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Spaccio
al bestione trionfante
L'ora favorevole
Giove
propone, dunque, a gli dei, cioè esercita l'atto del raziocinio de
l'intero consiglio, e si mette in consultazione circa quel ch'è da
fare; e qua convoca i voti, arma potenze, adatta gl'intenti; non
dopo cena, e ne la notte dell'inconsiderazione, e senza sole
d'intelligenza e lume di raggione; non a diggiuno stomaco, la
mattina, cioè senza fervor di spirito ed essere bene iscaldato dal
superno ardore; ma dopo pranso, cioè dopo aver gustato ambrosia di
virtuoso zelo ed esser imbibito del nettare del divino amore: circa
il mezzogiorno, o nel punto di quello, cioè, quando meno ne
oltraggia nemico errore, e più ne favorisce l'amica veritade, in
termine di più lucido intervallo. Allora si dà spaccio a la bestia
trionfante, cioè a gli vizi che predominano e sogliono conculcar la
parte divina, si ripurga l'animo da errori, e viene a farsi ornato
de virtudi.
Giordano
Bruno, Spaccio de la bestia trionfante, Londra 1584
Giove
convoca gli dei e rivoluziona l'universo. Manda in pensione la vecchia
cosmologia basata sullo zodiaco mettendo fine alle tenebre della
pedanteria e dell'asinità. Perché superstizione, religione e natura
"non possono concorrere ad un medesimo buon fine", dato
che "son cose contrarie come le tenebre e la luce". Per Bruno la
nuova religione riformata non è affatto rivoluzione ma il vertice della
decadenza ebraico-cristiana simboleggiata dall'arco storico Paolo-Lutero.
Tuttavia, nel corso dell'inevitabile rinnovamento del mondo, anche
questo vertice di aberrazione preannuncia un'era nuova, in vista della
quale antiche sapienze naturali e antiche verità si presentano sotto nuova
forma. Ed ecco che Giove sostituisce l'immaginario caldeo-babilonese con
virtù e proprietà universali della scienza e della civiltà in un complesso
gioco di opposizioni. Perché non se ne può più dell'universo rovesciato
dei pedanti, di coloro che chiamano morte la vita, iniquità la giustizia,
misericordia la giusta collera celeste; che "mentre salutano con la
pace, portano ovunque entrano il coltello della divisione e il fuoco della
dispersione". Fra divinità, uomo e natura non dev'esserci asimmetria,
opposizione, incomunicabilità ma interazione. La vera pratica sapienziale
sta nel cogliere l'unione nel tutto, non la separazione nelle parti e
l'opposizione fra di esse: "ogni quantosivoglia vilissima minuzzaria in
ordine al tutto è importantissima perché le cose grandi sono composte da
le picciole e queste de gli individui e minimi".
Non
sappiamo se è vero che Bruno abbia scritto lo Spaccio tenendo sotto
gli occhi i testi di Lutero per rovesciarli, ma sappiamo
per certo che quest'ultimo si alleò ai principi nella strage dei contadini
in rivolta.
Gli
dei possono tutto, ma anche Giove deve assoggettarsi alla determinazione
del corpo libero per avere il pensiero libero: Bruno, passando alla
possibilità di dar spaccio a la bestia (cioè di allontanarsene), cambia
soggetto, e non dice più che è egli a potere, ma dice che si
può. Noi, comuni mortali, per ora ci dobbiamo arrangiare perché non
potremo, scrivendo per questa rubrica, beneficiare dell'ora favorevole,
quella in cui i borbottii del bisogno sono placati e il sole
dell'intelligenza, il lume della ragione e il virtuoso zelo non sono
oltraggiati dal nemico errore. Non siamo ancora nella società futura e la
nostra mente non è libera di correre come potrebbe fare se non fosse
vincolata dall'ideologia dominante. Facciamo perciò errori. Ma sappiamo
già distinguere tra la bestia trionfante (la pedanteria, la conservazione,
l'errore reiterato) e la virtù rivoluzionaria, perché rivoluzioni passate
hanno già stilato un programma "convocando voti, armando potenze,
adattando gl'intenti". Le parole di un Bruno, che credeva nella morale
della natura e immaginava per sé stesso un dio meno banale di quello
corrente, non possono essere riprese tali e quali, ma gli avversari suoi
erano dei giganti in confronto ai nostri.
La
borghesia decadente non produce che nani: chi è gigante
oggi (ed è raro) è perché sta già con un piede in un'altra società.
Avversari
di questa fatta sono dappertutto, come i batteri e gli insetti. Prolifica
la mosca cocchiera, alimentata da quell'intruglio supervitaminico che è
l'idea della realtà sostituita alla realtà stessa. Ogni
partito, ogni gruppetto, borghese o no, si sente inviato speciale di dio
(o della forza fisica sprigionata dal Big Bang, il che è lo stesso) per
raddrizzare i torti del mondo e imporre la sua morale. Votate il
miglior partito del mondo, garantito dall'assoluta eguaglianza con tutti
gli altri. Oppure ascoltate il messaggio, anzi, la parola d'ordine:
riprenda la lotta di classe! Sia il partito comunista mondiale! Con punti
esclamativi d'obbligo.
Si
chiede al popolo di pronunciarsi sull'origine dell'energia elettrica e
ogni individuo vota, presumendo di possedere una scientifica cognizione di
causa, per la chiusura di centrali atomiche. E' la democrazia diretta,
anche se sorge il sospetto che faccia comodo a certe lobby del petrolio.
