuzione razzista.
> > E' narrato nel libro di Nina Schröder, "Le donne che sconfissero
Hitler",
> > Pratiche editrice, Milano 2001. Sullo stesso significativo fatto esiste
il
> > libro di Nathan Stoltzfus, "Resistance of the Heart: intermarriage and
the
> > Rosenstrasse protest in Nazi Germany", pubblicato nel 1996 (traduzione
> > francese: "La Résistance des coeurs", Phoebus, 2002).
> > La regista Margarethe von Trotta ha presentato nel settembre 2003 al
> > Festival di Venezia un film su questo episodio, intitolato
"Rosenstrasse",
> > nome della via di Berlino in cui seimila donne sostarono per sei giorni,
> nel
> > febbraio-marzo 1943, costringendo infine Göbbels e Hitler a liberare i
> > 1.700-2.000 uomini ebrei, una parte dei quali già internati in lager.
> > Dice la regista: «Il fatto dimostra che in quel periodo si poteva
davvero
> > agire contro il nazismo se si fosse stati più coraggiosi» ("La Stampa",
7
> > settembre 2003).
> > Il film è andato in programmazione in Italia il 27 gennaio 2004,
giornata
> > della memoria della Shoà, ma subito mi ha sorpreso perché il fatto
> > risolutivo sembra nel film la concessione drammatica di favori sessuali
da
> > parte di Lena von Eschenbach (una delle mogli di ebrei) a Göbbels.
> > Lo storico Ekkehart Krippendorff, interpellato, mi informa il 31 gennaio
> che
> > in Germania c'è una forte polemica per questa concessione della regista
ad
> > aspetti pruriginosi, riducendo la realtà storica dal politico al
personale
> > privato.
> > Il direttore del "Zentrum für Antisemitismusforschung" della Technische
> > Universität, Wolfgang Benz, ha scritto un articolo molto aspro contro il
> > film e ha fatto riferimento a un'analisi molto approfondita sul caso
fatto
> > dal suo istituto che contraddice l'interpretazione sentimentale.
> > Enrico Peyretti
> > http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti
> > http://www.arpnet.it/regis
> > www.ilfoglio.org
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