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Invio comunicato da pubblicare.



22 Novembre 2003

SVEGLIATEVI PACIFISTI !

Che l'attentato subìto dai nostri militari in Iraq inducesse a far
proseguire la permanenza italiana, come si sta delineando, questo proprio
non lo ci si sarebbe immaginato, perchè normalmente il buon senso
porterebbe ad agire all'opposto contrario. Lo sconcerto è che gran parte
dei mass media che nei mesi precedenti lo scoppio della guerra esprimevano
la loro contrarietà ad un intervento militare dell'Italia, ora sembra che
abbiano cambiato orientamento adducendo che l'agire diversamente
risulterebbe una capitolazione al terrorismo. Capita addirittura che taluni
giornali dell'area del Centrosinistra, manipolando alla grande i sondaggi
d'opinione, arrivano ad annunciare che il popolo italiano approva la
missione.
E' vero la partecipazione italiana alla guerra ufficiale non c'è stata, ciò
sicuramente per merito delle imponenti manifestazioni pacifiste di piazza
che si sono avute, ma poi dopo la proclamazione di Bush della fine della
guerra, Berlusconi, a causa del suo fortissimo desiderio di dimostrarsi
fedele alleato degli USA, è riuscito, con abile colpo di mano, a far
partire un contingente militare spacciandolo per missione di pace.
Grandissima parte degli Italiani l'hanno intesa come operazione veramente
umanitaria, ciò probabilmente perchè l'Italia in passato con i suoi
militari aveva sempre svolto, tranne che per l'intervento in Afghanistan,
operazioni di mantenimento della pace con la copertura internazionale
dell'ONU.
Adesso, vista l'evoluzione della guerriglia irachena, che quella
dell'Italia non sia una missione umaitaria non c'è più ombra di dubbio,
perchè si è alleati degli occupanti USA e perchè, come ha detto un
esponente dell'Arma dei Carabinieri, il compito del mantenimento
dell'ordine pubblico in un Paese occupato militarmente significa far
rispettare le regole imposte dagli occupanti.
Non si voglia neppure giustificare la missione dei nostri militari come
operazione di lotta contro il terrorismo, perchè tale termine riferito alla
situazione irachena non è corretto ma frutto di faziosità se non di pura
propaganda, poichè chi lo usa in questo caso a ragion di logica lo dovrebbe
applicare ai partigiani italiani della II guerra mondiale.
Quindi da tutto questo deriva che in pratica l'Italia si trova in guerra
senza che il Parlamento l'abbia dichiarata.
Ma la cosa più inquietante legata all'attentato di Nassiriya è l'aver visto
scene di patriottismo sul genere della prima metà del secolo scorso, ciò è
accaduto vuoi per l'invito da parte di esponenti della Destra di esporre il
tricolore, molto probabilmente in contrapposizione alla bandiera
arcobaleno, vuoi per l'enfatizzazione della vicenda attuata dai mass media.
Certamente il popolo italiano ha ed ha sempre avuto tanta simpatia e
fiducia per l'Arma dei Carabinieri, ma non si può speculare su questo
sincero e profondo sentimento nei momenti di dolore dell'intera nazione per
ingenerare un errato senso patriottico di stile nazionalistico, per far
accettare in futuro sempre più pesanti ed impegnativi interventi di guerra.
L'Italia ha bisogno semmai di un patriottismo in sintonia con la
costituzione.
Ma allora cosa c'è dietro a questi fenomeni inaspettati del voler far
proseguire a tutti i costi la missione in Iraq e del vedere scene da
nazionalismo patriottico?
C'è la controffensiva di quella parte politica e della società italiana che
non ha accettato lo stop all'intervento dell'Italia nella fase della guerra
ufficiale all'Iraq e che ha mire di protagonismo sulla scena mondiale. E la
contoffensiva è in atto anche all'interno della Chiesa cattolica.
Ma i pacifisti cosa stanno facendo?
Dopo le imponenti manifestazioni, dopo il successo dell'iniziativa di porre
le bandiere della pace ai balconi, dopo le temerarie azioni di contrasto
alla movimentazione dei mezzi militari, svanita l'emotività e la passione
generale per una causa che ci aveva preso profondamente, non si è fatto
quasi più nulla! Di tutta quella miriade di piccole e grosse iniziative che
nascevano, di tutto quel fervore nell'attivarsi che c'era per fermare la
guerra, cosa c'è rimasto? Ben poco direi!
Da maggio in poi il movimento pacifista avrebbe dovuto darsi delle
strutture più solide ed atte a durare nel tempo, avrebbe dovuto creare un
coordinamento nazionale tra i vari gruppi per gestire e programmare le
future iniziative, avrebbe dovuto determinare degli obiettivi raggiungibili
da perseguire nell'immediato (come il ritiro del contingente dall'Iraq) e
far attivare la base per realizzarli, invece si è dormito lasciando tempo e
spazio alla parte reazionaria di organizzarsi (vedasi come esempio il sito
Web http://www.ragionpolitica.it/catechismi.html).
In questa delicatissima fase storica, dove, se si vuole evitare un
devastante scontro tra civiltà, occorre comprendere e rapportarsi
serenamente con il mondo islamico, riconoscendo, memori della storia dei
secoli passati, gli errori attuali dell'Occidente ed agendo coerentemente
di conseguenza. Ma per realizzare ciò è assolutamente indispensabile che i
pacifisti si impongano su quella folle minoranza militarista, che sta
creando un clima da crociate con il rischio di portare l'Italia e l'Europa
alla rovina.

G. Albertini