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Newsletter di 'Storie in movimento'.
- Subject: Newsletter di 'Storie in movimento'.
- From: "Stefano e Fabio Ulliana" <ulliana1@tin.it>
- Date: Thu, 19 Jun 2003 02:12:50 +0200
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## NEWSLETTER del PROGETTO ## ## STORIE IN MOVIMENTO ##
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Numero 1 - 15 ottobre 2002
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SOMMARIO: ---------
* Gli arditi di Clio di Eros Francescangeli
* Seconda riunione del Comitato di coordinamento provvisorio:
* L'assemblea generale del 1-3 novembre
* Proposte per il Seminario di Bologna del 2 novembre 2002
* Contatti con gli editori
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*** Gli arditi di Clio ------------------
In una guerra di posizione, ogni esercito che si rispetti ha le sue truppe
d'assalto, i suoi "arditi". Quando gli assalti frontali divengono
sistematici e frequenti la guerra di posizione si trasforma in guerra di
movimento; la "spedizione" diviene la norma. Osservando quello che accade
nel regno di Clio, pare stia avvenendo proprio questo: i cecchini
dell'esercito liberal-populista hanno lasciato il campo libero ai loro
arditi; dagli interventi goffi, sporadici e mirati contro la storia scritta
"con la penna rossa" (vedi le uscite storacian-staraciane della Regione
Lazio sui libri di testo) siamo passati ú come notato da Nicola Tranfaglia
in un articolo su "l'Unità" dello scorso 25 settembre ú ad una campagna
martellante portata avanti dai media che fanno capo al governo e alla Casa
delle libertà sulla necessità di riscrivere la storia d'Italia e
controllarne l'insegnamento. Gli interventi censori nei confronti di chi
dissente o non collima con i desiderata governativi si moltiplicano. Gli
esempi sono innumerevoli. Nel luglio di quest'anno il deputato forzitaliota
Fabio Caragnani (già distintosi in iniziative di analogo sapore) ha
presentato un progetto di legge che, candidamente, s'intitola "Disposizioni
per l'insegnamento della storia nelle scuole di ogni ordine e grado" e che
recita lapidariamente: "Nelle scuole di ogni ordine e grado l'insegnamento
della storia, in particolare di quella contemporanea, deve svolgersi
attraverso l1utilizzo di testi di assoluto rigore scientifico che tengano
conto in modo obbiettivo di tutte le correnti culturali e di pensiero per
un confronto democratico e liberale che assicuri un corretto apprendimento
del passato con particolare riferimento a quello più recente". L'articolo
unico si commenta da solo. Se vi fossero dubbi sulle intenzioni del
proponente, questi sono prontamente frugati dalla relazione che accompagna
il progetto di legge, la quale ú partendo dal presupposto implicito che
tutti i libri di testo di storia in circolazione siano ciarpame ideologico
ú prospetta la necessità di un controllo dei libri di testo per evitare
"falsificazioni e manipolazioni ideologiche della storia". L'evidente
incostituzionalità della proposta (che lede la libertà d'insegnamento) e la
sua ú altrettanto evidente ú inconsistenza scientifica (con quali criteri e
chi stabilisce cosa è "obiettivo" e cosa è "manipolazione ideologica"?),
non devono portarci a sottovalutare ú magari sorridendoci sopra ú i rischi
insiti in attacchi di tale portata e natura. Anche perché il loro concetto
di obiettività e di "confronto democratico e liberale" (temi
demagogicamente cari anche a una certa "sinistra" che, in questa direzione,
ha svolto la funzione di apripista) è presto detto: come segnalato
dall'Istituto pedagogico della Resistenza di Milano ú che sulla questione
organizza corsi rivolti a insegnanti e studiosi ú il comune di Novate ha
donato alle scuole un opuscolo sulle foibe che esalta "gli eroici soldati
di Ante Pavelic"; il consiglio di zona 6 ha regalato alle scuole un testo
sulle foibe scritto da un rastrellatore di partigiani, per "ripristinare la
verità storica"; l'assessore milanese Bozzetti ha omaggiato i suoi colleghi
di Giunta con un libro su "Ezra Pound e il turismo colto a Milano"
contenente, tra l'altro, il discorso di Mussolini agli operai milanesi,
tenuto nel 1934. E ancora, la Regione Lombardia (utilizzando il denaro
pubblico) ha diffuso gratuitamente in migliaia di copie un libro,
"Ripensare la cultura", corredato di Cd-Rom, nel quale si esaltano i
convegni della Regione "dedicati a Julius Evola, Ezra Pound, le scelte
della Rsi e i suoi personaggi"; il 17 aprile di quest'anno un assessore di
AN alla Provincia di Milano ha proposto in un convegno che vengano diffusi
nelle scuole i testi delle case editrici Il Cerchio e Identità Europea,
vicine all'area culturale della destra al governo. L'offensiva non si
esaurisce, però, nella sfera meramente culturale (scuole, libri,
divulgazione, ecc). Anche a livello simbolico-toponomastico l'offensiva
procede con incursioni vieppiù incisive: strade, busti e monumenti
consacrati a gerarchetti di periferia, piazze Matteotti che tornano al loro
antico nome, vie Mussolini in attesa di essere approvate da compiacenti
commissioni urbanistiche, una sala di un importate scalo aeroportuale
intitolata ú addirittura ú ad un quadrumviro della "rivoluzione fascista".