Invece non è necessario, perché la stupidità è gagliarda e vincente. Vi
sono milioni di esperti sull'effetto serra e sulle variazioni climatiche,
scendono persino in piazza, quando nessuno sa niente neppure su di un
temporale di primavera. All'ONU si è persino votato sull'esistenza del
buco di ozono: erano ben più seri i chierici che discutevano ai concili di
Nicea e Antiochia. A Seattle in migliaia si sono dati convegno contro la
globalizzazione (e si sono dati convegno via Internet, il mezzo più
globalizzato che ci sia, vantandosene per mesi), ma le stesse migliaia si
incazzerebbero come belve se la maglietta che hanno addosso costasse il
doppio. Anzi, farebbero un comitato per la difesa dei consumatori. Per
l'umanità attuale la legge del valore, il lavoro sociale, il mercato
mondiale, sono brani antichi di un filosofo con la barba, in giacca e
panciotto.
Fosse
almeno capace, questa umanità, di esprimere in politica della buona
letteratura. Invece no, certi elzeviristi reazionari e divertenti sono
rarissimi. Letteratura, scienza e politica in questa società sono state
rigorosamente separate e i rappresentanti di ogni branca trasmettono noia
mortale. Verrà un'epoca in cui opere come i dialoghi galileiani saranno,
come nella rivoluzione di allora, arte, scienza e politica nello stesso
tempo. Ma per adesso ci teniamo i pedanti confusionari.
A
Stephen Hawking venne fatta questa domanda: "Negli ultimi dieci o
quindici anni sono state presentate diverse nuove teorie cosmologiche,
ciascuna delle quali contraddice l'altra, una afferma il Big Bang, l'altra
lo nega, poi un'altra lo afferma di nuovo. Qual è quella vera?" E
Hawking, che non è un fesso qualsiasi, rispose in modo antipedante
qualcosa del genere: "Sono tutte vere. Funzionano. Sono ricche ed
eleganti. Hanno un bell'aspetto. Cosa volete di più da una teoria?".
Il pedante avrebbe risposto con una frase che l'interlocutore si sarebbe
aspettato, su verità eterne, su principii immutabili, sul primato della
propria teoria, ecc., un bell'inizio di "dibattito" con i sostenitori di
teorie avversarie, possibilmente vendibile per un talk show in
Tv.
La
letteratura è una categoria che ormai ognuno collega esclusivamente a pile
di luccicanti best seller in libreria. Ma c'è molta, c'è moltissima
cattiva fiction anche nella scienza, nella politica, nell'economia.
Non c'è teoria scientifica o sociologica o politica che sia esente da
incroci profondi con il metodo dei tabloid scandalistici. La buona
letteratura, quella che rimase fissata nella storia degli uomini, è
sostituita ovunque da quella usa e getta adatta ai nostri tempi. Non è un
difetto delle teorie scientifiche odierne in quanto tali: è il loro debito
ideologico, il loro contenuto di "verità" nel senso della risposta di
Hawking: una frase può avere senso compiuto ed essere rigorosamente esatta
dal punto di vista della sintassi e della grammatica anche senza avere
senso alcuno rispetto alla realtà.
Alcune
di queste teorie si sviluppano e assumono dignità di leggi dietro le
spinte della forza produttiva sociale che lo esige, ma per lo più restano
teorie su cui si può discutere come fossero opinioni. Dopo una rivoluzione
scientifica di enorme portata, da noi riconosciuta come tale, idolatrata e
nello stesso tempo rinnegata dagli eredi della borghesia rivoluzionaria,
non c'è male come regresso. Feynman, un fisico non conformista, incaricato
anni fa di valutare i libri di testo scientifici per le scuole, scoprì con
disappunto che erano un cumulo di chiacchiere insensate.
Nessuno
si chiede se l'idea del male in Moby Dick o nei Demoni abbia
qualche fondamento scientifico. Ma nel capolavoro letterario non c'è
questa necessità, perché esso si fonde con il lettore e questi saprà, se
sarà portato, vedere la differenza fra l'avventura del capitale americano
in espansione e le turbe interne del populismo russo. Entrambe hanno a che
fare con l'umanità, non certo con le sorti magnifiche e progressive del
mito capitalistico. Le idee non hanno bisogno di essere provate, devono
essere analizzate come prodotto di fatti materiali. Per leggere con
profitto Topolino non c'è bisogno di credere nell'esistenza di
Topolinia. Purtroppo tutti si chiedono se le idee altrui hanno fondamento
scientifico, cioè, nell'accezione corrente, se hanno fondamento morale e
commerciale. Non ci si faccia distrarre dalle parole: quando un preteso
rivoluzionario è in missione-proseliti state sicuri che il cuore gli batte
al ritmo quantitativo, che è come dire quello dell'ufficio-valori; il
comunismo non ha quell'ufficio. Si è comunisti non certo perché qualcuno
ti è venuto a tirare per la giacca, specie nelle epoche sfavorevoli.
Questa
dittatura dell'ideologia, della democrazia e dell'opinione "sarà
sovrastruttura" finché si vuole, ma ha effetti concreti micidiali,
coinvolgendo uomini che agiscono facendo disastri a tutto orizzonte,
credendo che la "politica" sia frutto di idee proprie e di altri uomini.
Una delle interpretazioni riduttive di quella che alcuni chiamano la
nostra "teoria del battilocchio" è la convinzione che gli uomini non
contino nulla. Le cose non stanno esattamente così, dato che Marx parla di
chi fa la storia. L'arte del battilocchio non è quella di
fare la storia, ma quella di scavare la fossa agli altri e finirci dentro
anche lui, dimenticato e anonimo o rizzato su piedistalli; ma intanto la
fossa è scavata e i cadaveri ci sono. Così dicasi per l'impillolamento
delle popolazioni, l'imbecillizzazione degli umani, la musica da
discoteca, la tivù, il giornalismo, i brutti film e così via. Il bestione
trionfante pasteggia più volte al giorno, ingrassa a vista d'occhio e fa
sempre più
ribrezzo. |