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Missionari Comboniani e solidarietà a mons Nogaro



  
                                                                                                                        Bari, 18 novembre 2003

 

Siamo in un momento in cui la lotta al terrorismo, quello dei cattivi, è l'unica parola d'ordine. Si ha la netta sensazione di ritrovarsi dinanzi ad una e propria campagna di propaganda di guerra avvallata da molte testate di tiratura nazionale e la reazione di esponenti della maggioranza governativa e del ministro degli interni Pisanu all'omelia del vescovo di Caserta mons. Raffaele Nogaro sembra dirci che si vuol mettere il bavaglio ai fuori coro. Tutto questo ci inquieta profondamente. Non hanno forse i vescovi, piena autonomia e libertà nell'esercizio del loro ministero pastorale e nel loro magistero? 

 

Il vescovo Nogaro ha affermato che quei ragazzi caduti in Iraq sono "martiri della Patria.e sono vittime di guerra," chi imbraccia un'arma non è certo un missionario di pace o di nonviolenza. Le responsabilità, non solo politiche, della loro morte sono da attribuire a coloro che avrebbero dovuto evitare ogni forma di violenza e nel rispetto della Costituzione non avrebbero dovuto portare l'Italia in guerra.perché di questa si tratta. 

 

Agli occhi di coloro che hanno il coraggio intellettuale dell'onestà molti terroristi diventano eroi della resistenza purtroppo violenta e gli invasori armati restano oppressori dei poveri, colpevoli solo di essere stati assoggettati da altri clowns, già a corte dell'imperatore di turno, prima che degli attuali.. È strano vedere come la propaganda stia montando il sentimento popolare per nascondere la propria debolezza e la vergogna dell'esserci messi in guai seri solo per delirio di briciole che sarebbero cadute dalla tavola dei padroni che gestiscono la ricostruzione.

 

Almeno la Chiesa, in un momento oscuro come questo dove la verità è stravolta da chi ha la voce più grossa o i mezzi economici e politici per imporre la sua visione, ha il dovere di mantenere alta la fedeltà agli insegnamenti evangelici in piena comunione con Giovanni Paolo II che ha detto il suo MAI! a questa guerra all'Iraq. Anche il presidente di Giustizia e Pace del Vaticano, l'Arcivescovo Martino ha dichiarato criminale questa guerra preventiva.

 

Le parole del vescovo Nogaro, ci spingono a pensieri di ammirazione e stima di lui come pastore che richiama la sacralità della vita delle nostre e di tutte le vittime di ogni guerra. Un senso di vergogna collettiva avrebbe dovuto scuotere gli Italiani, e i saggi politici e amministratori avrebbero dovuto evitare di strumentalizzare la morte dei nostri ragazzi.colpevoli di essere impoveriti da un sistema di sviluppo economico militare e spendibili sul mercato della guerra, pronti a far guerra ad altri impoveriti.

 

Molti di questi nostri ragazzi, se avessero avuto la possibilità di un lavoro dignitoso, se avessero visto l'impegno dei diversi governi a promuovere il diritto al lavoro e a custodirne il valore costituzionale sacro, non avrebbero certamente accettato di separarsi dai propri affetti.

 

Cosa pensare di espressioni tipo: "Il vantaggio del ricorso ai volontari, da un punto di vista non tanto tecnico quanto politico, è rappresentato dal fatto che il volontario essendo reclutato negli strati più bassi della popolazione, è expendable: se per esempio, muore il figlio di un pastore calabrese, non ci saranno movimenti di piazza: è sufficiente dare alla famiglia 100 milioni per chiudere l'incidente" (gen. C. Jean , 23 gennaio 1977 ascoltato dalla Commissione Difesa della Camera)

Cosa pensare delle nostre ultime finanziarie: l'investimento in armi è una pazzia, è una scelta contro l'uomo e contro Dio, un investimento in morte anziché in vita.

 

Grazie mons. Nogaro, il tuo grido profetico ci porti ad effettuare scelte sempre più autentiche. Se la guerra all'Iraq è un crimine, è concepibile la presenza dei cappellani militari, pagati dal potere militare, negli eserciti? Quali benedizioni e assoluzioni possono impartire?

I cattolici, che volontariamente si arruolano e partono per questa guerra criminale e immorale, possono fare la comunione? Se la neghiamo ai divorziati, a coloro che praticano l'aborto, come possiamo amministrarla a coloro imbracciando un'arma sono pronti ad uccidere?

 

Piuttosto che minacciare "i passi opportuni", allora, i politici cattolici dovrebbero chiedersi se è morale dare il proprio assenso ad una guerra criminale.

 

 

 

Missionari Comboniani, Bari

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