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ROMANO PRODI: «I PROBLEMI DEL MONDO SI AGGRAVANO»
- Subject: ROMANO PRODI: «I PROBLEMI DEL MONDO SI AGGRAVANO»
- From: "Mosaico di Pace" <info@mosaicodipace.it>
- Date: Wed, 21 Jan 2004 13:40:32 +0100
- Importance: Normal
MOSAICO DI PACE
ROMANO PRODI: «I PROBLEMI DEL MONDO SI AGGRAVANO»
Grido d’allarme del presidente della Commissione
Europea: «Afghanistan, Iraq, Medio Oriente: la
situazione è sempre peggiore»
Nell’ultimo numero la rivista di Pax Christi
Italia, “Mosaico di Pace” propone una lunga
intervista al presidente della Commissione
europea, Romano Prodi. Molti i temi trattati, dall
’organizzazione dell’Unione per venire incontro ai
problemi prorompenti del nostro tempo, ai rapporti
con gli Usa, alla nuova Costituzione, al clima
antisemita che sempre più riappare all’orizzonte
dell’Occidente, fino alle responsabilità dell’
Europa verso il sud del mondo.
Ma le parole del presidente non sono affatto
ottimistiche, anzi sono connotate da uno spirito
di forte pessimismo: «I problemi - spiega - sono
molti e l’attacco terroristico alle "torri
gemelle" ha ulteriormente aggravato le paure della
popolazione americana e ci obbliga a una maggiore
vigilanza. I grandi problemi del mondo restano
nella fase di stallo o si aggravano, dall’
Afghanistan, in cui la produzione della droga è
decuplicata e i finanziamenti vanno ai signori
delle armi, all’Iraq, di cui è superfluo parlare,
al Medio Oriente, dove non si avrà pace se non si
affronterà definitivamente il nodo
Israele/Palestina. Per il prossimo futuro rimango
tuttavia molto pessimista».
«È ovvio che ci vuole coraggio - spiega ancora
Prodi nell’intervista - e noi abbiamo avuto il
coraggio sia di unificare la moneta, sia di
allargare l’Unione. Si tratta di scelte di pace:
quella dell’euro perché non è bene che il mondo
sia governato da una moneta sola e lo dimostra l’
intenzione della Cina di diversificare le riserve,
mentre con l’ingresso dei nuovi paesi l’Unione si
apre a 77 milioni di nuovi cittadini. È una novità
assoluta al mondo che io definisco come una
"unione di minoranze", dove nessuno comanda perché
diventa».
Per Prodi l’Europa deve trovare una strada diversa
dall’America: «L’Europa è un continente i cui
popoli vogliono andare d’accordo, non un impero
che si dilata. Romania e Bulgaria sono in
calendario per l’ingresso nel 2007. La Turchia è
paese candidato ma non sono ancora aperti i
negoziati. I negoziati si apriranno cioè quando
saranno risolte alcune questioni riguardanti la
Turchia, che non è in regola con i principi di
Copenhagen. Resta l’allargamento ai Balcani, che
appare ineludibile: infatti solo all’interno dello
schema europeo può cambiare la vita di quei Paesi
ed esserne garantita la pacifica convivenza. A
fianco dell’Europa, poi, si costituirà quel Ring
of Friends, "anello di amici", che allargherà la
condivisione della vita economica e politica ai
Paesi contigui, fatta eccezione per la
partecipazione alle Istituzioni europee».
Anche sull’idea di un’Europa unita dal mercato
Prodi mostra le sue riserve, mentre per gli aiuti
ai Paesi africani il presidente ammette una
vergognosa mancanza di sensibilità. «Intanto l’
idea che il mercato risolve tutto è oggi
finalmente sottoposta a una seria critica. A
questo proposito stiamo combattendo contro un’idea
folle, ma tuttora prevalente, che cioè anche
riguardo ai rapporti con il terzo mondo l’
espansione del commercio sia sufficiente. È una
vera follia. Il commercio mondiale tiene aperte le
frontiere e questo è un risultato positivo, ma
bisogna aiutare: si dice, infatti,"trade, not aid"
(commercio, non aiuti), ma che trade si fa se non
ci sono scuole? Ci sono Paesi ormai usciti dall’
aiuto internazionale, come la Cina; ma il Burundi
può forse contare solo sul mercato? Il regime
degli aiuti, tuttavia, è sempre più ridotto e
precario: siamo a livelli vergognosi. Il Sud del
mondo, però, a Cancún ha saputo rappresentare
interessi alternativi e l’alleanza formatasi
attorno a Brasile, Cina, India, rappresentando più
di metà degli abitanti della terra e di due terzi
dei contadini, ha condizionato il Wto. Si tratta,
dunque, di mantenere aperto il dialogo e…di non
limitarci all’apertura unilaterale ai 31 Paesi più
poveri del mondo, anche se quest’iniziativa dell’
Unione europea è stata proprio una bella
iniziativa».
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