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Leyla Zana: Processo alla Turchia



Leyla Zana: Processo alla Turchia

LA SCORSA UDIENZA del rifacimento del processo contro Leyla Zana e
gli altri parlamentari kurdi incarcerati si e' tenuta ad Ankara il 17
ottobre; la
PROSSIMA sara' il 21 novembre.
Appena pronto, verra' messo a disposizione dei lettori della Kurdish
Mailing List il resoconto completo della udienza di ottobre curato da
Silvana Barbieri, della quale si riporta qui, per ora, un "Breve ragguaglio"
di tale ultima udienza.
Si ricorda che i resoconti e le rassegne stampa di tutte le udienze (anche
in italiano) sono su:
http://www.ranchdeiviandanti.it/LeylaZana/Retrial/it.html
Per informazioni generali su Leyla Zana, cfr.:
http://www.ranchdeiviandanti.it/LeylaZana/home.html

Ma cio' che in questa e-mail si vuole principalmente esporre, riguarda
l'udienza di SETTEMBRE, forse la piu' significativa di questo processo,
perche' in tale udienza e' stata la Corte ad essere... messa sul banco
degli imputati.
Infatti, dopo l'udienza del 15 agosto, in cui i parlamentari kurdi imputati
avevano rifiutato di parlare per protesta contro le illegali modalita' di
tutto il
decorso del processo, nell'udienza del 15 settembre Leyla Zana e gli altri
parlamentari kurdi hanno invece pronunciato assai lunghi interventi, nei
quali hanno esposto e dettagliatamente argomentato le loro durissime
critiche al funzionamento dell'intero sistema giudiziario turco,
denunciandone tra l'altro l'assenza di rispetto dei diritti della difesa e la
mancanza di una reale indipendenza della Magistratura, la quale risulta
invece operare in base a tesi precostituite "dettate" dagli effettivi detentori
del potere politico, che, come e' noto, in Turchia continuano ad essere
soprattutto i militari, nonostante le recenti riforme "di facciata" (come
sostiene anche l'ultimo rapporto della Commissione europea sullo stato
d'avanzamento di Ankara nei preparativi per l'ingresso nell'Unione: cfr.
ASCA-AFP, Bruxelles, 31 X 2003). La dura denuncia effettuata dagli
interventi dei parlamentari kurdi processati trova purtroppo un riscontro
nelle recenti notizie sulla attuale situazione della Turchia. L'ultimo
rapporto semestrale dell'associazione turca sui diritti umani, IHD, del 6
agosto, rileva un netto peggioramento, come e' stato riferito al Senato
italiano in una interrogazione del 21 ottobre, al cui testo (reperibile al Link
qui sotto indicato, assiema al rapporti IHD) si rinvia per maggiori
informazioni.
Cfr.:
"La situazione in Turchia nell'estate 2003"
http://www.ranchdeiviandanti.it/kurds/aaaDoc/bbNews/0308S_2003.html

Si riporta dunque qui di seguito l'intervento di Leyla Zana all'udienza di
SETTEMBRE, seguito poi dal menzionato "Breve ragguaglio" di Silvana
Barbieri dell'udienza di OTTOBRE, rinviando ai Link citati per gli interventi
di settembre degli altri parlamentari kurdi, come pure per tutta la
documentazione sul processo.

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L'intervento di Leyla Zana

Ankara, 15 settembre 2003
Intervento dell'imputata Leyla Zana nella settima udienza del processo

La giustizia, cosi' inizia, viene rappresentata da una donna, perche' si
vuole esprimere una purezza di intenzioni. Gli occhi di questa donna sono
coperti da una benda, perche' si vuole esprimere l'imparzialita' del
giudizio. La bilancia nelle mani di questa donna simboleggia
l'eguaglianza dinanzi alla legge. E la spada simboleggia la forza del
diritto, perche' appoggiato dallo stato.

La giustizia oggi in Turchia se vuole rispettare questi simboli deve
diventare il rifiuto di cio' che e' stata e continua a essere. La giustizia
deve
tornare in Turchia libera dal potere politico, deve tornare a essere
indipendente, deve tornare a rifarsi ai principi universali del diritto. Nel
nostro paese alla giustizia e' stata tolta a suo tempo la benda, cosi' essa
e' diventata parziale, mentre la spada che ha in mano non e' la sua,
potrebbe essere quella di un generale o di un capo della mafia o di un
aspirante alla dittatura personale o di un qualsiasi altro tipo di potere
dispotico. La giustizia in Turchia quando nel 1980 ci fu il colpo di stato si
pose al servizio dello stato autoritario. Sorsero tribunali speciali, nuovi
tribunali dell'Inquisizione - le Corti per la Sicurezza dello Stato - che si
scagliarono e continuano a scagliarsi contro chiunque critichi il potere.