Giunti a questo punto, se qualcuno proponesse un Piazzale Adolf Hitler non
ci stupiremmo più di tanto. Guai ai vinti. Questo è il molto che sembra
ispirare coloro che, senza peli sulla lingua, dicono di voler riscrivere la
storia. Per realizzare ciò non vanno certo per il sottile. Come non
ricondurre, infatti, a questa logica i molti episodi di revanchismo
storico-politico-amminitrativo-giudiziario che hanno caratterizzato questa
fine estate del 2002? Gli episodi sono molti; ne cito, per brevità, solo
quattro o cinque, volutamente diversi tra loro: la destituzione di Paola
Carucci da sovrintendente dell1Archivio centrale dello Stato; l'arresto di
Paolo Persichetti e l'espulsione dall'Italia di Jaime Yovanovic Prieto; il
processo allo storico Casarrubea; la querela di Giulio Caradonna al centro
sociale romano La Strada. Il primo caso ci dà la cifra di quanto si sentano
forti, di come ostentino arroganza senza ritegno alcuno. Non siamo di
fronte a un caso singolo, ascrivibile all'interno di una lotta di potere o
a semplici pratiche di avvicendamento amministrativo. Siamo di fronte a un
monito, a un'esecuzione esemplare. "Possiamo colpire ovunque e chiunque"
sembrano voler dire. Grazie ad una pista resa già percorribile dalla legge
Bassanini sullo "spoil system", da un giorno all'altro Paola Carucci
(professore ordinario di archivistica, le cui competenze tecniche sono
ampiamente riconosciute) è stata destituita dall'incarico di sovrintendente
dell'Archivio centrale dello Stato. Al suo posto, il ministro Urbani ha
nominato Maurizio Fallace che proviene dalla carriera amministrativa e,
salvo sorprese, non dovrebbe essere estremamente ferrato in materia. Unita
alla chiamata di Susanna Agnelli, Piero Melograni e Cesare Mirabelli nel
Consiglio nazionale dei beni culturali (in sostituzione di tre membri
"disomogenei"), l'avvicendamento di un esperto con un funzionario
amministrativo alla direzione dell'unico ente con funzioni esclusivamente
tecniche e culturali tra quelli coinvolti nell'operazione di maquillage
politico-amministrativo, oltre a palesarci la natura politica del
defenestramento, è un indice ú dato che si tratta del luogo ove sono, o
dovrebbero essere, conservate le memorie "ufficiali" (e talvolta
"ufficiose") dello Stato ú della considerazione del governo verso la
ricerca storica. In un contesto in cui la storia svolge una funzione
ancillare, tutto lascia supporre che vi potranno essere restringimenti
degli spazi di accesso, quindi di ricerca, quindi di controllo, quindi di
libertà e democrazia. In fondo, come scriveva Orwell in "1984", chi
controlla il presente controlla il passato, e chi controlla il passato
controlla il futuro. Attorno ai casi di Persichetti e Yovanovic Prieto è
stata invece imbastita una raffinata campagna di disinformazione mediatica
che ha attecchito anche a sinistra: presentati dalla stampa di destra come
due pericolosi malviventi, i due professori (il primo un ex BR esule in
Francia, il secondo un ex dirigente del MIR cileno) hanno subito
provvedimenti restrittivi (il primo sta scontando una pena per un reato
"apparso" solo in appello nel supercacere di Marino del Tronto; il secondo
liberato solo pochi giorni fa è stato espulso dall'Italia e incarcerato a
Joannesburg per essere estradato in Cile, dove lo attendeva la possibilità
della pena di morte). Tranne qualche attestato di solidarietà, gli
intellettuali di sinistra non hanno mosso un dito. Eppure Persichetti aveva
trovato asilo nella civilissima Francia (non in Libia, a Cuba o in Iraq!);
eppure Yovanovic Prieto è accusato sulla base di un vecchio mandato della
magistratura militare cilena (quella di Pinochet, per intenderci). Ma
