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presidio di pace a nablus
Scrivere da Nablus non e` cosi` semplice.
Puo` capitare che si organizzino nel caldo ed a fatica idee ed informazioni
da inviare in Italia..e improvvisamente salti l`impianto elettrico, o i
programmi si interrompano, o altro che non sappiamo.
Almeno tre nostri report sono stati ingoiati dalle macchine su cui
scriviamo ed a cui affidiamo frammenti di esperienze,pensieri, storie,..
La frustrazione che ne consegue viene inevitabilemnte ridimensionata dal
contesto in cui ci troviamo, dove si tratta di convivere con ben altre
frustrazioni e problemi.
Questa premessa solo per chiarire la difficolta` di selezionare oggi cio`
che nelle ore e nelle giornate trascorse a Nablus ormai si affolla nelle
nostre teste.
Tra le tante cose avvenute, tra i numerosi incontri realizzati e gli insegnamenti
ricevuti, impossibile non parlare della visita al campo dei rifugiati di
Askar.
Dei 4 campi all`interno della citta` di Nablus abbiamo avuto modo per ora
di farci un`idea di questo, diviso in due parti: vecchio e nuovo Askar.
Alcuni dati: dei 13.000 abitanti ammassati in pochi Km quadrati in condizioni
critiche, il 60% e` costituito da giovani, un migliaio sono stati
feriti dalla prima Intifada ad oggi, 70 i morti, numerosi gli arrestati
(anche minorenni).
I muri delle strette e sporche stradine ci parlano di giovani vite stroncate
nei giorni tragici seguiti alla rioccupazione della citta` l`anno scorso,
ad aprile.
Ci sono le vie cosiddette dei ^martiri^, dove in ogni
casa si conta una vittima dell`esercito di Israele.
E` straziante incontrare le famiglie di questi ragazzi, entrare in contatto
col loro dolore, guardare le fotografie, ascoltare le circostanze degli
assassinii..e non sapere cosa dire quando a volte, con garbo, ci chiedono
perche` permettiamo che cio` avvenga.
La storia della seconda Intifada a Nablus non e` ancora stata narrata e
scritta: ci viene detto (e sappiamo) che quanto e` accaduto qua non ha
avuto testimoni: pochi gli Internazionali, pochi i giornalisti, scarsa la
percezione delle tragedie che si sono consumate soprattutto tra i vicoli
della citta` vecchia e dei campi profughi.
Ci dicono che la propaganda palestinese costruisce dei fotomontaggi che
mostrano ogni martire con le armi in pugno, ma in realta` la maggior parte
delle vittime e` costituita da civili, soprattutto da ragazzi che si sono
trovati nel posto sbagliato ed hanno per quersto pagato con la vita.
In alcuni casi e` stato sufficiente uscire dalle case che sembrano i nostri
garages per auto (dove vivono dalle 6 alle 15 persone) per cercare acqua
o cibo, oppure recarsi al lavoro, per essere uccisi dai soldati penetrati
nel
campo.
Si vedono i segni dei passaggi dei tanks, i colpi di artiglieria sui muri,
le immagini dei ragazzi deceduti che vengono riprodotte su medaglioni, manifesti,
fotocopie.
Le famiglie allestiscono piccoli mausolei sul loro defunto e cercano di
reagire al profondo dolore soprattutto per i figli piu` piccoli, che spesso
hanno assistito inermi e terrorizzati alla fine dei loro fratelli.
In alcuni casi nessuno e` potuto intervenire in soccorso dei feriti o ritirare
i cadaveri per ore (ci crediamo avendo assistito a scene simili a Ramallah
l`anno scorso), le ambulanze stesse sono diventate target e solo
il coraggio dei volontari e dei medici ha consentito di limitare l`entita`
del dramma.
Conosciamo attempati signori con le stampelle per ferite riportate nei mesi
scorsi, giovani portatori di handicap da cui non potranno mai piu` guarire,
oppure persone che non hanno il denaro per pagare interventi costosissimi.
Nessuno nasconde che a Nablus si sia anche combattuto, ma la repressione
feroce e` stata una volta di piu` verso i civili, verso Palestinesi inermi
assediati nelle loro povere case e nella loro terra.
il campo dei rifugiati di askar conta 12000 abitanti
tutti provenienti dalle zone occupate dal nascente stato di israele nel
1948: jaffa, haifa ed altre citta`.
tutti in questo campo, che e` un intrico di viuzze e vicoli in cui vivono
ammassati, tengono a ricordare la loro terra d`origine.
per i palestinesi quello del 1948 e` ricordato come la nakba, il disastro,
centinaia di migliaia di palestinesi furono costretti a scappare dalle
loro terre per far posto allo stato di israele,
da allora vivono in questi campi, ormai quindi da piu di cinquanta anni,
in questa condizione di perenne limbo, in cui ogni diritto e` negato, non
essendo, per una vecchia legge britannica, titolari di dirtti elettorali,
e quindi privi di una qualsiasi amministrazione che non sia quella delle
NU, che provvedono, oggi sempre meno, solo all`educazione, alla sanita`,
alla nettezza urbana ed anche all`approvigionamento di cibo.
negli anni precedenti alla seconda intifada il campo contava circa 5000
abitanti, perche` molti di loro lavoravano in altre citta`.
oggi dopo la occupazione dell`esercito israeliano della west bank e di gaza,
non possono piu` uscire di qui, la loro economia e` praticamente distrutta.
spesso avrete sentito parlare dei "martiri", dei terroristi suicidi, ebbene
sia chiaro che di quanti sono morti in questo campo solo un`esigua minoranza
appartiene a questa categoria, la maggior parte delle vittime dell`occupazione,
non parlo solo dei morti, sono persone normali, colpiti nelle loro attivita`
quotidiane o nel lancio di pietre, contro i tank del quinto esercito al
mondo, che qui, come in tutta la cisgiordania e a gaza, dispiega il meglio
del suo arsenale.
Abbiamo incontrato le famiglie di due giovani uccisi dall`esercito d`occupazione,
due ragazzi di meno di vent`anni, in una casa poverissima in cui vivono
oggi 8 persone in due stanzette in cui le condizioni igieniche sono assolutamente
precarie, perche` senz`acqua.
ci ha accompagnato Badran il responsabile di un centro giovanile che ci
ha consentito di porre alcune domande, anche se la situazione appariva talmente
devastata, che sono occorsi alcuni minuti per riuscire a parlare.
il primo dei ragazzi e` stato ucciso per strada nel corso di un`incursione
dell`esercito ed e`morto nelle braccia di suo fratello.
l`altro invece e` stato ucciso,dopo l`uscita dalla moschea, perche` il tank
israeliano che lo aveva colpito,non ha consentito che fosse soccorso, ed
e` morto dissanguato di fronte alla sua famiglia.
Abbiamo poi incontrato un signore di una cinquantina d`anni, un onesto muratore,
si direbbe dalle nostre parti, che oggi non puo piu` lavorare perche` l`esercito
d`occupazione l`ha colpito ad`una gamba e gliel`ha rotta in piu` punti,
da allora e` costretto a camminare con due stampelle e vive con sei persone
a carico con una pensione di 900 shekel (200 euro) al mese.
di questi casi nel campo di askar e negli altri ce ne sono migliaia
ad oggi solo nel campo di askar vi sono stati in due anni piu` di mille
feriti e circa 70 morti, a partire dalla prima intifada.
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