In ogni paese dove tutto questo e' accaduto ne sono sempre derivate
cose molto negative.

Veniamo da un secolo di barbarie, ci sono state due guerre mondiali e
massacri terribili. In queste guerre e in questi massacri sono morte molte
donne e molte altre hanno curato i feriti. Cosi' alla fine di questo secolo le
donne si sono trovate molto forti. Hanno quindi cominciato a spezzare le
loro catene e a giocare un loro ruolo importante nei cambiamenti sociali.
Le donne sono diventate alla fine di questo secolo simbolo di lotta per la
pace, la liberta' e la democrazia. Offendendo la dea della giustizia in
Turchia si e' voluto percio' colpire in primo luogo le donne.

La nostra lotta e' la lotta del nuovo contro il vecchio, della luce contro il
buio. C'e' un'immensa differenza tra noi e i nostri avversari. E' per questa
natura totalmente vecchia e buia dei nostri avversari che in Turchia e' cosi'
difficile il cambiamento.

Il Primo ministro Erdogan ha presentato all'Unione Europea l'elenco delle
riforme in cantiere e ha dichiarato che l'80% della popolazione turca e' a
favore dell'ingresso nell'Unione Europea. Il Ministro della Giustizia ha
accettato, a sua volta, il rifacimento del nostro processo. Persino il capo
dell'esercito ha lanciato un messaggio di cambiamento, dichiarando che
il potere deve fondarsi sulla saggezza, non sulla forza delle armi e sullo
spargimento di sangue. Abbiamo cosi' sperato che la giustizia venisse
liberata, che le riforme progredissero davvero, che cadessero i tabu' nei
confronti dei diritti dei curdi. Abbiamo lanciato messaggi di pace e di
fraternita' con cuore sincero. D'altro canto noi siamo innocenti di quanto ci
si accusa.

Tuttavia successivamente e' accaduto che stiamo arretrando. Erdogan ha
affermato che i curdi non esistono come popolo, quindi che non esiste
una questione curda in Turchia. Anche lui come me ha subito una
condanna per avere dissentito dal governo in carica; pero' oggi sostiene
solamente le riforme che gli convengono. E a sua volta questa Corte
continua a rifiutarsi come tribunale imparziale. Nella scorsa udienza non
abbiamo voluto intervenire proprio per protesta contro il carattere
illegittimo di questo processo.

La questione curda pero' esiste lo stesso; esisteva ieri, esiste oggi,
continuera' a esistere se non si giungera' a dare una risposta
democratica alla domanda da parte dei curdi di riconoscimento dei loro
diritti.

Dopo il colpo di stato del 12 settembre 1980 mio marito (Mehdi Zana era
sindaco a Diyarbakir) venne arrestato. Quando andai  trovarlo in carcere
vidi che era stato torturato. Non sapevo parlare in turco e gli chiesi "come
stai" in curdo. Le guardie che mi accompagnavano mi dissero che il
curdo era vietato e che dovevo parlare a mio marito guardandolo in faccia.
Dovetti quindi rimanere in silenzio. In quel momento capii la mia realta'.
Signori giudici, io come voi sono un prodotto del colpo di stato del 12
settembre 1980. Ero una donna di casa, non appartenevo a nessuna
tribu' e non avevo nessun sostegno, dopo le torture a mio marito mi sono
trasformata in una donna sensibile alle questioni della societa'. Ho
scoperto che tante persone erano state picchiate davanti alle Corti per la
Sicurezza dello Stato mentre protestavano contro la repressione e mi
sono aperta al loro dolore. Ho poi conosciuto direttamente la violenza
dello stato. Nel 1990 la questione curda era piu' che mai terreno minato,
per questo siamo stati arrestati e condannati a 15 anni di carcere. Con
questa condanna venne praticata la condanna di un intero popolo. Una
guerra sporca scatenata in quegli stessi anni contro questo popolo si
prefiggeva di cancellarne definitivamente l'identita'.

Invece i protagonisti del potere di allora oggi non contano piu' nulla.
Diyarbakir e' di nuovo il cuore della cultura curda. Gli intellettuali curdi
sono oggi impegnati in una lotta per la democratizzazione che attraversa
tutta la Turchia e che riguarda la Turchia come tale.