tant'è. Cattiva coscienza (anche in questi due casi il ruolo di apripista
era stato ben interpretato dal precedente governo di centrosinistra),
ragioni di opportunità politica e il timore di essere confusi con dei
presunti "terroristi" hanno prevalso su tutto, travolgendo i principi, i
diritti e ú cosa che a noi interessa nello specifico ú anche l'analisi e la
contestualizzazione dei fenomeni. Della lotta armata, della legislazione
emergenziale, delle lacerazioni degli anni Settanta, delle dittature
latinoamericane cresciute all'ombra del vessillo a stelle e strisce, meglio
non parlarne. Evidentemente sono questioni di esclusiva pertinenza di
questurini, militari e magistrati. E la destra (politica, sociale,
culturale) passa, anche in questo caso, ad incassare. Altro scenario:
presso la Pretura di Partinico, si è aperto il processo intentato dal
generale dei carabinieri in pensione Roberto Giallombardo contro Giuseppe
Casarrubea, storico che da anni si batte per la ricerca della verità sui
mandanti della strage di Portella della Ginestra e di altri episodi
riconducibili ad un'unica strategia antisindacale. Lo studioso, sulla
scorta di una vasta bibliografia, di atti processuali e di documenti della
Commissione antimafia, ha sostenuto che alcuni elementi chiave di quelle
"operazioni" erano confidenti delle autorità di pubblica sicurezza in
Sicilia e, una volta divenuti scomodi, premeditatamente eliminati. Che una
simile interpretazione non sia gradita ai vertici dell1Arma è pacifico. In
un presente caratterizzato dal "Manuela Arcuri style" e dalla spasmodica
rappresentazione di un arma dei carabinieri "civile, corretta e
democratica" (tanto che se a Genova "c'è scappato il morto", la colpa è di
una pietra vagante!), che si cerchi tuttora di inquinare il passato
presentando i tutori dell'ordine come i paladini della giustizia e del
progresso è oltremodo comprensibile. Anche se profondamente ingiusto, ne
hanno facoltà. Non potrebbero però, a rigor di Costituzione, opprimere la
conoscenza storica. Invece ú incuranti della Carta fondamentale alla quale
hanno prestato solenne giuramento ú possono prendersi la libertà di
trascinare la ricerca scientifica nelle aule dei tribunali. A smentita di
quanto si gridava nei cortei degli anni Settanta, non solo la "lotta di
classe", ma anche la "sua storia" si può processare. Eccome. Infine, un
caso analogo. Lo scorso 24 settembre, presso il Tribunale di Roma, si è
tenuta la terza udienza della causa intentata dall'ex parlamentare missino
Giulio Caradonna contro il centro sociale La Strada di Roma e
l'Associazione Isole nella Rete. Caradonna chiede un risarcimento di 250
milioni di vecchie lire affermando di essere stato diffamato dal contenuto
di un dossier sulla storia del neofascismo in Italia che lo qualifica come
"squadrista". Nel corso dell'udienza, Caradonna ú smentendo le notizie di
pubblico dominio sulla sua attività negli anni Settanta ú ha affermato di
non aver mai guidato azioni di tipo squadristico né compiuto atti di
violenza. Se fosse solo una questione di "diritto privato all'oblio" si
potrebbe lasciar correre. Ma di fronte al tentativo ú accompagnato da una
richiesta d'indennizzo ú di narcotizzare (perché di questo si tratta)
l'intelligenza degli anni della strategia della tensione e dell'eversione
nera, non si può far finta di niente. Entro la fine di ottobre, Isole nella
Rete dovrà presentare al magistrato la documentazione idonea a dimostrare
l'affidabilità di quanto affermato e indicare dei testimoni al corrente
delle attività squadristiche portate avanti da Caradonna. Non lasciamoli
soli. Aiutiamoli, contribuendo così ad abbozzare quel tentativo di
controffensiva storiografico-culturale del quale v'è un immenso bisogno.
