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Non è la giustizia, non è il diritto, ma la road map è una possibilità
- Subject: Non è la giustizia, non è il diritto, ma la road map è una possibilità
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti@peacelink.it>
- Date: Sun, 22 Jun 2003 17:42:11 +0200
Parlamento Europeo, 18 Giugno 2003
intervento in plenaria di Luisa Morgantini
a nome del gruppo GUE-NGL
"Luisa Morgantini" <lmorgantini@europarl.eu.int>
Non c'è dubbio che la road map sia una speranza alla quale tenersi stretti,
senza perdere la lucidità del giudizio politico e dei fatti che accadono
quotidianamente in Palestina e Israele. Non è la giustizia, non è il diritto.
Non c'è dubbio che l'Unione Europea nel suo insieme e il lavoro tenace e
appassionato svolto dall'inviato speciale Miguel Angel Moratinos hanno
avuto un ruolo importante nella definizione del piano e nell' accompagnare
l'autorità palestinese ad intraprendere il processo per le riforme definite
nella road map.
E' indispensabile pero' che sia tutto il quartetto ad essere partecipe e
garante dei negoziati. Lasciare solo agli Usa la gestione è un rischio
troppo grosso e comunque sbagliato. Nello stesso tempo è indispensabile
accompagnare tutte le fasi dei negoziati, senza ricommettere gli errori
dell'accordo di Oslo, quando dopo le grandi strette di mano si sono
lasciate le due parti , sole e con rapporti di potere cosi diversi. Ha
prevalso non la pace ma la violenza e la sopraffazione e la continua
occupazione militare.
Tutti sono consapevoli (purtroppo con la compiacente subalternità di alcuni
governanti europei) del dominio dell'amministrazione Usa cosi come della
tendenza del governo israeliano a sottovalutare interlocutori come
l'Europa, la Russia o l'Onu, considerati a torto sbilanciati nei confronti
dei palestinesi.
A torto perchè non di sbilanciamento si tratta ma di non aver abidcato
ancora completamente al diritto e alla giustizia. Ma a dir poco,
l'amministrazione israeliana come quella Usa, non considerano il diritto
internazionale vincolante . Se cosi' fosse la questione Palestina-Israele
sarebbe risolta da lungo tempo, perlomeno da quando, nel 88 ad Algeri,
l'OLP ha scelto di coesistere con lo stato israeliano e di avere il proprio
stato nei territori occupati nel 67.
Lo sbilanciamento, l'assimmetria è la condizione tra palestinesi e israeliani.
Non è banale, anzi è essenziale ribadire che non è l'esercito palestinese
ad occupare Israele, non è l'autorità palestinese a costruire insediamenti
in territorio israeliano, a tenere in carcere miglialia di persone a tenere
in una prigione a cielo aperto milioni di palestinesi.
Gli atti esecrabili di terrorismo contro la popolazione civile sono
condotti da forze estremiste palestinesi non da un esercito armato di F 16.
E questo senza assolvere l'autorità palestinese di errori e debolezze
nocive ad una pace giusta
La road map come possibilità di pace per tutti e due i popoli, è ancora una
volta una sfida ed una speranza, ma se si vuole davvero che palestinesi ed
israeliani vivano in pace e sicurezza, bisogna, certo, chiedere
all'autorità palestinese di cercare ogni strada legale per fermare le
azioni di terrorismo, del resto Abu Mazen con l'appoggio del Presidente
Arafat sta cercando con molta fermezza la via del dialogo per fermare la
violenza e non incorrere in una guerra civile; ma è a Sharon che bisogna
chiedere con molta forza di rispettare le prime fasi della road map di
cessare gli assassini mirati, che sembrano fatti apposta per provocare
reazioni terroriste. Sharon ha detto che non si possono dominare tre
milioni e mezzo di palestinesi con l'occupazione militare e allora dalle
parole ai fatti, come dice Gideon Levy un commentatore del giornale Haaretz,
via i check point, la fame, la mancanza di lavoro, la demolizione delle
case, che gli ammalati e le puerpere possano andare in ospedale, che i
bambini non vedano più i genitori picchiati e umiliati nel cuore della notte .
Questo darà forze alla pace .
C'è una mostruosità di cui la road map non parla: il muro di
separazione, di apartheid, di annessione territoriale, 364 km alto 8 metri
filo spinato, controlli elettronici, il muro non è sulla linea verde dei
territori occupati nel 67, annette ad Israele nuovo territorio , 30 pozzi
idrici confiscati, 15 villaggi palestinesi saranno separati dalla terra
coltivata.
Un costo immenso , milioni e milioni di euro, un muro che separerà in
bantustan il territorio palestinese. Sharon ha dato ordine di lavorare
anche la notte per la costruzione e non gli bastano i 374 km vuole il
recinto anche nella parte del confine giordano.
Usiamo ogni strumento di pressione che abbiamo (tranne le armi)
per permettere la realizzazione di due popoli e due stati, e apppoggiamo
la richiesta di Kofi Annan e sostenuta dal ministro degli esteri francese
perchè si dislochi sul territorio una forza internazionale di peace
keeping, capace di fermare le morti palestinesi e israeliane.
E' come al solito, già molto tardi
una forza internazionale avrebbe dovuto essere presente fin dall'inizio
della recrudescenza del conflitto. A gran voce lo hanno richiesto i
movimenti sociali e pacifisti palestinesi, israeliani e internazionali.
Rachel Corrie, per proteggere la popolazione civile è morta schiacciata un
buldozer israeliano . La sua morte cosi come quella di migliaia di
palestinesi e centinaia di israeliani, si ascrivono al delitto di omissione
della comunità Internazionale. Ripariamo.