Signori giudici, io e voi apparteniamo alla stessa generazione. Mentre io
ho lottato per la pace, la solidarieta' tra i popoli della Turchia e la
liberta',
voi avete lottato per il contrario, e continuate a farlo. Voi continuate a
voler
ribaltare il corso della storia. Non capite che la societa' oggi chiede
cambiamenti, che non vuole piu' la guerra civile, che ha in se' un profondo
desiderio di pacificazione, di fraternita', di fiducia tra tutte le sue
componenti. Voi giudici vi ostinate a negare l'esistenza di un popolo e i
suoi diritti piu' elementari. E avete in mano in questo momento una
grande responsabilita': quella di determinare l'andamento della lotta in
Turchia tra il vecchio e il nuovo. Se imporrete una decisione di questo
processo a partire dalle vostre posizioni la Turchia subira' una sconfitta
grave. Se la resistenza al cambiamento prevarra', a partire da questo
processo, piu' in generale nella realta' della Turchia, ancora molto
sangue verra' versato, e alla fine lo stato si disintegrera'. E le vostre
coscienze non potranno piu' essere tranquille: pensateci.

La sentenza di questo processo probabilmente e' gia' stata emessa.
Avevamo sperato che ci fosse un passo in avanti, pare che ci siamo
sbagliati. Comunque la vostra decisione per noi personalmente non e'
molto importante. Una nostra nuova condanna sara' invece una
condanna definitiva delle Corti per la Sicurezza dello Stato dinanzi alla
storia. Il nostro impegno per una Turchia democratica continuera'
ugualmente, e alla fine ce la faremo, anche contro queste Corti.
....................................................................

NB.: Per l'intero resoconto dettagliato di tutte le udienze del processo, e,
in particolare, per gli interventi degli altri parlamentari kurdi nella
medesima udienza del 15 settembre (tutti di grande interesse) cfr. :
http://www.ranchdeiviandanti.it/LeylaZana/Retrial/it.html

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 Silvana Barbieri, Breve ragguaglio sulla ottava udienza del processo
"Leyla Zana"

Il 17 ottobre si è tenuta ad Ankara l'ottava udienza del processo a Leyla
Zana e agli altri tre ex parlamentari del DEP.

Quest'udienza si è caratterizzata per la estrema gravità della violazione
dei diritti della difesa. Eccone un breve ragguaglio.

  In apertura è stato letto il verbale della deposizione di un testimone
dell'accusa, un ex "guardiano del villaggio". Questa deposizione è stata
resa nelle settimane scorse nel carcere di Mardin, dove attualmente il
testimone è detenuto. In questa deposizione egli afferma che Leyla Zana
nell'ottobre del 1991 si trovava in un campo del PKK in Libano. In questo
campo era presente anche lui, in quanto allora militante del PKK. Leyla
Zana avrebbe preso parte in questo campo a corsi politici ma non militari.
Abdullah Öcalan la avrebbe invitata a darsi da fare nel contesto della
campagna elettorale in corso per il rinnovo del Parlamento, in modo che
fossero eletti in esso rappresentanti di fatto del PKK stesso. Il testimone
infine in questa deposizione dichiara di non aver mai conosciuto gli altri
tre imputati e di non sapere nulla riguardo a loro.

L'avvocato Yusuf Alatas, che presiede il collegio della difesa, è intervenuto
chiedendo che il testimone in questione venga a testimoniare in aula. Ha
rilevato come in precedenti deposizioni il testimone avesse elencato fatti
a carico oltre che di Leyla Zana anche degli altri tre imputati. Ha dichiarato
di avere una lettera di colui che a quei tempi era prefetto di Diyarbakir, il
quale dichiara che Leyla Zana, nel periodo in cui sarebbe stata nel
campo del PKK, era invece attivamente impegnata in manifestazioni e
comizi nel quadro della campagna elettorale del DEP, e ha chiesto alla
Corte di mettere agli atti questa lettera. Ha chiesto alla Corte di accertare
presso il Ministero degli Interni se risulti oppure no dalla documentazione
in suo possesso che Leyla Zana stava in quel periodo facendo molte
iniziative elettorali. Ha chiesto alla Corte di accertare presso il Ministero
degli Esteri se in quel periodo risultasse documentato l'espatrio di Leyla
Zana. Al termine dell'udienza il Presidente della Corte ha comunicato che
la Corte respingeva tutte quante queste richieste della difesa.

Il processo è aggiornato al 21 di novembre.

Silvana Barbieri


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