Forse "passeranno" anche questa volta. Ma almeno proviamo a fermarli. O,
quantomeno, a non spianargli la strada. Eros Francescangeli
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*** Seconda riunione del Comitato di coordinamento provvisorio
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Cantiano (PU) 21-22 settembre 2002 Presenti (del CCP): Liliana Ellena, Luca
Fanelli, Eros Francescangeli, Paola Ghione, Carlo Modesti Pauer, Toni
Rovatti, Paola Zappaterra. Assenti (del CCP): Enrica Capussotti, Carla
Pagliero, Damiano Palano, Simona Urso, Franco Vite. Hanno partecipato ai
lavori anche: Mario Coglitore, Alessio Gagliardi, Marco Lorenzin, Mauro
Morbidelli, Simone Ricci. Più che giustificata l'assenza di Simona Urso e
Carmelo Adagio in attesa della nascita di Irene Luce, avvenuta sabato 5
ottobre. A Simona,Carmelo e Irene Luce i nostri migliori auguri! Sulla base
del mandato ricevuto dall'assemblea del 25-26 maggio e di quanto definito
nella riunione del CCP del 15-16 giugno, il gruppo dei dodici ha portato
avanti il lavoro muovendosi, soprattutto in due direzioni: quella del
Progetto in generale (nuovo manifesto, associazione, statuto, ecc.) e
quella della rivista (lettera agli editori e successivi incontri). Per
quanto riguarda il settore multimediale (parte integrante del progetto di
Storie in movimento), si lavorerà per il web (sito) ma anche per produrre
immagini, filmati, testi da allegare su CDROM, da mettere sul sito, o da
proporre su VHS o DVD, usando di volta in volta il supporto più opportuno e
cercando di rimettere in discussione le pratiche e le modalità della
ricerca storica, aprendosi ad altre discipline, altri linguaggi ed altri
materiali usati spesso come fonti (fotografia e cinema, immagini e suoni),
ma difficilmente utilizzati come veri e proprio testo. E'stato attivato un
gruppo di lavoro incaricato di stilare progetti operativi. La riunione è
stata densissima e tutto sommato positiva, anche se dei 18 punti previsti
se ne sono discussi solo 6 o 7 (quelli ritenuti prioritari). In
particolare, si sono definiti i lavori dell'assemblea generale (e del
seminario), si sono individuati i tre temi portanti (e le parole chiave con
cui affrontarli) compresi nella cornice "Conflittualità e controllo" da
sottoporre alla discussione dell'assemblea, si è proceduto nella
definizione del manifesto e della bozza di statuto (anche questo da
sottoporre alla discussione dell'assemblea).
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*** ASSEMBLEA GENERALE DEL 1-3 NOVEMBRE
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Sede: ----- Dopo aver scartato Firenze (per mancanza del supporto
logistico) e Roma (troppo decentrata rispetto alla geografia delle
adesioni) si è optato nuovamente per Bologna.
Sessioni: --------- I) Venerdì pomeriggio, 1 novembre (15:00-19:30):
Lettura del nuovo manifesto e presentazione del progetto "Storie in
movimento", della sua struttura associativa e dello statuto (rel. Liliana
Ellena - Eros Francescangeli) II) Sabato mattina, 2 novembre (9:30-13:00):
Discussione seminariale su "Conflittualità e controllo". Brevi relazioni:
"Le parole della conflittualità: violenza, conoscenza, comunicazione,
identità" (Carlo Modesti Pauer); "Piazza" (Paola Ghione); "Storia messa al
lavoro" (Eros Francescangeli); "Lavoro, forme di produzione e consumo"
(Gabriele Polo) III) Sabato pomeriggio, 2 novembre (15:00-19:30):
Discussione sul Progetto editoriale e sui primi tre numeri della rivista
IV) Domenica mattina, 3 novembre (9:30-13:00) prosecuzione della
discussione del progetto editoriale e definizione organismi interni e di
coordinamento.
Presidenza: ----------- La proposta di presidenza è la seguente: Fabrizio
Billi (Bologna), Damiano Palano (Milano), Diego Giachetti (Torino), Paolo
Vernaglione (Roma).
Aspetti logistici: ------------------ Per l'alloggio: ospitalità dei
compagni bolognesi e (eventualmente) struttura coperta per sacchi a pelo.
Per i pasti: sono coperti (c/o il luogo dell'assemblea, dotato di cucine)
la cena di venerdì 1 e il pranzo e la cena di sabato 2. IMPORTANTE: coloro
che hanno intenzione di partecipare all'assemblea generale, contattino
Fabrizio Billi [lol8302@iperbole.bologna.it; tel. 349 4245545] per
comunicargli (e/o chiedergli): 1) la propria partecipazione (dobbiamo
sapere quanti siamo per organizzarci per i pasti); 2) se si ha bisogno di
un posto letto; 3) se, eventualmente, si è disposti a dormire con sacco a
pelo; 4) ogni altra cosa che riteniate utile (se si arriva in treno o in
auto, ecc.).
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*** SEMINARIO di BOLOGNA (2 novembre 2002)
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Nella due giorni cantianese, abbiamo dedicato molto tempo a chiarirci cosa
intendevamo per "conflittualità e controllo", il tema scelto per il
dibattito seminariale che si terrà sabato 2 novembre a Bologna, sulla base
delle indicazioni assembleari. (vedi Lettera informativa n.10, del
8/7/2002). La discussione è giunta unanimamente ad una soluzione che ha
convinto tutti i presenti. A "conflittualità e controllo" si è attribuito
un valore "euristico", nel senso che la categoria non è stata più
considerata l'oggetto di studio, l'argomento tout court, del primo anno di
lavoro della rivista, ma la chiave interpretativa che sta a monte,
attraverso la quale interrogare, con la strumentazione dello storico, i
temi che ci daremo via via. Ciò ci dovrebbe permettere di leggere i fatti,
interrogare le fonti e produrre ricerca senza incorrere nella "deriva"
événementielle - lo storico che non sa che dire o non vuole dire e che fa
cronaca - e in tentazioni teorico-politico-antropologiche, che ci
porterebbero lontano rispetto agli obiettivi che ci siamo dati. In altri
termini, si è partiti - direi inavvertitamente, senza cioè una reale
consapevolezza - muovendoci dal generale al particolare, spinti dalla
necessità di approfondire le coordinate in cui inscrivere il progetto e di
conseguenza il "passepartout" interpretativo, ricambiabile o meglio "in
divenire", che vorremmo applicare per iniziare il percorso di ricerca. Ciò
per evitare di perdersi nel particolare e che il particolare, nudo e senza
connessioni, trascini il progetto "altrove". Tutta una generazione di
studiosi sconta, per come è costituita l'università, una perdita
complessiva di senso, una chiusura nel "micro" e nello specialismo, ecc.
ecc. Arginare questo rischio centrando fin dall'inizio le coordinate
interpretative con cui [obbligatoriamente] misurarsi è elemento positivo di
crescita (nella presunzione di promuovere "vera ricerca"). Premesso che ci
occupiamo di conflittualità, come declinare la materia? In questo primo
anno attraverso la categoria del "controllo", magari nel secondo lavorando
sull'"autorappresentazione", il terzo sull'"identità" e via dicendo (sono
solo degli esempi). Definito questo, abbiamo iniziato a ragionare sui temi
da mettere al centro del primo anno di lavoro del Progetto, partendo da
quelli emersi nelle varie assemblee e nelle discussioni in ML. Il criterio
di selezione è stato quello di privilegiare la ricaduta per così dire
"politica" del tema, che non può essere avulso da ciò che accade oggi, la
centralità-priorità di alcune riflessioni rispetto ad altre e la
sufficiente pervasività (che scarta argomenti troppo specifici). Altri temi
proposti sono stati: "corpi e identità", "guerra" e "confini, razze e
nazioni", e si è deciso, a votazione, di portare alla discussione
dell'assemblea di novembre i seguenti argomenti e di ritornare in un
secondo momento su quelli momentaneamente accantonati o altri ancora: 1)
piazza (rappresentazione, dinamiche e modelli) 2) storia messa al lavoro
(uso pubblico) 3) lavoro, forme di produzione e consumi Ad ognuno di questi
argomenti dovranno corrispondere 4 saggi lunghi (20 cartelle circa), che -
come si è detto - verranno ospitati nella parte monografica dei numeri
1-2-3 della rivista (affrontati misurandosi, preferibilmente, con la
categoria del *controllo* e occupandosi non solo dell'età contemporanea e
non solo dell'Italia) e altrettante direzioni di lavoro sul versante
Multimedia.. Il seminario, a cui sarà dedicata l'intera giornata del 2
novembre, pensato come un seminario "interno", avrà, dunque, una doppia
finalitaZ: la definizione di alcune aree specifiche su cui verteraZil
nostro progetto e contemporaneamente lZarticolazione dei menabò dei primi 3
numeri della rivista. Una prima parte verrà dedicata all'introduzione dei
temi generali e una seconda alla discussione e individuazione dei temi
particolari. Relazioni introduttive: - "Le parole della conflittualità:
violenza, conoscenza, comunicazione, identità", a cura di Carlo Pauer, in
cui si mettono a fuoco le coordinate più generali valide per il primo anno
di attività (non solo dunque per la rivista cartacea, ma anche per le altre
produzioni che promuoveremo - audiovisive, multimediali, seminariali, ecc)
- introduzione al tema "piazza", a cura di Paola Ghione - introduzione al
tema "storia messa al lavoro", a cura di Eros Francescangeli - introduzione
al tema "lavoro, forme di produzione e consumi", a cura di Gabriele Polo
Tutte e 4 le relazioni andranno fatte circolare in forma sintetica (4/5
cartelle la prima, 2/3 le altre) qualche giorno prima dell'assemblea, in
modo da consentire a tutti, di intervenire nel merito. Dal seminario in
questo modo dovrebbe emergere con sufficiente chiarezza da un lato il
profilo del primo numero della rivista e dallZaltro le tappe attraverso cui
vogliamo andare a costruire dei progetti i cui esiti confluiranno in parte
nei numeri successivi della rivista e in parte nei progetti e nelle
iniziative che curerà la redazione Multimedia.
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*** INCONTRI CON GLI EDITORI
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Tra la fine di agosto e il 20 settembre si sono svolti gli incontri con gli
editori che si sono dimostrati interessati a pubblicare la rivista o a
sostenere il progetto. "Carta" e Odradek (i cui responsabili sono stati
incontrati, rispettivamente, da Paola Ghione e Carlo Modesti Pauer) hanno
formulato proposte organiche che saranno vagliate. Feltrinelli ci farà
sapere entro qualche giorno.
a) CARTA --------- Gigi Sullo, direttore del settimanale, è sostanzialmente
ben disposto e interessato al progetto. Ferma restando la nostra assoluta
autonomia culturale e politica: CARTA NON PUO': - contribuire a livello
economico alla realizzazione della rivista, né investire alcunchè in denaro
- offrire locali per la redazione - gestire, in linea di massima, i nostri
abbonamenti, o almeno è un aspetto da discutere CARTA PUO': - garantire la
distribuzione nelle maggiori edicole italiane (5.000 copie) - distribuire
la rivista incelofanata con il settimanale e acquistabile a parte -
proporre l'abbonamento alla rivista a prezzo speciale ai propri abbonati
(circa 2.500) - inserire la rivista, a prezzo speciale, tra le offerte per
la sua campagna-abbonamenti - proporre l'abbonamento "Zapruder" + "Carta" a
prezzo speciale - distribuire le rese delle edicole nelle 350 librerie con
le quali ha rapporti - provvedere alla vendita diretta durante
manifestazioni, iniziative politiche, feste, ecc. e nei circa 50 punti
vedita di cui dispone su territorio nazionale - stampare la rivista previo
pagamento delle spese - pubblicizzare gratuitamente la rivista su "Carta" e
sul "Manifesto" e senza difficoltà su "Liberazione" e "l'Unità" -
pubblicizzare gratuitamente la rivista sulla sua "newsletter" (12.000
indirizzi), sul suo sito web e su "Radio Carta", già presente in 22
province italiane - scrivere della rivista e del progetto su "Carta" -
socializzare la "domanda di storia" proveniente dai suoi lettori,
potenziando il bacino delle collaborazioni nazionali e internazionali
INOLTRE: - il distributore prende il 40% del prezzo di copertina, il resto
del ricavato è interamente nostro;
b) ODRADEK ---------- Claudio Del Bello, proprietario della casa editrice e
aderente al nostro progetto fin dalla prima ora, assicura l'indipendenza
della rivista, è disposto ad investire e crede politicamente
all'iniziativa. - Distribuzione: nelle librerie e non nelle edicole - Le
copie sono metà e metà, della nostra metà facciamo ciò che ci pare - Tutte
le vendite effettuate per mezzo del distributore vengono intascate
dall'editore, invece tutti gli incassi degli abbonamenti andrebbero a noi -
Gli incassi della vendita militante vanno a seconda di chi fa la vendita -
Pagamenti a tre mesi - Segreteria a carico nostro - Spedizioni degli
abbonamenti con il prezzo vantaggioso fatto agli editori - Pubblicizzazione
su sito e newletter (circa 20.000 indirizzi) - Niente magazzino Del Bello,
nel caso si optasse per una tiratura di 6.000 copie, non esclude la
possibilità di distribuire la rivista nelle principali edicole. E' questa
un'ipotesi che deve essere ancora approfondita.
c) Relazione sull'incontro con Carlo Feltrinelli Preceduto da un lungo
colloquio con Raf Valvola Scelsi (aderente al progetto e collaboratore
della casa editrice Feltrinelli), nel primo pomeriggio del 18 settembre si
è svolto a Milano - presso la sede centrale della casa editrice -
l'incontro con Carlo Feltrinelli. Oltre a Feltrinelli e Scelsi erano
presenti Giovanni Scirocco e il sottoscritto. Dopo una sintetica
illustrazione delle finalità del progetto, delle tappe del suo percorso
costitutivo e del suo profilo identitario, è stata rinnovata la richiesta
di "copertura editoriale", già formalizzata con la lettera spedita agli
editori quest'estate. Dopo aver premesso che non c'era stato molto tempo
per analizzare la proposta, e che per la casa editrice Feltrinelli
pubblicare una rivista significa riattivare un filone attualmente congelato
(quindi rivedere le coordinate editoriali), Carlo Feltrinelli si è
dichiarato favorevolmente impressionato dal progetto "Storie in movimento"
(del quale ne condivide, in linea di massima, lo spirito.) In particolare,
ha espresso molta soddisfazione per il fatto che vi sia una nuova
generazione di storici (un nucleo centrale di 30-40enni ma anche molti
"giovanissimi"), che potrebbe contribuire a rivitalizzare un panorama
storiografico ossificato. Al di là del discorso della rivista, ha espresso
decisamente la volontà di entrare in relazione con il progetto e le sue
energie. Si è detto anche disposto - compatibilmente con le esigenze e le
disponibilità delle strutture che fanno capo agli organismi che dirige o
presiede - a offrire forme di supporto logistico (sedi della Fondazione
Feltrinelli, librerie) per lo svolgimento di riunioni, presentazioni o
altre iniziative. Rendendosi conto della differenza di "peso specifico" (in
termini economico-finanziari) esistente tra il gruppo editoriale che dirige
e un progetto come il nostro, ha puntualizzato che l'autonomia di "Storie
in movimento" (un altro punto di forza del progetto) verrà, in ogni caso,
salvaguardata. Dopo un'ora, l'incontro si è concluso con l'accordo che la
casa editrice Feltrinelli ci farà sapere in merito all'eventualità di
editare la nostra rivista. (Eros Francescangeli)
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Rivistoriantago mailing list
Rivistoriantago@inventati.org
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## NEWSLETTER del PROGETTO ## ## STORIE IN MOVIMENTO ##
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Coordinatrice della newsletter: Carla Pagliero,
carla.pagliero@fastwebnet.it La newsletter del Progetto Storie in movimento
è inviata agli aderenti del progetto e a tutti coloro che ne fanno
richiesta. Gli indirizzi di posta elettronica presenti nella nostra rubrica
provengono da richieste o segnalazioni pervenuteci, oppure da elenchi e
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PROGETTO STORIE IN MOVIMENTO
Per contatti, informazioni e comunicazioni: rivistoriantago@libero.it
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Francescangeli) Comitato di coordinamento provvisorio del Progetto Storie
in movimento: Enrica Capussotti, enrica.capussotti@iue.it Liliana Ellena,
liellena@libero.it Luca Fanelli, luca.fanelli@club.lemonde.it Eros
Francescangeli, francescangeli@libero.it Paola Ghione, pghione@libero.it
Carlo Modesti Pauer, cecicar@tiscali.it Carla Pagliero,
carla.pagliero@fastwebnet.it Damiano Palano, damiano.palano@libero.it Toni
Rovatti, tonix77@hotmail.com Simona Urso, simonaur@kaiser.alma.unibo.it
Franco Vite, franco@firenze.linux.it Paola Zappaterra,
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